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Autore: MikiBarakat96    29/03/2013    1 recensioni
Seguito di "So Wrong, it's Right" (non leggete se non avete prima letto l'altra).
Un anno dopo gli eventi successi nella prima storia, Stella, la sorella di Jack, è riuscita finalmente a realizzare il suo sogno e a superare la sua paura; la sua vita va a gonfie vele, sembra che niente possa andare male e invece ancora una volta si troverà a dover decidere fra la sua carriera e l'amore.
Le recensioni sono sempre bene accette :3
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-The Girl’s Straight Up-.

 

Viaggiai in uno stato di confusione mentale per tutto il tragitto verso la camera di Jack dove Matt ci guidò mentre Alex scioccato continuava a fare domande su come fosse possibile che stessero facendo a botte, ma Matt non gli rispondeva, anzi, quando Alex faceva delle domande guardava me con espressione neutra e io non riuscivo a capire il perché; forse perché sapeva che io ero a conoscenza del motivo per il quale probabilmente Zack stava uccidendo il mio fratellone che era magro come un’acciuga e Zack l’avrebbe potuto spezzare in due come un grissino a mani nude.
La porta della camera di Jack era spalancata, Cassadee era la più vicina alla porta, al suo fianco c’era Rian che guardava la scena ai loro piedi senza battere ciglio: Zack era sopra Jack e lo stava tartassando di pugni in un modo che mi fece rabbrividire. Debbie era a qualche passo di distanza dai due ragazzi e piangeva a dirotto scossa dai singhiozzi che non si sentivano neanche per quanto Jack stesse urlando e per quando fosse forte il rumore dei colpi di Zack contro la pelle di Jack.
Alex intervenne insieme a Matt alzando di peso Zack che si dimenava come una sorta di gorilla impazzito. Mi sentì cedere il cuore quando vidi Jack sdraiato a terra grondante di sangue e con il naso rotto. Mi chinai su di lui. << Mio Dio Jack stai bene? >>, gli chiesi cercando di togliergli il sangue dalla faccia il meglio che potevo, ma non feci altro che imbrattarmi a mia volta. Un occhio di Jack era nero e non riusciva ad aprirlo bene.
<< Stagli lontana! >>, mi urlò Zack. Alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi rosso in faccia per la rabbia, che continuava a dimenarsi tra le braccia di Matt ed Alex. << Quello è un traditore bastardo, non merita nulla! >>, continuò Zack.
Non riuscì a replicare, improvvisamente la bocca mi diventò arida come un deserto.
<< Okay Zack, calmati adesso >>, lo pregò Alex. << Calmati e spiegami cos’è successo >>.
Con uno strattone Zack si liberò dalla presa dei due amici che caddero quasi all’indietro. Per fortuna Zack non cercò di tuffarsi di nuovo addosso a Jack, ma lo continuò comunque a guardare con gli occhi verdi pieni di rabbia e di delusione. << È successo che questo stronzo, che io pensavo fosse mio amico, se la faceva alle mie spalle con quella puttana >>, si girò indicando Debbie che continuava a singhiozzare.
Alex spostò lo sguardo da Jack a Zack a Debbie. << Che cosa? >>.
<< Hai capito bene, il nostro caro chitarrista è un traditore che non aspetta altro che pugnalare alle spalle gli amici pur di farsi una donna >>, disse Zack.
Alex guardò Jack e dal suo sguardo potei capire che era scioccato, deluso. << Holly >>, sussurrò e Jack annuì senza forze.
<< Zack… mi dispiace tanto >>, gli dissi alzandomi e catturando il suo sguardo glaciale. << Ma… Jack non l’ha fatto apposta, lui si è innamorato di Debbie >>.
Zack mi si avvicinò di un passo ed io ammutolì presa dalla paura. << Come può essere innamorato? >>, sibilò tra i denti. << Lui che è passato di ragazza in ragazza come se non fossero nulla, come può essere innamorato di qualcuno? >>.
<< Non sono un mostro >>, disse Jack che si stava alzando piano piano.
<< Ah no? E allora perché mi hai tradito? >>, urlò quasi Zack. << Perché me l’hai portata via?! >>. Vidi scendere una lacrima sulla guancia di Zack.
<< Io… non volevo Zack… davvero, non… >>, cercò di dire Jack, ma l’ira di Zack era implacabile.
<< Non volevi, un cazzo! >>, sbottò. << Se tenevi a me non l’avresti fatto, se tenevi alla nostra band ci avresti ripensato >>.
<< Sono innamorato! >>, esclamò Jack con esasperazione.
<< Di lei? >>, Zack indicò Debbie con una mano. << Quella ragazza che ti potrebbe tradire senza provare rimorso, che alla prima occasione ti lascerà perché improvvisamente non ti ama più e non gli basta più quello che hai fatto per lei >>. Guardò Debbie con dispiacere ma anche con disgusto.
<< Non… non… è vero che non ti amo… più >>, disse Debbie tra un singhiozzo e l’altro.
<< E allora perché mi hai fatto questo? >>, le chiese Zack con la voce rotta dal dolore. Le lacrime sgorgarono veloci dai suoi occhi e alcuni singhiozzi scossero il suo corpo.
Debbie mosse qualche passo verso Zack cercando di toccarlo, ma non appena le sue mani gli toccarono un braccio, lui la spinse via facendola cadere a terra. << Non voglio rivederti mai più! >>, esclamò.
Debbie scosse la testa. << No, ti prego >>.
<< Tu mi hai spezzato il cuore… io ti amavo! >>, singhiozzò Zack.
<< Zack… mi dispiace… >>, sussurrò Debbie.
<< Sei un stronza! >>, urlò Zack che fece per aggredire Debbie, ma per fortuna Matt e Rian lo ostacolarono e lo portarono indietro.
<< Smettila Zack >>, dissi. << Non puoi arrabbiarti tanto con lei, lei ti ama... solo... che ama anche Jack >>.
Zack mi guardò ma non disse nulla, al suo posto fu Rian a rispondere. << Per te ha senso quello che stai dicendo? >>, mi chiese. Per una volta sulla sua faccia non c’era nessun sorriso allegro e luminoso. <>, guardò Jack, << e gli amici non si tradiscono >>.
<< È innamorato, lo dovresti capire >>, dissi proteggendo Jack.
Mi guardò fulminandomi con lo sguardo. << Prendi le sue difese perché probabilmente anche tu come la tua amichetta sei un puttanella e aspetti solo il momento giusto per tradire Alex >>.
Mi ribollì il sangue nelle vene. << Ma che cazzo dici! >>.
Alex si fece avanti. << Rian tieni la bocca chiusa! >>, esclamò.
Rian lo guardò. << Come fai a proteggerla? >>, gli chiese. <>.
Alex mi guardò ed io distolsi lo sguardo non riuscendo a incrociare i suoi occhi. << L’ho fatto perché voglio bene a Jack e perché sapevo che era veramente innamorato >>.
<< Dovevi fermarlo! >>, sbottò Rian. << Hai combinato un disastro >>.
<< Io?! >>, sbottai. << Io non ho fatto nulla, sono stata solo leale >>, ribattei.
<< Verso tuo fratello, non verso Zack >>, precisò Rian.
Aveva ragione. Restai in silenzio finché non mi venne in mente una cosa. << Come hai fatto a saperlo? >>, chiesi guardando Zack.
<< Me lo ha detto Rian >>, rispose asciugandosi le lacrime che continuavano a scendergli lungo le guance.
Guardai Rian che guardò a sua volta Cassadee che non alzò gli occhi verso di me. Mi sentì mancare. << Cassadee? >>. Ero scioccata.
<< Ho visto Jack e Debbie baciarsi quando è venuto a Parigi >>, rispose lei, poi alzò finalmente lo sguardo verso di me. << Dovevo dirglielo, Zack stava male e io non sopportavo di vederlo così >>.
<< Non ti scusare Cass >>, le disse Rian. << Vuol dire che non sei una bugiarda puttana come quelle due >>.
Il pugno che colpì in faccia Rian fu rumoroso e violento vista la rabbia che si era scatenata in Alex. << Non ti azzardare mai più a dare della puttana alla mia fidanzata >>.
<< Ti ha mentito! >>, esclamò Rian.
Alex scosse la testa. << Ha fatto quello che era giusto >>, mi guardò e mi sorrise lievemente. << È Jack quello che mi ha mentito >>.
Guardai il mio fratellone che si era seduto sul letto e sembrava quasi moribondo; al suono delle parole di Alex distolse lo sguardo dalla scena.
<< Jack, mi domando davvero come tu abbia potuto farlo… non hai neanche avuto il coraggio di dircelo! >>, disse Rian con la voce più calma.
Jack si girò di scatto verso i suoi amici. << Per dirvi cosa? >>, sbottò. << Che mi sono innamorato per la prima volta e che dovrei tirarmi indietro perché la ragazza che mi piace è fidanzata con uno dei miei migliori amici anche se io la conosco da molto più tempo e la amo da sempre ma non ho mai avuto il coraggio di dirglielo? Se vi avessi detto questo sarebbe cambiato qualcosa? >>.
Si ammutolirono, fu Zack a riprendere la parola. << Tanto sarebbe finita comunque così >>, disse. << Te la puoi prendere, non mi interessa più… e neanche  tu >>.
Jack guardò l’amico serio. Aveva ottenuto Debbie ma aveva perso molto di più. Non che Debbie non valesse, ma l’amicizia con gli altri era sempre stata molto unita e ora… li aveva persi.
Zack rivolse un ultimo sguardo a Jack e a Debbie e poi se ne andò dicendo solo: << Get out while you can or she’ll tear you to pieces >>.
Quella frase mi sembrò familiare e mi ci volle un po’ per ricordare dove l’avessi sentita: “The girl’s a straight up” canzone degli All Time Low uscita nel 2006… chissà se ce ne sarebbero state altre.
<< Penso che siamo arrivati al capolinea >>, disse Rian e come Zack sparì dalla stanza seguito a ruota da Cassadee che mi rivolse un’occhiata dispiaciuta che io non riuscì a ricambiare sentendomi improvvisamente tradita da un lato ma dall’altro sapevo perché Cassadee lo avesse fatto e la capivo… lo stesso non sarebbe stato per Debbie.
Matt fece per uscire ma prima, rivolto a me, mormorò un “mi dispiace” ed io gli sorrisi tristemente un po’ sorpresa dal fatto che si fosse dispiaciuto dell’andata in fumo del piano. Debbie si alzò e fece anche lei per uscire, ma Jack la fermò esclamando: << Debbie! Non andare via! >>.
Lei si girò con le lacrime che le rigavano il dolce viso ridotto ad una smorfia di dolore. << Mi dispiace Jack, ma non posso… >>, singhiozzò.
<< Ma… è tutto risolto >>.
Lei scosse la testa. << Non voglio… continuare, ho combinato un disastro e non mi merito ne te ne nessun’altro >>. Uscì dalla camera prima che Jack potesse obiettare.
<< Ero il tuo migliore amico, avresti potuto anche dirmelo, io non ti avrei giudicato, non l’ho mai fatto >>, disse Alex e il fatto che avesse usato il passato mi fece sussultare al pensiero che anche lui potesse abbandonare Jack.
Jack non disse nulla ed Alex uscì dalla camera, poi si girò verso di me per vedere se avevo intenzione di seguirlo, ed io dissi: << Ti raggiungo dopo, ha bisogno di me >>.
Alex annuì comprensivo. << Io vado a pagare il conto >>.
Gli sorrisi lievemente e chiusi la porta facendo un profondo respiro. La tempesta si era palcata almeno per il momento, ma aveva lasciato molte vittime.
Mi girai verso Jack che era rimasto seduto immobile a guardare un punto davanti a sè con il sangue che sgorgava dal naso. Andai nel bagno e recuperai un asciugamano, lo bagnai e tornai da Jack il quale non disse nulla mentre gli ripulivo la faccia dal sangue e constatavo che probabilmente il naso non era rotto, era solo un po’ ammaccato, quello che stava messo peggio era l’occhio sinistro che stava già diventando viola come anche la guancia. Non ero certo un medico, ma riuscì a cavarmela e a farmi dare dalla reception un po’ di ghiaccio da far mettere sull’occhio a Jack.
<< Ho rovinato tutto >>, disse una volta che mi fui seduta accanto a lui sul letto. << Gli All Time Low sono finiti, ho perso i miei amici e anche la ragazza che amo >>.
<< Non saltare subito a conclusioni affrettate, devi dare il tempo a tutti di digerire la notizia >>, dissi. << Debbie è scioccata e spaventata, non deve avere le idee molto chiare in questo momento e Zack… è arrabbiato, ma… sbollirà e magari ti perdonerà >>.
Scosse la testa. << No, Zack non mi perdonerà, e Debbie non si perdonerà mai di aver fatto soffrire Zack quindi probabilmente non mi vorrà più >>.
<< Hai sempre Alex >>, dissi.
<< Ho tradito anche lui >>, disse togliendosi il ghiaccio dall’occhio viola. << Non avrei dovuto farlo, lui è come un fratello per me… meritava la mia onestà >>.
<< Lui capirà, Alex ti vuole molto bene >>.
<< Non ne sono così sicuro >>, ammise. << Ho fatto un tale casino da non meritarmi nessuno >>.
Lo guardai storto. << Nessuno dovrebbe essere solo e tu di sicuro non devi esserlo, hai fatto la cosa… che ti diceva il cuore >>.
Rise amaramente. << Per una volta che… ero felice, mi è caduto tutto addosso >>.
<< Si sistemerà tutto, vedrai >>, cercai di rassicurarlo.
Scosse la testa. << No, non si aggiusterà mai nulla >>. Scoppiò in lacrime cogliendomi totalmente alla sprovvista. Si accasciò sulle mie gambe continuando a singhiozzare.
Mi sentì il cuore cedere. Non avevo mai visto mio fratello così tanto triste e avrei voluto aiutarlo, ma non sapevo come, non potevo risolvere la situazione, al massimo potevo parlare con gli altri ma dubitavo fortemente che Rian e Zack mi sarebbero stati ad ascoltare.
Gli accarezzai la testa cercando di confortarlo, ma ben presto anche io scoppiai in un pianto silenzioso sentendomi impotente e preoccupata per Jack.
Jack si addormentò dopo aver pianto a dirotto per un tempo lunghissimo ed io prima di andarmene lo feci sdraiare sul letto e gli rimboccai le coperte.
Uscita dalla camera di Jack andai in camera di Alex –che poi era anche camera mia-, ma non lo trovai e così mi trovai costretta ad andare a chiedere a Matt se lo avesse visto.
Bussai piano alla porta non sapendo se fosse andato a dormire, ma quale manager avrebbe mai potuto dormire ora che i suoi musicisti stavano iniziando ad allontanarsi?
La porta si aprì subito e Matt fece capolino con la testa per vedere chi era rimanendo con il resto del corpo dietro la porta come per nascondersi, e dopo un’attenta osservazione capì il perché.
Arrossii all’istante appena capì che non stava indossando nessun indumento a parte forse la biancheria e lui probabilmente se ne accorse, perché imbarazzato mi fece segno di aspettare un attimo e sparì nella camera per poi tornare dopo poco con indosso una paio di jeans.
<< Scusa, non mi aspettavo un visita >>, si scusò diventando leggermente rosso.
Inaspettatamente gli angoli della mia bocca si alzarono in un sorriso. << No, scusa tu se ti disturbo, ma ho bisogno di chiederti solo una cosa >>, dissi.
<< Tranquilla, tanto mi ci vorrà un po’ per prendere sonno >>, disse toccandosi stancamente la fronte. << Comunque dimmi >>, mi incitò.
<< Sto cercando Alex, in camera non c’è e mi domandavo se lo avessi visto >>.
Matt annuì. << Si, l’ho visto uscire dall’albergo ma non so dove sia precisamente >>.
Be’ il fatto che fosse uscito mi bastava, probabilmente non era andato molto lontano e potevo raggiungerlo.
<< Bene, lo vado a cercare >>, dissi poi rivolgendogli un altro sorriso lo ringraziai facendo per andarmene.
<< Stella? >>.
Mi girai e vidi che Matt mi stava tendendo un cappotto nero che guardai perplessa. << Fuori fa freddo e poi hai il vestito sporco di sangue, è meglio se metti qualcosa sopra >>, spiegò.
Colpita da quel gesto di gentilezza, presi il cappotto  e sorrisi nuovamente a Matt che sembrò quasi soddisfatto. Mi ero completamente dimenticata di avere il vestito macchiato di sangue. << Grazie >>.
<< Ci vediamo domani >>, mi salutò sorridendomi: non un sorriso tirato o finto, ma un sorriso vero, come quello che aveva rivolto a Jack sul pullmino.
Quando la porta si richiuse non riuscì a non sorridere pensando al fatto che finalmente avevo ottenuto un sorriso dal tour manager che non mi sopportava. Indossai il cappotto che era impregnato di un profumo buonissimo, probabilmente quello che usava Matt; me lo abbottonai così da nascondere il vestito e presi l’ascensore per scendere al piano terra dove mi avviai verso l’uscita e una volta arrivata sul marciapiede,  girai a destra affidandomi all’istinto e sperando che non mi portasse in un vicolo cieco.
Matt aveva ragione, quella sera faceva abbastanza freddo, ma il suo cappotto era talmente caldo e morbido che avvertì il freddo pungente solo nel momento in cui uscii dall'hotel.
Camminai per un po’ lungo il marciapiede senza vedere Alex da nessuna parte e stavo per rinunciare alla ricerca e tornare indietro, quando lo vidi, accucciato su una panchina con le gambe strette al petto e la testa appoggiata alle ginocchia. Mi ci avvicinai lentamente e quando arrivai mi sedetti accanto a lui accorgendomi solo in quel momento che i piedi mi facevano un male tremendo probabilmente per colpa dei tacchi.
Ma quando si è incinta si possono indossare i tacchi?
Lo guardai e lui si girò verso di me. << Come hai fatto a trovarmi? >>, mi chiese.
<< Matt mi ha detto che eri uscito dall’albergo allora sono venuta a cercarti affidandomi al mio istinto >>.
La sua espressione si fece accigliata. << Indossi il cappotto di Matt? >>.
Sobbalzai leggermente e mi sentì stranamente in imbarazzo, ma cercai di fingere nonchalance. << Si, il vestito si è un po’ macchiato… visto quanto sangue ha perso Jack >>.
Alex annuì. << Solo che ora profumi di Matt >>, rise lievemente.
Risi anche io. << O mettevo il cappotto oppure mi avrebbero arrestata pensando che avessi commesso un omicidio >>.
<< Giusto >>, annuì.
Rimanemmo per un attimo in silenzio ad osservare la strada deserta che si estendeva davanti a noi.
<< Non l’ha fatto apposta a non dirti nulla, lui ti vuole bene, ma ha passato un periodo un po’… così >>, dissi.
Sentì Alex sospirare. << Lo so, anche io gli voglio bene, ma...  vorrei che fosse sincero con me, avrei preferito che mi raccontasse i suoi problemi, non che se li tenesse per se stesso >>.
<< Anche io quando ho saputo di questa storia ne sono rimasta abbastanza scioccata, e delusa dal fatto che nessuno dei due me lo avesse detto, ma… poi ho capito che avevano solo paura di far diventare troppo “popolare” il loro segreto >>. Sorrisi. << Per quando riguarda Jack avevi ragione, lui si sentiva solo e anche non capito >>.
Si infilò le mani nei capelli. << Avrei… voluto saperlo per fare qualcosa… >>.
<< Ma cosa avresti potuto fare? >>, gli chiesi con un sorriso triste. << Tanto prima o poi Zack lo sarebbe venuto a sapere… e nessuno avrebbe potuto farci niente >>.
<< Ma… ora è tutto finito, Zack e Rian sono incavolati con Jack, Zack e Debbie si sono lasciati e a quanto pare lei ha lasciato anche Jack… come possono andare avanti le cose in questa situazione? >>.
Scossi la testa. << Non lo so, ma forse si risolveranno da sole, devi dare solo il tempo agli altri di sbollire la rabbia >>.
<< Vorrei poter credere nelle tue parole, ma noi non avevamo mai litigato così pesantemente e anche se è mio amico, Jack ha combinato un casino e ha incasinato… tutta la nostra vita! Tutti i nostri sogni >>.
Gli presi una mano tra le mie. << L’ha fatto per un motivo valido >>.
Si girò a guardarmi e strinse di più la sua mano alla mia. << Forse anche io avrei fatto quello che avrebbe fatto lui se ci fossi stata tu al posto di Debbie >>, ammise dopo averci pensato su.
Sorrisi. << Visto? Non possiamo giudicare Jack per quello che ha fatto, perché se fossimo stati al suo posto avremmo fatto la stessa identica cosa >>.
Sospirò. << Parlerò con lui e con gli altri domani mattina, sperando di risolvere la situazione >>.
Gli passai una mano tra i capelli scompigliandoglieli. << La speranza è l’ultima a morire e io credo molto nella vostra amicizia >>.
Mi prese il mento con una mano e avvicinò il suo viso al mio per far incontrare le nostre labbra. << Mi dispiace per la nostra serata >>, sussurrò allontanando le labbra solo di pochi centimetri dalle mie prima di farle riunire in un bacio più lungo e più intenso.
<< Non fa nulla >>, sussurrai a mia volta.
<< Cos’era che mi dovevi dire? >>, mi chiese.
Con gli avvenimenti di quella sera non era più l’occasione per dire ad Alex della gravidanza, non solo ora era in pensiero per il suo futuro, dovevo anche mettergli addosso il pensiero che sarebbe diventato padre… no, non potevo. Il bambino avrebbe aspettato, c’erano questioni più importanti che andavano risolte e Alex era già abbastanza triste, non volevo peggiorare la situazione.
Scossi la testa facendo sbattere il mio naso contro il suo per la troppa vicinanza. << Nulla di importante >>.
Alex non mi chiese di più e avvicinò di nuovo il viso al mio schiudendo le sue labbra per far incontrare le nostre lingue in una sorta di danza che mi infuocava il cuore.
<< Meglio che andiamo, è stata una serata pesante >>, disse quando ci staccammo per riprendere fiato.
Annuii. << Si, credo sia meglio >>.
Si alzò e poi aiutò me ad alzarmi tendendomi una mano. Ripercorremmo la strada che avevo fatto all’andata in silenzio, mano nella mano. Ad un certo punto mi accorsi di una presenza alle nostre spalle e sbirciando con la coda dell’occhio riuscì solo a vedere una sagoma scura. Mi girai per vedere chi fosse a seguirci, ma non vidi nessuno e quindi mi convinsi che probabilmente mi ero immaginata tutto.
Solo qualche giorno dopo avrei scoperto che non era stata affatto una mia immaginazione.

 (Alex)

Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando io e Stella ci eravamo messi a letto, sapevo solo che non sarei riuscito a chiudere occhio quella notte, avevo troppi pensieri per la testa e troppe preoccupazioni, tutto l’incontrario di Stella, che invece si era appisolata quasi subito tra le mie braccia. Era da molto che ascoltavo i suoi profondi respiri e che le accarezzavo i capelli, questo lo sapevo e sapevo anche che era ancora notte, lo sentivo dal silenzio che filtrava dalla finestra mezza aperta.
Avrei tanto voluto addormentarmi per scivolare via dalla mia vita e andarmi a rifugiare nel felice e tranquillo mondo dei sogni così da scordare per un po’ gli avvenimenti catastrofici di quella sera, ma non ci riuscivo proprio, ogni volta  che chiudevo gli occhi mi tornavano in mente le avventure che avevo avuto con i miei tre amici, i viaggi che avevamo fatto, i concerti… più ci pensavo e più mi sentivo soffocare alla sola idea che tutto quello fosse finito così, senza sorrisi, senza abbracci ma con rabbia e insulti. Il pensiero che mi tormentava più di tutti era quello che Jack potesse pensare che lo odiassi, che non lo volevo più come amico e che anche io lo avrei allontanato, ma questo non era affatto vero anche se all’inizio ero ferito e probabilmente gli avevo dato quell’impressione visto che l’avevo data anche a Stella.
Ricordavo la prima volta che avevo visto Jack come se fosse stata il giorno prima e mi veniva da ridere se pensavo a quanto buffo lo avessi trovato con quelle specie di mesh bionde nei capelli neri che poi dopo alcuni anni mi ero fatto anche io sotto sua richiesta.
Scocciato di quella situazione, mi alzai lentamente cercando di non svegliare Stella che però si girò dall’altro lato lasciandomi la via libera. Uscì dalla camera con il pigiama addosso portandomi dietro la copia delle chiavi della camera di Jack che mi aveva dato Matt visto che Jack era solito perdersi tutte le chiavi delle camere degli alberghi. Mio Dio se era sbadato!
Il corridoio era deserto, quindi nessuno mi beccò in pigiama e a piedi nudi a girovagare. Arrivai alla porta della camera di Jack, girai la chiave nella toppa e piegai la maniglia aprendo la porta e infilandomi dentro la camera immersa nel buio. Mi ci volle qualche minuto per iniziare a vedere qualcosa e quando i mobili della camera mi si fecero più chiari, vidi il letto di Jack e lui rannicchiato sotto le coperte che ronfava beatamente. Mi dispiaceva svegliarlo, ma se non riuscivo a dormire era anche colpa sua e quindi avrebbe dovuto ascoltarmi che lo volesse o no.
Mi avvicinai al letto ed iniziai a scuotere il corpo magro di Jack che era talmente leggero da poter essere spostato anche con un filo di vento; Lo stesso non si poteva dire del suo sonno che era profondissimo e infatti mi ci volle qualche minuto per riuscirlo a svegliare.
<>, esclamai per l’ennesima volta.
Gli occhi del mio migliore amico si spalancarono terrorizzati. << Alex! Ma che cazzo ci fai qui? >>, mi chiese accendendo la lampadina che si trovava accanto al letto illuminando un po’ la stanza.
Smisi di scuoterlo e avendo ottenuto quello che volevo, mi andai a sdraiare nel posto accanto al suo del grande letto matrimoniale. << Volevo parlarti >>, risposi mettendomi comodo.
Jack si era seduto sul letto e mi osservava con le sopracciglia aggrottate. << Non potevi aspettare la mattina? Così da non farmi prendere un infarto? >>, si mise una mano sul cuore. << Senti qua! Mi sta battendo all’impazzata! >>.
Alzai gli occhi al cielo. << Scusa, ma… non riuscivo a dormire e avevo la grande necessità di… chiederti scusa >>.
Mi guardò senza dire nulla, poi emettendo un lungo sospiro, si abbandono sul letto. << Sarei io che dovrei chiederti scusa >>, ribattè.
<< Indubbiamente >>, dissi sopprimendo a stento un sorriso nel vedere la sua faccia contrariata, << ma… mi sono arrabbiato per niente prima, non te ne faccio una colpa del fatto che hai preferito non dirmi nulla, avevi solo paura e ti capisco >>.
<< No, hai fatto bene ad arrabbiarti, non avrei dovuto mentirti, è stato un gesto stupido, so benissimo che posso contare su di te ed è stato un grosso errore diffidare della tua amicizia >>.
<< Diffidavi della mia amicizia quando hai passato quella specie di “depressione” >>. Non era una domanda, ma la feci suonare come tale per essere sicuro di aver capito bene.
Mi guardò. << Te l’ha detto Stella? >>, mi chiese.
Mi strinsi nelle spalle. << Ormai le carte sono in tavola quindi lei me lo ha raccontato >>, dissi. << Mi ha detto che ti sentivo solo >>.
Sospirò. << Già, ma non è una cosa che devi prendere sul personale, ero solo… un po’ strano >>.
<< Eppure era anche colpa mia, colpa del fatto che pensassi sempre e solo a Stella >>.
Quando Stella mi aveva detto che più o meno tutti pensavano che io fossi troppo fissato con lei, mi ero sentito quasi offeso, ma riflettendoci sopra avevo capito che forse mi ero lasciato un po’ trasportare dalla novità di avere qualcuno che ami accanto e non avevo pensato più molto al mio lavoro, ai miei amici… e solo ora che li stavo perdendo mi ero accorto dello sbaglio che avevo fatto nel concentrarmi solo su Stella. Se non fossi stato così preso da lei magari Jack si sarebbe aperto con me prima.
<< Si, questo è vero amico, non possono negarlo >>, mi elargì un sorriso di scuse.
Mi strinsi nelle spalle come a dirgli “non fa nulla”. << Mi dispiace essermi comportato come una sorta di egoista che se ne fregava di tutto se non di Stella >>, mi scusai mettendomi le mani nei capelli.
<< Tranquillo, l’amore è così: travolgente >>.
Lo guardai e nell’osservarlo mi soffermai sul livido viola che aveva intorno all’occhio sinistro e al naso che sembrava leggermente ammaccato. Era un miracolo che fosse sopravvissuto alla scazzottata con Zack, non avevo mai assaggiato i suoi pugni ma bastava vedere i suoi muscoli per capire che quando picchiava faceva davvero molto male. << Mi dispiace che con Debbie sia andata a finire così, da quello che mi ha raccontato Stella ho capito che ne sei molto innamorato >>, dissi sinceramente.
Alzò gli occhi scuri verso di me. << Si, è vero, ne sono completamente cotto >>.
<< So cosa si prova ad essere innamorati e so che non è facile dimenticare una persona anche se sarebbe giusto o opportuno farlo >>, dissi ricordando di come più di un anno prima avessi cercato di dimenticare Stella mentre lei era in tour con i Simple Plan, ma non ci ero riuscito perché lei era costantemente nei miei pensieri.
<< Non volevo ferire Zack, davvero, e non volevo neanche che la nostra amicizia finisse, ma non volevo neanche rinunciare a Debbie, ho già dovuto farlo troppe volte >>.
<< Era una situazione dalla quale non si poteva scappare e infatti... eccoci qui, noi due insieme, Zack e Rian insieme >>, dissi deglutendo varie volte per cercare di far andare giù quella brutta sensazione di perdita che mi stava tormentando.
<< Un grande litigio per nulla >>, rise amaramente. << Debbie non starà né con me né con lui >>.
<< Magari sarà proprio questo che ci farà riunire >>, ipotizzai.
<< Lo spero >>.
Rimanemmo così: sdraiati l’uno accanto all’altro a parlare, a sperare, a ricordare l’inizio della nostra band, finché esausti non ci addormentammo entrambi con le teste che si toccavano come la prima notte in cui dormimmo insieme in camera mia, quando eravamo ancora agli inizi, quando sognavamo di diventare dei musicisti, quando non c’era ancora nessun problema.

 
Erano passati più o meno sei anni da quando una calda mattina d’estate ero uscito presto per fare la spesa a mia madre e tra i vari muri che dividevano gli scaffali, trovai appeso un volantino scritto con un pennarello nero che annunciava delle audizioni per cercare un cantante, un chitarrista e un batterista per una nuova band formata solo da due membri ma che aveva molte aspirazioni.
Forse fu la voglia di esibirmi finalmente davanti a qualcuno oppure il disegno di un paio di tette che era stato disegnato sotto l’annuncio, a convincermi ad unirmi a quella band che non avrei mai immaginato potesse portarmi a tanto.
Quando il giorno dell’audizione mi presentai all’indirizzo che c’era scritto sul volantino, mi ritrovai davanti ad una grande casa a due piani bianca che all’inizio mi sembrò deserta, ma poi tendendo bene le orecchie riuscì a sentire il dolce suono di una chitarra classica suonata in un modo quasi perfetto.
Suonai al campanello e mi venne ad aprire un ragazzo alto quanto me, con i capelli castani corti, il viso magro come il resto del fisico e gli occhi castani. Mi sorrise lanciando una veloce occhiata alla chitarra legata alla mia spalla.
<< Sei qui per l’audizione? >>, mi chiese con gli occhi che brillavano per l’emozione.
<< Si >>, risposi.
<< Prego, entra! >>, mi invitò, con entusiasmo, nella grande casa che era disordinata e aveva uno strano odore di bruciato e di ammuffito che mi fece leggermente ribaltare lo stomaco.<< Scusa per il casino, ma io e Jack abbiamo così tante cose da fare che non c’è tempo per mettere a posto >>.
Non mi venne nulla da dire, così lo seguì in silenzio mentre si dirigeva verso una rampa di scale piena di lattine di birra e di panni sporchi.
<< Comunque piacere, io sono Marc, il bassista >>, mi porse una mano girandosi di scatto verso di me e facendomi prendere uno spavento.
Gli strinsi la mano. << Io sono Alex> >, mi presentai.
<< E cosa sai fare, Alex? >>, mi chiese Marc guardandomi con curiosità.
<< So cantare e so suonare la chitarra >>.
Gli occhi castani di Marc scintillarono. << Perfetto >>.
Si girò di nuovo e scese velocemente le scale urlando: << Jaaaaaack!!! Abbiamo un cantante che sa suonare la chitarraaaaaa!! >>.
Scesi le scale per ritrovarmi in un enorme seminterrato con un tavolo da ping pong, un biliardino, qualche bicicletta, varie chitarre e altre cianfrusaglie tutte sparse. Al centro della stanza c’era un ragazzo con in mano una chitarra classica –probabilmente quello che avevo sentito suonare da fuori-; aveva i capelli neri leggermente lunghi con un taglio stravagante e delle ciocche tinte di biondo, era magro come un’acciuga e leggermente più alto di me con gli occhi marroni e un naso grosso. Be’… doveva essere Jack visto che non c’era nessun altro nella stanza.
Gli sorrisi. << Ciao, mi chiamo Alex >>, mi presentai.
Il ragazzo mi rivolse un sorriso gentile. << Piacere Alex, io sono Jack >>, mi strinse la mano.
<< Caro Alex, ti farà piacere sapere che non dovrai fare nessuna audizione >>, disse Marc che  ora aveva in mano una bottiglia di birra.
Mi accigliai. << Perché? >>.
Jack si strinse nelle spalle. << Diciamo che non abbiamo ricevuto molte chiamate e quindi se vogliamo procedere con la band dobbiamo accettare tutti i ragazzi che vogliono farne parte >>.
<< E anche le ragazze >>, aggiunse Marc rivolgendo un sorriso al suo amico che scoppiò a ridere.
<< Quindi… sono nella band? >>, chiesi un po’ confuso.
<< Congratulazioni! >> , esclamò Marc.
Nonostante mi fossi aspettato di dimostrare la mia bravura prima di entrare in quella band, sorrisi ai due ragazzi. << Be’ wow! È stato più facile di come lo avevo immaginato >>.
<< Si, ma vogliamo lo stesso metterti alla prova >>, sentenziò Marc.
Ecco, ora si ragionava.
<< Sono pronto >>, garantii.
Jack mi indicò la sedia vicino a lui. << Se vuoi sederti per stare più comodo… >>.
<< Si, grazie >>, accettai.
Tirai fuori la mia fedele chitarra dall’involucro e sedendomi sulla sedia, iniziai a strimpellare le prime note della canzone che mi ero preparato per quel giorno: una cover di una nuova canzone dei Blink 182. Continuai la mia esibizione cercando di esprimere la mia passione per la musica, il modo straordinario in cui mi faceva stare e la voglia matta che avevo di sfondare con la mia di musica. Probabilmente ci riuscì, perché alla fine della canzone, riaprì gli occhi e vidi Jack e Marc che mi guardavano come se avessero visto un fantasma.
<< Sei fantastico >>, disse Marc.
Mi sentì arrossire.
<< Eri proprio ciò che cercavamo >>, annuì Jack.
Sorrisi. << Be’… grazie >>.
Marc battè una pacca sulla spalla di Jack. << Ora ci manca solo un batterista >>.

Qualche mese dopo, Marc lasciò la band scoraggiato dal fatto che non avessimo trovato nessun batterista il che, secondo lui, equivaleva ad un impedimento per diventare famosi. Jack rimase deluso e profondamente scosso dall’abbandono di Marc, che lo aveva anche lasciato a vivere da solo nella grande casa che Jack aveva messo in vendita progettando di comprarne un’altra più piccola con i soldi ricavati dalla vendita. La casa era stata affidata ad un agente immobiliare e Jack era venuto a stare da me e aveva subito conquistato i miei genitori con la sua simpatia.
Una sera, mentre ci preparavamo per andare a dormire, Jack –che dormiva su un materasso poggiato sul pavimento-iniziò a parlarmi della sua famiglia in Italia e del suo sogno di diventare un musicista.
<< Sai… quando Marc mi ha proposto di formare un gruppo, ero felicissimo, perché pensavo di essere sulla strada giusta per diventare famoso e perché volevo far vedere alla mia famiglia che non sono venuto in America allo sbaraglio, volevo fargli vedere che potevo concludere qualcosa >>, sospirò sdraiandosi a pancia in su con la testa appoggiata alle mani, << ma ora che Marc mi ha mollato… mi sa che ho cantato vittoria troppo presto >>.
<< Non dovresti darti per vinto >>, gli dissi sporgendomi dal mio letto per guardarlo. << Ci siamo ancora noi due >>.
<< Si, ma non siamo una band, siamo solo due chitarristi e tu sei anche un cantante, ci servono un basso e una batteria per essere completi >>, ribatté.
<< Potremmo cantare a qualche festa e vedere se qualcuno si unisce a noi >>, proposi.
Sospirò nuovamente. << Non lo so… in questo momento mi sento… scoraggiato >>, fece una smorfia.
<< Non dovresti! >>, lo rimproverai.
<< Invece si, la mia famiglia si aspetta che io realizzi i miei sogni e spera di non aver speso soldi inutilmente mandandomi in America e io non so come non deluderli, la mia strada per il successo… non esiste! >>.
Mi gettai dal mio letto per atterrare sul suo materasso a pochissimi centimetri dalle sue gambe lunghe e snelle. Mi guardò spaventato. << Sta attento! La prossima volta potresti uccidermi >>, protestò.
Alzai gli occhi al cielo. << Non esagerare! >>.
Ritirò le gambe piegandole ma restando comunque steso sul materasso.
<< Non dovresti essere così pessimista >>, gli dissi. << Le cose si ottengono se tu credi che le puoi ottenere >>.
<< La fiducia in me stesso in questo momento è un po’ bassa >>, ribatté in tono triste.
Gli pizzicai un braccio. << E allora tirala su! >>.
Soffocò un grido ma mi lanciò un’occhiataccia mentre si massaggiava il punto in cui lo avevo pizzicato. << La finisci di attentare alla mia vita? >>, mi chiese.
<< No finché non ti tiri un po’ su >>.
<< Cosa c’è da tirarsi su? >>, chiese. << Guarda in faccia la realtà Alex, siamo due ragazzi maggiorenni pieni di sogni ma che non hanno nessun futuro >>.
<< Se non ci mettiamo in gioco non avremmo di certo nessun futuro >>.
Sbuffò ma non disse nulla e così continuai imperterrito, convinto che prima o poi avrebbe ceduto.
<< Dai Jack, siamo bravi, non siamo un disastro, possiamo cavarcela, ci basta trovare altri componenti e farci conoscere in giro >>.
<< Da come lo dici sembra una cosa facile, ma non lo è >>, commentò in tono brusco.
<< Lo è se stiamo insieme >>.
Mi guardò ed io capì di aver premuto il tasto giusto.
<< Possiamo farcela Jack, insieme realizzeremo il nostro sogno, te lo garantisco >>, gli feci l’occhiolino.
Sorrise. << Va bene, ci sto >>.
Ci battemmo un cinque e poi iniziammo a progettare, progettare e progettare finché non crollammo in un sonno profondo. Quella notte nonostante avessimo ognuno il proprio letto, dormimmo insieme.
La nostra grande amicizia, iniziò lì.

 

 

 

Buona Seraaa! :D
Ecco il nuovo capitolo, finalmente è finita la suspance u.u consideratelo come il mio regalo di pasqua ahaha :). Visto che probabilmente posterò il prossimo capitolo direttamente sabato prossimo, vi faccio gli auguri di Pasqua :D Grazie a tutte le lettrici che hanno recensito e grazie anche a chi legge ma rimane in silenzio :3. Mangiate tante uova, mi raccomando u.u

Un bacioneee :*

Miki*

  
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