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Autore: 19_ACSECNARF_94    30/03/2013    0 recensioni
Una maledizione.
Un uomo che ha smarrito la giusta via.
L'amore.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ombra.

Era la sera del 25 dicembre dell'anno 1900. Per le strade di Londra non c'era nessuno, erano tutti intorno ad una tavola imbandita a banchettare e fare brindisi. Tutti, eccetto lui, lui non aveva nessuno con cui festeggiare e per questo vagava per la città innevata. I suoi passi lasciavano pesanti orme sulla neve che ricopriva i marciapiedi e la sua solitudine intristiva chi lo scorgeva dalle finestre. Passeggiando si ritrovò dinanzi una vetrina che rifletteva la sua immagine. Era un bel ragazzo di vent'anni e quella sera indossava un lungo trench nero e la bombetta. Vedendo la propria immagine si sentì soddisfatto, era proprio bello ed era la persona più facoltosa della città! Non gli mancava niente! Tutti in città lo invidiavano, tutti volevano essere lui, almeno era quello che credeva!
Si voltò verso la strada e continuò la sua passeggiata immerso nell'auto-venerazione che a stento si accorse di aver calciato qualcosa, o meglio qualcuno. Si fermò sentendo un “Ahai!” soffocato, abbassò lo sguardo, lui non abbassava mai lo sguardo e l'idea di dover vedere "cosa" avesse urtato lo irritava terribilmente. Era un bambino di circa sei anni, o come lo definiva lui uno straccione, un pezzente, stava seduto a margine di strada con un bicchiere in mano per le elemosina.
“Buon Natale signore!”, disse sorridendo il bimbo, avvicinandogli il bicchiere per un' offerta.
“Levati, sudicio accattone!” con queste parole dure gli assestò anche un pesante schiaffo.
Il bambino, ancora intontito per il colpo, chiese “Signore, mi dica il suo nome così dirò una preghiera per la sua anima”.
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Il piccolo si alzò e mentre si avviava verso una traversa buia mormorò una frase che Bleck non comprese “Bleck esti blestemat. Sufletul tau arde in iad si umbra ta este scurtat la orice rautate fatà de altii”.
Come si era permesso quel bambino ad intralciare il suo cammino e lo aveva anche costretto ad abbassare lo sguardo, lui odiava abbassare gli occhi, gli aveva anche ricordato che era Natale, lui detesta il Natale!
Quando era piccolo, aveva tre anni o giù di lì, aveva trascorso il suo ultimo Natale, il più brutto!
                                                 *****
Era al piano terra e dalla stanza al piano di sopra arrivavano i colpi di tosse e il respiro affannato della madre, forse troppo affannato. La mamma stava male e lui, Adam, non capiva cosa stava succedendo, perchè la madre era a letto da più di un mese e lui non poteva mai andare a trovarla, dopotutto come poteva capirlo, aveva tre anni. Ma quella sera, la sera di Natale, non c'è la fece più. Andò in camera dalla mamma.
“Mamma, è Natale. Perchè non andiamo vicino l'albero ad aprire i regali?”. Nessuno lo aveva notato, e i genitori sobbalzarono nel sentire la sua voce.
“Emmett... non... ti avevo... detto di... tener lontano Adam...non voglio... mi veda... in questo stato” le parole della mamma erano state appena sussurrate, il bambino riuscì a percepire tutta la fatica che la madre aveva fatto per pronunciarle.
“Adam. Quante volte ti ho detto che non devi entrare in questa stanza?” disse il padre adirato, prendendo la mano della moglie.
“Ma papà è Natale?”.
“Non vedi che tua madre sta male? Se vuoi festeggiarlo, fallo da solo! E ora Vattene!”.
Mentre usciva sentì il padre dire “Grace tranquilla, se n'è andato!”, il tono era amorevole ora!
Adam andò a sedersi vicino all'albero addobbato e ci rimase per un paio di ore.
Improvvisamente sentì dei passi, era convinto che i genitori erano andati a festeggiare con lui, ma arrivò solo il padre. Gli si avvicinò e iniziò a picchiarlo, forte, sempre più forte e urlava “E' colpa tua! E' colpa tua!”. Non sapeva che colpa aveva, ma il padre continuò a picchiarlo fino a lasciarlo quasi privo di sensi sul pavimento. Da quel giorno non rivide più la madre e visse fino ai sedici anni con il padre che continuava ad incolparlo della morte della madre, poi anche lui morì e Adam rimase solo. Completamente solo!
                                                 *****
La sua mente lo aveva riportato indietro nel tempo, ad un passato infelice,  e i suoi piedi lo avevano portato a casa senza che se ne fosse accorto. Bussò insistentemente al portone, dopo poco il domestico vennero ad aprire, ma  Adam aveva aspettato troppo tempo, e la sua rabbia si riverso sul malcapitato.
“Sei un buon annulla! Mica ti pago per la tua bella faccia! Io ti pago per svolgere dei semplici lavori... dov'eri? Perchè non hai aperto subito la  porta?”.
“Io... ero... in cucina ad aiutare Miss Sofia... mi perd...”, la frase fu fermata dal potente schiaffo che arrivò sul suo viso. Il ragazzo barcollò e, per non cadere, si poggiò su un tavolino lucidato da poco.
“Leva quelle sudice mani dal mio arredamento. Come ti permetti di sporcare il tavolino?- urlò Adam- Vai di là e chiama tutti i domestici, tra due minuti, non di più, vi voglio nel salone, chiaro?”.
“S-si...”.
“Muoviti!”, dati questi ordini si avviò nel salone.

  
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