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Autore: Juliet88    01/04/2013    6 recensioni
"Chuck e Blair adesso sono degli adulti..." disse Nate. "Si, ma solo per incasinare anche quel mondo" aggiunse Serena ridendo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nel futuro
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Quella notte avevo dormito molto poco, a causa del raffreddore che mi ero procurata. Evidentemente fare una passeggiata sotto la pioggia non era stata esattamente quella che si definisce una "buona idea".
Gettai lo sguardo fuori dalla finestra, e vidi, senza sorpresa, che i raggi del sole erano ancora timidi e fiochi, trovai conferma nell'orologio poggiato sul mio comodino, che segnava solo le sei del mattino.
Avevo voglia di un buon caffè, ma non mi andava di svegliare Dorota, così presi la mia vestaglia di seta, e scesi in cucina.
Temevo di far bruciare tutta la casa, la mia esperienza in cucina era pari all'esperienza di Jenny Humphrey nelle relazioni d'amore, ma riuscii a farlo senza troppi problemi.
Dopo il caffè decisi di concedermi una bella corsa mattutina a Central Park, così indossai una tuta, feci una coda di cavallo, e lasciai un bigliettino a Dorota nel caso in cui si fosse svegliata durante la mia assenza.
Le prime luci del giorno a Central Park sono sempre uno spettacolo mozzafiato, si può respirare un'aria così stranamente pulita, e incontaminata, si percepisce una calma così lontana dalla vita frenetica di New York. Era come se Central Park fosse coperto da una barriera invisibile, come se fosse un'isola distante dalla Grande Mela.
Tornai all'attico un'ora dopo circa, e dopo aver fatto una doccia, mangiai un croissant integrale e scappai all'atelier.
Una volta lì trovai Jenny Humphrey seduta sulla mia sedia, con gli occhi sognanti, mentre guardava il cellulare.
"J, cosa ci fai nel mio ufficio?"
"Oh, Blair! Sei arrivata. Ehm, volevo farti vedere alcuni schizzi per la prossima collezione."
"Fa' vedere."
Erano ottimi, ma non volevo dare tutta quella soddisfazione a Jenny, così risposi semplicemente: "Carini, ma dovrò dargli una sistemata."
"Certo, certo" rispose lei, sinceramente felice.
Tuttavia dubitavo che la sua felicità fosse solo causa mia.
"Jenny, come mai quando sono entrata sembrava che Cupido avesse scagliato una delle sue frecce?"
"Si vede davvero così tanto?"
"Non sei brava a mascherare le emozioni"
"O forse sei tu brava a leggere le persone"
"Se stai cercando di entare tra le grazie del datore di lavoro, vorrei informarti che non attacca."
Rise. "In realtà, sto uscendo con Nate, finalmente"
"Davvero? Sono contenta per te. Non potevo più stare a sentire i tuoi lamenti"
"Adesso torna al lavoro, e...spegni il cellulare" ordinai.
"Sarà fatto" rispose lei, obbediente.
Non appena fu uscita dal mio ufficio, mi sedetti sulla mia sedia, e notai solo allora un post-it giallo appiccicato sul mio computer, probabilmente da Helen.
Il post-it diceva chiaramente che una certa signora Bass aveva chiamato, e che non avendomi trovata, sarebbe venuta entro quella mattina per farmi una comunicazione.
"Signora Bass?" Con quale sfacciataggine osava già farsi chiamare signora Bass? Mancavano ancora moltissimi giorni al matrimonio, e lei non aveva nessun diritto di...
I pensieri arrivavano velocissimi alla mia mente, ma proprio mentre stavo per implodere, controllai inconsapevolmente la data sul computer, e feci l'amara scoperta che al matrimonio mancavano solo due giorni, quarantotto ore, duemilaottocentottanta minuti.
Mi girò la testa.
Ordinai ad Helen di procurarmi una bevanda zuccherata, e per il resto della mattinata volli astenermi dal pensare, anche solo per un secondo, alla catastrofe che avrebbe avuto luogo a breve.
Ovviamente l'impresa fallì miseramente quando la cosiddetta signora Bass si presentò al mio cospetto.
"Blair, buongiorno!"
"Buongiorno, Catherine. Qual buon vento?"
"Non sapevi che sarei venuta qui? Eppure ho raccomandato alla tua segretaria di riferirtelo..."
"Oh, si, è vero. Ho letto il post-it."
"Bene. Sono qui perchè volevo invitarti alla mia festa di addio al nubilato! Spero che verrai, perchè ci divertiremo un sacco, saremo noi e le mie testimoni di nozze, ma se vuoi puoi portare anche la tua bionda amica"
"Ci saranno spogliarellisti?"
"No, certo che no!"
"Alcool?"

"Santo cielo, no!

"Allora io e la mia bionda amica eviteremo di venire."
"Su, perfavore! Io e Chuck ci terremmo così tanto!"
Continuammo così per circa dieci minuti, mentre lei continuava ad insistere e fare gli occhi dolci quasi fosse una bambina, io ovviamente finii con l'accettare. Magari aveva utilizzato questa tecnica per farsi sposare da Chuck.
"Perfetto! Ti mando un SMS con l'indirizzo e l'orario." disse, quasi urlando.
Mentre la futura signora Bass lasciava il mio ufficio, io avevo già preso il cellulare per avvisare Serena dei nostri avvincenti programmi per la serata.
"S? Sono Blair. Ti prego, dimmi che non hai impegni per stasera."
"No, ma vorrei dirti sì. B, Cos'hai in mente?"
"Nulla, sfortunatamente. Catherine ci ha invitate, (o obbligate) ad andare al suo addio al nubilato"
"Davvero? E...noi abbiamo intenzione di andarci?"
"Si, ma per sopportare al meglio la serata dobbiamo prima fare rifornimento di alcool."
"D'accordo, d'accordo. Ci vediamo alle sei del pomeriggio, al Bemelmans bar".
Trascorsi il resto del mattino normalmente, fin quando a mezzogiorno mi accorsi che avrei dovuto incontrare mio padre all'aereoporto circa mezz'ora prima.
Svelta, indossai il soprabito, e salii sulla limousine, che sfrecciava quasi fosse una macchina da corsa. Non appena arrivai al JFK vidi Ròman e Harold poggiati ad un muro portante, con delle espressioni che definire accigliate sarebbe un eufemismo.
"Papà, Ròman! Mi dispiace! All'atelier ho totalmente perso la cognizione del tempo"
"Sta' tranquilla, tesoro. Se tu non fossi venuta adesso, non avremmo potuto conoscere Asami ed Hoshiko." disse, mio padre.
"Asami ed Hoshiko?" chiesi, ironica.
"Sì, due turisti cinesi. Ma non è importante. Piuttosto stiamo praticamente morendo di fame, che ne dici di andare nel primo ristorante che incontriamo?"
Finimmo per mangiare in un fast food, uno di quelli troppo affollati ed anarchici nei confronti delle norme igieniche, ma fu divertente, nonostante i digestivi che dovemmo prendere subito dopo.
Una volta tornata a casa feci un'altra doccia a causa dell'odore di frittura che si era unito a miei capelli, e lì non ebbi più diversivi con cui distrarre la mia mente.
Mi chiesi cosa avrebbe fatto Chuck Bass nel suo addio al celibato, ed immaginai litri di scotch, Jack Bass, ed un centinaio di modelle stile Victoria's Secret.
Aveva senso, ma chi poteva davvero saperlo?
Mi vestii in pochi minuti e fui in perfetto orario per l'appuntamento con Serena.
Trascorremmo una piacevole ora, facendo pronostici sulla "festa" di Catherine, e ricordando un po' i vecchi tempi.
Non appena fummo arrivate al locale vidi palloncini e festoni rosa, come se fosse non un addio al nubilato, ma il compleanno di un'innocente bambina.
Ed in fondo era proprio quel che Catherine era: un'innocente bambina.
Dopo aver posato i soprabiti, Catherine ci presentò le sue più intime amiche che, insieme a noi, avevano ottenuto "l'onore" di partecipare a quella festa.
Io non feci altro che lamentarmi, aggrappandomi a qualsiasi sciocchezza: dalla carta da parati, agli orripilanti gusti in fatto di abiti da parte di Catherine e del resto delle invitate, compresa Serena, che rispose alzando gli occhi al cielo, come se si fosse abituata alle mie critiche.
Vedevo tutte quelle anatre starnazzare alla vista dell'anello regalatole da Chuck, o dei vestiti uguali delle damigelle, o dei luoghi dove poi sarebbero andati alla fine delle loro nozze.
Alla fine delle loro nozze. Cioè quando Chuck sarebbe diventato marito di Catherine, e Catherine moglie di Chuck. Era difficile persino da pensare un Chuck Bass con la fede dorata che scintillava sull'anulare sinistro.
"S, io devo assentarmi per qualche minuto" sussurrai al suo padiglione auricolare.
"Ma vuoi scherzare, B! Dove dovresti and..." s'interruppe, probabilmente perchè aveva capito la mia destinazione.
"No, no, no. Scordatelo"
"Per favore, S. Ho bisogno di parlargli".
"D'accordo, d'accordo. Dirò che sei stata colpita da una forte emicrania"
"Grazie, ti devo un favore" dissi, mentre la abbracciavo.
Presi il cappotto, e salii sulla mia limousine, pensando a cosa avrei dovuto dire davvero.
Dopotutto l'avevo esortato io a non lasciare Catherine, ero stata io a persuaderlo dall'annullare le nozze, non mi sarei sorpresa se mi avesse sbattuto la porta in faccia.
Nel momento in cui entrai nella sua suite, la scena che mi si presentò davanti fu completamente diversa da quella che mi aspettavo.
C'era lui, adagiato sul divano, completamente da solo, eccezion fatta per il suo solito bicchiere di scotch.
"A questo punto mi aspettavo di vedere una decina di escort, e bottiglie di superalcolici sparse per tutta la suite"
"Beh, anche Nate e Jack avevano proposto una cosa simile, ma ho rifiutato" rispose, senza un minimo di stupore; come se fosse già a conoscenza della mia presenza lì.
Mi sedetti accanto a lui.
"Perchè?" chiesi.
"Se proprio devo comportarmi come il Chuck del liceo, allora tanto vale farlo con l'unica persona con cui vorrei farlo davvero"
Sorrisi.
"Perchè sei qui, Blair?"
"Bella domanda." risposi.
Lui alzò un sopracciglio, esortandomi a dire di più. 
"So bene che sono totalmente incoerente ad essere qui, adesso. Ed anche di essere l'ultima persona che dovrebbe essere seduta accanto a te, ma avevo bisogno di vederti, prima di tutti, prima di tutto." 
A quel punto passai la mia mano tra i suoi capelli, mentre lui chiuse gli occhi, sovrapponendo la sua mano alla mia. Così lo avvicinai a me, e non m'interessava affatto se mi avesse respinta o meno, avevo bisogno di lui.
Le sue labbra sapevano di scotch invecchiato, e mentre lui mi sfiorò il braccio, arrivando alla cerniera lampo dell'abito, un brivido violento percorse la mia schiena.
Quella notte non ci staccammo nemmeno per un secondo, ed era come se per l'ultima volta avessimo bisogno di marcare il territorio. Il nostro territorio.









  
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