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Autore: Magica Emy    30/03/2013    1 recensioni
Stavolta non ci sarebbe stato nessuno a consolarla, ad alleviare la sua pena. Perchè stavolta era lei il mostro. Quel mostro, che aveva sempre cercato di tenere lontano e che adesso le era piombato addosso improvvisamente, rendendola ciò che era. Ciò che l'avrebbe cambiata per sempre. Adesso, però, non aveva più paura del buio...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Quella sera, mentre sta tornando a casa, Stefan si chiede se quella di lasciare Elena da sola con Caroline sia stata davvero una buona idea. Forse, dopo quello che è successo avrebbe dovuto... no, non può sempre essere così iperprotettivo. Adesso Elena è a casa sua, al sicuro, e non ha alcun motivo per continuare a preoccuparsi. Del resto Caroline ha insistito così tanto per rimanerle vicino, che alla fine ha dovuto cedere per forza. E poi, non vuole certo che pensi che non abbia più fiducia in lei dopo l'incidente di quel giorno. Non è stata certo colpa sua se Elena ha deciso di scappare, sarebbe potuto capitare anche a lui di perderla di vista. Quando apre la porta, il suo primo pensiero è quello di aver sbagliato ingresso. Si guarda attorno, esterrefatto, pensando che quel posto assomigli più ad una specie di cantiere polveroso che a casa sua. La stanza da pranzo, infatti, è avvolta nel caos più totale. Il grande tavolo in ciliegio è stato scaraventato a terra e rotto in più parti, ed il servizio di porcellana è praticamente sparito dalla vetrina per finire disseminato sul tappeto, in mille pezzi. Dappertutto, lampade e vasi rovesciati negli angoli più disparati, e bottiglie di vetro rotte disseminate sul parquè e sulle scale. 
- Che diavolo è successo qui? 
Esclama in preda al più totale stupore, mentre tenta di farsi spazio in mezzo a tutta quella confusione. Quando rialza lo sguardo, seduto in un angolo del divano, nota Damon. è di spalle, con un bicchiere vuoto in mano e non si prende nemmeno la briga di rispondere. Stefan sospira, scuotendo lentamente la testa. Probabilmente è meglio non fare domande. 
- Elena è tornata a casa. 
Dice semplicemente. Lo vede fare spallucce. 
- Te l'ho forse chiesto? 
Lo sente rispondere. La sua voce sembra impastata dai fumi dell'alcool, ma pur sempre dura, tagliente. Stefan sa che il fratello è furioso con lui, e che non gli passerà tanto facilmente. Ma adesso si sta parlando di Elena, e non riesce proprio a comprendere quel suo disinteresse improvviso. 
- Pensavo che visto che oggi mi hai praticamente sbattuto il telefono in faccia - ribatte - e non ti sei nemmeno preso la briga di aiutarmi a ritrovarla, ti interessasse almeno sapere che sta bene. 
Dopo un lungo momento di silenzio, durante il quale Stefan continua a tenere lo sguardo fisso su di lui, incuriosito, Damon finalmente risponde. 
- Che importanza vuoi che abbia che io lo sappia o meno? - dice - è tornata da te. Fra le tue braccia. è questo ciò che conta di più, no? 
Il fratello nota una punta di sarcasmo nella sua voce, e la cosa lo infastidisce non poco. 
- Si può sapere che problemi hai? - sbotta infatti - perchè fai così, non ti ho mai chiesto di restare fuori dalla sua vita! 
A quel punto lo vede alzarsi di scatto e lanciare in aria il bichiere che fino a quel momento aveva tenuto in mano, per poi raggiungerlo con un balzo deciso e guardarlo finalmente in faccia. Il rumore improvviso del vetro infranto contro il pavimento fa trasalire Stefan, mentre nota che Damon gli lancia un'occhiata che lo gela fino al midollo. 
- Vedi, fratellino - sibila a denti stretti, sputando le parole con rabbia - il tuo difetto peggiore, oltre a quello di essere un colossale tritapalle senza pari, è l'egocentrismo. Sei così fastidiosamente presuntuoso da credere che l'intero universo non abbia nient'altro da fare che ruotare intorno a te. Non ti è passato per la testa nemmeno per un secondo che forse, quella di restare fuori dalla sua vita sia semplicemente un'idea mia? 
Lo sta affrontando a muso duro, rabbioso, disperato. è proprio disperazione quella che adesso sta leggendo sul suo viso? Quella che indurisce i suoi lineamenti e adombra i suoi occhi azzurri, facendoli assomigliare più a due abissi scuri e inquietanti? Stefan conosce quello sguardo, lo ha già visto altre volte, e non gli fa certo presagire niente di buono. 
- Davvero? E da quando? Gli risponde incrociando le braccia, deciso a tenergli testa. Anche se sa che potrebbe pagarne le conseguenze. 
- Da adesso! 
Lo sente esclamare, prima di voltargli le spalle per allontanarsi di nuovo. 
- Sei ubriaco. 
è più un'affermazione che una domanda. 
- No. Non del tutto, almeno. 
Damon si dirige verso la porta d'ingresso, aprendola con gesti furiosi. 
- Dove stai andando? 
Si sente chiedere. Sorride con disprezzo. 
- A rimediare. Abbiamo finito lo champagne. 
Dice, prima di richiudersi violentemente la porta alle spalle. Stefan sospira, passandosi le mani tra i capelli, nervoso. Non ha idea di cosa diavolo stia succedendo, ma non vedeva Damon in quello stato da molto tempo, ormai. Troppo tempo. E la cosa lo preoccupa non poco.


- Dammene un altro. 
Eslama Damon, sollevando il bicchiere vuoto verso la barista, che lo guarda esterrefatta. 
- Quello era il sesto! Non ti sembra di esagerare adesso, occhi di ghiaccio? 
Gli lancia uno sguardo malizioso, che il vampiro però sceglie di ignorare. Non ha tempo per queste cose. Tuttavia si rialza in piedi lentamente, poggiando il bicchiere sul bancone per avvicinarsi alla ragazza, sfiorandole i riccioli biondi con le dita. è carina, ha un viso gradevole. La fissa intensamente, catturando il suo sguardo in una morsa invisibile prima di sussurrarle: - Guarda questi occhi di ghiacio tesoro, e fai esattamente quello che ti dico. Consegnami la bottiglia. 
La ragazza molla davanti a sè la bottiglia di bourbon che fino a quel momento aveva tenuto in mano, senza smettere di fissarlo. 
- Brava piccola, così. 
Si risiede, per prenderla e berne una lunga sorsata. Sta esagerando stavolta, lo sa bene. Ma non gli importa. Anche se non sta funzionando. Anche se il dolore che prova non lo abbandona un attimo, e sembra quasi farsi via via più forte ad ogni sorso. Sospira, pulendosi le labbra con il dorso della mano, e quando rialza lo sguardo nota che il posto vicino a lui è improvvisamente occupato. 

   
 
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