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Autore: Flamel_    30/03/2013    4 recensioni
This is a story of boy meets another boy. But you should know upfront, this is not a love stor...
Okay, questa è una love story, più o meno.
Dal testo:
"S’incontrano al parco.
Attraversano il prato calpestando strade diverse, attraversando cancelli diversi e quando arrivano si siedono su panchine diverse, piuttosto vicine."
Di chi si parla? Zayn e Liam, naturalmente, di un casuale incontro al parco, un ex ragazzo, due gusti di gelati e qualche gatto che saltella più in là...
Spero che vi piaccia!
[Ziam!+Niall]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Banana o pistacchio?

 

 

 

 

S’incontrano al parco.
Attraversano il prato calpestando strade diverse, attraversando cancelli diversi e quando arrivano si siedono su panchine diverse, piuttosto vicine.
Liam passeggia tranquillo il lunedì pomeriggio, scalcia le pietruzze davanti a lui, invitandole gentilmente a scostarsi dal suo percorso, si guarda attorno meravigliandosi di una giornata di sole nell’uggiosa Inghilterra, si stupisce per la brillantezza che assumono le foglie sotto quella luce particolare, inspira a pieni polmoni cercando di imprimere nella mente il profumo di erba tagliata. Sorride ai bambini che scorazzano allegri tenendo un palloncino per mano mentre attraversa il manto cercando di non calpestare i fiori. Arriva in cima alla collina del parco, si guarda attorno, sempre alla ricerca di qualcosa e poi inizia ad avvicinarsi, passo dopo passo –molto piccoli e lenti perché è in pendenza- alla sua panchina. Da lì gli sembra di avere il controllo della città, riesce a vedere gli autobus oltre i cancelli, le moto che strombazzano -Liam sorride perché da lì non può sentirle- e gli pare di avere sott’occhio la vita di tutti i pedoni che camminano per la via. Eppure, ogni volta che si sofferma sul panorama qualche secondo di più, gli prende un gran senso di vuoto, si sente mancare l’aria in gola e lo stomaco si contrae irrimediabilmente. È fermamente convinto di soffrire un pochino le vertigini, quindi scrolla le spalle e distoglie lo sguardo.
Zayn d’altra parte arriva alla panchina, leggermente più in basso di quella di Liam, sempre con un’aria trafelata. Travolge pietruzze, bambini, palloni, palloncini, si guadagna occhiatacce da parte delle madri che spingono i passeggini –ha una particolare predisposizione nell’inciampare tra le ruote di quei maledetti affari, e ogni tanto gli scappa qualche improperio. Affonda le mani nelle tasche, con lo stesso atteggiamento di un bambino che fa i capricci pestando i piedi per terra, e percorre con lunghe falcate la salita senza la minima traccia di fiatone. È un carro armato sottile, è inarrestabile e determinato. Si lascia cadere sulla panchina, di trasporto, prende un gran sospiro e tira su le gambe, avvicinando le ginocchia al petto. Raggomitolato così gli pare di essere un sassolino in un mondo troppo grande per lui, troppo confusionario, cerca di affondare dolcemente, non mulinando come sempre in modo scomposto gambe e braccia. Chiude gli occhi e cerca di ascoltare solo il rumore del vento.

 

«Ehi, tu!».
Una voce giunse alle sue orecchie all’improvviso, squarciando quel silenzio candido che si era venuto a creare. Si riscosse dalla sua solitudine sobbalzando e si guardò attorno con aria truce cercando di capire chi avesse osato disturbare la sua quiete. Zayn sbatté le palpebre più volte, cercando di vedere attraverso le lacrime che gli offuscavano la vista. Dopo qualche istante mise a fuoco una figura maschile, un ragazzo in piedi davanti a una panchina poco più in alto della sua. Aveva le braccia distese lungo i fianchi e guardava proprio nella sua direzione; decise che non valeva la pena di girarsi a vedere se si riferiva a qualcuno dietro di lui e ricambiò il suo sguardo impassibile: se avesse voluto, si sarebbe avvicinato lui.
«Dico a te con il ciuffo nero» disse di nuovo. Zayn stavolta era sicuro che ce l’avesse con lui, perciò gli fece un cenno con il mento, invitandolo a parlare.
«Tutto okay?» chiese aggrottando le labbra in un broncio pronunciato.
L’altro scrollò le spalle e lo guardò indifferente. «Tu?».
«
Non mi lamento» rispose l’altro accennando ad un passo. «Ti spiace se mi avvicino?».
«No» mentì Zayn; si sentiva come uno di quegli animaletti timorosi a cui gli umani avvicinano cautamente le mani per non spaventarli. Si sentiva in trappola, schiacciato tra le mura di una gabbietta, senza via di fuga.
«Mi chiamo Liam» si presentò il ragazzo una volta che fu abbastanza vicino da allungargli una mano -Zayn rabbrividì inconsapevolmente. «Non vorrei sembrarti un maniaco, ma…» aggrottò le sopracciglia allo sguardo perplesso dell’altro. «Oh, mi hai già preso per un maniaco, ottimo» sbuffò arrossendo lievemente.
Zayn si sentì in dovere di distrarlo dall’imbarazzo in cui era visibilmente caduto. «No, macchè, nient’affatto» mentì, di nuovo. «Ero solo distratto».
«B-bene. Ecco, volevo dirti che in queste settimane, da inizio marzo, credo, ti vedo ogni luned-» s’interruppe e prese fiato. «Secondo te c’è un modo per dirti ciò che voglio dirti senza sembrare un maniaco?».
«Non lo so. Forse potresti dirmelo e troviamo un modo per farlo sembrare meno pedofilo».
«Mi credi così tanto più vecchio di te?». Zayn lo osservò meglio: i capelli rasati, lo sguardo da cerbiatto perso nel bosco, le labbra carnose, un neo sul collo. Poteva avere dai quattordici ai venticinque anni, senza problemi.
«Forse» soffiò con il mento poggiato sulle mani. «Siediti, se vuoi».
Liam accolse l’invito con piacere e si accomodò di fianco a lui, non troppo vicino né troppo distante. «Ho vent’anni ad agosto».
«Vent’anni compiuti».
«Quindi sei tu il pedofilo tra i due».
«Chi è che mi tiene d’occhio ogni lunedì?» domandò ironico Zayn, sgranchendo le labbra in quello che, all’apparenza, poteva sembrare un sorriso. Parevano anni che non sorrideva, invece erano passati solo tre giorni.
«Ehi, così mi fai sembrare un maniaco davvero» scherzò l’altro ricambiando il sorriso.
«Cosa dovevi dirmi?».
«C’è qualcosa che non va?» chiese Liam a bruciapelo, guardandolo dritto negli occhi. L’altro li sgranò ed evitò di guardarlo.
«Tutto nella norma» disse, ma anche alle sue orecchie quelle tre parole sembrarono una domanda.
«Ti ho visto solo nelle ultime settimane; il tuo ragazzo, dico, non viene più con te?».
«Uhm…» borbottò Zayn grattandosi una guancia, in imbarazzo. Il suo ragazzo. La mente corse immediatamente al ragazzo che gli occupava cuore da tempo. Il suo ragazzo? No, non più suo, ormai.
Liam d’altra parte scambio il silenzio come un giudizio nei suoi confronti. «Beh, adesso ti spiego tutto. Vedi quella panchina lì?» disse indicandola con un braccio. «Ecco, io mi siedo lì tutti i lunedì pomeriggio e anche tu sei qui tutti i lunedì pomeriggio. Ti vedo spesso con il tuo ragazzo e non posso fare a meno di pensare che…».
«Che?» domandò Zayn, improvvisamente stanco al pensiero del suo vecchio ragazzo.
«Sei piuttosto carino» terminò velocemente Liam. «Okay, io questo non l’ho detto, va bene? Volevo fartelo sapere da secoli, ma solo adesso mi rendo conto di quanto quest’idea sia stata stupida. Anzi, adesso evaporo».
Fece per alzarsi, ma la mano fredda di Zayn si aggrappò al suo polso improvvisamente; lui stesso non si era reso conto di aver compiuto quel gesto e guardò la sua mano sorpreso.
«Non… È stata stupida; potresti… Rimanere qui» mugugnò alzando finalmente lo sguardo verso di lui.
«Stai chiedendo a un maniaco sconosciuto di farti compagnia, ne sei consapevole?» gli chiese Liam con un sorriso.
«Credo di avere bisogno della compagnia di un qualsiasi essere vivente che respiri, anche un gatto mi va bene».
«I gatti sono menefreghisti e ti abbandonano; vedono un gomitolo di lana e ti tradiscono».
«Il mio ex ragazzo è un gatto?» borbottò Zayn con un sorriso amaro sul volto.
«No, ma dev’essere uno stronzo».
Zayn lo guardò stralunato, come se Liam fosse stata l’ultima persona da cui si aspettava di udire un insulto. «Sì, lo è» disse contraendo la mascella. «E mi ha tradito con un gomitolo vecchio e sfilacciato, dicendomi poi che l’ha fatto per testare il mio amore nei suoi confronti. Ha detto che se avessi reagito male, avrebbe significato che non sono in sintonia con le sue passioni».
«È un pittore?».
«Uno scrittore».
«Aaaah…» fece Liam, annuendo. «Senti, conosco un posto che fa dei gelati alla banana ottimi contro i gatti stronzi e menefreghisti».
«Era il suo gusto preferito».
«Accidenti, che sfiga. Con tutti i gusti che ci sono… Va be’, fa anche un ottimo gelato al pistacchio».
«Adesso iniziamo a ragionare. Andiamo, và».
Zayn si alzò dalla panchina con un sorriso e non si accorse che ancora avvolgeva il polso di Liam con una mano.

 

Due mesi dopo, Liam e Zayn occupano la stessa panchina.
Liam ha abbandonato l’alta quota per stargli a fianco e l’unica cosa che può togliergli il fiato, è proprio Zayn. Quest’ultimo, d’altro canto, non si rannicchia più con il mento poggiato sulle ginocchia, ma a volte abbandona la sua testa sulle gambe di Liam. Certo, non è come il suo vecchio Niall –gli vorrà un po’ per abituarsi all’assenza di capelli biondissimi in cui passare le mani, ma gli sembra un buon compromesso, almeno per il momento.
«A volte mi sembra strano essere qui con te» gli rivelò Zayn un giorno, mentre lo osservava con lo sguardo perso nel vuoto.
«Già, immagino che dopo due mesi che ci frequentiamo e che veniamo al parco ogni due giorni, sia ancora molto difficile farsi l’abitudine» gli fece ironico Liam.
«Idiota» soffiò l’altro sulle sue labbra. «Intendevo dire che mi sembra strano che non ci sia lui, al tuo posto, eppure è perfettamente naturale. Come se per anni mi fossi sforzato di far combaciare il pezzo di un puzzle con un altro che non gli era complementare; poi sei arrivato tu, e…».
«E ti ho offerto un gelato al pistacchio. Zayn, non so se prenderlo come un complimento o esserne geloso».
«Geloso? Di Niall?» esclamò sgranando gli occhi. «Ti ho appena detto che sei il mio pezzo di puzzle mancante e tu mi dici anche che sei geloso? Perché mi ostino ancora a frequentarti?».
«Allora vedi che non mi vuoi?» sbuffò Liam, roteando gli occhi.
«Sei così tonto» fece Zayn poggiando le labbra su quelle di Liam.
L’altro si allontanò appena. «Ma lo fai apposta?».
«Sì! Sei piuttosto divertente quando diventi tutto rosso per l’indignazione».
«Indignazione, eh? Hai imparato questa nuova parola a scuola?».
«Sei insopportabile. Ti rovescerei in testa un cono gelato».
«Io invece propongo un gelato da mangiare!».
I due si alzarono e iniziarono a camminare mano nella mano verso l’uscita del parco.
«…E poi dicevano che Niall era un mangione» commentò Zayn ridacchiando sotto i baffi.
Gli arrivò uno scappellotto sul collo. «Assolderò un esercito di gatti stronzi e menefreghisti per graffiarti e poi tradirti con un enorme gomitolo di lana».
«Quindi chiamerò Niall per farmi leccare le ferit- …Ahia!».

 

 

 

*

 

Flamel_'s corner!

 

Ormai non mi sconvolgo più per il fatto che continui ad imbrattare questo fandom già imbrattato di suo, evabe'.

Boh, beh. Posto questa cosa per noia -sono sul treno e non ho davvero nulla da fare- e per Martowl che mi sprona come sempre a pubblicare sciocchezze simili.
Indi per cui, grazie a lei e a Yvaine0.

Il titolo è semplicemente fame momentanea, nonostante il caffè scialbo e i due biscottini all'uvetta -il tizio del treno mi ha fregato il pacchetto con l'ultimo biscotto prima che me ne rendessi conto. Ah, accidenti!

Bah, spero vi sia piaciuta :)

F_

  
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