NON
PIU SOLI
Un rumore di passi frettolosi ruppe il fragile silenzio che
avvolgeva il grande edificio austero, luogo d’insegnamento delle più nobili fra
le materie che si possono imparare a scuola, in quel momento deserto: una
ragazza correva lungo i corridoi, senza curarsi di nulla. I capelli corvini come
la notte le solleticavano il volto, mentre i lineamenti pallidi sembravano una
grottesca maschera, che nulla aveva più d’umano.
Voleva scappare.
Una lacrima fuggiasca scivolò silenziosa sulle gote rosse della
ragazza.
Non poteva sopportare più
nulla.
Sentiva che nulla aveva più un senso, che quello non era il posto
per lei.
Provava odio.
Cosa aveva mai fatto nella vita per meritare tutto
quello?
Odio, insulti…
Non riusciva a capire perché il mondo si ostinava in quel modo
contro di lei.
Doveva farlo.
Con la determinazione propria di chi non ha più nulla da perdere,
la giovane prese a correre ancora più forte, nelle orecchie solo quella vocetta
stridula, così simile a un fantasma maledetto.
Devi sparire.
Ormai le lacrime correvano senza posa giù dagli occhi, mentre ella
apriva silenziosamente la porta del tetto.
Era una meravigliosa giornata di sole, il cielo terso sembrava
puro cristallo, e il dolce calore del sole le carezzava dolcemente il volto
pallido.
Non c’era scelta.
Misurò lentamente i passi, ripensando a ogni istante a qualche
episodio vissuto nella sua breve vita, piangendo calde lacrime di impotenza e
tristezza.
Addio a tutti, addio, locus
amoenus.
Si mise in piedi sul cornicione del tetto, pronta al grande salto
che l’avrebbe finalmente condotta verso la pace, quando udì
singhiozzare.
C’è qualcuno?
Poco lontano da lei, v’era un ragazzo, i capelli color del grano,
occhi profondi come il mare e altrettanto luminosi, ma offuscati da un velo di
tristezza.
Anche lui….
La ragazza scese dal cornicione, spense il lettore mp3 che le
rimbombava dolcemente nelle orecchie e gli si
avvicinò.
Vieni…
Ella gli porse una mano pallida e affusolata, lui la prese,
docilmente, e scese.
Lentamente.
Cosa t’è successo
Erano così simili.
Entrambi soli e disprezzati.
Entrambi “diversi”.
Il ragazzo cominciò a piangere, lucenti perle cadevano giù dagli
occhi.
Lei lo abbracciò.
Shh, non sei più solo… Ci sono io…
Ci
siamo noi.