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Autore: Son Kla    19/10/2007    1 recensioni
Sottile è il confine tra amore e egoismo. Spesso qualunque scelta è sbagliata, ma il loro cammino sembra non doversi dividere. GokuxOC
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Kogaiji, Sha Gojio, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo capitolo…sono ripartita sprint xD… scherzi a parte, ultimamente ho poco tempo per tutto, però la storia è lunga perciò voglio metterne almeno un pezzettino più spesso o non la finisco più

Nuovo capitolo…sono ripartita sprint xD… scherzi a parte, ultimamente ho poco tempo per tutto, però la storia è lunga perciò voglio metterne almeno un pezzettino più spesso o non la finisco più! Sempre grazie a Temmi che legge e recensisce ogni volta (e si becca le 300 mail vuote ogni benedetta volta visto che mi sbaglio e pigio il tasto invio e partono vuote xD)… stavolta ho risposto via mail, sicché non mi dilungo oltre, e lascio direttamente il passo al nuovo capitolo… anche questo non è il massimo del soft ma a mio avviso è sempre meglio di quello precedente! Sono andata sul pesante, perché se mi immagino una situazione con dei demoni io proprio non me la vedo tanto leggera… e ho voluto renderla il più realistica possibile.

Sperando che leggano, volevo ringraziare anche angelicascerra e Stelly88 perché ho visto che hanno aggiunto la storia ai preferiti, e mi ha fatto molto piacere!

Quando riaprii gli occhi, mi trovavo dentro a una specie di grande tenda da accampamento, un grosso tronco centrale sorreggeva il telone color crema, che ad ogni suo angolo era tirato da picchetti. Ad un lato, ardeva un piccolo fuoco, per riscaldare un po' dagli spifferi notturni che passavano da sotto i drappeggi. Li sentivo distintamente, perché sfioravano il mio corpo che percepii, prima ancora di vederlo, seminudo. Quei mostri di prima mi avevano strappato ancora il vestito, già logoro dalla prima volta che irruppero nella casa dove stavo con la vecchia. Ma quel vestito, adesso non c’era più, ed io avevo indosso soltanto le mutandine. Non solo la nudità mi faceva percepire i soffi gelidi della notte: ero anche completamente fradicia, me ne accorsi quasi subito perché l’acqua sulla mia pelle a contatto con l’aria mi provocò diversi brividi. Spalancai gli occhi. Era stato quel demone, che per farmi riprendere mi aveva rovesciato addosso qualcosa come un secchio d’acqua. E non ebbi tempo di preoccuparmi della mia quasi totale nudità.

“Hai dormito abbastanza” ghignò “Ti ho evitato la compagnia di tutti quegli affamati… te ne toccava anche il doppio, grazie alla tua amichetta troppo intraprendente!” mi tornarono alla mente quei momenti e quelle sensazioni ancora vive nei miei ricordi… li scacciai velocemente… facevano troppo male “e quindi adesso, pretendo un bel ringraziamento”

Ero ancora debole. Però mi tirai su a sedere, accompagnando la mia fronte sempre dolorante con una mano, che le dava ben poco aiuto. Vidi poco lontano da me un tavolino basso con del cibo sopra: carne, pane, uova, formaggi, frutta… c’era di tutto… poi acqua e molto vino.

“Dai vieni qui, fammi compagnia” e si sedette davanti al pasto. Non avevo fame, e titubai un secondo “Ti ho detto di venire qui e di mangiare con me!!!” alzò molto la voce. Così forzando ancora una volta il mio fisico stravolto, mi trascinai come meglio potevo al tavolino, e mi misi dal lato opposto di dov’era lui. Aveva già iniziato ad azzannare della carne. “Mangia anche tu, o mi svieni di nuovo! Mi avresti anche stufato sai!!!

Non sapevo che fare… solo l’odore del cibo mi ripugnava. Non si trattava del cibo: a differenza di quello che vidi sbranare agli altri demoni in gruppo, quello che adesso mi offriva il mio carceriere aveva l’aspetto invitante e appetitoso. Si vedeva che la carne era di selvaggina, piccoli uccelli e qualche mammifero tipo coniglio. Poi le uova, e il pane… tutto cotto, e pulito. Insomma, si vedeva che lui non era uno del gruppo come gli altri. Nonostante questo, non avevo fame, e capii ben presto che il motivo era soltanto il mio digiuno che durava ormai da giorni. Tra la paura, il trattamento, e il viaggio, anche il digiuno aveva apportato il suo contributo nel far dimenticare completamente dello stomaco alla mia mente, concentrata ormai ogni minuto che passava solo a valutare quanto ancora valesse la pena non uccidersi. Ma per adesso, la mia mente aveva sempre ritenuto che convenisse rimanere viva; anche se non raramente, la decisione era stata presa in maniera impopolare rispetto a ciò che diceva il mio animo ormai completamente straziato. Vivevo uno stato interiore di completo conflitto, e il mio fisico era stravolto. Niente di me più funzionava come doveva, e tutto andava lentamente al tracollo… l’unica cosa che mi teneva ancora in piedi era sempre la luce di quella speranza, la luce dorata che vedevo ancora laggiù in fondo all’orizzonte. Più che passava il tempo, più che mi intestardivo… se avevo fatto degli sforzi per rimanere viva fino a quel momento, non avrei mai permesso che andassero sprecati, altrimenti tanto sarebbe valso non subire tutto ciò. Sapevo che avevamo preso una decisione, o meglio, che Sanzo aveva preso una decisione, e anche gli altri evidentemente lo appoggiavano, e che io avevo fatto come dicevano, dando così il mio tacito consenso… lo sapevo… ma in quegli attimi, del bene di chi e di come non mi importava proprio niente. Goku era la sola cosa che mi tenesse in vita. Era lontano da me, e lontani anche i suoi pensieri dal mio essere, che lui credeva ormai perduto, ma la sua presenza seppur aleatoria nella mia mente, continuava a tenermi viva. Non so che parte di me, visto che il corpo e lo spirito erano straziati. Ma continuavo a non mollare, perché sapevo che se avessi tenuto duro, l’avrei rivisto. Non avevo la minima intenzione di morire senza rivederlo, e senza dirgli tutto ciò che sentivo. Ogni volta che ne avevo avuto l’occasione, non l’avevo fatto per vergogna o chissà quale altra motivazione stupida… adesso avrei dato la mia vita per averlo davanti anche solo un minuto, e per potergli dire quanto sentissi di amarlo, e quanto la sua presenza, il solo pensiero di lui, potessero tenermi viva in una situazione del genere. Mi chiedevo come stesse lui, in quei momenti in cui io lo pensavo, in cui mi aggrappavo al suo ricordo per darmi la forza… ma non ebbi più tempo da dedicare al mio piccolo dolce demone.

Hei ma insomma!!!!” quel mostro davanti a me era furente “a cosa cazzo stai pensando??? Sveglia!!! Se non hai voglia di farmi compagnia, ti ammazzo davvero, mi stai proprio seccando!!!”

Trasalii a quella voce minacciosa: era davvero spazientito e si sentiva. Mi allungai indietro per prendere uno di quei panni sui quali mi ero ritrovata adagiata al risveglio, per coprirmi un po' il seno… anche se ormai stravolta e abituata a qualsiasi tipo di sevizie, appena la mia mente tornava forzatamente al presente, mi dava di nuovo qualche piccolo stimolo di amor proprio. Ma quanto amor proprio potevo ancora desiderare di pretendere… ora che quei pazzi si stavano prendendo tutta la mia vita, tranne quella luce, quella lontana speranza che non avrebbero potuto strapparmi mai. Mi portai uno di quei tessuti al corpo, ma me lo sentii strappar via dalle mani violentemente.

“Che fai ti copri??? E secondo te il tuo vestito che l’ho tolto a fare, per portarlo in lavanderia??? Non fare la stupida e vieni qui! È l’ultima volta che te lo dico” e alle parole accompagnò un cenno della mano che mi invitava al suo fianco. Non avevo scelta. Dovevo assecondarlo. Sapevo cosa voleva da me, e sapevo che se lo sarebbe preso, che io avessi voluto o no. Forse, con quasi più gusto, se non avessi voluto. E infatti io non volevo, e la sola idea mi faceva disperare… sopportavo tutto…ma quello, non potevo assolutamente accettarlo. Perché quello, avrebbe spento anche l’ultima piccola speranza che mi teneva in vita… perché dopo di ciò, io stessa non avrei mai più voluto presentarmi di fronte a quell’essere puro e innocente. Ero disperata. Ma mi avvicinai a lui ugualmente, mentre pensavo a tutto ciò… perché sapevo bene che non avrebbe avuto ancora molta pazienza. Mi sedetti vicino a lui, e prima che potessi accomodarmi mi passò un braccio intorno alla vita e mi tirò a se, poi mi mise il viso sul collo e respirò profondamente.

“Come profumi… nonostante tu abbia passato questi giorni come prigioniera, la tua pelle e i tuoi capelli sanno ancora di buono…sanno di una pelle pura e giovane…”

Ero raccapricciata… ma avevo forse inconsciamente capito, che in quel momento dovevo assecondarlo. Allora, mi limitai ad un falso sorriso imbarazzato.

“Posso mangiare qualcosa? Mi sento debole…” furono le prime parole che mi sentì pronunciare. Non era affatto vero che volevo mangiare… ma che ero debole sì. E se volevo cavarmela in qualche modo, era meglio che mangiassi un po'. Lui fece uno dei soliti sorrisi sarcastici.

“Mangia, mangia quanto ti pare…” prese il tavolino e lo avvicinò a noi, come a invitarmi a servirmi. Iniziai con della frutta… poi mangiai anche dell’altro… non ricordo bene cosa, anche perché non sentivo alcun sapore. Però ricordo la sensazione strana che mi procurò mangiare dopo tanto digiuno, dopo tanto soffrire. Dopo pochi bocconi, già mi sentivo completamente sazia. Ma mangiavo piano per dare l’impressione a quell’essere di star mangiando molto. Al mio atteggiamento un po' più sciolto, rispose rilassandosi anche lui, e iniziò a mangiare e a bere a volontà. Bevve tantissimo vino, e lo versò anche a me… volevo dirgli che non bevevo, ma preferii tacere per evitare che l’atmosfera più confidenziale che sicuramente sarebbe tornata a mio vantaggio si spezzasse. Mi riempiva il bicchiere, e quando non guardava io lo rovesciavo a terra… iniziai a ridere, come se l’alcool mi avesse dato un po' alla testa. Anche se non avevo mai bevuto in vita mia, evidentemente recitai bene, o forse era facile ingannare i suoi occhi perché loro stavano davvero appannandosi sotto le tentazioni di bacco. E fu in quel momento, che mi venne in mente un modo, forse l’unico, per cavarmela in quella situazione. Così, quando mi versava il vino, invece che buttarlo in terra, riuscivo a farlo bere a lui: giocherellando col cibo e imboccandolo simulando qualche sorta di gioco di seduzione, riuscivo anche a farlo bere, e ovviamente il bicchiere che usavo era il mio. Non era difficile ingannarlo… era sempre più ubriaco… rideva, si ingozzava, e quasi scherzava con me. Scherzi stupidi e spinti, molto spinti, soprattutto col mio corpo spogliato lì davanti, ma almeno era meglio delle minacce di poco prima. In poco meno di due ore, era completamente sbronzo. Due ore in cui avevo annientato il mio corpo, permettendo qualsivoglia forma di non rispetto nei suoi confronti, per arrivare al mio scopo. Ma ci ero riuscita. Giaceva ormai completamente disteso a terra, con la testa sulle mie gambe, il respiro era quasi affannato tanto il ventre era appesantito dal cibo, e soprattutto dall’alcool che tra l’altro gli faceva puzzare terribilmente l’alito costringendomi all’apnea ad ogni suo respiro. Mi accertai che fosse davvero completamente addormentato, e quando nei fui certa lo trascinai per un braccio fino al giaciglio dove mi ero ritrovata io e che evidentemente usava come letto. Poi caddi sulle ginocchia stremata. Ero stanca, ero distrutta psicologicamente, è vero. Ma quel cibo, mi aveva dato un po' di forze… e sentivo la mente disperata ma meno stremata. Me l’ero scampata, almeno per il momento. Ma che fare adesso? Per quanto avesse potuto dormire, quando si sarebbe svegliato avrebbe comunque preteso ciò che voleva prendersi da tutta la sera. Avrebbe voluto prendersi tutta me stessa. Non potevo permetterglielo… tornai al tavolino mentre lui russava forte poco distante. Mangiai qualcosa che era avanzato… quel cibo, mi aveva fatto meglio di quanto avessi potuto credere. E la mia mente tornò a Goku… come avrei potuto cavarmela ora? Scappare era praticamente impensabile… eravamo nel bel mezzo del niente, e anche fossi straordinariamente riuscita a passare inosservata a tutti gli altri demoni che facevano parte del gruppo, e straordinariamente fossi riuscita a non farmi ritrovare nel giro di poco tempo, cosa avrei fatto? Non sapevo minimamente dove mi trovavo, e non avrei saputo dove andare e come sopravvivere. E poi, non sapevo in che direzione fosse l’ovest. Non avrei comunque ritrovato Goku… mi prese lo sconforto. Non trovavo una soluzione, e iniziavo a pensare alle cose più disparate: pensai che forse era meglio se non lo avessi fatto ubriacare, così perlomeno avrebbe ormai già compiuto la sua violenza, e non avrei più dovuto sostenere quella situazione…che sembrava con quell’attesa snervante far peggio dell’atto stesso. Se non avessi cercato in tutti i modi di evitarmela, mi sarei tolta prima il pensiero… ragionamenti, che non possono essere concepiti se non da una mente instabile come in quel momento era la mia. Tuttavia, quei pensieri malsani, mi permisero di trovare la soluzione che cercavo. Non era sicura al cento per cento, ma era semplice e forse l’unica minimamente affidabile. Così mi avvolsi in quel che restava del mio vestito che trovai lì intorno, e rannicchiata in un angolo attesi che la mattina lentamente tornasse, senza ovviamente chiudere occhio; l’unica compagnia che ebbi in quelle lunghe ore fu il pensiero di quando tutto sarebbe finito, e quei momenti fossero diventati solo un orribile ricordo da rimuovere grazie ad uno splendido sorriso del mio piccolo dolce demone. Dopo diverse ore, quando si cominciarono a sentire i primi movimenti fuori dalla tenda, e quando i colori lasciavano il tono bluastro della notte per apparire più del colore del fuoco diurno, ricominciai con la recita: mi spogliai, stavolta completamente, e bevvi un bicchiere di vino, poi me ne versai qualche goccia su tutto il corpo e andai da lui. Tolsi anche a lui i vestiti che aveva addosso, e in teoria avrei dovuto togliergli proprio tutto, ma non ci riuscii e lo lasciai in mutante. Poi mi sdraiai al suo fianco e chiusi gli occhi. Passò quasi un’ora, e la stanchezza fisica e psichica mi fecero cadere in uno stato di dormiveglia profondo… poi lo sentii muoversi, e tornai all’erta, ma sempre fingendo di dormire. Sentivo i suoi movimenti goffi, ancora condizionati dallo stordimento provocato dalla sbornia, e il respiro un po’ a sbuffi, e la bocca impastata. Poi sentii le sue mani su di me, e finsi di svegliarmi. Sorrisi, nel guardarlo in faccia, e rimanevo supina per distrarlo il più possibile col mio corpo, che nascondevo appena facendo finta di simulare un malizioso pudore. Mi guardava… e vedevo che era un po' perplesso… ma distratto al punto giusto da ciò che osservava.

Hei hei…. Che diamine… mi sono addormentato!!!” ovviamente, non ricordava nient’altro che la sbronza.

“Certo che ti sei addormentato, sei andato avanti per ore…” bisbigliai con un sorrisino accennato, passandogli una mano sul braccio.

“Avanti per… a fare che??

Mi mossi di scatto e mi misi a pancia in giù, come una ragazzina che gioca al vedo-non-vedo, ma in realtà non ne potevo più di mostrargli il mio corpo che continuava a puntare con avarizia.

“Ma come a fare che!!! Non ricordi proprio niente? E dire che…” lanciai uno sguardo provocante, poi lo abbassai, sempre col solito sorrisino sul viso che non lascia molto all’immaginazione.

Ci pensò su per un bel po'… ma evidentemente da perfetto maschio che era, si sopravvalutò e si auto convinse che ciò che raccontavo fosse accaduto davvero. Allora sorrise spavaldo a sua volta.

“E a giudicare dalla tua faccia, direi che non hai molto da lamentarti” portò il viso sul mio collo, e lo leccò, e il sapore di vino che avevo addosso, lo convinse ancora di più di ciò che doveva esser accaduto. Ma la sua lingua sulla mia pelle mi provocò un ribrezzo disumano. Resistetti ancora una volta. Ormai, era fatta. E così, dopo qualche parola di elogio per le sue brillanti prestazioni, mi alzai con la scusa di portargli qualcosa per mangiare e nella distrazione del pensiero di una straordinaria notte di sesso riuscii a rivestirmi senza che avesse nulla da obiettare. Mangiammo qualcosa e ci rinfrescammo con dell’acqua che c’era in un secchio in un angolo della tenda, poi anche lui si rivestì.

“Bene… e adesso, di nuovo dietro a quel maledetto gruppo di Sanzo”

“Una bella seccatura… possibile che quattro idioti diano tanti problemi?” ormai mi ero calata completamente nella parte… e mi riusciva bene, perché la recita stava funzionando alla grande, e mettevo il massimo dell’impegno in ciò che mi stava riavvicinando a Goku, fino a poche ore prima così lontano nelle mie speranze.

Si voltò verso di me, perplesso ma sarcastico “Com’è che ce l’hai con loro? In fondo, tu sei un essere umano…”

“Beh, che c’entra?” alzai le spalle con un espressione seccata “sono un bonzo violento e tre demoni traditori… io sarò un essere umano ma questo non mi impedisce di vedere che quelli lì sono proprio spazzatura; anche se tecnicamente agli esseri umani non fanno niente… a parte rompere le palle.”

“Senti senti la signorina dai nervi deboli…” era gradevolmente colpito dalle mie parole “… cos’hanno combinato per meritarsi tutto questo disprezzo?”

“I traditori non si perdonano, a prescindere dalla specie… e poi, loro che si danno tante arie da eroi, in fondo cosa sono se non assassini? Senza contare tutti i demoni che hanno barbaramente ucciso, quando vanno nei villaggi si portano dietro la sciagura!!! Quando combattono si preoccupano solo di fare gli spacconi e non si premurano delle persone…che gli importa come lasciano il villaggio…tanto loro se ne vanno!!! Mi fanno solo schifo….”

Lo avevo stupito, e mi ero guadagnata definitivamente la sua benevolenza.

“Ti avevo mal giudicata ragazzina…” non sapeva nemmeno il mio nome… ma chissà quanto gliene poteva importare! Nemmeno io sapevo il suo… un essere del genere, non aveva proprio motivo di esser chiamato!!! “…sarebbe un peccato riportarti in quel carro… anche perché oggi… finirà disgraziatamente in un dirupo!” e si fece una breve risatina. Rimasi impietrita, ma non permisi al mio volto di esprimere il sentimento che mi invadeva. Se ne volevano disfare… ormai non mi stupivo più di niente “rimani qui nella tenda tu… io cerco di raccattare tutti quei disgraziati e ripartiamo… tu starai con me! Ci siamo divertiti troppo ieri sera, o sbaglio???

“Sono contenta di capire che per te è stato lo stesso che per me” e gli lanciai uno sguardo malizioso.

Uscì dalla tenda, e finalmente riuscii a rilassare i nervi. Caddi a sedere per terra, mi rannicchiai nelle gambe e nascosi il viso nelle ginocchia. Me l’ero cavata per un pelo… e ormai non doveva mancare molto per raggiungere quei quattro ragazzi che fino a pochi minuti prima avevo disprezzato più volte. E ripensandoci, almeno quello mi fece sorridere un po', risi delle mie stesse parole, di quelle sciocchezze assurde che ero riuscita a raccontare.

Il viaggio ricominciò dopo qualche ora… io adesso ero in un carro insieme a quel demone e ad altri, saranno stati al massimo una decina, che però non erano rozzi e incivili come la maggior parte di loro, ed evidentemente mi trovavo nel carro dove viaggiavano principalmente i capi del gruppo. il capo assoluto, tuttavia, non l’avevo ancora focalizzato, e pensai che quel capo sopra a tutto che era stato a volte nominato, evidentemente non si era preso nemmeno la briga di andare con loro… pensai che avrebbe potuto essere Kogaiji… ci mancava solo lui! Quel giorno, il viaggio proseguì abbastanza tranquillo. Il mio oppressore si prendeva fin troppo spesso libertà su di me e sul mio fisico, ma avevo imparato a resistere nascondendo abilmente il mio disgusto. Gli altri mi rispettavano, senza spingersi oltre a commenti e battute oltremodo irritanti. Ma evidentemente sapevano che se si fossero azzardati a troppo nei miei confronti, l’avrebbero pagata cara. In un certo senso, ero in una botte di ferro. L’unico scotto da pagare, erano le molestie di quell’essere viscido, ma che in fondo mi aveva messo nella condizione migliore in cui potessi trovarmi in una situazione del genere. Non pensavo più alle parole che mi aveva detto prima di partire, ma mi tornarono in mente di scatto, quando al tramonto il frastuono terribile di qualcosa che si fracassa dopo una lunga caduta attirò prepotentemente la mia attenzione. Il carro con le altre ragazze era stato buttato di sotto da un burrone… e dopo quel frastuono immane, il silenzio. Un silenzio agghiacciante. Riuscii a non piangere, ma mi sentivo malissimo, al pensiero di tutte quelle povere ragazze, ai loro sguardi che più volte avevo incrociato e che adesso erano solo un ricordo sfocato nella mia mente. I nostri destini che erano stati sulla stessa strada per qualche giorno, adesso si erano divisi, bruscamente. Loro avevano preso una strada senza uscita… la mia, quantomeno, sembrava ancora proseguire. Era curioso, come in quei giorni avessi imparato a sopportare determinate situazioni con più freddezza. Il mio animo era talmente spaccato, che molte crudeltà mi facevano sì male, ma riuscivo a farmene una ragione molto più in fretta. Forse, quando stavo bene ogni piccola ingiustizia mi sembrava una cattiveria inaccettabile e nel bel mezzo dei giorni sereni tutto diventava quasi un occasione per piangere un po', e sfogare l’innata insoddisfazione che abbiamo tutti in qualità di esseri umani. Ma dopo quei giorni di assoluto terrore, in cui la crudeltà gratuita era praticamente all’ordine del giorno, in quei giorni in cui mi ero sentita lacerare l’anima in mille modi, sapevo che prendermela troppo per cose a cui non c’era ormai più rimedio era praticamente inutile. E’ proprio come quando si dice che non si hanno più lacrime da versare. Dopo tutto quello che avevo passato sembrava che non ci fosse più motivo di continuare a piangere. L’importante era sopravvivere. Mi sentivo quasi un animale. Ma volevo rivedere Goku, e solo per lui cercavo di mantenermi almeno al minimo in forze, e viva come lui non mi credeva più.

  
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