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Autore: altemaree    29/03/2013    2 recensioni
Unia sta scappando, ma sa di non potere nascondersi. Perchè lui la troverà ovunque lei sia. Morto e poi risorto, come lui ormai troppi mostri. Veloci, forti, senza memoria, schiavi di rabbia e fame. Ed è la fame a spingerli ad agire, ad uccidere, a divorare la carne strappandola via con i denti. Perchè se non lo fanno, cominciano a rivelarsi per ciò che sono : cadaveri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Non si sa come, un capitolo molto più lungo dei precedenti, ma forse ero ispirata. Buona lettura.

“Hai ucciso mio padre, o sbaglio ?” Ad Unia arrivò quel pensiero come un flash improvviso e dovette chiederlo, mentre Kor si spogliava per mettersi qualcosa di pulito. Avrebbe dovuto farlo anche lei, ma non c’era niente da mettersi. Kor sembrò leggere quel pensiero e da un baule tirò fuori una maglietta azzurra a maniche corte e dei pantaloni “Erano di lei, dovrebbero starti “ e Unia non dovette nemmeno chiedere a chi si riferisse. Giustamente, doveva assomigliarle in tutto, no ? Ne dipendeva la sua vita, a quanto pareva. “Non mi hai risposto “ disse comunque, mentre si toglieva la maglietta sporca, rimanendo in intimo.

Forse in vita avrebbe provato pudore, o qualcosa del genere, ma in quel momento le sue emozioni sembravano spente e sapeva anche a chi dare la colpa. “E secondo te, uccellino, tuo padre ti avrebbe consegnato a me senza morire ?” Kor rise appena, come se Unia avesse appena fatto una battuta. Invece ringhiò, e con un gesto rapido mise con le spalle a muro Kor, che sbattè contro qualcosa che gli perforò la schiena “Mostro” gli sussurrò a pochi centimetri sul volto “Hai sparpagliato le sue budella per le pareti, mi dicesti” ma Kor ribaltò immediatamente le posizioni, scagliandola contro la testata del letto “Vorresti uccidermi, ma non puoi. Anzi, il tuo istinto è proteggermi perfino da me stesso” Kor prese un coltello e lo posizionò al centro esatto del suo stomaco. Unia lo fissò senza battere ciglio ma, non appena tentò di conficcarselo nelle budella Unia scattò togliendoglielo di mano, odiandosi per quello. “Ti odio” disse conficcando il pugnale nel legno del comodino.

“Sei una piccola bugiarda, uccellino. Vorresti, ma non puoi. Se ti ordinassi di amarmi con tutta te stessa, tu saresti costretta a farlo” Kor fu a pochi centimetri da lei, i nasi si sfioravano “Che persona patetica che devi essere” rispose quella” se devi costringere le persone ad amarti” Kor la prese per la gola e Unia fece lo stesso. Per un secondo ci fu stallo, poi, entrambi, lasciarono la presa, riprendendo a vestirsi. “Sei come lei” disse infine Kor “Se solo riuscissi a ricordarmi il suo nome. Ma hai il suo stesso fuoco, questo lo ricordo. Mi piaci” Kor la guardò mentre si infilava i vestiti della ragazza, che le entravano perfettamente e sentì una morsa proprio al centro del petto. Non poteva essere stata sua sorella, perchè quella morsa, quel dolore, gli faceva ricordare un sentimento più forte.
   
 
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