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Autore: Eryca    31/03/2013    6 recensioni
C’era una canzone, una volta.
Una canzone vecchia di generazioni, che parlava di ricchezza, sangue puro, nobiltà di casate e nomi prestigiosi; andava avanti da secoli, dando voce all’orgoglio di famiglie rispettabili, sicuri della loro posizione.
Una canzone che un giovane ragazzo dai capelli candidi sentiva fin da bambino, quando, ancora nella culla, sua madre la intonava, facendogli capire qual era il suo posto.
Ma il giovane ragazzo dai capelli biondi capì.
Capì che il suo posto era insieme ad una giovane Mezzosangue.

***
Harry Potter, Il Ragazzo Che E' Sopravvissuto, è ormai certo che Draco Malfoy, la Serpe, abbia ricevuto il Marchio Nero.
Hermione Granger non può credere che una cosa simile sia accaduta. Non può farlo, altrimenti il mondo le crollerebbe addosso e lei sarebbe in rovina.
Che cosa succederebbe se un solo giovane Purosangue voltasse le spalle alla tradizione di famiglia, rinnegando il suo sangue, i suoi soldi e le sue certezze?
Che cosa succederebbe se la sua canzone non avesse più senso?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Code di rospo e occhi di pesce'
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Attenzione: Questa storia è stata scritta solamente per puro divertimento, per poter credere che l’amore possa vincere su tutto, anche sull’odio. Quindi, troverete una Hermione un po’ OOC e una situazione improbabile. Tutto ciò, solamente per credere in questa coppia impossibile.

È ambientata durante il Principe Mezzosangue, quando Harry Potter inizia a credere che Draco Malfoy abbia ricevuto il Marchio Nero; sapete tutti come è andata, ma in questa storia cambieranno un po’ di avvenimenti.

Siete avvisati.

 

 

Il Cantico della Notte

~

 

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C’era una canzone, una volta.

Una canzone vecchia di generazioni, che parlava di ricchezza, sangue puro, nobiltà di casate e nomi prestigiosi; andava avanti da secoli, dando voce all’orgoglio di famiglie rispettabili, sicuri della loro posizione.

Una canzone che un giovane ragazzo dai capelli candidi sentiva fin da bambino quando, ancora nella culla, sua madre la intonava, facendogli capire qual era il suo posto.

Il piccolo, quindi, era cresciuto da radici solide e splendenti come un diamante, con la sicurezza che tutto sarebbe cambiato, ma non la sua famiglia, non il suo sangue, non il suo denaro.

E, in effetti, non sono mai mutati, sono rimasti sempre gli stessi.

Però, quella nobile casata non aveva preso in considerazione un fatto, forse perché sembrava così assurdo, così impossibile che nemmeno il Signore Oscuro lo avrebbe mai degnato di sguardo.

Non avevano mai pensato che, nel loro forte muro portante, potesse crearsi una minuscola, quasi impercettibile, crepa: un solo screzio – superficiale, inizialmente – che rovinava la maestosità della loro grandiosa parete.

Una spaccatura che, però, non proveniva dall’esterno.

Ma dall’interno.

C’era una canzone, una volta.

Una canzone vecchia di generazioni, che parlava di ricchezza, sangue puro, nobiltà di casate e nomi prestigiosi; andava avanti da secoli, dando voce all’orgoglio di famiglie rispettabili, sicuri della loro posizione.

Una canzone che un giovane ragazzo dai capelli candidi sentiva fin da bambino, quando, ancora nella culla, sua madre la intonava, facendogli capire qual era il suo posto.

Ma ora, quel giovane ragazzo dai capelli candidi non lo sapeva più e fissava sconcertato tutte le sue certezze crollare, perché lui – la crepa – le aveva messe in discussione.

Tranne una, quella che aveva causato la sua titubanza, che era apparsa al suo primo giorno nella Scuola di Stregoneria e Magia di Hogwarts, che lo aveva fatto sentire indegno, come mai nessuno aveva osato fare.

L’unica certezza su cui non aveva mai dubitato – il tuo sangue sarà sempre sporco e il mio sarà sempre puro – perché era una costante. E le costanti non crollano, non vengono messe in discussione.

Aveva passato i primi sei anni di istruzione facendo a gara con lei, sperando di prendere un voto migliore del suo in Trasfigurazione, denigrandola, umiliandola, usando ogni mezzo in suo possesso per metterle il bastone tra le ruote, per ricordarle chi era e che cosa poteva fare.

Quella con i capelli ricci e gli occhi color nocciola.

 

E la canzone era sempre la stessa, ma non aveva più senso.

Perché le sue note non entravano negli accordi.

E lui non aveva più tempo.

Per questo, in quella notte di pioggia, seduto sulle gradinate di pietra del castello, guardando fuori la tempesta che impazzava, decise.

Decise che avrebbe composto una nuova canzone.

Una melodia dolce e concreta, basata sulla sua unica e vera certezza di sempre.

Fu nell’oscurità che Draco Malfoy, il Purosangue, scelse di cantare una nuova ballata, lottando per essa.

Scelse Hermione Granger, la Mezzosangue.

 

*

 

 

 

 

Hermione Granger era pronta ad un attacco da parte di Lord Voldemort, alla caduta dell’Impero Monetario della Gringott, perfino a vedere Ronald Weasley divenire una persona sensibile.

Ma non a quello.

Rivolse la sua attenzione alle Cioccorane di Ron, provando pietà per la loro triste sorte, mezze masticate e maltrattate, non avendo il coraggio di alzare gli occhi ed incrociare lo sguardo del suo migliore amico, Harry Potter, che riprese a parlare con tono profetico.

«Ormai è chiaro! Se ne sta sempre da solo...»

«Sì, in effetti ha quella faccia da funerale...» lo interruppe Ron, che sfoggiava un’espressione perplessa, la fronte corrugata. Harry lo ignorò e continuò nel suo discorso: «Sta architettando qualcosa. E io sono sempre più certo su questa cosa.»

Il Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto rivolse un’occhiata consapevole ai suoi due amici, senza ottenere l’approvazione della riccia, troppo presa a guardarsi le unghie facendo finta di non capire dove Harry volesse arrivare. Non voleva capire.

«Draco Malfoy ha il Marchio Nero.»

L’ho perso.

A quel punto, Hermione non poté più fingere e dovette sforzarsi per non sussultare, convinta che il suo cuore stesse per esplodere e andare in mille pezzi, proprio come il suo animo. Spalancò gli occhi, incapace di credere al pensiero che il suo subconscio aveva elaborato e deciso di sbatterle davanti al naso, sconvolgendola come nulla prima d’allora.

Dentro di lei si stavano susseguendo una serie di emozioni inspiegabili: odio, stupore, confusione. Paura.

Non era stupita dal fatto che Harry Potter fosse arrivato ad una tale conclusione, visto e considerato come il suo amico pareva vedere Magia Oscura e Tu-Sai-Chi anche nella zuppa di Neville Paciock.

Era la sensazione che le aveva attraversato il corpo al pensiero che il Principino Serpeverde fosse diventato definitivamente un seguace del Signore Oscuro ad averla terrorizzata.

Aveva pensato l’ho perso.

L’ho perso come si può pensare di una persona che occupa da sempre un posto speciale nel proprio animo.

L’ho perso come avrebbe potuto pensare riguardo a Harry, Ginny o Ron.

Ci doveva essere stato un errore di calcolo, in fondo anche lei poteva sbagliare come ogni persona umana, forse era stato un abbaglio, una semplice preoccupazione che avrebbe potuto provare per qualunque altra persona...

No.

Quello era il punto.

Non avrebbe provato una tale angoscia per qualunque altra persona.

Ecco perché Hermione Granger, Grifondoro senza macchia e senza paura, stava tremando: non poteva essere preoccupata per la sorte di Draco Malfoy.

Draco Malfoy.

Il primogenito ed unico figlio di Lucius e Narcissa Malfoy, dentro il quale scorreva sangue di due delle più importanti Casate Purosangue, che l’aveva sempre umiliata, trattata come spazzatura; quell’idiota infame che aveva sempre predicato l’odio verso la differenza e fedeltà verso Tu-Sai-Chi.

Draco Malfoy.

«Tutto bene, ‘Mione?» le domandò Harry a quel punto, passandole un braccio intorno alle spalle, probabilmente dopo essersi accorto della sua espressione agghiacciata.

«Sì, sei un tantino palliduccia...» intervenne Ron, che stava ingurgitando una quale sostanza commestibile trovata lì vicino.

A parte il fatto che sono terrorizzata dall’idea di essere terrorizzata per Draco Malfoy, sì, Harry caro, va tutto bene.

«Io...devo...vado in Biblioteca.»

Hermione Granger attraversò la Sala Comune a grandi passi, senza curarsi delle occhiate interrogative che i suoi amici si stavano scambiando, con la netta sensazione che  le sue certezze le stessero crollando addosso.

 

 

 

 

La Caposcuola Granger, chiaramente, non aveva alcuna intenzione di andare in Biblioteca, considerato che aveva già ripassato tutte le materie, svolto il compito di Piton ed era così avanti con il programma da poter smettere di studiare per i successivi anni.

Camminava veloce per i corridoi del castello, il mantello che svolazzava intorno alle sue gambe, mentre cercava di elaborare ciò che era appena successo: si era preoccupata per Malfoy.

Ciò che la sconcertava era la stretta al cuore che sentiva se pensava che il giovane Serpeverde potesse davvero avere il Marchio Nero.

Draco Malfoy era stato la causa della sua esasperata corsa verso il massimo dei voti: voleva ad ogni costo dimostrargli quanto una sporca Mezzosangue potesse essere la strega migliore della sua età.

Ed era riuscita nel suo intento.

Aveva sempre eccelso nei corsi e, anche se Harry e Ron pensavano che fosse a causa della sua diligenza innata, la vera sorgente di tutto ciò era Malfuretto: ogni volta che le veniva assegnato un voto migliore di quello del biondo, osservava con la coda dell’occhio la sua reazione, unica cosa di cui le importava veramente.

Riassunto con una maestria degna di nota, Hermione arrivò alla drammatica conclusione che doveva a Malfoy la sua media impeccabile. Merlino!

Dovette appoggiarsi al muro quando una nuova consapevolezza la invase, oscurando ogni altra cosa, pretendo lo spazio che le aspettava di diritto.

Draco Malfoy è la mia costante.

Perché, più nel male che nel bene, era sempre stato presente nel suo percorso come strega, fin dall’inizio e, come aveva appena constatato, era per via di lui che la sua media rasentava i livelli della perfezione.

Perché, nonostante tutto, aveva affrontato tutto ciò che era toccato a lei; anche lui aveva vissuto il mistero della Pietra Filosofale, lo scandalo dell’Erede di Serpeverde e la Camera dei Segreti, aveva scoperto anch’egli la verità su Remus Lupin e al quarto anno si era roso il fegato vedendo Potter divenire un Campione Tremaghi, per non parlare della Umbridge.

Perché Hermione aveva la certezza che tutto sarebbe cambiato, ma non il rapporto di odio che teneva con lui.

Draco Malfoy è la mia costante.

Come aveva fatto a non accorgersi prima di quanto il giovane Serpeverde fosse sempre stato presente nella sua vita – più nel male che nel bene?

In fondo era quasi una consolazione, per lei, avere la sicurezza che alcune cose non sarebbero mai cambiate e Malfoy le aveva dato esattamente quello: sicurezza. Com’era possibile che quel viscido serpente occupasse un simile posto in lei?

Era come vedere Dean e Seamus divenire nemici mortali o, ancora peggio, Piton dichiarare un amore eterno nei confronti di Harry: semplicemente impossibile.

Eppure.

Buffo come una sola congiunzione potesse ribaltare tutto il suo mondo, nello spazio temporale di un nanosecondo. Merlino!

Hermione Granger dovette concentrarsi sul suo progetto suicida, balenatole nella mente proprio mentre discuteva insieme a Ron e Harry nella Sala Comune della loro Casa. Scese le scale con passo deciso, ben conscia di ciò che andava facendo, anche se il panico si stava impadronendo del suo spirito.

Fortunatamente incrociò un Serpeverde del Primo Anno, così prese a seguirlo furtivamente, in modo da farsi guidare. Continuarono a scendere scale su scale, svoltare per cunicoli, finché la Caposcuola scoprì una parte di Hogwarts che non aveva mai visitato. Ovviamente!

Si rimproverò numerose volte mentalmente – che diavolo mi è saltato in mente? Devono avermi messo qualche strana Pozione nel Succo di Zucca!  poiché arrivarono dinanzi un grosso muro di pietra, isolato dal resto dei corridoi: era un vicolo cieco, ergo non poteva tornare indietro.

Il giovane mago stava per pronunciare la Parola d’Ordine – bravo, bambino – quando una voce forte e roca spezzò il silenzio.

«Signorina Granger a cosa devo il piacere?»

Hermione si voltò a fronteggiare un Blaise Zabini decisamente poco amichevole, con un’espressione contraddetta e l’aria di chi sta per pronunciare un Avada Kedavra. Zabini fece cenno al bambino di entrare nel Dormitorio ed egli obbedì, recitando la Parola d’Ordine così a bassa voce che la strega non riuscì ad afferrarla. Diamine! La Grifondoro cercò di ricomporsi, prima di parlare.

«Sto cercando Malfoy.»

Merlino, l’aveva detto davvero! Adesso non poteva tornare indietro e doveva attendere la reazione del giovane uomo che, in realtà, non sembrò essere così stupito, piuttosto schifato. Fece un gesto con la mano, come quando si vogliono scacciare le mosche, e poi dalla sua bocca uscì un verso simile ad un bleach.

«Chissà perché, ma la cosa non mi stupisce affatto.»

Sembrava che, quella sera, il mondo si fosse metto in complotto contro di lei, per stupirla in continuazione, con ogni genere di situazioni. Ad esempio, non si sarebbe mai aspettata che Blaise Zabini le avrebbe mai detto una cosa del genere.

Ma, evidentemente, tutto ciò che non si sarebbe mai aspettata, sembrava dover accadere, in quella strana notte.

Guardò il ragazzo che stava di fronte a lei e, per la prima volta nella sua vita, pensò che aveva proprio il famoso fascino della Serpe, come sostenevano con convinzione gran parte delle ragazze di Hogwarts, che avrebbero fatto carte false pur di finire a letto con un Serpeverde.

«Che cosa vuoi da me, Granger?»

Tipico di un Serpeverde. Loro non ti venivano incontro, anzi, facevano tutto ciò che era in loro potere per metterti in difficoltà: non parlavano finché non veniva loro posta una domanda specifica e comprensibile. E non potevi mai essere sicuro che la risposta sarebbe stata veritiera.

Dannato Salazar Serpeverde!

Hermione sospirò, rassegnata. «Dimmi dov’è Malfoy e facciamola finita!»

Sul volto del ragazzo si aprì un ghigno soddisfatto, uno di quelli che solo una Serpe era in grado di fare, perché tutti i Corvonero, i Tassorosso e i Grifondoro messi insieme non avrebbero prodotto un risultato tanto subdolo. E una tale smorfia non prometteva nulla di buono.

Zabini si avvicinò pericolosamente a lei, così tanto che, se avesse fatto un solo passo avanti, probabilmente avrebbe potuto toccargli il naso con il suo. Quel ragazzo bellissimo – perché non si poteva dire il contrario – le faceva una paura tremenda, nonostante non avesse l’aria gigantesca di Tiger e Goyle; c’era qualcosa di inquietante, in lui.

Ma, ovviamente, da brava Grifondoro, tenne la testa alta e non fece trapelare il suo timore.

«E perché mai dovrei illuminarti sulla posizione di Draco?» cominciò con voce seducente «Potresti volerlo fare fuori una volta per tutte, non credi? In qualità di suo amico» Pronunciò quest’ultima parola come se ne fosse allergico, calcandola in modo esagerato «dovrei proteggerlo.»

Strisciano, queste dannatissime Serpi.

Ancora una volta, l’attitudine del Serpeverde si faceva sentire, costringendola a sputare il rospo, altrimenti non avrebbe ricevuto le informazioni che tanto agognava.

Agognava davvero Malfoy? Ancora una volta si ritrovò a rabbrividire di fronte ad una simile rivelazione.

Era di fronte ad un crocevia: doveva scegliere se andare fino in fondo in quella faccenda – e buttarsi nelle grinfie del serpente – oppure battere in ritirata e andare a leccarsi le ferite.

Ma lei era Hermione Granger, una Grifondoro, e non si tirava indietro dinanzi a situazioni rischiose, se queste servivano per uno scopo reale. Cercò dentro di sé quella dignità che la rendeva sé stessa e fronteggiò Zabini con spavalderia.

«Non ho intenzione di Schiantarlo, se è questo ciò che ti preoccupa.» Notando che il ragazzo sembrava sempre più interessato, continuò: «Ho bisogno di parlargli, Zabini.»

Forse fu per il tono con cui quelle parole uscirono dalla sua bocca –proprio come una donna che ha bisogno di mettere al sicuro il suo uomo.

Forse fu per la sua espressione ansiosa – proprio come una donna che ha bisogno di mettere al sicuro il suo uomo.

Forse per l’aria, forse per una Pozione strana o chissà che altro: Hermione non lo seppe mai.

Ma Blaise Zabini, temuto Serpeverde, incatenò gli occhi nei suoi, per un solo impercettibile attimo, prima di voltarle le spalle e fermarsi dinanzi al muro che dava l’accesso alla sua Sala Comune.

Rimanendo voltato di schiena, il ragazzo parlò: «Ha detto che andava a fumare una sigaretta, fuori.»

Poi, senza mai guardarla negli occhi, pronunciò la Parola d’Ordine e sparì nei meandri del Dormitorio Serpeverde.

 

 

 

Lo trovò seduto sulle sponde del Lago Nero, intento lanciare delle pietre nell’acqua, forse cercando di farle rimbalzare o forse, più semplicemente, per fare qualcosa.

Hermione rimase a guardare la sua figura che spiccava nelle tenebre come la luna piena, i suoi capelli e la sua pelle candida che contrastavano con tutta l’oscurità che inghiottiva il resto. Per la prima volta nella sua vita, stava osservando Draco Malfoy senza cattiveria, senza doppi fini: sarebbe potuta rimanere lì per ore, intenta a guardarlo privo della sua maschera di superiorità, tranquillo nella sua solitudine. Capì subito di trovarsi dinanzi ad un evento a dir poco raro.

Fece un passo ancora verso di lui.

«Faresti meglio ad andartene, Mezzosangue»

La sua voce suonò tagliente, proprio come tutte le volte in cui le aveva scagliato addosso parole, come se fossero pugnali e la loro lama le aveva lacerato la carne, facendola sanguinare.

Pianti solitari, nel suo letto a baldacchino, mentre il mondo la credeva di acciaio, impossibile da scalfire, e invece lui continuava a farlo.

Odio.

Odio, per tutte le volte in cui aveva subito le sue umiliazioni, ingoiando quegli insulti, sentendosi inferiore per via del suo sangue, per via di chi era.

E adesso si ritrovava a domandarsi che cosa diavolo ci faceva di notte, al buio, sulle rive del Lago Nero. Con Draco Malfoy che, ovviamente, non la voleva attorno.

Per la prima volta nella sua vita si sentì incredibilmente stupida.

«È vero quello che si mormora in giro, Malfoy?» La sua voce era parsa così incrinata, così vulnerabile, come se fosse sull’orlo delle lacrime. E dovette richiamare tutte le forze che aveva pur di ritrovare un minimo di controllo, cosa che non doveva assolutamente mancare se si stava avendo a che fare con una Serpe. Con La Serpe.

Hermione trattenne il fiato. Una domanda del genere posta a Draco Malfoy, probabilmente, implicava il rimanere senza una risposta o, in alternativa, l’essere nuovamente additati con epiteti non troppo cortesi.

Paura.

Paura, ma non per la reazione del giovane.

Paura della risposta.

Ogni cosa, intorno a loro, sembrava essersi momentaneamente gelata. Anche l’aria non soffiava più, quasi intimorita dall’atmosfera tesa che si era creata in quella notte stellata.

«Che cosa si mormora in giro, Granger?»

Di nuovo. Era la seconda volta in una sera che aveva a che fare con un Serpeverde ed era anche la seconda volta in una sera che si dimenticava di fare subito domande mirate, invece di perdere tempo con allusioni che non sarebbero state colte. Strisciano, queste Serpi...

Adesso, Draco Malfoy si era alzato in piedi e la fronteggiava, distante poco più di un metro. Il suo volto era oscurato dall’ombra, ma la sua pelle candida splendeva sotto la luce della luna.

Hermione lasciò che i suoi occhi si posassero sulle sue spalle forti, su quelle braccia lunghe e muscolose, ritrovandosi a desiderare che la stringessero.

Colpevole. Ed ecco di nuovo quei pensieri, che sembravano non appartenerle, farsi spazio dentro di lei, richiedendo attenzione.

«Lo sai benissimo.»

Senza volerlo, le era uscita una voce tremolante, forse perché Malfoy stava continuando ad avvicinarsi sempre di più, assassinando la distanza di sicurezza. Ora, Hermione poteva sentire il calore del suo corpo, come un tiepido invito a rifugiarsi tra quelle braccia forti.

Colpevole. Ancora.

Colpevole perché, invece di provare un disgusto nei confronti del ragazzo che le stava di fronte, sentiva solamente il forte desiderio di nascondere il viso nel suo petto, come se fosse la cosa più giusta da fare, come se fosse semplicemente così.

Colpevole della sensazione che il suo posto era lì, con Draco Malfoy.

Si protese verso di lei – trattenne il respiro – e le sfiorò l’orecchio con le labbra – un brivido le percorse la schiena - «Illuminami, Mezzosangue.»

Ma Hermione aveva smesso di pensare quando il ragazzo le aveva sussurrato quelle parole vicino all’orecchio, perché adesso non sentiva nulla, nulla che non fosse il suo profumo, – un odore forte, come quello della menta fresca – il suo respiro, – superficialmente regolare e calmo – il battito del suo cuore.

Forse era quello il fascino della Serpe di cui parlavano tanto Lavanda e Calì? Forse era davvero caduta nella trappola del loro Principe?

Ma Hermione Granger non era una stupida ragazzetta, così ritrovo la concentrazione che tanto la distingueva dalla massa e fronteggiò quegli occhi grigi – due occhi in tempesta.

«Si dice che tu abbia il Marchio Nero.»

Sentì il corpo del ragazzo irrigidirsi e la Grifondoro ebbe paura che i presentimenti di Harry fossero reali. L’ansia si impadronì velocemente del suo corpo, inducendola a spostare lo sguardo verso la Foresta Proibita, per sfuggire a quella nube grigiastra che la stava incatenando.

Colpevole.

«Quindi?» Ancora una volta, da bravo Serpeverde, fece finta di non capire dove lei voleva arrivare, perché pretendeva una domanda chiara e concisa.

Ma come poteva ragionare Hermione, se lui invadeva il suo spazio vitale in quel modo? I suoi sensi sembravano recepire solamente Draco Malfoy.

«È vero?»

Era fatta.

Ormai non poteva tornare indietro e, per via della sua dignità, non lo avrebbe mai fatto; si era imbarcata in quella disavventura, obbligata solamente da quella sua colpevolezza che la rendeva preoccupata per La Serpe. E una volta che ti butti a capofitto nelle questioni che riguardano le Serpi, non puoi più fare dietrofront.

Malfoy si strinse di più a lei – un sussulto – posandole una mano dietro la schiena, il palmo aperto.

I sensi di Hermione entrarono in ipersensibilità e, non appena vennero a contatto con la mano del ragazzo, iniziarono a bramare per qualcosa di più.

Colpevole.

La Grifondoro si rimproverò mentalmente, intimandosi di allontanarsi, di attendere la risposta e poi fuggire via, perché quello era Draco Malfoy, il suo più acerrimo nemico, la ragione dei suoi pianti al Secondo Anno, la Serpe in competizione con Harry Potter.

Ed un probabile seguace del Signore Oscuro.

Eppure.

Eppure quella mano continuava a non muoversi dalla sua schiena, rimaneva lì, apparentemente dimenticata, ma Hermione sapeva benissimo che il ragazzo aveva in mente qualcosa.

Un nuovo sussurro accanto al suo orecchio – dolce tentazione, spietata tortura.

«Scoprilo, Mezzosangue.»

Colpevole.

Colpevole fu l’ultima cosa che la Grifondoro riuscì a pensare perché poi, in un attimo fulmineo, come se fosse un’azione appartenente ad un sogno e non alla realtà, Draco posò le labbra sulle sue.

Hermione dovette chiedersi più volte se non stava semplicemente dormendo nel suo letto a baldacchino, nella Torre di Grifondoro, e quello fosse solo uno strano sogno.

Dolce, dolcissimo sogno al sapore di menta.

Ma Draco la strinse più forte tra le sue braccia, mentre le invadeva la bocca con la lingua, pretendendo di più, prendendo tutto, tutto quello che poteva dargli. Ed Hermione non riuscì ad opporsi, perché era colpevole e ormai non poteva più mentire a sé stessa.

Passò le mani tra i capelli setosi del ragazzo, lasciandosi inebriare dal suo profumo fresco, mentre Draco scendeva a baciarle la mandibola, il collo.

Si rese conto di conoscere alla perfezione i lineamenti del suo viso, la linea della mascella, il modo in cui i suoi occhi tendevano a cambiare colore a seconda del tempo atmosferico.

Da quanto tempo bramava in segreto Malfoy?

Da quanto tempo lo osservava di nascosto, mentre faceva cadere un ingrediente dentro il pentolone, durante le lezioni di Pozioni?

Da quanto tempo sognava le sue abili mani che la toccavano, facendole provare sensazioni che nessuno le aveva mai procurato?

Da quanto tempo negava tutto ciò, preferendo denigrarlo insieme a Harry e Ron, facendo finta di non desiderare le sue labbra più di qualsiasi altra cosa?

Da quanto tempo era colpevole?

«Era da così tanto tempo che desideravo farlo, Mezzosangue»

Fu in quel momento, mentre Malfoy espresse a parole ciò che lei stava pensando, che si rese conto di quanto fossero da sempre legati da quella strana, colpevole bramosia.

Sei anni di tagli, ferite, lotte.

Sei anni di pianti, rabbia, litigi.

Sei anni di desiderio, voglia, inadeguatezza.

Lasciò che Draco – Draco, non Malfoy – le sfilasse il maglioncino dalla testa, mentre i suoi occhi non si staccavano da lei, in una muta richiesta di consenso; quando non trovò opposizione, il giovane scese di nuovo sulle sue labbra, impadronendosene nuovamente.

Colpevole ancora una volta, Hermione, che prese a sbottonare la camicia del ragazzo, ora intento ad osservarla con una strana adorazione in viso, quasi stesse guardando una divinità; fu proprio quell’espressione che indusse la Grifondoro a continuare, sempre più convinta in ciò che stava facendo: se vi avesse trovate segni di vittoria, come se quello fosse solo un modo per ferirla, avrebbe battuto la ritirata. E ne sarebbe morta.

Abbandonò per la prima volta nella sua vita la ragione e i dubbi, concentrandosi solamente sulle labbra di Malfoy che accarezzavano dolcemente il suo petto, facendola gemere piano.

E fu sorridendo sulle sue labbra che Draco artigliò dolcemente il suo sedere, strappandole un gridolino sorpreso, prima di farla sdraiare sull’erba fredda e sovrastarla.

Occhi negli occhi.

Occhi in tempesta, una bufera di emozioni così potente che avrebbe travolto qualsiasi persona.

Occhi languidi, velati da una voglia maliziosa, chiedevano il permesso per avere di più, sempre di più. Per avere tutto, prendere tutto.

Hermione annuì impercettibilmente a quella muta richiesta, così Draco prese a baciarla a lungo, dolcemente, per poi scendere verso il basso, lasciandole una scia rovente di baci sul petto – brividi –, mentre le sue mani esperte le sganciavano il reggiseno.

Profumo di menta le invadeva le narici.

Profumo di menta nel suo cuore.

Inarcò la schiena quando sentì le labbra del ragazzo prendere in bocca un capezzolo, giocandoci con la lingua – dio, non aveva provato mai nulla di simile. Artigliò la schiena nuda di Malfoy, abbracciandogli i fianchi con le gambe, in una morsa dolcissima.

Mute promesse, in quelle mani che si toccavano, dopo interi anni di desideri nascosti e voglie negate.

Poi, ogni cosa divenne sempre più confusa, mentre la passione diveniva sempre più pretenziosa e Draco sembrava voler baciare ogni minimo lembo di pelle del suo corpo. I pantaloni di entrambi sparirono in un momento che Hermione non afferrò, troppo occupata a baciare quelle morbide labbra, che era tornate sulle sue.

«Oh, Mezzosangue... Quante notti ho sognato il tuo corpicino inviolato...»

Quelle parole mormorate sul suo ventre le fecero completamente perdere la testa e si ritrovò ad inarcare nuovamente il bacino, portando Malfoy a sorridere sulla sua pelle.

Sorridere. Non ghignare.

Sorridere.

Malfoy sorrideva.

Fu quando le labbra del Serpeverde si posarono sulla sua intimità, che Hermione si domandò se il Paradiso esisteva veramente o se, più probabilmente, era quello.

Sospiri, carezze, gemiti.

Pelle, baci, intimità.

C’era solo Draco, ovunque, in ogni parte di lei – nella sua parte più profonda – e il suo cuore sembrava voler esplodere di gioia, perché non era possibile provare un’emozione tanto forte, tanto coinvolgente nei confronti di una persona che fino a pochi istanti prima si credeva di odiare.

Odio.

Amore.

Le labbra del biondo erano infuocate e battezzavano ogni parte di lei, posandosi sul ventre, stuzzicandole i seni per poi passare più in su, fino a ricongiungersi con la sua bocca – perché le loro labbra erano due pezzi di puzzle che combaciavano.

E Draco inchiodò gli occhi nei suoi, mentre le allargava dolcemente le gambe ed entrava dentro di lei, offuscandole del tutto la vista, impedendole di respirare – lui, lui, lui,  respirava lui. Quando incontrò l’ostacolo della sua purezza, il ragazzo scese a baciarle le labbra – menta –.

«Non ho il Marchio Nero, Mezzosangue...» le disse all’orecchio, il corpo che tremava. «...Non credo in questa stupida crociata che mio padre sta intrattenendo. Non supporto il Signore Oscuro. Non me ne importa nulla del resto del mondo.»

Occhi negli occhi.

Hermione lesse un’emozione così profonda, dentro quel turbine di grigio, che le salì un singhiozzò in gola, mentre la commozione forzava per uscire.

Come aveva potuto essere così sciocca da non accorgersi che le occhiate malefiche di Draco Malfoy non erano dovute al disprezzo, ma alla rabbia per non poterla avere?

Da quanto tempo era bramata in segreto da Draco Malfoy?

«Mi importa solo di te, Mezzosangue.»

E fu mentre sussurrava quelle parole al suo orecchio, che entrò completamente in lei, spezzando ogni ostacolo che lo impedisse, abbattendo le barriere di odio che avevano costruito per proteggersi in tutti quegli anni, invadendo totalmente il suo corpo e la sua anima, prendendo tutto.

Tutto quello che aveva da dare.

Draco aumentò il ritmo delle spinte, abbandonandosi un po’ di più a quella lussuria che stavano scoprendo ed Hermione si strinse di più a lui, lasciandosi inebriare dalla sensazione di possederlo.

Draco dentro di lei.

E mentre toccava l’apice, per la prima volta nella sua vita, Hermione si ritrovò a guardare il cielo e si rese conto che non vi era nemmeno una nube, ma le stelle occupavano quella tavolozza infinita, illuminando quell’oscurità.

Colpevole.

Assolta.

Draco Malfoy abbandonò il capo nell’incavo della sua spalla e la ragazza prese ad accarezzargli i capelli, il piacere che si stava placando in lei.

«E adesso?»

Adesso che l’intero Mondo Magico ci è avverso, adesso che il tuo sangue sta accusando il mio, adesso che la vita ci mette davanti la nostra eterna differenza.

Perché non si poteva scappare, non si poteva fingere di essere qualcuno di diverso: Hermione Granger, la fedele amica di Harry Potter, e Draco Malfoy, il figliol prodigo di un Mangiamorte. Grifondoro. Serpeverde.

Coraggio. Astuzia.

Luce. Tenebre.

Granger. Malfoy.

No.

Hermione e Draco.

Alzò la testa Draco, guardandola dritta negli occhi, con l’espressione più seria che Hermione gli avesse mai visto – sembrava volerle promettere l’impossibile.

Occhi negli occhi.

«E adesso si compone una nuova canzone.»

Insieme.

 

 

*

 

C’era una canzone, una volta.

Una canzone vecchia di generazioni, che parlava di ricchezza, sangue puro, nobiltà di casate e nomi prestigiosi; andava avanti da secoli, dando voce all’orgoglio di famiglie rispettabili, sicuri della loro posizione.

Una canzone che un giovane ragazzo dai capelli candidi sentiva fin da bambino, quando, ancora nella culla, sua madre la intonava, facendogli capire qual era il suo posto.

Ma il giovane ragazzo dai capelli biondi capì.

Capì che il suo posto era insieme ad una giovane Mezzosangue.

E fu in una notte senza nuvole, una notte in cui le stelle brillavano e illuminavano ogni cosa, che l’odio venne calpestato e l’amore fu finalmente trovato.

Fu in una notte senza nuvole, una notte in cui le stelle brillavano e illuminavano ogni cosa, che Draco Malfoy ed Hermione Granger composero la loro nuova canzone d’amore.

 

 

Finite Incantatem

 

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Angolo Eryca

Come prima cosa, vorrei ringraziare per il beta-reading eccezionale e professionale – non ti smentisci mai, donna! Non so come farei senza di te! <3

 

Questa OS ha una lunga, perché l’idea è nata mesi fa, ma non è mai stata messa su carta. Dopo diversi ritocchi, modifiche e riprese, finalmente è uscita fuori – bene o male non lo so, me lo dovrete dire voi.

Ci tengo a precisare alcune cose che non credo che Hermione si donerebbe a Malfoy con questa nonchalance; non me la vedo proprio a fare una cosa del genere, ma come ho scritto all’inizio, è solo per sognare.  Idem tutte le incoerenze che trovate nella storia. Ho cercato di non andare troppo in OOC e mantenere le caratteristiche dei personaggi e di Hogwarts, spero di esserci riuscita.

Questa storia è per me davvero importante, perché Draco/Hermione sono probabilmente il mio OTP e li adoro, quindi spero di avervi fatto sognare un po’.

 

Grazie a tutti,

Eryca.

   
 
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