Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans
Segui la storia  |       
Autore: Eremita grigio    30/03/2013    5 recensioni
A volte, ci sono cose che non possono essere cambiate, né evitate...accadono e basta. I Titans stanno per scoprirlo, a loro spese; una crudele ed assurda guerra, iniziata in un altro tempo e universo, sta per sconvolgere le loro vite e il loro intero mondo... ed essi sono nel mezzo del fuoco incrociato.
Mia prima Fanfiction, nulla mi appartiene davvero in essa,tranne la trama (e qualche personaggio secondario).
Leggete,recensite(costruttivamente,se possibile) e godetevela, colleghi scrittori.
P.S. Sto abbassando, almeno per ora, il rating da rosso ad arancione, dunque ora potrà leggerla chiunque...sono aperto alle opinioni di voi tutti, colleghi. Vi aspetto!
2° P.S. Sto modificando, per quanto possibile, i capitoli, in modo da rendere la lettura più semplice. Spero gradiate il pensiero.
3° P.S. I numerosi, piccoli errori ortografici del capitolo 25 sono stati corretti; mi scuso e attendo, come sempre, il vostro parere e le vostre recensioni. Buona lettura.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NdA 
Ok, lo ammetto, l'ultima volta che ho cercato di postare questo capitolo vi erano dei vuoti clamorosi... me ne vergogno ancora, a distanza di giorni, e presumo che molti di voi si siano chiesti se per caso vi stessi prendendo in giro.
Posso solo dirvi che mi dispiace e, ovviamente, che cercherò di evitare simili sviste in futuro. 
Spero apprezziate ciò che ho scritto e sappiate che, qualunque cosa accada, sono deciso a completare la storia... Solo, come spesso accade a molti autori ( di gran lunga più abili ed esperti di me, oserei aggiungere) la vita tende a mettermi i bastoni tra le ruote e tra le mani, impedendomi di scrivere come e quanto vorrei fare davvero.
Attendo, come sempre, critiche e commenti costruttivi e, mentre alzo il sipario, auguro a tutti voi Buona Pasqua!!! 


Molte sono le cose che, consapevolmente o meno, una persona adulta tende ad invidiare
ad un bambino.
Il primo pensiero, come è ovvio, va al tempo trascorso; chi mai potrebbe, abbandonando ogni pretesa di superiorità intellettuale, affermare con assoluta sincerità di non avere mai, nemmeno una volta, desiderato che le sottili, inarrestabili lancette del proprio orologio biologico si fermassero e, caritatevolmente, iniziassero a marciare nel verso opposto, in modo da ritornare all'epoca dell'ormai perduta fanciullezza?
Per alcune persone si tratta di pura vanità; tanto gli uomini quanto le donne, sono tanti quelli che, rimirando sé stessi in uno specchio, tendono ad invaghirsi narcisisticamente dell'immagine proiettata sulla superficie riflettente, arrivando a considerare la propria bellezza come il più prezioso dei tesori; pertanto, essi non potranno fare a meno di notare, con occhi ricolmi di ansia ed amarezza, gli inevitabili effetti che l'invecchiamento lascerà su i loro adorati volti, anelando di tornare al tempo in cui gli anni davanti a sé erano molto più numerosi di quelli vissuti.
La maggior parte, semplicemente, invidia il fatto che sulle spalle di un bambino non sia ancora stato posto nessuno di quei pesanti fardelli che la vita, in un modo o nell'altro, tende ad accumulare, uno dopo l'altro: le responsabilità.
Quando si è giovani, i pensieri e le preoccupazioni degli adulti appaiono prive di importanza: dallo scegliere il giusto tipo di studi universitari al conseguire una laurea, dal cercare un lavoro in grado di fornire un adeguato sostentamento economico ad ottenerlo, dal trovare la forza di lasciare la casa dei propri genitori a traslocare in una nuova residenza... 
Tanti, troppi sono i passi da compiere, prima che una persona, lasciandosi progressivamente alle spalle l'adolescenza, possa giungere a definirsi a pieno titolo un 'adulto indipendente'... e molti altri, ben più difficili, dovranno essere compiuti, prima che lui o lei riesca ad accettare tale necessaria transizione.  
Talvolta, ciò che invece riempie di angoscia i cuori dell'uomo è la crescente consapevolezza che, con il susseguirsi dei giorni, arriverà il momento in cui, uno dopo l'altro, coloro che hanno trovato un  posto nel suo cuore se ne andranno tutti; è infatti inevitabile che un giorno, quasi sempre senza alcun segnale premonitore, una persona cara si spenga, lasciando un vuoto che nulla e nessun'altro potrà mai realmente colmare. Che si tratti di un amicizia, di un amante o di un parente, nel preciso istante in cui tale figura abbandonerà i suoi affetti, lui o lei lascerà un abisso incolmabile, destinato forse ad affievolirsi, ma mai a colmarsi.
Ma l'addio più temuto, quello più doloroso e sconvolgente, è di certo quello di un amato genitore: agli occhi di un bambino, il padre appare come l'uomo più forte al mondo, mentre la madre è la personificazione della bellezza e dell'affetto; essi sono sempre stati coloro che, fin dal primo respiro, hanno vegliato sulla salute e la sicurezza della propria progenie, vedendo in questa non soltanto una prova tangibile del loro passaggio sulla Terra, ma anche e sopratutto il frutto di quel reciproco sentimento che, in passato, li condusse ad intrecciare i loro destini. 
L'idea stessa che i loro occhi debbano chiudersi un'ultima volta, per poi non riaprirsi mai più è, dal punto di vista di qualunque figlio, una realtà inconcepibile, inaccettabile... e, ciononostante, inevitabile.

Tuttavia, pochi sono quelli che capiscono quale sia la cosa più preziosa ad andare persa, quando cala il sipario sulla fanciullezza, primo atto della caotica recita dell'esistenza: l'inestimabile virtù dell'autentica innocenza.
Non esiste infatti una persona che, avendo vissuto abbastanza a lungo da conoscere, in maniera diretta o meno, il lato infido e maligno dell'animo umano, riesca poi a vedere il mondo sotto la medesima luce in cui lo vedeva nei suoi primi anni di vita.
Agli occhi di un bambino, la cui infanzia non sia stata sconvolta da un evento traumatico, la vita si manifesta nella sua forma più pura e genuina; il mondo intero appare come un luogo immenso, ricco di luoghi da esplorare, persone da conoscere, misteri da svelare, esperienze da vivere...  
Non esistono ancora le rigide barriere che la società impone al comportamento ed al pensiero, non vi è alcun limite alle possibilità, non vi sono ipocrisia o meschinità, poiché concetti come menzogna, crudeltà o egoismo sono soltanto vuote parole, incapaci di tracciare il sentiero di un individuo.
L'avidità, il desiderio di potere, l'ingordigia, l'arroganza... nulla più che complicate, vuote, altisonanti ed insensate accozzaglie di lettere, prive di qualunque autentico valore. 
Ciò che davvero conta, agli occhi di un bimbo, non è il passato, né tanto meno il futuro, ma il presente, con le sue Infinite possibilità.
Ogni direzione può essere percorsa, nessun sogno è troppo assurdo , nessun limite esiste, non vi sono dubbi, incertezze o responsabilità...
Posto nelle piccole mani di un bambino, la cui mente non sia stata plagiata da sterili ideali consumistici, il più banale giocattolo può stimolare la fantasia, portandolo ad immaginare realtà meravigliose, dove tutto è possibile. 
 
Ma l'innocenza, come ogni cosa, possiede due facce: se infatti è vero che tale virtù offre la possibilità di osservare il lato luminoso del mondo, carpendone la più pura ed autentica bellezza, essa scaturisce indubbiamente dalla mancanza di esperienze dolorose che, per quanto triste sia a dirsi, tendono a formare il carattere ed indurire l'animo. 
A meno che non un individuo sia incapace di farlo, o che tali esperienze siano venute a costargli la sua stessa vita, è solo attraverso tali insegnamenti, appresi col succedersi degli sbagli, che egli potrà davvero crescere, giungendo a definire la sua vita completa.
Quando l'esperienza viene a mancare, potrebbe forse essere possibile preservare intatta l'infantile purezza ma, allo stesso tempo, si corre il grave rischio di conservare la medesima ingenuità. 
Per fare un esempio, osservato con gli occhi dell'infanzia, un teatrino dei burattini diviene un mondo a sé stante, ricco di colori e suoni, di cui le piccole comparse sono gli abitanti che, per la gioia di un pubblico sempre diverso, hanno deciso di condividere le proprie strambe vicende ed innocenti drammi, allietando lo spirito di molti sconosciuti fino a quando, dopo i saluti e gli inchini, il sipario cali su di loro. 
Poi, il giorno dopo, i simpatici burattini torneranno a danzare ancora, e di nuovo il giorno dopo, e così il successivo, tutto per la felicità di nuovi spettatori... in eterno, sempre sorridenti e spensierati, 
Ma il fatto che tale sia il modo in cui un bimbo vede una marionetta, non implica che ciò corrisponda alla realtà dei fatti...
Anche se i fanciulli, seduti nelle platee, osservano ed applaudono i graziosi pupazzetti come se si trattasse di creature viventi, ciò non significa che ai fantocci sia stato concesso, nemmeno in quei pochi attimi, il diritto di vivere;
 anche se le giovani pupille non vedono i lunghissimi, sottili fili che si avvolgono attorno i polsi e le caviglie dei fantocci, ciò non toglie il fatto che essi vi sono, imprigionando le marionette e forzandone i gesti, negando loro il dono della libertà e del libero arbitrio;
 anche se nessuno degli spettatori può scorgere il marionettista, celato tra le ombre dietro il palco di cartapesta, ciò non significa che egli non sia lì, intento a tirare i fili, dando voce ai suoi attori, manovrando le sue inanimate comparse, unico a poter decidere se le loro storie debbano divertire ed intrattenere, procedendo sui binari della commedia, o gettare nello sconcerto e nell'angoscia il pubblico, assumendo i toni della tragedia.
Quali che siano i desideri degli spettatori, infatti, a nessuno di loro è possibile influire direttamente sull'evolversi delle vicende rappresentate, e neanche agli attori, direttamente coinvolti... tale facoltà spetta solo al burattinaio. 
A lui soltanto è consentito dare uno scopo, una direzione, un senso all'esistenza dei burattini, donando loro la funzione di intrattenitori, strappandoli alla sorte di meri giocattoli umanoidi... 
Ma egli può anche stabilire, in base agli applausi di incoraggiamento o ai fischi di sdegno, se conservare una precisa linea narrativa sia o meno cosa saggia... e in quel momento, quando le emozioni del pubblico raggiungono il culmine dell'intensità, egli diviene simile ad un dio, poiché tra le sue abili dita, intente a sostenere e muovere con destrezza i vari fili, egli avrà persino il potere di controllare le emozioni degli astanti, rendendoli inconsapevolmente parte della messinscena... trasformandoli in sue nuove, inconsapevoli marionette, grazie all'innocenza e all'ingenuità che, alterando la percezione della realtà soggettiva, divengono gli appigli perfetti a cui i fili si avvolgeranno, sottomettendoli.
Tutto ciò, ovviamente, solo se nel caso in cui il marionettista sia eccezionalmente abile...
 
E fu così che, in una fredda sera del mese di Gennaio, nel continente americano, in quelli che gli abitanti del pianeta conoscevano come Stati Uniti d'America, miriadi di invisibili fili vennero diramati da un astuto, spietato burattinaio senza volto.
Costui, sfruttando i desideri e le speranze degli innocenti, così come le ambizioni e la mancanza di scrupoli dei colpevoli, trasformò il mondo intero nel suo palcoscenico, dando inizio ad una terribile messinscena, densa di inganni, illusioni e tradimenti...  una da cui nessuno di loro poteva più sottrarsi.
Celebri ed ignoti, ricchi e poveri, pavidi e coraggiosi, eroi e criminali... anche se nessuno se ne era ancora avveduto, a partire da quella sera ciascuno si ritrovava intrappolato, senza possibilità di fuga, nel ruolo che lui aveva loro assegnato.
A onor del vero, gli eventi avevano avuto inizio molto tempo prima della sera in cui, credendo di compiere il proprio dovere e far trionfare la giustizia, i giovani e coraggiosi Teen Titans avevano posto fine ad un tentativo di rapina, iniziato nella loro città, una domenica sera, alle ore 21:00 e terminato alle ore 21:36. 
Eppure, in quei trentasei insignificanti minuti, i Titans non riuscirono ad intuire che, come era avenuto ai delinquenti da loro sconfitti, ora le stringhe di quell'oscura volontà si erano avvinghiate loro, rendendoli non solo una parte indispensabile di quel folle teatrino, bensì  i suoi protagonisti.
Per quanto assurdo possa suonare, quella pericolosa farsa non fu null'altro che la cosidetta 'Prova Generale'.
Fu solo quando, dalle attrezzature confiscate ai ladri ed affidate alla polizia, emersero due piccoli, sofisticatissimi droidi, ideati e costruiti da quella tenebrosa entità, l'autentica recita poté finalmente avere inizio.
Fu allora che i sottili lacci cominciarono ad estendersi appieno,insinuandosi ovunque, giungendo a toccare ed incatenare tutti gli uomini e le donne che, senza saperlo né accettarlo, erano stati scelti per ricoprire tutti gli altri ruoli: comparsa, antagonista, sostenitore... e perfino il ruolo di spettatore.  
In un luogo ignoto, situato al di fuori del tempo e dello spazio, inaccessibile a quasi ogni essere vivente della Terra (e forse, dell'Universo intero), la strana e misteriosa figura di Kelden l'Alchemico vagava, rimuginando in silenzio i suoi propositi e i suoi obiettivi. 
Egli procedeva, con incedere dritto e sicuro, in quel luogo dall'apparenza tanto tetra, mentre
Il rumore dei suoi passi riecheggiava attorno a lui, mentre i suoi stivali si alternavano nel calpestare il pavimento, costituito di lucida pietra nera, di quello che appariva come un interminabile corridoio.
Per quanto si sforzasse la vista, non era possibile scorgere né dove quella strana sala aveva origine, né dove essa terminava... e neppure se effettivamente un inizio o una fine esistessero.
Lungo le pareti dello sconfinato andito, largo circa due metri, vi erano quelle che, a prima vista,apparivano come delle comuni porte di legno, dai pomeli in pietra bianca; ciascuna era posta ad una distanza di un metro l'una dall'altra. 
Le porte, così come il corridoio, sembravano non avere mai termine, susseguendosi l'una all'altra fino ed oltre la linea dell'orizzonte. Tutte apparivano perfettamente identiche, tranne per un particolare: su ciascuna era posta, incastonata nel centro, una argentea placca pentagonale; ognuna recava, incisa lungo i lati, un'iscrizione, tracciata in stranissimi, indecifrabili ideogrammi, rossi come sangue.
Anche i muri erano composti di pietra, ma di un colore azzurro vivo, molto simile a quello delle acque marine più limpide; numerose screziature grigio perla attraversavano l'azzurro delle pareti, creando intricate e misteriose figure; osservandole da vicino, a lungo e con attenzione , era possibile notare quelle perlacce linee muoversi, separandosi e riunendosi,  intrecciandosi e sciogliendosi a vicenda, incessamentemente creando nuove, variegate trame.
Sul soffitto, del medesimo nero del pavimento, erano incastonati innumerevoli globi di cristallo, da cui irradiava una fredda luce bianca; in qualche modo, rimirando quegli strani oggetti, focalizzando l'attenzione sulla pulsante, silenziosa luce che dal loro interno aveva origine, si poteva percepire che l'energia a scorrere in esse non poteva essere semplicemente fuoco o elettricità.  
D'un tratto, l'individuo fermò i suoi passi. Voltandosi verso destra, lo sguardo dell'Alchemico ricadde su una delle porte. Senza una parola, l'essere dalla maschera bicromatica si portò dinanzi a quella prescelta e, dopo aver portato la mano destra sul pomello bianco, toccò con la sinistra il pentagono metallico; per alcuni secondi, le incisioni presero a brillare di una luce scarlatta, dando l'illusione perfetta di una fiamma ardente. Poi, dopo che le dita ebbero lasciato la placca argentea, l'altra mano girò il pomello di novanta gradi in senso orario. Con uno scatto, la porta si aprì, consentendo al suo padrone di varcare la soglia.
La stanza in cui Kelden entrò era completamente differente da quella che un estraneo, osservando l'ingresso dall'esterno, avrebbe potuto aspettarsi: si trattava di un locale molto ampio, di forma circolare, dalle pareti di metallo; non vi era traccia alcuna di porte o finestre, o di un qualunque altro ingresso, oltre a quello appena usato dalllo stesso Kelden; nel pavimento e nel soffitto, vi erano incastonate delle strisce luminose, composte in qualche materiale trasparente, irradianti una fredda luce bianca.
Queste ultime formavano, partendo dal centro della sala, il disegno di un enome decagono regolare,  i cui vertici erano stati sostituiti con dei cerchi; ognuno aveva un diametro di un metro e mezzo ed era unito, tramite una linea retta, ad un altro cerchio, formando un secondo decagono, grande il doppio del primo. 
Strane iscrizioni, simili a quelle incise sulla porta, percorrevano interamente i lati delle figure geometriche.
Al centro esatto di tale formazione vi era una piccola piattaforma, grande quanto i cerchi circostanti, ma leggermente sopraelevata rispetto al resto del locale:  forma e colore di tale ripiano erano l'esatta copia del disegno sulla metallica maschera dell'Alchemico.
Molte erano le stranezze in quel luogo che, agli occhi di un osservatore attento, sarebbero subito apparse chiare:
tanto per cominciare,pur essendo la sala larga ben più di quattro metri, non vi era traccia alcuna degli innumerevoli ingressi incontrati nel corridoio;
le pareti della stanza non erano composte da lastre di metallo, saldate o avvitate insieme, creando invece un'omogenea superficie, priva di qualunque tipo di prese d'aria, quasi come se l'intera struttura fosse stata scavata in un unico, gigantesco blocco di metallo;
ma ciò che probabilmente sarebbeapparso più inspiegabile era il fatto che la porta che l'Alchemico si richiuse alle spalle, contrariamente a quella usata per accedere a quel luogo, non era affatto una semplice porta di legno con un pomello, bensì una spessa lastra di acciaio.
L'unico elemento in comune che i due surreali ambienti potevano vantare era la presenza, al centro di ambedue le porte, di una identica placca argentea pentagonale. 
Senza soffermarsi neanche un secondo a rimirare quell'insolito, suggestivo spettacolo, Kelden l'Alchemico attraversò la stanza, portandosi al centro della piattaforma scarlatta.
"Ed ora, che tutto abbia finalmente inizio." disse la creatura dagli occhi bianchi, rompendo il proprio silenzio.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans / Vai alla pagina dell'autore: Eremita grigio