«uff, che tipo – disse, togliendosi le scarpe e posando l’ombrello– se eri a casa potevi anche telefonare! Hai anche lasciato la porta aperta! »
Dall’altro lato della casa, nella biblioteca, il piccolo Shinichi e il dottore stavano avendo uno scatto isterico
«Ra.. Ra.. è Ran! » si spaventò il mini detective
«presto, nasconditi! » gli urlò lo scienziato, il più piano possibile
«nascondermi? Dove? » si chiese lui, correndo in tondo come un matto alla ricerca di un nascondiglio credibile, e non trovandone
«ah, professor Agasa.. » proferì la ragazza, sorpresa, entrando in biblioteca
«ciao, Ran, da quanto non ci si vede! » tentò di tergiversare, con il piccolo attaccato alla schiena, primo nascondiglio utile trovato: la corporatura del dottore gli tornava utile, finalmente!
«ohh! - si stupì Ran, per l’ennesima volta, dell’impressione chele faceva entrare lì dentro, ogni singola volta. Shinichi la derideva da anni, per quello – è impressionante! Quanti libri ci sono qui dentro! E sono tutti dei gialli.. »
Intanto il dottore si era lentamente spostato per andare ad appoggiarsi ala scrivania e permettere al piccolo grande detective si nascondersi sotto essa.
«eh, beh.. il padre di Shinichi è un famosissimo scrittore di gialli.. » le ricordò, sperando che quel teatrino finisse presto.
«è crescendo in mezzo a questi libri che a Shinichi è venuta la mania dei polizieschi.. » si rammentò
«che rompi.. » bisbigliò il piccolo latitante: proprio in quel momento doveva criticare i suoi interessi? Va bene, si era messo nei guai, okay, basta!
Purtroppo, però, il suo disappunto trapelò oltre il legno della scrivania di suo padre, attirando l’attenzione della karateka
«chi c’è lì dietro? »chiese
«be’ , no, ecco, lui.. » tentò di giustificarsi Agasa, maledicendo mentalmente quell’idiota che si era fatto scoprire nel giro di mezzo minuto. Lo stesso idiota che si stava auto maledicendo, chiudendosi la bocca con una mano.
Era accovacciato per terra e sentiva uno spigolo contro il fianco, si voltò e vide, nel terzo cassetto, aperto, gli occhiali di suo padre e gli venne un’idea: Ran non l’avrebbe riconosciuto subito, con quelli addosso (sperò)
“gli occhiali di papà! – esclamò mentalmente, indossandoli – devo mascherarmi!”
Peccato che la gradazione delle lenti fosse davvero alta, quindi dovette espellerle, per non diventare cieco
«chi è questo bimbo? » chiese Ran, che ne frattempo si era avvicinata
«su.. – lo rassicurò, vedendolo girato di schiena, incurvato su se stesso – non essere timido.. »
«su, fatti vedere! » gli sorrise, prendendolo in braccio
“ahia” Shinichi ormai era stato scoperto, ne era certo.
La ragazza rimase esterrefatta: era stupendo. Un viso rassicurante, timido ed impacciato, ma dolcissimo. Non se ne innamorò solo perché il suo cuore era già impegnato, da anni.
«ma.. questo qui.. » abbozzò una frase coerente
«eh eh.. » sussurrò Shinichi, con un tono quasi impercettibile
«è carinissimo! » si lasciò scappare lei, una volta trovate le parole, abbracciandolo forte
Quel contatto stupì il ragazzo, notevolmente: non ricordava l’ultima volta che l’aveva abbracciata.. ah, sì, forse quella volta, a New York, per tenerla al sicuro dalla pazza guida di sua madre, ma non ricordava.. stretto tra le sue braccia, con lei così vicina..
“uuh, il seno..” non riuscì a trattenere il pensiero, arrossì a quel contatto morbido e profondo. Dopotutto aveva quasi diciassette anni!
«di chi è? » chiese Ran, ignara di cosa stesse realmente accadendo
«è.. – “e ora cosa mi invento?” Hiroshi era nel pieno di una crisi – è il figlio di miei lontani parenti.. »
«quanti anni hai? » gli chiese lei, amorevole
«sed.. ehm.. sei! » rispose, con il tono più innocente che riuscì a trovare
«fai la prima? »
«s-sì.. »
«come ti chiami? »
«mi.. mi chiamo Sh.. ehm.. no.. » si impappinò, alla ricerca del nome più banale che gli potesse venire in mente.. ma nulla, vuoto.
Quanod Ran si avvicinò ancora, ponendo dolo pochi centimetri tra i loro visi, andò in iperventilazione, e dopo un paio di «eeh.. uuh.. ehm.. » notò dietro di lui i nomi degli autori dei suoi libri preferiti e, in corner, mixò Conan Doyle e Ranpo Edogawa, quasi urlando uno stentato
«Conan! Mi chiamo.. Conan Edogawa! » sospirando con un rumoroso «ah ah ah.. »