Only Happy When It Rains
(seh, come no)
(o forse sì)
I’m only happy when it rains
I’m only happy when it’s
complicated
And though I know you can’t
appreciate it
I’m only happy when it rains
– Only Happy When It Rains,
Garbage –
Roma,
12 Giugno 2011. Ore 19:45
Certe
volte non sopportava Simone e la sua completa
mancanza di comprensione. Si chiedeva quasi perché si
frequentassero, prima di
vederselo nudo, con quel bel corpo muscoloso, i capelli biondi e i
lineamenti
duri, naso a patata a parte. In quel momento, comunque, avrebbe anche
potuto
metterglielo sotto il naso, ma sarebbe rimasto offesissimo. A morte.
«
Giacomo, ti prego, la finisci di tenermi il muso?
» lo sentì sbuffare, tranquillamente, appoggiato
ad un albero.
«
Solo se mi spieghi perché hai detto alla Giulia
che ce ne saremmo andati. » rispose, sbuffando anche lui. Era
seccatissimo. La
Giulia era una sua cara amica dal liceo, a Mantova, prima che si
trasferissero
a Roma, ed era anche la sua coinquilina. Era la sua coinquilina ed era
dotata
di moroso – cosa assolutamente normale e sana – e
il tale moroso aveva deciso
carinamente di festeggiare il loro mesiversario
in casa sua. Scopando. E in tutto questo, Simone l’aveva
tanto carinamente
tirato fuori, mentre si preparava con le patatine alla visione del Gran
Premio.
«
Perché quei due poveretti stavano per scopare,
forse? » replicò il ragazzo, senza il minimo
ritegno. Si passò le mani sul viso
per non girarsi e resistere all’impulso di picchiarlo. Non
capiva che il Gran
Premio per lui era un’istituzione, né
più, né meno. Lui non usciva mai la
domenica per vederlo, e l’aveva invitato solo
perché erano quattro mesi circa
che si frequentavano, un record. L’aveva invitato, e lui li
aveva fatti uscire.
Aveva tutte le cazzo di ragioni del mondo per essere incazzato.
«
Potevano scopare nella stanza da letto mentre noi
guardavamo il Gran Premio, no? Mi sembra facile. »
Sentì
Simone avvicinarsi e mettergli le mani sulle
spalle. Lo urtava vederlo in questa posizione, perché
dimostrava quanto fosse più
alto di lui e lo faceva sentire un nanetto. Un nanetto moro, peloso e
dal
carattere isterico. Olè.
«
Senti, se tu fossi stato tranquillo, si sarebbe
potuto fare. Ma so che sei uno che si fomenta, e te lo dico
perché uscivo con
un altro ragazzo che guardava la Formula 1, un patito di quelli
allucinanti. E
fidati, stava completamente fuori di testa, urlava come un ossesso
mentre
guardava i Gran Premi. Penso che tifasse lo stesso pilota che piace a
te,
quello tedesco, vecchiotto, com’è che si chiama...
» proseguì lui, perdendosi
alla ricerca del nome, agitando le dita per aiutarsi a ricordare.
«
Schumacher? Davvero? Lo voglio conoscere! » si
mise a saltare, peggio di un bambino, a pensare al suo idolo. Simone
gli
rivolse uno sguardo stranito.
«
Cuccia. » disse lui, dandogli un buffetto sulla
spalla. « Vedi cosa intendevo? Abbiamo fatto bene ad uscire.
»
«
Ma il Gran Premio… » cercò di
lamentarsi, ma fu
zittito nuovamente.
«
Te lo vedrai domani, tanto lo stiamo registrando.
Calmati e rilassati. » lo vide appoggiarsi ad un albero,
accanto al laghetto, e
chiuse gli occhi, beato. Non capiva quanto tutto ciò lo
innervosisse.
Rimase
ostinatamente in piedi ad osservarlo, ma il
ragazzo non sembrò battere ciglio. Senza aprire gli occhi,
ricominciò a parlare:
« Forza, vieni a sederti e finiscila di fare il mona.
»
Si
sentì catapultato, con quel mona – che, tra
l’altro, non era per niente gentile o cortese – a
casa, e sinceramente non gli
dispiacque.
Anche
se in questo periodo a Roma si sta senza dubbio meglio.
«
E se scopro come va a finire? »
«
Basta, » proseguì, sempre ad occhi chiusi, mentre
gli prendeva la mano per stringergliela. « Basta che evitiamo
di andare in
posti affollati. Poi, quanta gente credi che guardi la Formula 1
apposta per
dire a te
com’è finita la gara?
Soprattutto a quest’ora? »
«
Che giornata di merda. » alzò gli occhi al cielo:
persino il tempo lo stava prendendo per il culo, era giugno e
c’era un tempo coperto
degno di novembre. Magnifico.
E
Simone lo ignorava, e stava tirando fuori tutto il
suo essere drama queen. Non era possibile, né accettabile.
«
Mmm, giusto, potrebbe andar peggio. Potrebbe
piovere. »
Neanche
a dirlo.
Sentì
un tuono, appena dopo aver finito la frase.
Simone continuò a non battere ciglio, mentre lui si stava
agitando. « No, eh,
non può anche piovere, che cazzo, non può andare
così di merda la giornata. »
E,
ovviamente, giusto a fargli uno sfregio, iniziò a
piovere, e di brutto, uno dei tipici temporali estivi assolutamente
inutili che
servono giusto a bagnare il terreno, le persone e che non rinfrescano
per niente.
Anzi, appena finito, ricomincia a far caldo, e più di prima.
Bestemmiò.
«
Finiscila di fare la prima donna e vieni qua. »
gli disse Simone, tirandolo per un braccio. Cadde
all’indietro, addosso a lui.
Si rimise a sedere, sbuffando.
«
Non è possibile! Piove pure! Ma come si fa! »
continuò a mugolare, quando sentì la mano di
Simone prendergli il viso, girarlo
verso di sé ed iniziare a baciarlo passionalmente.
«
Finiscila. Siamo bloccati sotto quest’albero, non
c’è
nessuno attorno, per cui vediamo di rendere la situazione un
po’ meglio. »
sussurrò, malizioso. Aveva uno sguardo magnetico al quale
non poteva resistere,
ma doveva provarci.
«
Ma siamo in pubblico. »
«
Me ne fottono cazzi. Anzi, » ammiccò,
sogghignando. « mi interessa un cazzo. Il tuo. »
Lo
guardò allibito da tanta sfacciataggine. Lo
trovava arrapante, sì, ma erano in pubblico, non voleva
farsi sgamare così.
Cercò di temporeggiare. « Ma
c’è questa pioggia di merda! Non possiamo,
è tutto
bagnato. »
«
Quando la finirai di vedere la pioggia come qualcosa
di negativo, per curiosità? Finiscila. » lo
zittì con un bacio a fior di
labbra, prima di diventare molto più spinto.
«
La pioggia è
negativa. » replicò, staccandosi, ma Simone
negò ancora, prima di ricominciare
a baciarlo. E a fare cose molto più turpi.
Ore
21:10 circa.
Dopo
essersi rotolati – sì,
vabbè – sotto l’albero a fare
cosacce, temporeggiarono un altro
po’ prima di decidere di tornare a casa, visto che tanto in
tutto quel tempo la
Giulia si era fatta dare passata, ripassata e anche una terza botta,
eventualmente.
Si
era ormai rassegnato alla fine del Gran Premio,
ma fortunatamente non aveva sentito nessuno per strada che ne parlava:
non
c’erano notizie sullo pseudo telegiornale che si vedeva sulla
metro, non aveva
ricevuto spoiler di niente: bastava barricarsi in casa a vedere la
registrazione, senza accendere il telefono, senza aprire Facebook,
senza
avvicinarsi alla televisione se non per la registrazione. Avrebbe fatto
sistemare tutto a Simone, sì, per non rischiare di beccare
l’unico momento in
cui ci fosse stata una notizia sul Gran Premio. Glielo doveva, doveva
assolutamente sdebitarsi per come si era comportato, e neanche il sesso
orale
all’aperto bastava, col fascino del proibito.
Appena
tornò a casa, sentì la porta della camera di
Giulia – a logica –
aprirsi, come se
lo stesse aspettando. La vide arrivare, infatti, trafelata.
«
Già, ho dovuto stoppare la registrazione! » disse,
e lui sentì l’occhio tremare. Stava per venirgli
una crisi isterica.
«
Che cosa cazzo hai fatto? » urlò, come un ossesso.
Era incazzato nero, e sia Simone, sia Giulia se ne erano resi conto. Il
primo
lo stava trattenendo, attaccato a sé, mentre la seconda era
terrorizzata.
«
Ho fermato perché hanno fermato la gara! È
più di
un’ora che è ferma e era inutile che registrassi
la pausa! Avevo la televisione
accesa in camera apposta per vedere quando sarebbe ripartita!
» la sentì
rispondere, e tremava dalla paura di una qualche ritorsione. Doveva
essere
assolutamente spaventoso in quel momento.
«
Aspetta. Cosa? La gara non è finita? »
replicò,
esterrefatto. La gara non era finita.
Non si era perso molto.
«
No! È quasi un’ora e mezza che è ferma
per la
pioggia! Mai vista una cosa simile, dicevano, non stanno neanche a
metà. »
«
Cazzo. Giulia, scusami per come mi son comportato,
ma ne parliamo dopo, ora corro
davanti alla tv che devo vedere! » disse, la
superò, si tirò dietro Simone –
che per poco non cadde per la velocità della situazione
– e accese la
televisione, di corsa.
«
La gara
riprenderà tra cinque minuti, ricordiamo che i piloti
partiranno dietro la
Safety Car, con in testa Vettel e secondo il giapponese Kobayashi della
Sauber.
» sentì dire alla televisione. Guardò
il numero di giri: 25 di 70. Erano a poco
più di un terzo. Cazzo.
Simone
si sistemò accanto a lui e, ridacchiando, gli
diede un bacio sulla guancia. « Hai visto? Te lo dicevo che
la pioggia non
faceva così schifo, in certi casi. » Lo
guardò in faccia, era bellissimo,
e non era dovuto solo al
fatto che stava vedendo tutto dorato, Simone era davvero bello nel suo
fare
strafottente. Non gli diede né ragione, né
soddisfazione, ma solo un lungo e
languido bacio, prima di ricominciare a vedere il Gran Premio.
Note
dell’autore!
Ebbene
sì, son tornato a sfornare boiate. Devo dire
che scrivere di una “macchietta”, della serie di un
gay parecchio stereotipato
mi mancava e mi ha divertito da morire, perché
l’ho trattato proprio da
stereotipo esagerato (anche se ama la Formula 1. Vabbè, poco
importa.)
Ho
parecchie cose da dire su questa shot,
sinceramente! Innanzitutto, partecipa al contest “Everybody
ship now” indetto
da Il_Genio_del_Male, col prompt “Potrebbe andare peggio.
Potrebbe piovere.”
L’idea
mi è venuta dal fatto che due o tre giorni fa
ho letto delle “pagelle” di Formula 1 scritte da un
ragazzo che seguo, in cui,
parlando della gara di Spa 2011, diceva che la pioggia porta sempre
opportunità, e sta ai piloti sfruttarle – nel caso
di specie, a Spa la pioggia
crea sempre situazioni spettacolari, e parlando di Glock diceva che con
la
cagata che aveva fatto era stata una fortuna che non avesse piovuto e
che non avesse
potuto fare recriminazioni. Tra l’altro, ho usato Glock come
idea di fondo
(estetica) per il personaggio di Giacomo. Questo per quanto riguarda le
premesse (trash).
Simone,
invece, è una nostra vecchia conoscenza. Per
i più svegli, si saranno accorti che è la stessa
persona con cui Alessio si
trastulla in Adrenalina, e tra
l’altro ne parla all’inizio di Web
of Lies
– quando dice che non gli rispondeva più: ho detto
apposta quanti mesi erano
che stavano insieme per far capire perché Simone non
rispondesse ad Alessio.
Anche se non condivido, e lo prenderei a sganassoni per questo
– e, ma questo è
un piccolo spoiler, tornerà sicuramente un’altra
volta ancora. Non sarà mai uno
dei personaggi principali, ma tra i guest penso che sia il mio
preferito. E
parliamone, al momento è quasi apparso più di
alcuni personaggi principali,
tipo Lucia!
La data non è stata scelta a caso: il 12 Giugno 2011, infatti, ci fu davvero il Gran Premio del Canada e fu davvero fermato un’ora e mezza per la pioggia, risultando la gara più lunga di Formula 1 in assoluto,