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Autore: Spregias    29/03/2013    1 recensioni
Nella famiglia Cavendish, l'invidia della gente, la ricchezza, la bellezza, le apparenze sono i "valori" che hanno sempre contato di più.
Quando Catherine si innamora di Jake, non conosce altro modo di relazionarsi se non trattare male e mostrare di essere superiore. Ma potrà lei cambiare o lui superare le avversità?
Harry è fidanzato ufficialmente con la ragazza perfetta, per gli altri ma non per lui.
Lui ama una prostituta, Blanca, che un giorno lo ama, l'altro lo odia e che gli provoca sensazioni stravolgenti.
*
"Pronto?" disse ansimante per la corsa, e con voce carica di aspettativa.
"Sono contento di sapere che ti..diciamo, faccio ansimare" rispose una voce gentile e ironica dall'altra parte del telefono, che la fece
bloccare sul posto, tremante di risentimento.
"Ma come ti permetti?" rispose piccata, quel giorno aveva un diavolo per capello e quel ragazzo la stava esasperando.
"Mi piace farti arrabbiare,sei divertente" rispose la voce calda di Jake dall'altra parte del telefono.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 7

 

Il suono della sveglia portò bruscamente alla realtà Catherine, che si alzò con gli occhi gonfi e pieni di lacrime.
Si trascinò stancamente in bagno, dove gettò un'occhiata allo specchio, che le rimandò l'immagine di una bambina che volendo
fare la grande, aveva miseramente fallito. Eppure non sarebbe riuscita a stare un minuto in più in quella casa così ostile a lei,
alle sue compagnie e al suo modo di essere.
Ma allora, se aveva fatto la cosa giusta, perchè le mancava immensamente villa Cavendish?
La risposta era che lei era e sarebbe stata sempre una ragazza ricca, abituata ad avere tutto che al solo pensiero di lavorare
tremava.
Era stata licenziata da due negozi e adesso faceva la cameriera in una misera pizzeria, per 800 sterline al mese.
Gli occhi le si riempirono di lacrime e le scappò un singhiozzo: in che guaio si era cacciata?
I capelli biondi avevano perso la loro forma originale, ed erano raccolti in una coda, il viso segnato da profonde occhiaie,
i vestiti, i suoi amati vestiti, sciupati e informi sul suo corpo troppo magro e le sue mani non erano più curate.
Si accasciò a sedere in terra, prendendosi le gambe con le braccia e appoggiando la testa al muro.
Perchè non aveva dei genitori amorevoli?
Inoltre non poteva passare neanche troppo tempo a casa di Will, perchè i signori Jones avevano dichiarato apertamente che
con i Cavendish non scorreva buon sangue. Kate era rimasta totalmente allibita da quella ostilità, ma dato che era abituata,
aveva accettato di stare nell'hotel dei Jones. Non aveva altro posto dove andare..
Le mancava suo padre, persino sua madre, che non vedeva dal giorno in cui aveva difeso suo fratello da Elizabeth Spencer.
E tra tre giorni sarebbe stato il giorno del matrimonio! Harry era sempre stato e sarebbe sempre rimasto un grandissimo
codardo, pensò con rabbia, mentre lacrime calde le scendevano sulle guance.
Due braccia calde e delicate, seppur forti, la circondarono.
"Ehi" disse la voce intensa di Will, che si sedette accanto a lei, tenendole la mano. Will era sempre al suo fianco,
eppure non riusciva a riempire quel senso di vuoto che sentiva nel petto.
"Will" mormorò debolmente lei, guardando il suo quasi ragazzo. Non riusciva a lasciarsi andare con lui, forse
perchè non era lui che voleva. Non passava giorno che non pensasse a Jake, alla sua faccia quando se n'era andata,
lasciandolo solo con l'amore per lei.
"Ok, basta che dici che sei con me" le disse Will, forse nel tentativo di essere gentile. Lei si rivoltò contro,
fulminandolo con lo sguardo.
"Perchè devi rimarcarmi che mi mantieni?" disse in tono così stridulo che rimase un attimo in silenzio.
Will la fissò sconvolto, ad occhi sbarrati.
"Scusa" mormorò debolmente, allontandosi un poco.
"No, scusa tu. Dai, torna a letto" disse dandogli un bacio a stampo, per poi andarsi a cambiare.
Indossò un paio di jeans di colore chiaro, con sopra un maglioncino verde. Dov'era finita la sua eleganza?
Facendosi forza, prese l'ascensore e scese nella hall.
Per poco non le venne un colpo quando uscì nell'atrio. Appoggiato a una colonna, bello come non mai, Jake stava scherzando con una ragazza.
Lui indossava un completo molto elegante e non la smetteva di sorridere, aveva l'aria di divertirsi molto.
Lei era una giovane donna con dei fluenti capelli neri ed era una cameriera.
"Signorina" disse un uomo irritato, dato che lei non si spostava di un millimetro.
"Oh" mormorò lei, scansandosi, ma continuando a fissarlo. Perchè le era venuto il magone e una bruciante gelosia la stava appena
consumando?
In quel momento, Jake si girò e il sorriso gli morì sulle labbra. Guardandola serio, si avvicinò a lei.
"Ciao" mormorò Catherine, con il cuore che batteva così forte da farla preoccupare e il viso bollente.
"Catherine.." disse lui, carezzando il suo nome in quel modo così perfetto.
"Che..che ci fai qui?" chiese lei, incapace di ammettere l'effetto devastante che Jake le faceva.
"Questo hotel è..mio" rispose lui, attendendo la reazione della ragazza, che non si fece attendere.
Catherine sgranò gli occhi e aprì la bocca, che a Jake venne da ridere.
"COSA?!" esclamò lei, incapace di richiudere la bocca.
"Adesso che sai chi sono, tornerai da me? Sono ricco abbastanza?" disse lui, cambiando tono. Lei avvampò.
"Non è per quello che me ne sono.." iniziò, ma la voce le morì in gola "è solo che..mi manchi" concluse.
Jake rimase a fissarla con espressione indecifrabile, poi le afferrò un polso e la spinse in ascensore.
"Che..?" disse Kate, senza reagire.
Appena l'ascensore si chiuse, Jake la prese il volto tra le mani e fu preso da tristezza, guardando quel volto tanto amato.
"Non hai idea" iniziò, guardandola negli occhi "di quanto mi hai ferito, Catherine" le disse.
"Mi dispiace Jake, io non so amare" rispose lei con sincerità disarmante.
"Che stronzata è questa?" rispose lui.
"Io.. ti prego" disse lei, quasi supplicandolo di non scavare in questa situazione.
"Oh, al diavolo" disse Jake, posando le sue labbra su quelle di Catherine, che si socchiusero per far entrare la sua lingua.
Quanto le era mancato Jake! Più di quanto avrebbe potuto immaginare.
Lo capiva dal vuoto che si era improvvisamente riempito. Jake era la sabbia che richiudeva la voragine!
Si buttò su di lui con così tanta euforia, che lui ne rimase spiazzato per qualche istante.
Poi cominciò a sbottonargli i vestiti, togliendole il maglioncino e facendola restare in reggiseno.
"Jake." disse lei, pensando al suo caro Will di sopra.
Lui la guardò smarrito per un attimo, poi si irrigidì e la lasciò andare.
"Ho un..ragazzo" mormorò lei debolmente.
Jake la guardò, poi tirò un cazzotto al muro.
"Da quando?" chiese, con sguardo infuocato.
"Due..settimane" rispose a sguardo basso Catherine.
L'ascensore si aprì e loro due si ritrovarono di nuovo nella hall.

"Jake! Cathy!" una voce familiare a entrambi li chiamò, facendoli voltare. William era stupefacente nella sua bellezza,
ma Catherine non riusciva ad apprezzarlo totalmente.
Will si avvicinò e cinse la vita di Catherine con un braccio.
"Vedo che vi conoscete già" mormorò sorridendo, non accorgendosi dell'espressione assolutamente esterrefatta di Jake.
"Voi due vi conoscete?" mormorò Kate, con una voce proveniente dall'oltretomba.
"Sì, lui è mio fratello.. Matthew Jackson Jones, chiamato Jake da tutti!" rispose Will continuando a sorridere.
"Io me ne vado" esordì Catherine, uscendo dal portone dell'albergo sotto lo sguardo dei due fratelli.
"Anche io!" esclamò qualche secondo dopo Jake.
Will era perplesso.

 

"Catherine!".

La voce ansiosa di Jake le giungeva dalle sue spalle, e lei combatteva con ogni fibra del suo corpo per
non girarsi e correre nelle sue braccia. Lei non avrebbe mai potuto correre tra le braccia di qualcuno, neanche
se quel qualcuno era Jake.
Continuò a camminare con passo spedito, decisa a non voltarsi e asciugandosi rabbiosamente una lacrima.
Perchè piangeva? Perchè Jake le aveva mentito? O perchè era il fratello di Will?
Neanche lei lo sapeva. Fu afferrata da una stretta salda, che la costrinse a fermarsi.
"Tu!" esclamò teatralmente, puntandogli un dito contro e guardandolo con tutta la ferocia di cui era capace.
Jake, che vedendola in quello stato si era ricordato del loro primo incontro, sorrise.
La rabbia si dipinse sul volto incredulo di Catherine, che perse per un attimo il controllo.
"Stronzo, bugiardo che non sei altro!" urlò saltandogli addosso e picchiandolo in ogni punto possibile.
"Kate, pazza!" esclamò lui, ridendosela.
Lei lo lasciò andare, persa la furia iniziale e lo guardò sconsolata.
"Questo cambia qualcosa?" chiese dolcemente Jake, asciugandole una lacrime dalla guancia.
"No" mormorò mestamente lei, guardandolo negli occhi.
"Non ti ho detto chi ero, perchè.." iniziò, ma poi tacque.
"Perchè?" chiese Catherine, che moriva di curiosità.
"I Cavendish e i Jones si odiano!" esclamò Jake, scuotendo la testa.
"Ma che dici!" lo canzonò lei, dimenticandosi di essere arrabbiata con lui. Non riusciva a stare arrabbiata con
lui per più di 10 secondi.
"Sì.." disse lui, non aggiungendo altro.
"Dimmelo!" ordinò Catherine, con il tono imperioso che usava per ottenere quello che voleva.
"Lo scoprirai, Catherine." disse lui, facendole una carezza sulla guancia per poi andarsene.

 

**

Phoenix, 1900.


Joanna Cavendish si guardava intorno in un misto di terrore e rassegnazione. Era stata veramente stupida a volersene andare
a giro per quella caldissima città americana, al suo primo viaggio negli Stati Uniti.
Quando le mancava la sua fresca Londra.. in confronto il sole caldo e insistente dell'Arizona le toglieva il respiro.
Quello stupido corsetto che le faceva la vita sottile, nel contempo minacciava un'altra vita, la sua.
E adesso si era anche persa!
Di certo, però, non si sarebbe persa d'animo. Lei era una Cavendish e per niente al mondo sarebbe caduta nella rassegnazione.
"Scusi!" mormorò con il suo tono altezzoso e snob, al primo uomo che vide passarle davanti. Era senza dubbio un uomo, ma stava
cavalcando e la camicia azzurra aperta lasciava intravedere un torace sodo. Arrossì per aver guardato e schiarendosi la gola,
dato che quello non rispondeva, ripetè le parole di prima.
Finalmente l'uomo si girò, rivelando due profondissimi occhi azzurri, che la scrutavano con disprezzo e ammirazione.
"Oh, la principessina si è smarrita?" disse, profondamente ironico, mandandole il sangue al cervello.
"Ma come si permette!" disse Joanna, stizzita, osservando il sorriso divertito di quell'affascinante quanto irritante e maleducato
uomo che le stava davanti.
"Ripeto, una bellezza sofisticata come lei, che cosa ci fa qui?" disse ancora.
Joanna aveva lunghi capelli biondi e setosi, portati dentro un cappello caldo e pesante. La pelle chiara stonava con il contorno
assolato in cui era immersa.
"Non sono affari suoi" ripetè acidamente Joanna. L'uomo sbuffò e ripartì al trotto.
"Si fermi" disse Joanna, correndogli dietro. Il vestito ingombro però la fece inciampare, così che lei cadde distesa nella polvere.
Alzandosi, vide i suoi preziosi guanti rovinati e gli occhi le si riempirono di lacrime di rabbia.
Due mani forti e rudi la sollevarono.
"Signorina, dove deve andare?" disse l'uomo, più gentilmente.
"Io..dai Jones, lì c'è il mio.." disse, interrompendosi.
"Il suo?" la esortò l'uomo.
"Tra una settimana sposo Spencer Jones" disse mestamente.
"Io sono Colin Reid" disse bruscamente l'uomo, osservandola meglio.
"Io sono Lady Joanna Cavendish, contessa dell'Essex, baronessa.." iniziò, ma la risata dell'uomo la fece stoppare.
"Joanna basterà" tagliò corto, facendole cenno di salire sul cavallo.
**

 

 


Harry sfogliava distrattamente il fascicolo di abiti da sposo che Elizabeth gli aveva dato e non smetteva di darsi
del coglione.
Sua sorella, di cui aveva sempre avuto una pessima opinione, aveva sicuramente più palle di lui.
Adesso poteva dire addio a Blanca, che gli mancava come l'aria.
Non la vedeva da troppo tempo, eppure non riusciva a dimenticarla. Lei era la sua fuga dal mondo ostile a lui in cui era
sempre cresciuto, eppure non combatteva per lei.
Il suono del campanello lo distrasse dai suoi deprimenti pensieri, e si alzò di malavoglia per andare ad aprire.
Aspettandosi tutt'altro di ciò che si trovò davanti.
"Blanca" esclamò sbalordito, mentre il suo cuore si risvegliava lentamente dal letargo in cui era caduto.

 

Fatemi sapere, ho bisogno di consiglii!!
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Spregias 

  
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