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Autore: AstridxAndros    30/03/2013    1 recensioni
questa storia è rinchiusa nel mio computer da non so quanto tempo. A dire la verità non volevo pubblicarla, (la mia migliore amica mi aveva sfidato a descrivere questo spezzone della nostra vita ^-^) ma in un attimo di pazzia eccomi qui.
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Lidia la solita ragazzina di prima media ha a che fare con Alessandro, il solito ragazzino di seconda, godetevela!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il primo giorno del primo anno delle superiori in genere va’ sempre bene. In genere, o nella grande maggioranza dei casi, tu dopo l’immancabile interminabile discorso del preside raggiungi la tua classe, prendi posto con i tuoi amici o se non hai amici con te fai subito amicizia con il tuo nuovo compagno di banco. E fin qui è prassi, no, questa non è una di quelle storie dove “io” sono la protagonista speciale, che cambia qualcosa, io sono la solita ragazzina di 14 anni, con ancora il mare in testa, e nessuna voglia di studiare ma che pensa: quest’anno andrò bene! Tutte balle.
I giorni seguenti, dicevamo, generalmente continuano tranquilli, conosci i tuoi nuovi compagni, fai fatica a ricordare i loro nomi, ma è tutto perfettamente normale.
Le cose cambiano solo quando tutte le classi superiori tornano dalle vacanze, ed essendo un istituto scientifico come in una piramide, iniziano 5 prime e finiscono in 3 quinte scarse.
Le lezioni iniziano chi più chi meno velocemente, e dopo un po’ inizi a prenderci la mano. Adesso… dopo questo breve preludio, inizia la mia vera storia…


-Lid! Aspettaci!- a quella voce conosciuta mi bloccai ridacchiando davanti la porta, come al solito le mie quattro amiche si ritrovavano impreparate al suono della campanella, io come al solito invece dieci minuti prima avevo già pronti i soldi per la “colazione” in una mano, e il piccolo borsellino nell’altra.
-adiamo! Io ho fame! Non la posso sentire più quella!- esclamai quando fui certa che la professoressa fosse lontana dall’aula, le mie compagne risero e mi raggiunsero.


-ehi, sai che un mio compagno ti vuole?- sospirai rassegnata a quella voce divertita, davanti la porta della classe di impostavano sempre quelli di seconda con i bocciati, Erica, la più grande del nostro gruppo era una loro ex compagna.
-oh, mi fa piacere- borbottai in risposta superando il biondo, le mie amiche risero, ed Erica lo salutò.
-ho già detto che quel tipo non mi piace?- chiesi avvicinandomi alle macchinette,
-si già sentito, ma il suo amico però è carino!- mi voltai sconcertata verso la mia migliore amica, Veronica detta Vero. Era la persona più timida, tranquilla ma contemporaneamente espansiva che conoscessi, era la perfetta ragazza “trucco e capelli sempre in ordine”, conosceva una grande maggioranza di attori, cantanti, film e canzoni di cui io disconoscevo l’esistenza. Poi c’era quel particolare che conoscevano solo in pochi: adorava l’Horror!


-ma chi? Quell’altro biondo? Non mi piacciono quelli biondi- la guardai severa, lei ridacchiò conscia del motivo della mia reazione,
-no, quello moro, con gli occhiali- ci pensai un po’,
-quello si chiama Luca! È amico di mio fratello- Elisa si era immessa nel discorso, era una ragazzina dai corti capelli corvini, e dal sorriso perennemente sulle labbra, era diventata una delle mie amiche il primo giorno di scuola.
-oh! Forte!! Non è troppo carino?- sbuffai osservando il mio adorato Mars cadere giù dietro al vetro,
-prima è meglio se lo conosci e poi dai giudizi, siamo ancora all’inizio dell’anno e ti sei presa due cotte, vacci piano!- la mia bocca venne tappata prima che potessi addentare la mia colazione, poi uno schiaffo sulla testa,
-ahi…- mormorai quando fui libera addentando il dolce senza ripagare la cortesia,
-abbassa la voce!- mi rimproverò lei, ecco, timida ma espansiva!
-io sono d’accordo con Lid, è vero, dovresti conoscerlo prima di dare giudizi- ecco una delle tante perle di saggezza di Chiara, aspettai a distogliere lo sguardo da lei mentre camminavamo per il corridoio,
-come dice la scimmia del re leone il passato e passato!- le altre si voltarono perplesse mentre io trattenevo una risata,
-e che c’entra?!- chiesi ridendo, poi scoppiarono tutte a ridere con me.


Le giornate passavano tranquille tra note di classe, estintori rotti, mura dipinte, viaggi per i corridoi e molto altro passavamo le nostre giornate. Di certo poi non poteva mancare quel rompiscatole del biondo e la cotta della mia amica che diventava giorno per giorno più seria.
-scusa ma perché non ci parli? Non puoi aspettare cinque anni!-
-non ho il coraggio! È così carino!!- sbuffai contrariata muovendomi nervosamente sul sedile del bus, a dire il vero quel ragazzo non mi sembrava poi questa gran bellezza, ansi! E poi c’era il fatto che fosse un grande e sottolineo Grande amico del biondo (il cui nome non mi è mai entrato in testa quindi lo chiamerò: “quellochemistaantipaticodalprimogiorno” o forse è meglio “il biondo…”) quindi presumevo fosse stupido come quest’ultimo. Ma all’amore non si comanda!
-chiedi a Erica di presentartelo!- proposi,
-ma mi vergogno!- sbuffai,
-allora vai nella sua classe ogni volta che siamo divisi e lo spii da lontano come hai fatto fino ad ora!- era una proposta sarcastica, altamente sarcastica, eppure i suoi occhi illuminati da una luce non sembravano aver recepito il sarcasmo.
-no- continuai appena lei aprì la bocca,
-ma..- provò,
-no! io non ci andrò! Vacci da sola, portati  le altre ma io non entro in quella classe! non lo farò!-.
Neanche un quarto d’ora dopo mi ero ritrovata a bussare alla classe della 2° B.


-dannato professore di scienze in malattia- borbottai a bassa voce entrando nella classe seguita da Erica, Vero e da Carlo un altro mio compagno.
-ragazzi, potete sedervi in quei banchi per ora- mormorò una professoressa senza nemmeno guardarci in volto, noi prendemmo posto nei due banchi stranamente vicini e vuoti. Sorrisi impercettibilmente al cielo per quella felice concessione, il biondo non c’era.
Vero ed Erica avevano preso posto nel banco dietro al mio che era quello più vicino al moro, l’obbiettivo di Vero. La cosa non sarebbe potuta andare meglio.


Neanche a farlo apposta cinque minuti dopo qualcun altro bussò alla porta,
-avanti- borbottò la professoressa che non aveva ancora alzato gli occhi dal registro.
-scusi prof, l’autobus ha ritardato- la voce ormai conosciutissima di Quellochemistaantipaticodalprimogiorno fece mostra di se’ con quel suo tono perennemente ironico.
-chi siete?- chiese la donna alzando lo sguardo per qualche secondo,
- Giulio Sorrentino e Alessandro Padova - rispose l’amico, la donna scarabocchiò qualcosa sul registro. Io tentavo di essere il più invisibile possibile, ero nel covo del nemico, e in una posizione potenzialmente pericolosa. Cosa diceva Chiara? Ah già! Conosci il tuo nemico come te stesso. Ed io non conoscevo il suo covo. C’era una possibilità su quattro che il posto che occupavo fosse il suo, o ancora peggio che il posto accanto al mio fosse il suo!
I miei dubbi vennero cancellati in un secondo da una sua sola frase, detta con forse un po’ troppo disprezzo.
-quello è il mio posto-.

 
 
  
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