Cara mamma,
vedo il tuo
volto ritratto in quella vecchia foto
e mi
chiedo che aspetto avrebbero potuto avere
i tuoi
occhi se l’ombra di un sorriso li avesse sfiorati.
Cerco di immaginare la tua voce
Pensandola come quella di Temari,
a volte mi fa credere di averti li per me.
Formulo sottovoce la parola “mamma” ma
non oso pronunciarla veramente,
la lascio
morire sulle labbra a mezz’aria tra il desiderio e la delusione.
Quando sono nato avrei voluto specchiarmi almeno una volta
nei tuoi occhi nella speranza di potervi leggere le parole “bambino mio”.
Ma il seme malvagio di ciò che sono ha strappato il tuo
cuore pieno dio odio e rancore stracciandolo
Sbranandolo
Uccidendolo..
Ti è stata negata la possibilità di scegliere il tuo destino mentre ti descrivevano il mio.
Crescevo dentro di te al sicuro da un mondo che sarebbe
stato troppo cattivo con me:
forse mi
proteggevi,
forse mi amavi
o forse mi
odiavi,
dalle tue
labbra non ho potuto udire nulla.
Guardo le mie mani che tanto hanno desiderato stringersi al
tuo petto per cercare in quell’abbraccio la
consolazione di non essere solo.
Guardo il riflesso dei miei occhi verdi ormai aridi e
insensibili:
almeno una
volta avrei voluto che le mie lacrime fossero asciugate da te,
cara mamma.
Com’eri quando ridevi?
Com’eri quando ti arrabbiavi?
Com’eri quando piangevi?
Com’eri quando la paura ti serrava
la gola?
Di te non è rimasta che quella foto,
nei miei
ricordi non esisti.
Sei lontana, sfocata, nemmeno nei sogni mi è concesso
vederti.
A te il tempo è stato tolto e a me ne hai dato fin troppo
maledicendomi perché potessi essere l’emblema del tuo rancore.
Mi sarebbe bastato esser4e il tuo bambino.
Cara mamma,
cadrà la neve
sul deserto e quel giorno piangerò
finalmente seduto
sulle tue
ginocchia.