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Autore: Bei e Feng    29/03/2013    2 recensioni
[...] Ripensò a tutto quello che era successo lo scorso Natale:
[...]Venuto a sapere di ciò, il Nono aveva pagato la ricostruzione dell'intera casa, e poi ordinato che la famiglia del Decimo e la gang di Kokuyo lavorassero alle dipendenze dei Varia per una settimana, per ripagare i danni fatti. [...]
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di tutto, voglio scusarmi per il ritardo, e spero che non mi capiti più.
Ok, ora torniamo alla storia: (^^) siamo ormai al penultimo capitolo. Nell'arco del Vespro (un semplice "capitolo-cuscinetto"), che comprenderà un orario dalle 14 alle 20, sarà descritto l'affaccendarsi dei padroni e dei servi di casa Varia per un arrivo inaspettato. Nel prossimo capitolo seguiranno cena e, soprattutto, dopocena (perché si sa, la Notte porta consiglio... e anche tante scelleratezze).

Ore 14:20.
Servi e padroni avevano già finito di mangiare da almeno un'ora, quando qualcuno suonò il campanello. Il maggiordomo si alzò in piedi di scatto, e con il sorriso sul volto andò ad aprire. Quando riconbbe i tre visitatori il suo viso s'illuminò ancora di più.
 - Ben arrivati, ragazzi! - salutò allegramente. - Accomodatevi pure! Vado subito ad annunciarvi! -
Il maggiordomo entrò nel salotto, dove i padroni trascorrevano proficuamente il dopopranzo cazzeggiando con aria annoiata e assonnata. E l'ingresso di Yamamoto non cambiò la situazione. Ma quando i padroni videro i tre visitatori che lo seguivano s'irrigidirono, scattando in piedi sorpresi (fatta eccezione per Xanxus che, ovviamente, non abbandonò la sua poltrona).
- Ah, benvenuti! - disse Luss, teso, indicando la parete alla loro destra. - Avete notato il nuovo ritratto di Xanxino? -
I tre arrivati (e anche Yamamoto) si voltarono a guardare il ritratto, appeso lì da almeno cinque anni, che i tre visitatori non avevano mai notato in quanto non erano mai entrati in casa Varia.
- Ci sono voluti venti filetti di manzo per tenerlo fermo, quella faccia di bronzo! - aggiunse Squalo, facendo cenno a Mammon di uscire.
Il contabile passò rapidamente alle spalle dei tre e se ne andò dalla stanza senza essere notato. Non appena uscì, la tensione dei padroni sparì, e Bel si distese sul divano.
- Qual buon vento vi porta da queste parti? - chiese.
- Oh, be'... siamo venuti qui per un'emerita formalità, - rispose Dino, sorridente. - Controllare che tutto vada bene. -

- Mi raccomando, idioti! Voi vi trovate bene qui, e non provate ad esprimere le vostre vere opinioni! - sibilò Mammon ai servi in fila uno accanto all'altro nell'ingresso della villa, guardandoli attentamente. - E se Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro non vengono qui entro... -
- Kyoya è in camera sua e non vuole essere disturbato. - rispose Yamamoto, solare. - Me l'ha detto quell'uccellino giallo che di solito sta sulla sua spalla.-
Gokudera, malauguratamente al suo fianco, assunse un'espressione esasperata.
- Il maestro, invece, dice che non uscirà per vedere le vostre brutte facce. - riferì Fran.
- In particolare quella di Kyoya. - precisò Ken.
Mammon stava già per avviarsi verso l'antro della veggente con fare minaccioso, quando Chrome aggiunse timidamente:
- Mukuro-sama dice di avere molto da fare con la sfera di cristallo. E' questo il vero motivo per cui non verrà. -
L'illusionista dei Varia li guardò attentamente un'ultima volta.
- E quella faccia di tonno? - continuò Mammon, accorgendosi dell'assenza di Tsuna.
- Il Decimo, tappo, è a cambiarsi, in questo momento. - Gokudera ribolliva di rabbia, e pronunciò quel "tappo" con un'ira contenuta a stento.
Mammon lo ignorò. - Ricordatevi ciò che vi ho detto. - disse, con tono di minaccia.
In quel momento i restanti Varia e i tre controllori entrarono nell'ingresso.
- Salve ragazzi! - esclamò Dino, sorridente. - Come ve la passate? -
Di fronte a quel volto così rilassato, a quel sorriso amichevole, a quello sguardo calmo e a quel tono di voce pacato, tutti i servi presenti sentirono un forte bisogno di dire come stavano veramente le cose, ma in quel momento Gokudera scorse Tsuna aggirarsi per la stanza accanto, come se non sapesse dove andare. Anche Belphegor si accorse di lui, e si avvicinò alla porta che conduceva nell'altra stanza, rivolgendo uno sguardo poco rassicurante ad Hayato e mostrandogli un coltello.
- Il Grande Lambo non ha la minima intenzione di restare qui un minuto di più! - urlò Lambo, sbattendo i piedi per terra. - Voglio tornare... -
Gokudera gli tappò la bocca appena prima che potesse proferire il suo desiderio: - Al lavoro! Vuoi tornare al lavoro, vero? - domandò a Lambo, scompigliandogli (chissà più di quanto) i capelli. Poi si rivolse a Dino, Basil e Romario, spiegando: - Gli piace così tanto lavorare qui, che non può sopportare il pensiero di restare fermo per un attimo, e non può nemmeno pensare all'idea di tornare a casa! -
Ma Dino non era troppo convinto, e si rivolse direttamente a Lambo: - Vuoi davvero restare qui? -
Hayato portò le mani dietro la schiena, e lasciò scivolare dalla manica della camicia una caramella, che porse al bambino quanto bastava perché non potesse essere visto da Dino.
- La vuoi, eh? - mormorò a bassissima voce.
- Certo! - esclamò Lambo, afferrando la caramella e divorandola senza nemmeno scartarla.
- Anche I-Pin vuole! - esclamò la bambina, avendo visto la caramella.
- Se è così, allora va benissimo! - disse il boss dei Cavallone, interpretando quella risposta come se fosse rivolta alla sua domanda. - Per me è sufficiente, potete tornare ai vostri lavori. -
I servi sparirono di lì a pochi secondi, e i Varia tornarono nel salotto.
- Ora, capo, cosa ha intenzione di fare? - chiese Romario al boss.
- Parleremo con i padroni di casa, poi verso le cinque ce ne andremo. - rispose lui, sorridente. - Voi aspettatemi in salotto con gli altri, io vi raggiungo tra poco. -
Basil e Romario ubbidirono, lasciando Dino solo nell'ingresso deserto. Il boss dei Cavallone fece il punto della situazione: quello che i servi avevano detto era sicuramente una menzogna (Lambo era troppo pigro e casareccio per manifestare allegria davanti a una proposta di lavoro), ma non ne aveva le prove, e voleva vederci chiaro, e poi...
Dino aprì una porta, e trovò Tsuna che, colto alla sprovvista, si voltò verso di lui.
- Tsuna! Cosa stavi facendo andando avanti e indietro tra la cucina e lo sgabuzzino? -
- E' imbarazzante ammetterlo, ma in una casa così grande è difficile ricordarsi quale porta conduce in quale stanza! -
- Non mentire, dimmi perché non eri nell'ingresso con gli altri. - insistette Dino, per nulla convinto ma senza mutare tono di voce.
- Non trovo le scarpe. -  ammise Tsuna, imbarazzato.
- Scarpe?... -
Tsuna sbiancò. Non si aspettava che Dino approfondisse la questione. - Sì, sto cercando quelle con i tacchi a spillo. -
Il Cavallone strabuzzò gli occhi, sconvolto.
- Tacchi... a spillo? - balbettò.
- Fanno parte della mia divisa da cameriera. - spiegò Tsuna, sempre più imbarazzato.
Ma per fortuna Dino decise di approfondire la questione in un secondo momento: - Gli altri mi hanno detto che si trovano bene qui, vale lo stesso per te? -
Nemmeno Tsuna, come del resto tutti gli altri servi, resistette al carisma di Dino: - Non ti hanno detto la verità, sicuramente sono stati costretti. Non ci trattano bene qui. Devi credermi, Dino, è insostenibile! -
- Ti credo, fratellino, ma senza prove non posso fare niente. Resterò qui con Basil e Romario fino all'ora di cena, e spero di trovare delle prove valide che possano portarvi via di qui. Ma voi dovrete darmi tutto l'aiuto possibile, se volete andarvene; e questa storia delle scarpe può essere considerata come un atto denigratorio nei tuoi confronti. - concluse Dino. - Dimmi un orario che ti fa comodo: ne parleremo con calma. -
- Le sette. -
- Perfetto! Dove? -
- In cucina, i padroni non ci vanno mai. -
- Allora alle sette, e mi raccomando: porta le scarpe! - disse il Cavallone, entrando rapidamente nel salotto dove gli altri lo attendevano.
- Lo farò! - rispose Tsuna, seguendo con lo sguardo la porta del salotto che si chiudeva dietro Dino.

Il capo dei controllori rivolse ai padroni di casa e ai suoi colleghi il sorriso migliore che gli riuscì.
- Bene! Ora che sappiamo il parere dei vostri lavoratori, sentiamo cosa ne pensate voi di loro. - disse, accomodandosi sulla poltrona libera accanto al camino.
L'entusiasmo smorto dei padroni di casa era prevedibile, ma gli ospiti lo ignorarono.
- Oh, be'... sono molto vivaci, proprio come i miei bambini! - esclamò Luss, entusiasta.
- Mah... sì... un po'capricciosi ma ubbidienti... - borbottò Squalo, trattenendo, ovviamente, una quantità industriale di insulti.
- Ushishishishi! - ridacchiò Bel. - Concordo con te, capellone. -
- VOOOOI!!! - urlò il capitano, sfogando la sua rabbia sul principe. - Non osare parlarmi così!!! -
- Boss, lei cosa ne pensa? - chiese Levi.
Xanxus tacque, gli occhi annoiati. E alla fine borbottò: - Inutili fecce! - (non è ben chiaro se si riferisse ai suoi dipendenti o ai controllori)
- Perfetto! Ora, con il vostro permesso, vorremmo vedere i vostri uomini mentre lavorano. - disse Dino, alzandosi dalla poltrona.
- TE LO SCORDI! -
Dino rivolse uno sguardo volutamente perplesso a Squalo. - Perché, Squalo? - chiese.
- Perché è pieno di fango. - azzardò Levi di colpo.
- Dentro casa? - domandò Dino, perplesso.
- No, in giardino. - rispose l'altro.
- Ma noi non abbiamo visto nessuno in giardino! - esclamò Basil, anche lui con aria sorpresa. - E, di grazia, che genere di mansioni vengono compiute? -
- Custode, giardiniere e... guardiano. - Mammon disse quel "guardiano" con non troppa convinzione.
- Romario, Basil! Andiamo! - esclamò Dino, precedendo i suoi colleghi fuori dalla stanza, nonostante i Varia tirassero fuori dei pretesti per farli restare lì.
Ma solo Squalo riuscì a fermarli: - A che ora avete intenzione di andare via? -
- Saremo di troppo per trattenerci fino all'ora di cena? - sorrise Dino.
E così detto uscì, seguito dagli altri due.
- Ehi, VOOOI! Dobbiamo fare qualcosa per tenerli occupati! - disse Squalo, rivolto agli altri. - Bisogna evitare che scoprano la verità. -
- Ben detto, feccia! - esclamò Xanxus, facendo cenno a Levi di spingere la poltrona (su cui stava seduto) fuori. - Pensaci tu. -
- CHE COSA??? - urlò lo spadaccino, indignato.
Ma Xanxus e Levi erano già usciti.
- Non ti preoccupare, Squ-chan: saremo a tua completa disposizione. - lo rassicurò Luss, dando un buffetto sulla guancia a Squalo e sedendosi poi sul divano a lavorare a maglia.
- Ma non il principe, ovviamente. - precisò Bel, uscendo.
- Mammon, almeno tu...! - Squalo, disperato, si rivolse all'illusionista.
- Mi dispiace, ma devo prepararmi per un piccolo affare che ho da sbrigare tra un'ora. - rispose lei, andandosene come gli altri tre.
Squalo capì che, come al solito, avrebbe dovuto fare tutto da solo.

Ore 14:45, giardino.
Nel giardino di casa Varia, il lavoro ricominciava...
- Chikusa, sei matto o cosa?! Che ti salta in mente con quelle cesoie? - Ken abbaiò al suo collega.
Il giardiniere non rispose, ma continuò a potare tranquillamente le rose del giardino. Non era colpa sua, del resto, se Ken si era messo a sonnecchiare sotto quel cespuglio proprio quando lui aveva deciso di potarlo.
- Ken, non dovresti dormire. - disse Chikusa. - Stanotte ho sentito qualcuno tentare di scavalcare il cancello. -
- Cosa? - urlò Ken. - E perché non me l'hai detto? -
L'altro smise di potare i cespugli di rose. - Non sei tu il cane da guardia e io il giardiniere? -
- Va bene, Kaki-pi: tu sarai pure il giardiniere, ma quell'allodola del guardiano dov'è? - chiese. - Non è compito suo occuparsi degli intrusi? -
Chikusa rirpese a potare il cespuglio, senza rispondere.
- Probabilmente se n'è andato. - azzardò Ken.
- Non credo: non è certo il tipo da farsi mettere i piedi sulla testa, ma ho sentito dire che i Vongola sono dovuti scendere a patti con lui, per convincerlo a lavorare qui. E secondo quanto ho sentito dire, sembra un patto fin troppo vantaggioso per lui. -
- E tu che ne sai? -
- Dicerie tra i servi. -
Chikusa aveva appena finito di potare quel cespuglio quando lui e il suo compagno scorsero una sagoma venire verso di loro.
- Lupus in fabula! Hibari Kyoya ci degna della sua presenza! - disse Ken.
Hibari lo fulminò con un'occhiataccia.
- E' questa forse l'ora di presentarsi? Dovresti essere al lavoro già da un pezzo! -
- Non voglio fare neanche un commento su questo. - sospirò Chikusa tra sé e sé.
Hibari ignorò Ken ancora una volta.
- Qualcuno merita una punizione per il suo ritardo... -
- Hai detto le tue ultime parole! - Hibari gli mostrò i tonfa con aria minacciosa.
- Chikusa, picchialo! - ordinò Ken, rifugiandosi dietro le spalle del compagno.
Il giardiniere, per tutta risposta, tirò fuori dalla giacca una pallina da tennis e la lanciò a Ken, che, senza riuscire a resistere al suo istinto, subito iniziò a rincorrerla, abbaiando.
- Che schifo! - commentò Kyoya, disgustato.
Chikusa si strinse nelle spalle, potando l'ennesimo cespuglio. - Lascia stare, Kyoya: Ken che abbaia non morde. Lo sanno tutti: a quello ci pensi tu. -
Hibari non rispose. Si voltò e se ne andò con passo lento e terribilmente calmo. Scomparve dalla vista di Chikusa poco prima che i controllori facessero la loro apparizione.
- Ehi, giardiniere! Stiamo cercando Kyoya. - disse Dino a Chikusa. - E' passato di qua? Volevo solo fargli qualche domanda, dato che non si è presentato all'ingresso al nostro arrivo. -
In quel momento la pallina di Ken rotolò ai piedi di Romario, che la raccolse.
- Dammi la palla! Dammi la palla! Dammi la palla! Dammi la palla! Dammi la palla! - il cane da guardia implorò l'uomo, saltellandogli attorno.
Romario la lanciò, e Ken corse a riprenderla.
- Da bravo, ora riportala qui! - disse Dino, con tono affettuoso.
Ken si tolse la palla di bocca, la osservò un attimo, come per chiedersi cosa fare, e poi la lanciò a Dino, colpendolo in testa.
- VOOOOI!!! - l'inconfondibile voce di Squalo, che uscì in quel momento dalla porta di casa, squarciò i timpani dei presenti. - Cavallone, ti avevamo avvertito di non andare in giardino! - aggiunse, indirizzandolo a spinte verso la casa. - Adesso ti siedi, da bravo, e smetti di andare a zonzo... - Improvvisamente si voltò e si accorse dell'assenza di Basil.
- Dov'è quell'altro? - chiese, continuando a guardarsi attorno, sentendosi come una tata che gioca a nascondino con dei bambini irrequieti, senza però percepire uno stipendio.
- Basil? E' andato a controllare l'interno della casa. - rispose il capo dei Cavallone.
Superbi non disse nulla (e se lo avesse fatto sarebbe stato con un insulto a volume supersonico). Restò per un attimo immobile, poi riprese a spingere Dino fino a quando non furono nel salotto di casa, dove Luss stava ancora lavorando a maglia.
- Ora voi restate qui con la tata, e io vado a prendere quell'altro. - disse Squalo, uscendo e chiudendo la porta dietro di sé.
- Chi vuole farmi da modello? - chiese Luss, entusiasta, mostrando un maglione attillato viola e arancione.

Ore 15:00 (circa)
Chrome correva giù per le scale. Nonostante fosse debole di natura, sembrava molto agitata, così tanto che quella sensazione di turbamento sembrava essere la fonte di energia che la spingeva a correre e a correre oltre le sue normali capacità.
Alla fine invase l'ingresso, si guardò attorno, come per cercare qualcuno, e quando vide Basil uscire dalla cucina, lo raggiunse.
- Basil-sama! Basil-sama! Venga subito, la prego! - disse, gli occhi stravolti.
- Cos'è successo? - chiese lui, allarmato. Lo sguardo della ragazza esprimeva chiaramente una preoccupazione e una paura non vane, e senza attendere una risposta (che comunque Chrome non avrebbe dato, tanto era agitata) si lasciò guidare da lei lungo le scale.
Lei camminava con agitazione, e Basil adattava il suo passo a quello della ragazza che lo precedeva, senza domandare spiegazioni, anche se molti interrogativi si stavano affollando nella sua mente.
Percorsero il lungo corridoio del secondo piano. Il controllore si accorse di non aver ancora preso in esame quella parte della casa, e decise che lo avrebbe fatto appena avesse finito di ascoltare ciò che Chrome aveva da dirgli.
- Presto! Entri! - disse lei, ancora agitata, indicando una porta chiusa.
 Basil l'aprì, e rimase, più che sconvolto, confuso. Mammon e MM stavano l'una di fronte all'altra, a una distanza di dieci o undici passi. E si puntavano a vicenda due pistole.
- Quattro. - contò MM.
- Tre. - rispose Mammon.
- Due. -
- Signore! Signore! Vi prego!... Smettetela! - esclamò Basil, interponendosi tra le due.
- Levati, bamboccio! - cercava di scanzarlo MM, continuando a puntare la pistola contro Mammon.
- Abbiamo questa piccola faccenda da sbrigare! - aggiungeva Mammon, senza abbassare l'arma. - Esci, ti richiamerò tra un paio di minuti, e non ci sarà più questa mangia-risparmi a rompere le scatole. -
- Ehi, pedalino, qui l'unica che non ci sarà tra due minuti sarai tu! -
- Basta! Basta! Cercate di calmarvi! -  s'intromise Basil. - Non è certo questo il modo di risolvere una questione in modo civile! -
- Non c'è spazio in questa casa per due avare! - esclamarono le due contendenti, all'unisono. E si guardarono, imbarazzate. - Ehi, tu! Non mi fare il verso! Hai pure cercato di imbrogliarmi presentandoti un'ora prima! - quasi senza rendersene conto, abbassarono le pistole contemporaneamente. - Smettila di farmi il verso! -
Basil si rivolse a Chrome e le sorrise, facendole capire che era tutto sistemato.
- Signore, con permesso, quali mansioni vi sono state affidate? - chiese, stavolta rivolto alle due.
- Cameriera. -
- Contabile. -
- Oh, il contabile! Potrei vedere il vostro studio? - il controllore sorrise.
- Ma certamente! - esclamò MM, ricambiando il sorriso. - Mi permetta di essere il suo cicerone in questo tour degli studi del secondo piano! - e accennò ad un inchino, lanciando un'occhiata canzonatoria a Mammon, che a stento si tratteneva dall'incenerirla. - Mi segua! -
Così Basil, guidato da MM e seguito dal Guardiano della Nebbia dei Varia, raggiunse l'ultima porta del corridoio. La guida si fermò e li introdusse nella stanza.
- Questo è lo studio del contaballe. - disse MM,  con disinvoltura.
- Contaballe? - ripeté Basil, confuso.
- Oh, scusi, volevo dire contabile. - disse la ragazza sorridendo e voltandosi verso Mammon. - Lo sai che non ti direi mai una cosa del genere! -
Mammon rispose a quel sorriso con una smorfia.

Ore 15:00, salotto.
Dino e Romario si scambiarono uno sguardo nauseato.
- Perché non facciamo qualcos'altro? - propose Romario, lanciando l'ennesima occhiata disgustata al maglione che Luss lo aveva costretto ad indossare.
- Una sciarpa all'uncinetto? - propose il Varia, allegro.
- Ma non hai qualche altro passatempo oltre al lavoro a maglia? - gli chiese Dino, guardando, poco convinto, i guanti a strisce rosse e verdi che gli erano stati messi addosso.
- Oh, certamente! Però ho così tanto da fare!... - appoggiò sulle ginocchia la sciarpa che aveva cominciato a cucire. - I miei bambini partono per le loro missioni con le divise pulite e profumate, e tornano con dei cenci logori e maleodoranti! - sospirò, guardando in aria. - Non ho un attimo per me! -
- Per l'appunto! Questa dovrebbe essere la tua occasione! - esclamò Dino, sollevato di aver trovato un motivo per togliersi quei guanti. - E cosa ti piace fare? -
- Oh, be'... -
- Non avevi qualche passatempo tipo... che ne so... gli scacchi? - lo interruppe il Cavallone.
- No, gli scacchi no. Però avevo una passione per le carte: briscola e scopa, in particolare. - improvvisamente i suoi occhi si illuminarono di uno sguardo intraprendente, che preannunciava una trovata, bella o brutta che fosse. - Perché non organizziamo una partita di scopone scientifico? -
- Non male come idea! - il capo dei controllori sorrise, levandosi rapidamente i guanti. - Romario, va' a chiamare quanta più gente riesci a trovare. Di'loro che abbiamo finito e che li aspettiamo in salotto per una tranquilla partita a scopone scientifico. -
E Romario, levatosi di dosso il maglione, uscì.


- Va bene, tesori: ora facciamo le coppie! <3 - Luss saltellerò davanti alla fila di "vittime" che Romario era riuscito a trovare e a convincere a partecipare, e mostrò loro una tabella colorata con toni vivaci, agitandola. - Questa tabella è stata riempita con i vostri nomi da Dino, a seconda delle vostre capacità. Siete stati messi in squadre da due. Potete consultarla adesso per sapere chi è il vostro compagno, e allora decideremo con quale ordine le squadre si affronteranno in questa entusiasmante partita di scopone! - spiegò.
- La tabella è truccata! - si oppose Squalo. - Propongo la selezione delle squadre per estrazione! -
- Come, Squ-chan? Non sei contento di giocare con Xanxino? - domandò Luss, un po'deluso.
Il capo dei controllori si avvicinò rapidamente allo spadaccino.
- Preferisci stare in coppia con quello lì? - mormorò all'orecchio dell'ex compagno di scuola, accennando a Luss.
- Stai scherzando! Non può giocare anche lui... vero? -
- E poi, lo sai, quando lui dice "coppia"... - continuò Dino, lasciando volontariamente la frase in sospeso.
- Va bene così. - si affrettò a correggersi Squalo. - Va bene così! -
- Sono contento. - disse Luss, sorridendo.
- Ohi, Sempai, ci hanno messo in coppia. - esclamò Fran, rivolto a Belphegor. - Non mi piace. -
- Neanche a me, rana. - rispose il principe, premendo il cappellone del bambino fino a quando il copricapo non sprofondò fino al mento.
Yamamoto dette un'occhiata al tabellone.
- Ehi, - disse, allegro. - Ci hanno messo in coppia, Gokudera! -
Il cuoco grugnì, maledicendo il momento in cui era uscito dalla cucina incappando in Romario.
- ESTREEEEEMO!!! - esclamò Ryohei, il pugno in aria, eccitato. Poi si guardò intorno, abbassando il braccio. - Ma dov'è il mio compagno? -
Gli altri si guardarono attorno e, in effetti, mancava l'ultimo giocatore (Hibari), che sicuramente non si sarebbe presentato.
- Non ti preoccupare, giocherò io con te! - Luss si affiancò a Ryohei, che lo guardò, non troppo convinto. - Ora possiamo iniziare! -
Secondo il risultato dell'estrazione che fecero subito dopo, avrebbero giocato Xanxus e Squalo contro Gokudera e Yamamoto, e Luss e Ryohei contro Belphegor e Fran. Avendo nel salotto solamente un tavolo lungo, Luss ordinò che ne venisse portato un altro quadrato. Romario e Dino restarono a guardare.
Mi permetto di riportare un breve sunto del resoconto delle varie partite...
- Sai giocare, vero? - chiese Gokudera a Yamamoto, poco convinto di una risposta positiva.
- Certamente no! - rise il maggiordomo. - Perché non me lo spieghi? -
- Non starai dicendo sul serio, vero? -
- Certo che sì! Allora? Come si gioca? -
- Per prima cosa, tieni le carte coperte. -
- Certo! - esclamò il maggiordomo, coprendo finalmente le proprie carte.
Gokudera sospirò. Sarebbe stata una partita dura.
- Vi ricordo, amori, che non si parla durante la prima mano. - li avvertì Luss. - Detto questo, buon divertimento! <3 -
- Ascoltami! - boccheggiò Gokudera a Yamamoto, senza emettere alcun suono. - Quando faccio così - e alzò la spalla destra. - Tu - e incrociò i polsi, imitando un uomo a cavallo che tiene le redini, cioè un cavaliere (il nove, per intenderci).
Yamamoto annuì, in segno d'intesa.
- Se invece faccio così - e gli fece l'occhiolino. - Tu - e imitò un soldato che impugna una lancia: un fante, in pratica.
L'altro annuì.
- Poi, se io faccio così - e si morse il labbro. - Tu, allora - e si portò le mani alla testa, imitando una corona: un re.
Quest'ultima parte doveva essere sfuggita al suo compagno di squadra, che lo guardò, perplesso.
Allora Gokudera indicò Belphegor, e Yamamoto sorrise, annuendo.
Squalo lanciò un'occhiata a Xanxus, seduto sulla poltrona dall'altra parte del tavolo lungo. Il boss non lo degnava di uno sguardo, ovviamente. Squalo cercò di attirare la sua attenzione su di sé, prima tamburellando sul tavolo, poi sbattendo il palmo e infine agitando le braccia e gesticolando.
Alla fine Xanxus alzò lo sguardo e posò i suoi occhi fiammeggianti sul vice.
- Si può sapere che vuoi? - gli chiese, annoiato.
Squalo si batté una mano sulla fronte.
- Xanxino, ho detto che non si parla! - lo rimproverò Luss. - Squ, non provocarlo! -
Lo spadaccino smise di agitarsi, imprecando a bassa voce. Intanto Gokudera buttò la prima carta. Poi Squalo mise sul tavolo la sua e poi fu la volta di Yamamoto.
Il maggiordomo guardò il suo insegnante di scopa, aspettando un ordine. Gokudera si morse ripetutamente il labbro. Yamamoto annuì e si alzò. Sotto lo sguardo allibito di Gokudera, si avvicinò all'altro tavolo e allungò le mani sulla testa di Bel.
- Che cosa vuoi fare con la corona del principe? - gli chiese Bel, puntandogli un coltello alla gola prima ancora che il maggiordomo potesse sfiorare la sua regale testa.
- Non lo so: me l'ha chiesta lui. - e accennò a Gokudera.
- Deficiente! Torna qui! Non hai capito niente! - intervenne il cuoco, facendo cenno a Yamamoto di rimettersi a sedere.
- Allora? Che carta butto? - chiese Takeshi una volta rimessosi a sedere.
- Quella che ti pare. - gli disse Gokudera, borbottando. Il suo compagno di squadra era così sveglio che ormai una carta valeva l'altra.
Yamamoto ubbidì, e allora venne il turno di Xanxus. Squalo guardò il suo boss, speranzoso: se il capo dei Varia avesse preso, avrebbero ottenuto un bel po'di punti.
Xanxus alzò lo sguardo sul suo vice, come per chiedergli pigramente cosa fare. Squalo gli boccheggiò qualcosa, che Xanxus afferrò in pieno.
E proprio per questo fece l'esatto contrario.
- VOOOOI!!! Ti avevo detto di buttare la carta più alta di denari che avevi! - urlò Squalo, furioso. - Perché hai buttato un asso di coppe e hai regalato a questi due tutti quei punti??? -
- Perché mi piace vederti furioso, feccia! - gli rispose l'altro, dalla parte opposta del tavolo.
Squalo alzò gli occhi al cielo. Gokudera gli dette un colpetto sulla spalla, e lo spadaccino si voltò.
- E' una consolazione il pensiero di non essere l'unico stressato in questa casa. - gli disse il dinamitardo, alludendo ai loro capelli bianchi. - Tu impazzisci con lui, e io con questo scemo del baseball. -
Superbi annuì, più rassegnato che sollevato.
Intanto, nel tavolo accanto...
Fran guardò le carte a tavola, poi si rivolse al suo compagno di squadra.
- Sempai, che carta metto a tavola? - chiese.
Belphegor gli disse che una carta di bastoni sarebbe stata perfetta per fare un'ottima presa.
- Bastoni? Peccato! - rispose Fran, dispiaciuto. - Bastoni è proprio quella che non ho! -
E scoprì tutte e tre le sue carte: un tre di coppe, un asse di spade e un asse di denari.
- Copri subito quelle carte!!! - ordinò il Sempai, furioso.
In breve, la squadra che risultò alla fine vincitrice fu quella di Luss e Ryohei. Quest'ultimo, in particolare, aveva in testa la sigla di Rocky, e si comportava di conseguenza, ignorando il silenzio scettico che lo circondava.
- Chi vi ha dato il permesso di far confusione? -
Quella voce calma, modulata e inattesa colse tutti alla sprovvista, costringendoli a voltarsi di scatto verso l'arco della porta. Appoggiato agli stipiti, Hibari Kyoya, difensore dell'ordine e dell'armonia scolastiche ed extrascolastiche, li guardava con disprezzo, con una mano nella giacca.
- Non vi sprecate in scuse, - continuò il Presidente del Comitato Disciplinare, estraendo il solito tonfa. - Non sarò clemente con nessuno. -
Come l'orologio del salotto scoccò le 19:00, Hibari si lanciò su di loro, accentuando quel pandemonio che tanto stava cercando di sopprimere: chi cercò di rispondere ai suoi colpi, chi si affrettò a raggiungere la finestra nella speranza di non essere visto, nonostante il suo riconoscibilissimo copricapo; chi cercò di calmarli appellandosi al loro buonsenso, chi cercò per un attimo di capire cosa stesse succedendo, ma quando dedusse che non c'era niente da capire, si gettò allegramente ed entusiasta nella mischia; e chi restò immobile sulla sua poltrona, osservando la scena con aria annoiata.
Dino, dal canto suo, si ricordò dell'appuntamento che aveva preso con Tsuna. Aguzzò la vista per cercare Romario tra tutta quella polvere e quel fumo che lo scontro stava facendo alzare. Non appena lo vide, gli fece cenno di seguirlo e, approfittando della confusione, sgattaiolò via attraverso la porta.
- Dove credi di andare? -
Improvvisamente avvertì qualcosa sul collo e si voltò, incrociando gli occhi freddi di Hibari.
- Ehm... - balbettò Dino, colto alla sprovvista. - Devo andare. -
- Ah, sì? - domandò il Presidente del Comitato Disciplinare, togliendo il tonfa dalla gola di Dino. - Così presto? -

- Sa come sono i ragazzi alla loro età!... - si giustificò Mammon, imbarazzata e tesissima, vedendo i suoi risparmi di una vita volatilizzarsi in poco meno di una frazione di secondo.
Basil la guardava, perplesso, mostrandole ancora il disegno stilizzato che aveva trovato nella camera di Belphegor, appeso alla parete e pieno di tagli. A giudicare dallo strano cappello scuro, sembrava in tutto e per tutto una primitiva rappresentazione di Fran.
Il controllore lo staccò dal muro, lo arrotolò e lo infilò sotto la giacca, insieme agli altri due esemplari (raffiguranti però Tsuna e Squalo), trovati nello studio del padrone di casa.
- Lo esaminerò più attentamente con i miei colleghi. - spiegò. Mammon rispose a quell'affermazione con un sorriso nervoso, maledicendo le manie dei suoi colleghi e fulminando MM che ridacchiava sotto i baffi.
In quel momento entrò Romario.
- Basil, Dino è al piano di sotto: ti sta aspettando. - disse.
- Arrivo subito, Romario-dono. - rispose il ragazzo, uscendo, seguito da Romario.

Dino entrò in cucina barcollando e raggiunse quasi per miracolo la sedia che Tsuna gli aveva predisposto, di fronte a lui.
- Dino, cos'è successo? - chiese Tsuna, trasalendo alla vista del ragazzo, che zoppicava, pieno di lividi e graffi.
- Kyoya mi ha salutato. - rispose semplicemente, abbandonandosi sulla sedia. Chiuse per un breve attimo gli occhi, poi, come se avvertisse la presenza di qualcuno, si riprese, si voltò e...
- Rokudo Mukuro, come mai qui? - chiese all'illusionista, seduto alla sua destra.
- Non farti strane idee, Cavallone, sono qui perché me ne voglio andare il prima possibile. - rispose l'altro.
- Non importa il motivo per cui è qui. In questo momento è un alleato, credo... - intervenne Tsuna. - Parliamo di affari, adesso. -
- Certo. - disse Dino. - Le hai portate? -
- Sicuro: eccole. - rispose il Decimo Vongola, appoggiando un sacchetto sul tavolo.
- Cos'è? - chiese Mukuro, all'oscuro di tutto.
- Sono le mie scarpe di servizio. - rispose Tsuna.
Dino prese il sacco e lo aprì.
- Bene. - commentò. - Molto bene. -
In quel momento la porta della cucina si aprì, ed entrarono Basil e Romario.
- Buona sera! - esclamarono, entrando.
- Grazie di averlo chiamato, Romario. - disse Dino, prima rivolto al suo sottoposto e poi a Basil. - Hai trovato qualcosa, Basil? -
- Certamente! - rispose lui, mostrando il disegnino che aveva trovato nella camera di Bel. - L'ho trovato nella camera di Belphegor-sama. E ne ho altri con me. -
Dino rise. - Interessante. - commentò.
Mukuro lanciò un'occhiata al disegno, e si domandò perché non avesse avuto la stessa idea.
- Fratellino, di qui a un giorno sarete di nuovo ognuno a casa vostra. - commentò Dino, sorridendo.
Anche Tsuna ricambiò quel sorriso, soddisfatto ed entusiasta di poter tornare alla sua vita normale.
- Ti ringrazio. - disse Tsuna.
- Non sarei riuscito a fare niente senza la tua complicità e quella degli altri. A proposito, - e si voltò verso Rokudo. - Grazie. MM ha fatto un ottimo lavoro per distrarre il più pericoloso dei Varia. -
Mukuro sorrise senza rispondere. Si alzò, e sparì così com'era apparso.
- Ora è meglio andare. - disse Dino, alzandosi anche lui. - Ci vediamo presto, Tsuna. -
I controllori si congedarono da Tsuna, poi tornarono all'ingresso per salutare gli altri, e alla fine uscirono dalla casa.

Non appena i controllori se ne andarono, la vita tornò a scorrere normalmente.
- FECCIA! QUANDO SI FA CENA??? -
L'urlo, dal piano superiore, arrivò in cucina, fino alle orecchie di Gokudera, che stava seduto a fumare la sua sigaretta serale. Non appena lo raggiunse quel messaggio, spense con un gesto pigro la sigaretta sul posacenere, poi si rivolse a Yamamoto, seduto di fronte a lui, che giocava con una moneta.
- Ehi, Takeshi! Vai a comprare qualche bistecca! -
- Sissignore! - rispose il maggiordomo, alzandosi in piedi di scatto e uscendo.
Di lì a cinque minuti...
- Eccomi qui! - esclamò Yamamoto, entrando sorridente nella cucina con un involucro sottobraccio.
- Ottimo lavoro! - rispose Gokudera, prendendo il pacco e appoggiandosi sul tavolo per scartarlo.
- Ok, ora vado a fare un giro. - si congedò nuovamente Takeshi, uscendo.
Hayato rispose con un breve cenno della mano, aprendo l'involucro. Ma non appena lo aprì del tutto...
- COSA??? - ulrò. - YAMAMOTO TAKESHI!!! TORNA QUI IMMEDIATAMENTE!!! -
Yamamoto entrò subito, perplesso.
- Dimmi: dove hai comprato, esattamente, questa roba? - gli chiese Hayato, con rabbia a stento trattenuta.
- Oh, be'! Al mio negozio di alimentari di fiducia: quello del pescivendolo! -
Gokudera lanciò un'occhiata rassegnata alle sogliole che il maggiordomo aveva comprato.
- Come puoi pensare che in una pescheria si possano trovare delle bistecche? -
- Bistecche? - rispose il maggiordomo, passandosi una mano tra i capelli con aria imbarazzata. - E' vero! Me l'avevo completamente dimenticato!... Cioè... ero andanto a comprare le bistecche,... ma poi sono entrato in pescheria per vedere se avevano del sushi e... scusami! -
- Non fa niente! - esclamò Gokudera, sorridendo e tirandogli un candelotto di dinamite.
Prontamente, Yamamoto lo prese al volo e lo lanciò fuori dalla finestra.
- Va bene, io vado! - esclamò il maggiordomo, uscendo rapidamente. - Ciao! -
E lo straccio che Gokudera gli aveva lanciato urtò la porta ormai chiusa.
L'orologiò scoccò le 20:00, ed ebbe inizio la Notte...



Variante! (con omake)

[...]
Chikusa si strinse nelle spalle, potando l'ennesimo cespuglio. - Lascia stare, Ken che abbaia non morde. Lo sanno tutti: a quello ci pensi tu. -
Hibari non rispose. Si voltò e se ne andò con passo lento e terribilmente calmo, mentre dal ramo di un albero poco distante una vocina stridula intonava una melodia a tema:

                                                                                                      "Sono già le otto ormai
                                                                                                     e sei già in ritardo, sai?
                                                                                                    Quando a scuola arriverai
                                                                                                    una grossa sorpresa avrai.
                                                                                                    Lui è il guardiano della notte
                                                                                               che ti accoglie con tantissime botte.
                                                                                                     Sulla spalla ha un uccellino
                                                                                                         e gli occhi da felino
                                                                                                         O-o-o occhi di gatto
                                                                                                        O-o-o occhi di gatto
                                                                                                 Degli studenti reclute ha fatto
                                                                                                e nuove regole ha messo in atto."*

*(parodia estratta dalla sigla ''Occhi di Gatto'' dell'omonima serie cantata da Cristina D'Avena)
P.S. Per ringraziarmi di questo, Hibari-san mi ha lasciato un grosso bernoccolo.
  
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