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Autore: _Damned_    30/03/2013    1 recensioni
"Sono a casa mia, sdraiato sul letto e fisso il soffitto bianco, che non fa altro che accentuare il senso di vuoto che mi tormenta..."
Un ragazzo, di nome Tom, tormentato da un incolmabile senso di vuoto. Chi o cosa potrà riempirlo?
P.S: Il titolo è bruttissimo, ma spero che la storia piaccia ^^
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mattina. Vengo svegliato malamente dal suono squillante della sveglia. La spengo irritato. Ho dormito vestito, mi conviene non farmi vedere da mia madre...
Esco e mi dirigo lentamente verso il bagno. Ho bisogno di una doccia. Apro l'acqua e mi faccio ricoprire da quelle goccioline che cadono dolcemente su tutto il mio corpo. Adoro l'acqua, potrei stare ore ed ore sotto la doccia o persino sotto la pioggia, non mi importa dei vestiti. Purtroppo devo muovermi altrimenti farò tardi a scuola. Appena finito esco e mi asciugo velocemente, per poi vestirmi e scendere a fare colazione con Jessy.
"Buon giorno Jess" Le dico con un sorriso, poco convinto stampato sul volto.
"Buon giorno Tom!" Risponde lei molto più vivace di me. Vedendomi in quello stato mi chiede cos'ho ed io, fingendo come sempre, le dico che sono stanco, scusa che regge ben poco, dato che sono andato a dormire verso le otto e trenta di sera! Lei stranamente mi crede, forse perchè pensa che durante il pomeriggio mi sono stancato. Finito di mangiare, prendo lo zaino ed esco, seguito da mia sorella. Andiamo entrambi al liceo artistico; lei è del secondo anno ed io del quarto. Ci dirigiamo lentamente verso l'istituto. Non ho la minima voglia di affrontare un altro giorno di scuola, mi sento veramente a pezzi anche se non lo do a vedere. Sto ancora pensando a cosa è dovuto il mio, ormai storico, senso di vuoto. A cosa potrebbe esser dovuto? Son sicuro che non mi manca nulla! Mi sto arrovellando il cervello, inizia perfino a pulsarmi la testa.
Perdo il filo dei miei pensieri, appena vedo una ragazza, credo di 15 anni, che si avvicina a Jess. E' la nuova amica di cui mi parlava ieri, o almeno suppongo che sia lei. E' come me l'ha descritta: Alta, magra, capelli lunghi di un bel biondo cenere, occhi grigio-celesti. Mi saluta appena con la mano e chiede se può "rubarmi" mia sorella. Io rispondo con un "sì" poco convinto. Perchè l'ha portata via a quest'ora, se tra qualche minuto si vedranno in classe? Non capisco...
Entro nell'edificio, enorme ma decadente. Le pareti sono di un bianco sporco, gli armadietti, in origine dipinti di verde, stanno ritornando color metallo, le aule sono buie e strette. Odio questo posto, sa troppo di prigione, è orribile. Questo ambiente mi rattrista ancora di più. Cammino a testa bassa, fissando i miei jeans larghi, troppo larghi e le mie scarpe, che quasi scompaiono sotto quegli enormi pantaloni. Arrivo davanti alla mia classe ed entro. Saluto il professore di fisica con indifferenza e mi siedo all'ultimo banco, accanto ad Andrea. Già che oggi è presente, decido di chiedergli di reggermi il gioco con mia madre e mia sorella. Lui ovviamente annuisce e mi rassicura con un sorriso. La lezione inizia ed io mi perdo nei miei pensieri. Guardo furi dalla finestra e guardo il cielo, pensando ancora e ancora...
Le ore passano ed è già finita la giornata scolastica. Finalmente, non vedevo l'ora di uscire da questo buco buio e triste denominato scuola. Esco ed aspetto mia sorella sulla scalinata grigia davanti al liceo. Come mai Jess ci mette tanto? Di solito è qua fuori prima di me!
La vedo uscire, finalmente, ma si dirige, sempre con la sua amica, lontano da me. Vorrei capire cosa stanno complottando, così mi avvicino e chiamo Jessy.
"Hey sorellina, dove vai?" Chiedo sinceramente incuriosito.
"Oh scusa Tom, non te l'avevo detto: Vado a conoscere la cugina di Sandra" Sandra...deve essere la ragazza accanto a lei.
"Ah ok, dirò a mamma che starai fuori tutto il pomeriggio, ciao Jess" Dico sorridendo per fargli capire che è tutto a posto. Poi inizio ad incamminarmi verso casa, consapevole del fatto che passerò un altro giorno da solo, continuando a mentire ai miei angeli, invntando storie su storie. Mi sento uno schifo, ma odio farle stare male per colpa mia.
  
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