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Autore: Sophie_Wendigo    31/03/2013    1 recensioni
- Piano la presa si allentò, il dio lasciò scivolare i gelidi palmi fino ai suoi polsi, cingendoli quasi dolcemente, poi si avvicinò al volto della donna, deviando all’ultimo verso il suo collo.
“Ti ho detto di non giocare con me…" sussurrò su di esso -
Genere: Erotico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Natasha camminava piano, con lo sguardo perso in un cielo denso di stelle, stelle nuove, che non aveva mai visto prima.
D’un tratto avvertì un rumore ovattato alle sue spalle, si volse e vide solo altro ghiaccio.
Erano ore che procedeva in quella valle innevata, senza curarsi del gelo che le penetrava la pelle svestita. Era completamente nuda, e procedeva piano, godendosi il cielo scuro.
Di nuovo quel fruscio, questa volta però, quando si guardò le spalle, vide un’ombra scura contrastare con il bianco della neve, enorme, che si precipitava verso di lei. Tuttavia la donna non si mosse, restò immobile e rilassata anche quando l’ombra la investì, trapassandola come una nube di fumo.
Si girò piano e, finalmente, quell’entità prese consistenza, coagulandosi in un grosso lupo dal pelo nero e gli occhi cangianti.

Questo parve inchinarsi di fronte a Natasha, che lo guardava dal basso, e restò immobile a capo chino, come se aspettasse il suo permesso per alzarsi.
La donna si avvicinò lentamente, osservando in silenzio le sfumature corvine che assumeva il suo manto alla luce dei satelliti.

Dopo alcuni istanti, il lupo si alzò e si volse nella direzione in cui stava procedendo Natasha, attendendo che questa riprendesse a camminare.

Avanzarono l’una accanto all’altro per un tempo interminabile: Natasha teneva la mano destra poggiata sul suo anteriore sinistro, che era appena più alto di lei, e la belva procedeva piano, seguendo il ritmo dei suoi passi.
Poi, in lontananza, fra due alte pareti gelate, si delineò una costruzione immensa, un tempio interamente scavato nel ghiaccio.
Il lupo emise un cupo lamento, quasi si stesse scusando con Natasha appena prima di abbandonare il suo fianco, iniziando a correre verso le gigantesche colonne del santuario, dietro le quali sparì. La donna non si scompose, continuò a camminare finché non raggiunse anche lei l’altissimo colonnato.

Si addentrò fra la miriade di pilastri scolpiti, sopra la sua testa, una spessa volta di ghiaccio lasciava filtrare la luce delle stelle, illuminando l’interno cupo del tempio.
Le colonne lasciarono presto il passo a delle scale, che la donna salì lentamente, seguendo con la punta delle dita l’infinità d’intarsi che ricoprivano le pareti.
Quando giunse alla sommità della gradinata, il muso familiare del lupo l’accolse in quella sala enorme e spoglia. Al centro di questa, un piccolo altare s’innalzava dal pavimento, e la belva era accovacciata ai suoi piedi.

“Lui è Fenrir.” Disse l’inconfondibile voce di Loki alle spalle di Natasha. “è a guardia della cosa più preziosa che io abbia.” Continuò oltrepassando la donna e inginocchiandosi di fronte al muso del lupo, che alzò appena il capo annusando la suamano tesa e, mugolando appena, scosse l’enorme coda. La divinità sorrise, accarezzando con il palmo l’animale. “Avanti fratello mio, lasciami passare.” Sussurrò a Fenrir, che con un breve sbuffo si sollevò e si sedette dietro all’altare con fierezza.
Il dio si alzò a sua volta, invitando Natasha ad avvicinarsi e, quando le fu accanto, la prese per mano e la condusse verso il piedistallo.
“Sai cos’è?” chiese Loki, indicando con lo sguardo una particolare incisione sulla sommità del basamento. La donna scosse appena il capo, senza distogliere l’attenzione da quel simbolo.
“La cosa a me più cara, la cosa che mi da una ragione per andare avanti. La mia svolta.”
 
Natasha sollevò lo sguardo, puntandolo negli occhi cangianti di Loki, che sorrideva appena.
“Sai dove siamo?” chiese
lui, accogliendo le sue mani fra le sue.
“Sto sognando.”

“Dove sei Natasha?” domandò di nuovo.
“Non lo so…” Sussurrò lei, guardandosi intorno.
“Questa è la mia anima. Un’enorme distesa di ghiaccio sorvegliata da un lupo. Questo è quello che sono, e solo tu sei giunta fin qui, solo tu sai chi sono.”
“E’ solo un sogno…”
“Lo è?” Disse il dio subito prima di sparire, lasciando la donna da sola.
 
Natasha restò in piedi di fronte all’altare, imprimendosi nella mente quel simbolo.
Poi, quasi senza rendersene conto, ne sfiorò il contorno e, improvvisamente, la volta iniziò a sciogliersi in una miriade di fiocchi di neve, che vorticarono attorno alla donna, avvolgendola in un bianco abbagliante.
 
Un tiepido raggio di sole illuminava il viso rilassato di Natasha, che aprì piano gli occhi, schermando la luce con il dorso della mano e stiracchiandosi appena.
Dopo alcuni istanti si rigirò nelle lenzuola, cercando pigramente il corpo del suo amante.
Fu quando realizzò che Loki non c’era che si rese conto che era già giorno e, in un solo istante, cancellò i ricordi del sogno che affollava la sua mente, avvertendo tutto il peso di un brutto presentimento.
Si sedette sul materasso, coprendo il petto nudo con un lembo del lenzuolo, si guardò attorno, alla disperata ricerca del dio, ma l’unica cosa che vide, era quel biglietto sulla porta.
La donna chiuse gli occhi, cercando in ogni modo di ricacciare indietro le lacrime, che già premevano contro le sue palpebre.
Si alzò, raccolse la sua tuta e la infilò lentamente, poi prese un bel respiro e si avvicinò alla porta, staccando con mano tremante il biglietto.
 
Buongiorno Agente Romanoff.
Temo di doverti ringraziare, hai reso la mia noiosa missione davvero divertente!

Il nostro bonus è stato molto gradito, e devo anche ammettere che è stato a dir poco esilarante! Non avrei mai detto che avresti ceduto! Mi è costato una notevole dose di dolore, ma alla fine ti sei rimessa ai tuoi sentimenti!
Davvero ironico, non trovi? La grande Vedova Nera che rimane invischiata nella mia umile tela!
D
altro canto, mi rincresce dover smettere così presto questo mio piccolo passatempo, proprio adesso che la cosa si faceva interessante… Poco male, me ne farò una ragione!
Ti ringrazio di nuovo di tutto cuore e, se te lo stai chiedendo: no, non sono pi
ù a bordo della nave. Sto volando verso il mio destino Agente Romanoff, e ne tu ne i tuoi amici potrete fermarmi.
Addio per sempre, e guardati dalle tele altrui, possono nascondersi ragni pi
ù velenosi di te

PS: la stanza è stata isolata dagli agenti esterni, se vuoi uscire stacca il biglietto, ma considerato che lavrai già fatto e avendo una notevole conoscenza dei tuoi amichetti, asciugati le lacrime e renditi presentabile per il signor Stark.

 
Natasha lesse quelle parole, imprimendole a fuoco nella sua mente.
Il rancore montava di più ad ogni frase e, adesso, calde lacrime di rabbia le bagnavano il volto.
Quando ebbe terminato quella sua personale tortura, chiuse gli occhi, poggiandosi un istante allo stipite della porta. Strinse la carta in pugno, convulsamente, scagliandolo contro il muro con violenza, tanto che sentì il contraccolpo in tutto il corpo.

Ci vollero pochi secondi perché i passi concitati di una persona echeggiassero fuori dalla stanza.
Natasha strappò via le lacrime dal suo volto e, finendo di accartocciare quel misero pezzo di carta, lo lasciò cadere ai suoi piedi.
Riempì i polmoni un’ultima volta, tentando di apparire il più normale possibile all’uomo che stava digitando il codice nella porta automatica.
Questa s’illuminò per un istante di un verde acceso, segno che l’incantesimo lanciato da Loki si era definitivamente spezzato, poi si aprì, mostrando il viso tirato e sporco di sangue di Tony.
“Finalmente! Sono ore che ti cerco! Pensavo che ti avessero ferita o peggio! beh, non ha importanza!” disse l’uomo tutto d’un fiato, mal celando la sua evidente preoccupazione. “Burton è rimasto a bordo, sta smaltendo l’incantesimo del cervo, non ha fatto altro che chiedere di te, l’hanno sistemato nella tua stanza ma… aspetta…Tu che cavolo ci fai qui?” Chiese perplesso, rendendosi conto che, cercandola, era finito nell’ala adibita ad infermeria.
“Loki dov’è?” domandò di rimando la donna, ignorando completamente tutte le sue attenzioni, troppo furiosa ed impegnata a non darlo a vedere per prestargli attenzione.
“Loki? Ehm, se ne è andato…” rispose lui, notando solo in quel momento gli occhi arrossati di Natasha. “Cos’è successo Nat?”
“So che se ne andato! Voglio sapere dove!” ringhiò lei, ignorandolo di nuovo.
“Non ne abbiamo idea…”
“Levati di mezzo.” Disse la donna, spostandolo in malo modo e uscendo dalla stanza, venendo però trattenuta dalla sua mano, che le aveva afferrato il polso.
“Burton è tornato, potresti cercare di esserne felice? Che ne dici?” l’ammonì il miliardario, irritato da quella sua reazione. Natasha non rispose, si divincolò dalla sua stretta e sparì fra le macerie che affollavano il corridoio.
Tony rimase lì per alcuni minuti, entrò nella stanza e si guardò attorno, finché il suo sguardo fu catturato da un foglio stropicciato sul pavimento.
“Cazzo…” sussurrò appena dopo averlo letto, poi lo ripiegò e corse attraverso la nave piena di detriti, cercando di raggiungere Natasha.
Dopo quello che era successo, dopo il bonus che aveva concesso a Loki, come era scritto nella lettera, non aveva la minima idea di cosa potesse essere capace di fare.
 
“Natasha!” gridò Tony, vedendola di spalle, intenta a parlare con i componenti rimasti della squadra e con Fury. Tutti si voltarono, lei per ultima, quasi infastidita.
“Stark, che hai da urlare?” chiese Steve Rogers.
“Sta zitto Provetta.” L’apostrofò lui, avvicinandosi alla donna.
“Sta zitto tu Stark. Stiamo facendo anche il tuo lavoro. Se hai qualcosa da dirmi, puoi farlo dopo.” Disse Natasha con freddezza. “Allora, avete idea di dove si trovi Loki?” chiese rivolgendosi agli altri.
“Divide et Impera.” Fece Tony, poi, notando le facce perplesse di tutti, sbuffò. “Sto facendo il mio lavoro, che volete?!”
“Voleva dividerci…”
“Esatto Ghiacciolo!”
“E ha bisogno di un pubblico, come a Stoccarda!”
“Giusto, i tuoi neuroni si sono scongelati finalmente! Stoccarda era la prova generale, questa è la prima, e Loki diventerà una prima donna impazzita: vorrà fiori, parate e un monumento costruito in cielo con il suo nome sopra!” continuò il miliardario.
“La Stark Tower!” Esordì Natasha con una strana luce negli occhi, che inquietò soprattutto Tony.
“Perfetto signori, si va a New York.” Concluse Fury, dirigendosi ai pannelli di comando e sciogliendo la riunione improvvisata.
 
Natasha si diresse a passo svelto verso la sua camera, seguita da Tony, che la bloccò di nuovo sulla porta.
“Cerca di non fare pazzie.” Sussurrò mettendole fra le mani la lettera di Loki, poi si allontanò, consapevole che non avrebbe potuto far niente per fermarla.
  
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