Garofano rosso
lui, garofano rosso, parole
Sei sceso dal treno con la solita tua espressione sicura.
Sicura l’espressione, sicuro tu.
Sicuro dei tuoi mezzi, sicuro di essere amato, sicuro di non avere niente in meno dei ragazzi degli ultimi anni.
Gli altri potevano anche definirti tronfio, pieno di te. Tu sei certo si tratti di sicurezza.
Tu hai i Malandrini, che adesso sono proprio al tuo fianco, niente di questo riuscirebbe a tangerti.
E sei sceso dal treno, hai scompigliato i capelli, ti sei sistemato gli occhiali sul naso.
Sei sceso dal treno e l’hai vista.
Capelli rossi come i garofani che mamma Dorea cura con amore.
Occhi verdi come l’uva che papà Charlus adora mangiare con i suoi amici.
Lentiggini spruzzate sul naso come le stelle che tu e Sirius guardate dal tetto di casa.
La tua sicurezza vacilla.
Vorresti porgerle un fiore. Sì, un garofano rosso. Di quelli dello stesso colore dei suoi capelli.
Vorresti stringerla.
Vorresti, vorresti, vorresti... ma non puoi. Volere non è potere.
Lei ti odia, te ne rendi conto sempre sul più bello.
E adesso sei sicuro. Sì, sicuro di non essere abbastanza per lei.
Sicuro che la tua sicurezza valga solo a parole, se lei con uno sguardo è capace di demolirla.
Nota dell'autrice:
Si, è una cagatina, me ne rendo conto.
Ma sto ascoltando a ripetizione "la nuova stella di Broadway" di Cremonini e...
Va beh, capitemi.
Se vi va, fate un salto dalla mia long sui Malandrini: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1707861&i=1
Un bacio,
B.