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Autore: Beb270987    19/10/2007    2 recensioni
Lawrence Smith è uomo ricco ed egoista che non si cura degli altri,ma l'incontro con un ragazzino lo cambierà.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lawrence Smith era sicuramente la persona più arrogante,egoista e prepotente che avesse mai calpestato il suolo di New York.

Nonostante i suoi trentacinque anni era già a capo di una grande azienda e sembrava che la sua ricchezza,al pari del suo disprezzo verso il prossimo,non potesse fare a meno di aumentare ogni giorno che passava.

Quel giorno di inizio dicembre sembrava che tutto fosse destinato ad andargli storto.

Il suo maggiordomo aveva chiesto un giorno di permesso perchè la sorella si sposava,così lui era stato costretto a prendere il taxi(e quindi ad arrivare irrimediabimente tardi al lavoro),i suoi dipendenti avevano indetto uno sciopero straordinario a causa del grosso taglio al personale che era stato deciso in novembre e che sarebbe stato attuato poco prima di natale e,per finire,una tremenda emicrania lo aggrediva senza sosta impedendogli anche solo di pensare.

Arrivato in ufficio l'uomo si lasciò cadere pesantemente sulla grossa poltrona di pelle a destra della sua scrivania e tirò un lungo sospiro coprendosi il viso con un braccio.Si sentiva nervoso ed irritabile,il suo unico desiderio era che quella schifosa giornata giungesse al termine.

Qualcuno bussò alla porta e quasi senza aspettare il suo permesso entrò.

"Signor Smith...sono Gordon,ho bisogno di parlarle...a nome di tutti."

Nella stanza aveva fatto capolino il capo degli "insubordinati" sottoposti di Lawrence.

"Che diavolo vuoi Gordon?"

"Lo sa bene!Quello che lei sta facendo è un puro atto di crudeltà!E gratuita per giunta!L'azienda sta andando a gonfie vele,per quale motivo ha deciso di mandare a casa un terzo del personale?Per di più sotto natale?Lo sa che la maggior parte di loro senza questo posto non ha di che sfamare la propria famiglia??Come faranno a tirare a fine mese?Ci ha pensato?Non le sono bastate le cento persone che ha licenziato un anno fa?Si rende conto di quante vite ha distrutto?"

Lawrence si alzò,non senza sforzo,dalla poltrona per andare a sedersi alla propria scrivania:"Non me ne frega niente di quei pezzenti!La mia decisione è presa e non cambio idea!E se faticano tanto a tirare a fine mese mandino le loro mogli a prostituirsi e i loro figli a chiedere l'elemosina!Non è affar mio!Non vedo perchè devo pagare millecinquecento persone per fare un lavoro,quando ne posso pagare mille ed avere lo stesso risultato!"

"Lei è un vero bastardo!"

"Non credere di convincermi con le lusinghe!Anzi,se ti senti tanto in pena per quei poveri cristi e ti diverti a fare il difensore della giustizia...sai che ti dico?Vai a fare loro compagnia!Sei lincenziato!"

Adam Gordon che in cinquant'anni della sua vita non aveva mai odiato nessuno,in quel momento sentì affiorare dentro di sè una rabbia incontrollabile.Quell'individuo gli dava la nausea!Era la persona più abbietta che avesse mai conosciuto!

"Ora levati dalla mia vista"lo esortò il suo capo:"O mi farai aumentare il mal di testa!"

L'impiegato girò sui tacchi senza dire una parola,le braccia stese lungo i fianchi e le mani tremanti di rabbia serrate a pugno.

Poco prima di chiudere la porta dietro di sè si voltò un'ultima volta verso Lawrence:"Prima o poi signor Smith capirà anche lei che cosa vuol dire perdere qualcosa a cui si tiene molto!E dia retta alla sua emicrania...probabilmente è la sua coscienza che si sta ribellando disperatamente alla crudeltà che alberga nel suo cuore!"

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Erano ormai le sette di sera e Lawrence dopo essere uscito dal lavoro anelava soltanto di poter arrivare a casa.

Decise di non chiamare nessun taxi,magari prendendo una boccata d'aria il suo mal di testa gli avrebbe lasciato un po' di tregua...

Le strade erano come al solito straripanti di gente:c'era chi tornava a casa dalla propria famiglia,chi passeggiava abbracciato alla propria fidanzata o fidanzato e chi andava in giro a schiamazzare con i propri amici.I negozi erano già addobbati a festa e nell'aria si respirava una grande attesa per il natale.

L'uomo odiava tutta questa dolcezza e melensaggine improvvisa.Arrivava il natale e tutti correvano a sbaciucchiarsi e coccolarsi:"Ma vaffanculo!"pensò tra sè e sè:"Il natale è solo una stupida festa commerciale dove i pezzenti si divertono a spendere i soldi che non hanno per regali inutili!E poi si lamentano di essere poveri!E poi...cazzo!Rimanete coerenti con voi stessi!"fece quasi rivolgendosi al mondo intero:"Se uno vi sta sulle palle tutto l'anno per quale motivo a natale gli fate un regalo?Per sentirvi meglio?Il natale è solo il festival dell'ipocrisia per eccellenza!"

Tutta quella bontà rischiava di fargli venire un attacco di diabete!Si sentì nauseato,tanto da rischiare di vomitare proprio lì in mezzo alla strada.

Si fermò un attimo e respirò profondamente cercando di calmarsi.Poi riprese a camminare,questa volta con fatica.I suoi passi erano incerti e le gambe barcollavano non poco.

Si toccò la fronte:aveva sicuramente la febbre.

Vide in lontananza un taxi e fece per chiamarlo(ormai era troppo stanco per muoversi ancora)quando un ragazzino sui quindici anni lo strattonò.

"Mi scusi"si giustificò goffamente il giovanotto.

Lawrence lo fissò per pochi secondi:si vedeva che il ragazzo non era di certo ricco.

Portava un giubbotto corto e gonfio color crema,un cappellino di lana avvizzito che gli copriva la testa e le orecchie nascondendo alla vista i capelli e dei jeans sbiaditi e strappati che erano stati ricuciti grossolanamente da qualcuno che sicuramente non aveva la più pallida idea di come si usassero un ago e un filo.

"Levati dalla mia vista pezzente!"lo intimò l'uomo senza un minimo di tatto.

Il ragazzino non se lo fece ripetere due volte e corse via.

Il taxi si affiancò a Lawrence e lo caricò.

"Buona sera,dove la porto?"squittì allegramente il guidatore.

"Che diavolo ha da sorridere tanto?"gli rispose irritato il passeggero.

"Oh,bhe...mia moglie ha partorito ieri due gemelli e quindi sono al settimo cielo!Vuole vederli?Sono già riuscito a fargli delle foto!Si chiamano Mike e Matthew.Il signore non poteva farci un regalo più bello per natale!"

"Ma che vuole che me ne freghi dei suoi figli!Pensi a fare il suo lavoro e mi porti a casa!"ringhiò rabbioso Lawrence.

Il taxista si fece indicare la destinazione e poi si ammutolì.

Proprio a lui doveva capitare un cliente così stronzo?

"Fanno venti dollari"disse freddamente quando furono giunti a destinazione.

L'altro tastò il proprio cappotto,cercò nelle tasche,nella propria ventiquattro ore...ma niente.

Il suo portafogli non c'era più.

Improvvisamente gli venne in mente il ragazzino che lo aveva urtato in mezzo alla strada.

"Cazzo!"esclamò senza ritegno.

La giornata non poteva andargli peggio di così.

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Lawrence fu costretto a letto con l'influenza per più di due settimane.

Aveva dato istruzioni ad un suo sottoposto su come concludere le transazioni lavorative che aveva in corso prima che arrivassero le vacanze di natale.

La mattina del ventun dicembre,quando gli parve di sentirsi un po' meglio decise di uscire a fare due passi(più che altro a mangiare dato che il suo frigo era vuoto da quando il maggiordomo era andato in ferie).

"Ma che diavolo lo assunto a fare se è sempre in vacanza?Quando torna lo licenzio."mugugnò tra sè e sè avviandosi al ristorante.

Il vento che tirava quel giorno era gelido,sicuramente di lì a qualche tempo avrebbe nevicato.

L'uomo fu scosso da un brivido di freddo nonostante fosse più che ben coperto.Alzò la sciarpa di modo da coprirsi anche il naso che nel frattempo era diventato paonazzo.

Proprio mentre stava camminando pernsieroso per la strada,elencandosi più volte quello che avrebbe ordinato una volta sedutosi a tavola,il suo sguardo incontrò quello di un'altra persona:il ragazzino che gli aveva rubato il portafoglio tempo prima,costringendolo a rifare tutti i documenti e le carte di credito.

"Tu!"fu l'unica cosa che riuscì a dirgli,indicandolo:"Tu!Maledetto marmocchio!"

Era così in collera che sentiva il respiro fermarglisi in gola.

Il giovane con uno scatto felino iniziò a correre a pedifiato,il suo inseguitore alle calcagna.

Lawrence non ci mise molto ad acchiapparlo,in fondo non correva così veloce.

"Ridammi il mio portafoglio!"gli urlò atterrandolo.

"Non ce l'ho più!Non ce l'ho più!"gli rispose disperato l'altro cercando di riprendere fiato.

"Adesso ti porto alla polizia così ci penserai due volta prima di metterti contro Lawrence Smith!"

"No perfavore!Mi lasci andare!Ormai siamo a natale!Faccia un atto di carità,anch'io devo persare a far mangiare la mia famiglia!"

"A me non me ne importa un cazzo del natale!Un sporco ladro rimane uno sporco ladro anche a natale!"ringhiò l'uomo.

Il ragazzino iniziò a tossire rumorosamente.Sicuramente aveva preso freddo.Anche quel giorno,come la prima volta che l'aveva incontrato,era poco coperto.A dire il vero,sembrava portasse gli stessi indumenti della volta prima,cappello compreso.

"Che schifo!Non mi tossire addosso!"lo sgridò

Improvvisamente i loro stomaci iniziarono a mugolare all'unisono.

"Non credere di passarla liscia!Io ti porterò alla polizia,ma prima voglio mangiare!"

"Aspetta!"lo fermò il giovane:"Se offri qualcosa anche a me,ti porto io in un posto dove fanno della roba buonissima!"

"Ah!Dopo che mi hai derubato sono io che devo offrire il pranzo a te?Questa è bella!E dove sta scritto!?Pagati da solo da mangiare!Con i soldi che mi hai rubato,per esempio!"

"Li ho finiti."

"Li hai già finiti?"

Il ragazzino evidentemente imbarazzato abbassò lo sguardo e tra i due calò il silenzio.

"E va bene,portami dove diavolo vuoi!Basta che si mangia!"esclamò irritato Lawrence.

Dieci minuti dopo i due erano seduti in un parco con due sacchetti di Mc Donald sulle gambe.

"E tu questo lo chiami cibo?"commentò dubbioso l'uomo"A me sembrano avanzi di spazzatura."

"Assaggialo prima di parlare!L'aspetto non è il massimo,ma il sapore è ottimo!"

Si misero entrambi a mangiare in silenzio.Effettivamente la roba era buona anche se sembrava tutt'altro che salutare.

"Come ti chiami?"domandò tra un boccone e l'altro Lawrence,rivolgendosi al ragazzino.

"Joshua"

"Bene Joshua,quale parte malata del tuo cervello ha partorito l'idea che per sopravvivere bisogna rubare?Un ragazzino come te dovrebbe essere a scuola adesso!"

"A che cosa serve la scuola?Di certo non ti fa mangiare..."

Senza neanche riuscire a terminare la frase il ragazzino cominciò a tossire nuovamente.

"Invece di rubare,insegna a tua madre a coprirti per bene o ti beccherai un influenza!"lo rimproverò l'altro toccandogli la fronte"Visto?Hai la febbre!"

Il ragazzino si scansò:"Non ho bisogno delle tue stupide paternali!So cavarmela anche da solo!"così dicendo si alzò di scatto,tanto che ebbe come un calo di pressione,per qualche secondo vide tutto ofuscato poi cadde a terra come un sacco di patate.

"Ehi!Ehi!"lo scosse sbalordito Lawrence:"Ehi!Non mi vorrai svenire adesso,qui come una femminuccia?Forza,alzati in piedi che ti porto a casa!"

Il giovane si alzò debolmente e aiutato dall'uomo iniziò a camminare.

Nel tragitto dal parco verso casa,Joshua si fermò almeno un paio di volte a vomitare.A quanto pareva il suo corpo non ne voleva proprio sapere di mangiare...o meglio,voleva essere nutrito ma il ragazzino sentiva di non avere per niente fame e di aver ingurgitato il suo panino più per costrizione che per voglia...d'altronde erano tre giorni che non metteva qualcosa sotto i denti,e quindi non avrebbe resistito a lungo senza piazzare qualcosa in pancia.

Il quartiere dove abitava era tutt'altro che rispettabile.Ad ogni angolo c'era un barbone o un accattone e la maggior parte delle persone era radunata attorno a dei grandi falò,strofinandosi vigorosamente le mani.

"Lasciami qui"chiese con il fiato corto a Lawrence.

"Non se ne parla,e se svieni un altra volta?E poi devo fare un bel discorsetto con tua madre!Quindi ti accompagno fino alla porta!"

Si fermarono davanti ad enorme palazzo fatiscente:"Siamo arrivati"sghignazzò faticosamente il ragazzino:"Questa è la mia umile dimora!"

Dagli ultimi piani dell'edificio si sentivano parecchie urla,un uomo e una donna stavano litigando animatamente.

"Non abbiamo l'ascensore,quindi dobbiamo salire le scale"

"Ha che piano abiti?"

"Quinto"rise l'altro.

Lawrence strabuzzò gli occhi.

Ma chi cazzo glie lo aveva fatto fare di seguire quel ragazzino in un luogo così malfamato?Rimpianse la sua comoda casa,la sua tv al plasma,i suoi scotch con ghiaccio alle dieci di sera seduto sul suo divano in pelle da cinquemila dollari.Qualcuno lassù gli voleva male!Per quale motivo gli aveva prestato un po' di compassione proprio quel giorno!?Lui che ci aveva vissuto benissimo senza,per trentacinque anni!Maledizione!!!

Al pensiero di tutto ciò,l'uomo si morse nervosamente il labbro.

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Erano le sei di sera quando Lawrence,stremato,tornò a casa.Joshua gli aveva proibito di farsi vedere dai suoi genitori.

Senza neanche salutarlo si era diretto arrancando verso la porta del proprio appartamento e l'aveva chiusa dietro di sè senza pensarci due volte.

Certo che era proprio sfrontato per avere solo quindici anni!

"Maledetto moccioso!"bofonchiò l'uomo versandosi un po' si scotch in un bicchiere:"Ecco perchè non vale la pena aiutare la gente!Ecco perchè è uno spreco di tempo preoccuparsi per gli altri!Perchè tanto alla fine nessuno ti ringrazia!Ma se ne vadano tutti a quel paese!Loro e i loro buoni sentimenti natalizi!"

Neanche lui sapeva con chi o di chi stava parlando,sapeva solo di avercela con il mondo intero:un covo di ipocriti e approffitatori.

Quella sera,forse complice una lieve depressione,si ubriacò sino ad addormentarsi profondamente.

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DRIIIIIINNN!!!!DRIIIIINNN!!!

Erano circa le tre di pomeriggio quando il telefono di Lawrence squillò.

"Lasciatemi in pace!"urlò lui,lanciandogli addosso un cuscino.Non aveva voglia di sentire nessuno.Era solo e voleva rimanere solo!

Si alzò dal divano controvoglia.Staccò la spina del fastidioso apparecchio che l'aveva svegliato e si andò a buttare a letto.

Cadde a peso morto tra le coperte morbide e stette qualche secondo a fissare il muro.La sua mente era vuota,non riusciva a pensare a niente...non voleva pensare a niente!Voleva solo stare lì,qualche minuto in silenzio a contemplare il nulla.

Verso le tre e mezza si alzò per fare un doccia.

Poi decise di verstirsi per andare a fare un giretto,stare a casa lo deprima decisamente.Magari sarebbe andato a cercarsi qualche donna con cui intrattenersi fino a tardi a far baldoria,qualcuna che gli avrebbe fatto compagnia senza chiedere spiegazioni...perchè in fondo non ci deve essere un spiegazione per tutto.Uno può anche fare una cosa per il semplice gusto di farla.

Le fastidiossisime decorazioni natalizie aumentavano col passare dei giorni e questo rendeva Lawrence ancora più nervoso.

"Io sarò l'unico che festeggerà la fine di questa stupidissima tradizione!"

Bambini in coro iniziavano già a cantare in strada per cercare fondi per chissà quale associazione.Un vecchio,vestito da babbo natale,esortava i passanti ad entrare a curiosare nel suo negozio.

Un bimbo sui cinque anni tirò la manica del cappotto della madre:"Mamma!Mamma!C'è babbo natale!!!Andiamo a chiedergli i regali"

Così dicendo corse verso il grosso signore vestito di rosso e nel farlo calpestò erroneamente il piede destro di Lawrence,il quale tirò un'imprecazione.

Il piccolo si voltò di scatto spaventato dall'eccessiva reazione dell'uomo.

"Stai più attento a dove cammini,per Dio!!!Che cazzo corri a fare verso quel ciccione?Non è babbo natale!Non sarà mai babbo natale!E lo sai perchè?Perchè babbo natale non esiste!E non esiste perchè è solo una stupida figura utilizzata dalle multinazionali per vendere più prodotti agli idioti come i tuoi genitori!"

Il bambino scoppiò in lacrime.

Dopo lo sfogo,Lawrence girò i tacchi e fece per andarsene.

"Lei è un mostro!"gli urlò dietro la madre che era corsa a consolare il proprio pargolo.

"Ma vaffanculo!"fu la pronta risposta del trentacinquenne che senza neanche voltarsi si diresse verso Central Park.

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"Quando cazzo pensi di ridarmi i soldi che tua madre mi deve???Siete in ritardo di tre mesi sull'affitto!"ringhiò il padrone di casa verso Joshua.

"Tra poco!Ne ho messo già da parte qualcuno!Abbia ancora un po' di pazienza!"

Senza neanche pensarci due volte il vecchio ciccione tirò un sonoro cazzotto al giovane,scaraventandolo a terra:"Me ne fotto delle tue scuse!"

Il ragazzino si massaggiò la mascella e sputò un po' di sangue a terra,quel maledetto trippone gli aveva spaccato il labbro.Si rialzò in piedi porgendogli un piccolo mazzetto di banconote:"Questi sono i primi duecento!Gli altri te li procurerò tra qualche giorno."

"Così mi piaci moccioso!Ora si che si ragiona!"ridacchiò l'altro:"E vedi di mangiare di più!"scherzò dirigendosi alla porta dell'appartamneto del ragazzo:"Sembri un cadavere!Sei pelle e ossa!"

Joshua sospirò profondamente e si appoggiò al muro lasciandosi cadere lentamente a terra.Si sentiva stanco ed appesantito.Aveva braccia e gambe inchilosate ed ogni movimento sembrava costagli uno sforzo immenso.La ferita al labbro non voleva smettere di sanguinare,il ragazzino prese un piccolo fazzoletto dalla tasca dei suoi pantaloni e tentò di usarlo per fermare la piccola emorragia.Anche quel giorno Joshua si sentiva febbricciante.Ogni giorno si sentiva sempre peggio.Al risveglio respirava a fatica e sentiva le braccia e le gambe tremendamente pesanti,nonostante ciò era costretto a vestirsi e ad uscire a fare qualche furtarello per poter mantenere sua madre,la quale si era data all'alcol dopo la morte del marito,che si era suicidato dopo aver perso il lavoro.

Il quindicenne si mese il giubbotto ed uscì di casa.

Anche quel pomeriggio era costretto a fare qualche "lavoretto".

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Dopo aver mangiato in un bel ristorante del centro,sembrò che l'umore di Lawrence fosse migliorato.L'uomo decise di fare ancora due passi prima di tornare a casa e stranamente si mise a dare un'occhiata alle vetrine del centro città.

In un bel negozio di vestiti era esposto un maglione blu di lana con ricamato un piccolo stemma sul petto,doveva essere davvero morbido e caldo...insomma,un indumento perfetto per quel periodo dell'anno!

Per qualche istante Lawrence ne rimase rapito,poi datosi una scossa per riprendersi,ricominciò a camminare.

Davanti a lui avanzava con fare lento un vecchio sull'ottantina che sembrava non volersi proprio sbrigare.Il trentacinquenne sbuffò innervosito.Improvvisamente un ragazzino piuttosto giovane urtò l'anziano passante:"Mi scusi!"si giustificò con lui.

"Non ti preoccupare giovanotto!"gli sorrise lui con voce tremula.

Lawrence ebbe come un flashback e immediatamente riconobbe Joshua.Lo afferrò per un braccio e vide che in mano aveva un portafoglio,probabilmente quello dello sventurato anziano.Glie lo strappò di mano.

"Ehi ma che cavolo fai?"protestò il ladruncolo.

"Signore,le è caduto questo!"fece l'uomo,porgendo il portafogli al vecchietto.

"Grazie,sono davvero distratto!"sorrise nuovamente l'altro.Probabilmente non era una persona molto sveglia,perchè non aveva minimamente capito di essere stato derubato.

Lawrence prese per il braccio Joshua e lo trascinò nel primo bar che vide.Lo piazzò su una sedia e ordinò qualcosa di caldo.

"Insomma!Quando ti decidi a darti una regolata?"ringhiò sommessamente:"Finirai per farti beccare dalla polizia!Vuoi mettere la testa a posto?"

"Parli bene tu!Hai sicuramente un sacco di soldi!Lo si vede da come ti vesti!"ribattè l'altro.

"Io ho sudato per avere un sacco di soldi!Sono partito dal nulla!Un giorno...quando sarai grande,anche tu impegnandoti potrai avere una vita agiata!Ma devi pensare adesso al tuo futuro!E di certo farti arrestare non ti aiuterà a crearti una carriera!"

Il ragazzino sorrise tristemente:"Quale futuro...?Non c'è futuro per me!"

"Non dire sciocchezze!"lo rimproverò l'uomo.

La cameriera portò due thè caldi ai due i quali,dopo averli bevuti,uscirono dal locale.

Con loro grande sorpresa,dal cielo iniziarono a cadere miriadi di leggiadri fiocchi di neve.

"Ora si che è natale"sorrise Joshua:"vero Lawrence?"scherzò.

Si ricordava il nome di Lawrence...l'aveva sentito quella volta che l'uomo l'aveva minacciato di portarlo alla polizia.

"Ehi!cos'è tutta questa confidenza!?Per te io sono il SIGNOR Lawrence!Abbi un po' più di rispetto per chi è più grande di te!"lo sgridò bonariamente lui:"E comunque a me il natale non piace!"

"E perchè mai?"domandò incuriosito l'altro:"a tutti piace il natale!"

"Perchè a natale,quando ero piccolo,mio padre lasciava sempre soli me e mia madre per andare a passare le feste con la sua vera famiglia.Io sono il frutto di una relazione illecita.Mia madre era la segretaria di mio padre.Loro due ebbero una storia,nonostante lui fosse già sposato.Diciamo che io fui un errore di percorso,uno sbaglio.Quando avevo sei anni,la sera della vigilia di natale assistetti ad una discussione molto animata tra i miei genitori in cui mio padre esprimeva più che esplicitamente di sentirsi oppresso dalla nostra presenza.Arrivò persino a chiedere a mia madre se io fossi davvero figlio suo o se magari ero frutto di una sua scappatella con qualche altro uomo.Ci offrì dei soldi perchè sparissimo...soldi che ovviamente noi non accettammo.Per qualche natale ancora,dopo quella discussione,quell'uomo mi mandò dei regali che io prontamente buttai nella spazzatura.Per questo odio il natale,perchè è solo una festa che serve alla gente per ripulire la propria coscienza dalle malefatte che si sono compiute durante l'anno!"

Joshua lo abbracciò istintivamente.

"Ma che diavolo fai?"arrossì il trentacinquenne divincolandosi.

"Niente"replicò il ragazzino:"Semplicemente,avevo voglia di abbracciarti"

I due continuarono a passeggiare in silenzio lungo le vie della città,ritrovandosi casualmente davanti al negozio che un'ora prima aveva attirato l'attenzione di Lawrence.

L'uomo guardò il maglione in vetrina,poi il suo sguardo si posò sul quindicenne che gli stava accanto:"Entriamo!"lo esortò.

Senza sentire ragioni Lawrence fece provare al giovane il maglione blu di lana e guardandolo compiaciuto si complimentò con se stesso per l'ottima scelta fatta:"Questo maglione ti sta molto bene!Ho avuto occhio!"poi si rivolse alla commessa che li stava servendo:"Lo compriamo!"

"Fanno centottanta dollari"sorrise la donna alla cassa.

"Ma sei impazzito??"cercò di dissuaderlo Joshua a voce bassa,al momento del pagamento:"Centottanta dollari per un maglione???"

Il trentacinquenne non stette nemmeno ad ascoltarlo,si fece fare una confezione regalo ed uscì dal negozio.

Poi,rivolgendosi al compagno gli diede il pacco:"Tieni,fai conto che questo maglione sia l'inizio della tua scalata al successo.Pian piano vedrai che ce la farai.Un tassello per volta e sono sicuro che riuscirai a diventare una persona importante e a costruirti un bellissimo futuro!"

Per la prima volta nella sua vita,Lawrence provò la gioia di donare qualcosa a qualcuno senza sentire il bisogno di avere qualcosa in cambio.Per la prima volta gli sembrò che il natale non fosse poi così male come festa.Era come se donando quel pacco a Joshua,si fosse liberato di un peso.Quel ragazzino lo aveva cambiato,non sapeva nemmeno lui come...ma sentiva di provare uno strano sentimento nei suoi confronti...gratitudine?No.Era un sentimento diverso,che neanche lui si sapeva spiegare.

Josua quardò il pacchetto e per poco non si mise a piangere:"Futuro...?Forse...forse potrei davvero provarci."moromorò tra sè e sè,poi quasi istintivamente abbracciò di nuovo l'uomo che stavolta,anzichè riufiutarlo,contraccambiò il suo gesto.

"E tu cosa vorresti per natale SIGNOR Lawrence?C'è qualcosa che una persona come te non ha ancora?"

"Non lo so...se me lo chiedi così,non mi viene in mente niente...decidi tu,mi andrà bene qualsiasi cosa!"sorrise lui.

Joshua prese a camminargli davanti allegramente:"Che bella la neve!Vero?Cioè...a me da una certa sensazione di malinconia,però devo ammettere che quando ho l'occasione di vederla mi cresce dentro un'emozione fortissima!"poi voltandosi verso l'amico lo guardò timidamente:"Signor Lawrence,che ne dici se...sempre che tu non abbia di meglio da fare...passassimo il giorno di natale insieme?Così ti potrò dare il mio regalo!Anzi..."fece restituendogli il pacco del negozio:"Questo,dammelo quel giorno,così avremo qualcosa da scambiarci!"

Lawrence sorrise nuovamente,un sorriso dolce come non ne aveva mai fatti a nessuno:"Va bene,allora ci incontreremo davanti alla panchina del parco in cui abbiamo mangiato quella roba da fast food che ti piace tanto!"

"Ok!"ricambiò raggiante il ragazzino.

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La sera del ventiquattro,dopo una lunga giornata di "lavoro" tutt'altro che profiqua Joshua tornò a casa.

"Finalmente sei tornato!"bofonchiò alticcia sua madre:"Ma dove diavolo te ne vai sempre?Non ci tieni proprio alla salute tu,vero?"fece attaccandosi nuovamente alla bottiglia.

Il ragazzino non stette nemmeno ad ascoltarla,rovistò tra la roba che aveva sul letto e ne tirò fuori una sciarpa.Doveva coprirsi bene se non voleva che l'influenza che gli era presa lo costringesse a letto proprio il giorno dopo,il giorno in cui doveva incontrare Lawrence.Per un attimo si sentì mancare il fiato.Si distese sul materasso e chiuse gli occhi.Era stanco,ma si sentiva felice!Anche se con fatica si tirò su e uscì nuovamente di casa.

Quella sera,come del resto tutte le altre,New York era viva e luccicante:le persone sorridevano e guardavano i negozi,i bambini correvano in strada e le coppiette si abbracciavano teneramente.

Joshua iniziò a pensare a cosa poteva regalare ad una persona come Lawrence...che cosa poteva volere uno come lui,che aveva tutto?Frugò nelle proprie tasche e ne estrasse un paio di banconote e qualche moneta:in tutto tre dollari e mezzo.Non era certo una cifra tale da poter comprare un regalo come si deve,ma era meglio di niente.

Il giovane si guardò intorno e vide un vecchietto che gestiva un banchetto di fiori.A due dollari e cinquanta si poteva acquistare una stella di natale(di quelle rosse in vaso).

Non ci pensò due volte e ne comprò una.Quale regalo migliore se non uno dei simboli di natale per eccellenza ad un uomo che il natale l'aveva disprezzato sino ad allora?

Con un'immensa gioia nel cuore Joshua tornò a casa.Era soddisfatto,sapeva che l'amico avrebbe davvero apprezzato quel dono.

Entrò in camera propria e poggiò il fiore in un angolo.Cercò un pezzo di carta e ci scribacchiò qualcosa,poi con un pezzettino di scotch lo attaccò al vaso che conteneva la piantina natalizia.

Si mise l'unico pigiama invernale che possedeva e si coprì per bene con le coperte.

Contò mentalmente quante ore mancavano al suo incontro con il trentacinquenne e sorridendo di una felità che non aveva mai provato,chiuse gli occhi.

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Le sei e mezza e Joshua non si faceva vedere.Il loro appuntamento era alle cinque!Dove diavolo era andato a ficcarsi quel marmocchio??Possibile che se ne fosse dimenticato?E se fosse stato beccato dalla polizia per qualche furtarello?No,glie lo aveva promesso.Gli aveva promesso che non avrebbe rubato mai più.

Forse non aveva un orologio e quindi non si era reso conto che l'ora concordata era già passata!Ma non era difficile sapere l'ora a New York!Potevi vederla ovunque e chiederla a quiunque.Allora perchè non era ancora lì?

Lawrence lo sapeva...era stato preso in giro per l'ennesima volta!Non bisognava fidarsi di nessuno!Anche quel ragazzino l'aveva raggirato!Si era finto suo amico e l'aveva fregato!Chissà quante risate si stava facendo adesso alle sue spalle.

L'uomo si sentì un idiota.

Nonostante tutto aspettò altre tre ore.

Le nove e nel parco che ormai era stato coperto dal buio non c'era nessuno.

Il trentacinquenne si alzò infreddolito dalla panchina,prese il pacco che aveva in mano e lo buttò rabbiosamente in un cestino dell'immondizia.

"Che se ne vadano tutti al diavolo!"pensò e se ne andò a casa.

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Il freddo che aveva preso al parco lo costrise a letto con la febbre per un altra settimana.

Lawrence ribolliva di rabbia:"Questa glie la faccio pagare!"urlò mentre il maggiordomo gli porgeva un thè caldo.

"Signore non sforzatevi,o non guarirete mai!Cercate di riposare!"

"Ma stai zitto tu!"gli rispose seccamente l'altro.

"Domani vado a casa sua e glie la faccio pagare!"così dicendo si tirò la coperta sulla testa e si nascose tra le lenzuola,quasi fosse un bimbo che faceva i capricci.

Il servo cercò di calmarlo ma inutilmente...Lawrence si voleva nascondere per non far vedere al vecchio che stava piangendo...piangendo di rabbia e frustrazione.

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Il primo gennaio la neve,che era caduta la vigilia e il giorno di natale,stava iniziando a sciogliersi.

Nel quartiere di Joshua lo spettacolo era comunque lo stesso:barboni infreddoliti si scaldavano con falò improvvisati,donne tutt'altro che raccomandabili chiaccheravano agli angoli aspettando chissà chi e uomini grossi e possenti bisbigliavano tra loro scambiandosi mazzette di banconote.

Lawrence si sentì tutt'altro che al sicuro attraversando la strada che portava alla casa della sua giovane conoscenza.

Salì i cinque piani del palazzo che portavano all'appartamento in cui abitava il ragazzino e bussò alla porta.

Una donna sui cinquant'anni aprì.Aveva gli occhi arrossati e sembrava quasi catatonica.

"Buongiorno,cerco Joshua,è in casa?"

La donna scoppiò in risata isterica:"E chi lo cerca?"

"Mi chiamo Lawrence Smith e sono un suo amico"

Senza neanche avere la possibilità di aggiungere altro l'uomo ricevette un sonoro schiaffone.

"Ma siete impazzita???"rispose confuso.

"Siete Lawrence Smith??"gli domandò febbrilmente la madre di Joshua,nei cui occhi era affiorata una scintilla che le dava un aspetto tutt'altro che normale:"Siete Lawrence Smith??"ripetè come un pappagallo:"Lo stesso Lawrence Smith che ha licenziato mio marito un anno fa?Lo stesso Lawrence Smith che ci ha tolto il pane dalla bocca costringendoci a trasferirci in questa bettola puzzolente?"

"Io..."Lawrence si ricordò della gente che aveva licenziato un anno prima...non li aveva neanche guardati in faccia.Non conosceva neanche un volto delle cento persone a cui aveva tolto il lavoro...possibile che Joshua fosse proprio il figlio di uno di loro?

La donna che gli stava davanti sembrava in preda ad un attacco isterico:"Lo stesso Lawrence Smith che ha condannato a morte mio figlio?"

Scoppiò in lacrime.

"Cosa???Ma che...?"replicò l'altro.

"Mio figlio...il mio Joshua..."ripetè lei tra un singhiozzo e l'altro.

"Che diavolo sta dicendo???"domandò confuso Lawrence:"Di che diavolo sta parlando??"chiese istericamnete scuotendo senza ritegno la donna.

"Il mio bambino....lei lo ha ucciso...il mio Joshua...era malato...malato di leucemia!Noi...noi volevamo pagare le sue cure...avevamo persino chiesto un prestito...ma lei,lei ha tolto il lavoro a mio marito e ci ha condannati alla povertà!Mio marito si è suicidato per colpa sua!Perchè sapeva di non poter più avere i mezzi per salvare il suo adorato figlio!Perchè nessuno aiuta chi non ha soldi!Lei...lei schifoso arricchito!Me li ha portati via tutti e due!"

Lawrence rimase pietrificato.

Non poteva essere successo veramente...non a lui...non adesso!Non poteva aver perso la persona che aveva dato un nuovo significato alla sua vita!

La madre di Joshua lo guardò stremata,gli occhi gonfi dal pianto:"Se ne è andato la notte della vigilia...era lì che dormiva...sorrideva...ho cercato di svegliarlo,ma non ne voleva sapere...non ne voleva sapere di aprire gli occhi..."scoppiò nuovamente in lacrime.

Era colpa sua...lui...col suo egoismo,con il suo egocentrismo aveva condannato a morte un povero ragazzino...gli aveva negato un futuro!Come aveva osato fargli tutti quei discorsi perbenisti proprio sul quel futuro che gli stava togliendo?Come aveva potuto parlargli con così tanta noncuranza...lui...proprio lui che gli stava distruggendo la vita...e quante vite aveva distrutto senza neanche accorgersene...quante famiglie aveva mandato sull'astrico.

Non era stato migliore di suo padre.

Corse affannosamente nella camera di Joshua.

Il letto era vuoto e sfatto,l'uomo ci si appoggiò debolmente con la testa.

Joshua aveva dormito lì la sua ultima notte.Aveva alimentato lì le sue aspettative verso giorni migliori...chissà cosa aveva pensato prima di chiudere gli occhi per sempre...

Lawrence scoppiò sommessamente in lacrime.

"Joshua...perdonami...perdonami...ti prego..."mormorò accarezzando le coperte,gli occhi ofuscati dal pianto.

Poi,tristemente,si mise a guardare la stanza:vicino al letto vi era una piccola cassettiera e sopra ammucchiato qualche libro,sulla parete era appeso un poster raffigurante una star del baseball,su una sedia erano ammucchiati un paio di vestiti e proprio vicino ad essa,l'uomo notò il piccolo vaso con la stella di natale.

La prese in mano e la guardò per qualche istante.

Staccò il piccolo pezzo di carta che vi era attaccato.

Lo aprì,e per un istante il suo cuore si fermò.

Scritta in rosso,in modo goffo ma affettuoso appariva un'unica frase...Merry Christmas Mr.Lawrence.

  
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