Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: lisettola    01/04/2013    7 recensioni
Non sapeva bene come era successo tutto questo.
Il giorno prima era la patologa sfigata che non si aggiudicava neanche uno sguardo dall'uomo che amava, il giorno dopo era una delle due o tre persone a sapere che non si era effettivamente suicidato come tutti credevano.
Un anno prima della falsa morte di Sherlock non aveva mai ricevuto una stretta di mano da lui, un anno dopo si ritrovava con una pancia enorme, incinta di suo figlio. -- One shot Sherlolly, ispirata ad una fanart meravigliosa.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Non sapeva bene come era successo tutto questo.
Il giorno prima era la patologa sfigata che non si aggiudicava neanche uno sguardo dall'uomo che amava, il giorno dopo era una delle due o tre persone a sapere che non si era effettivamente suicidato come tutti credevano.
Un anno prima della falsa morte di Sherlock non aveva mai ricevuto una stretta di mano da lui, un anno dopo si ritrovava con una pancia enorme, incinta di suo figlio.
Era iniziato tutto una sera, tre mesi dopo la caduta, quando se l'era ritrovato bagnato come un pulcino, sulla soglia di casa.
Lo aveva accolto in casa, asciugato e rivestito, senza una parola, senza chiedere niente sul perchè si trovasse lì, vedendo su di lui uno sguardo che l'aveva fatta soffrire più di mille parole.
Fu solo dopo averlo fatto sistemare sotto le sue coperte, pronta ad andarsene e passare la notte sul divano, che il detective parlò.
“Molly...” sussurrò appena, con un tono di scuse.
“Shelock non ti preoccupare. Riposa e se vorrai parleremo domani.” disse sulla porta di camera, voltandosi.
“Resta. Ti prego.” Chiese in tono supplichevole. La patologa non aveva saputo resistere.
Si sistemò al suo fianco, cercando di non dare fastidio all'uomo che però fece qualcosa che non si sarebemai aspettata.
Si avvicinò a lei e la abbracciò, riversando in quell'abbraccio tutta la sua disperazione. Dopo un primo momento, superò la sorpresa per quel gesto e passò le sue braccia attorno al suo corpo, acarezzandolo e mormorando parole di conforto.
Era distrutto, sapeva che si sentiva solo nel suo esilio, sapeva che non era più quello di prima, grazie a John, e che stare lontano dal suo migliore amico era la cosa più difficile che avesse mai affrontato.
“Ho quasi ceduto di nuovo.” disse poi improvvisamente. “Non posso cedere, deluderei John... deluderei te.” e Molly sapeva bene a cosa si riferisse. Sapeva della sua dipendenza e sapeva come avrebbe cercato di sopprimere le emozioni con una dose.
Ma non l'hai fatto.” disse stringendolo. Le accarezzò i suoi capelli. “Hai resistito e sei venuto da me, so che non lo vuoi fare veramente.” aggiunse con voce tremante, sopraffatta da quello che stava succedendo, da come si stesse confidando con lei.
“Perché mi è sembrata la cosa più giusta da fare. Non posso rimanere solo stanotte... io... non so se resisterei ancora.” ammise in un sussurro tormentato.
“Puoi cercarmi ogni volta che vuoi Sherlock. Non sei solo. Non sono John, però sono tua amica, Sai che ti puoi fidare.”
Il detective alzò la testa e la guardò con sguardo di rimprovero. “Se non sapessi di potermi fidare credi che ti avrei affidato così la mia vita? Replicò. Poi nascose di nuovo la testa sul collo della donna. “Non sei John... ma sei diventata... altrettanto importante.” sussurrò incerto. “Hai sempre contato...
Molly si sentì avvampare. Si commosse per quelle parole, sentendo il suo cuore accelerare il battito.
“Voglio solo che tu sappia che puoi venire da me ogni volta che vorrai.”
“Dovrò partire domani... ma stanotte voglio stare qui.”
“Dove andrai?” domandò senza riuscire a trattenere l'angoscia.
“Non posso dirtelo. Per la tua sicurezza. Meno sai meglio è... e tu sai già troppo.”
La donna annuì tristemente e senza pensare poggiò le labbra sul capo riccioluto del moro.
“Non ti ho mai ringraziato.” Ammise Sherlock dopo qualche secondo di silenzio.
“Non c'è bisogno. Lo hai fatto a modo tuo.”
Il moro rialzò il capo e sorrise. Portò una mano nei capelli di Molly, si avvicinò e la baciò... e lei sapeva che questo era il suo premio, non riusciva a credere che fosse altro. Nonostante la consapevolezza che per Sherlock non era nulla di più che un ringraziamento, non riuscì a fermare i baci, non riuscì a fermare le loro mani che si esploravano, non riuscì a fermare se stessa dal donarsi a lui, completamente e senza riserve.
.
Quando la mattina dopo si svegliò, con l'odore di sesso che ancora impregnava la stanza e il letto vuoto, non se ne sentì sorpresa. Non si pentì di ciò che era successo e non aveva il coraggio di chiedere di più.
La vera sorpresa arrivò qualche mese dopo. Incinta.
Si sentì persa, confusa, felice, impaurita... tutto insieme. Da una parte, dati i suoi 30 e passa anni, desiderava da tempo diventare mamma, mentre dall'altra era sola, in una posizione pericolosa e inoltre era quasi totalmente certa che Sherlock non avrebbe mai accettato la paternità.
Decise di tenerlo, senza dire niente a nessuno, senza dire chi fosse il padre quando ormai la gravidanza fu evidente, senza dirlo a Sherlock.... un po' perchè era certa che lo avrebbe saputo, prima o poi, un po' perchè aveva paura della sua reazione e soprattutto perchè non sapeva come raggiungerlo.
Fu un pomeriggio, tornata da uno dei suoi ultimi turni prima di entrare in maternità, che si ritrovò Sherlock seduto sul divano in salotto. Non si chiese neanche come avesse fatto entrare.
Le posò prima lo sguardo sul volto e poi sul suo ventre, impassibile come sempre.
“Preparo il tea.” disse lei sparendo in cucina, presa dal panico.
Le tremavano le mani, era tremendamente nervosa. L’uomo la lasciò fare senza muoversi dal divano.
Tornò in sala e gli passò la tazza fumante.
Sherlock parlò dopo essersi schiarito la voce.
“E’...” disse incerto ma Molly lo anticipò.
“...tuo. Sono sicura.”
Ci furono minuti di silenzio. La donna si sedette sull'altro lato del divano, lasciandogli il tempo di pensare.
“Molly... non sarò mai la persona giusta.” disse poi Sherlock, rompendo il silenzio.
“Non ho chiesto mai nulla. Non voglio obbligarti a... se non vuoi, non saprà nemmeno che sei suo padre.” sussurrò poggiando la tazza sul tavolino di fronte al divano.
“Non ho detto che non ci voglio provare.” disse lui improvvisamente, soprendendola.
La patologa lo guardò a bocca aperta senza sapere cosa dire.
“Nessuno dovrà saperlo finchè non sarà finita. Quando tornerò lo riconoscerò e... vedremo cosa fare. Ti prego non piangere.” disse infine guardandola, senza sapere che fare, quando le prime lacrime le bagnarono il viso.
“Stupidi ormoni...” disse lei in un singhiozzo, asciugandosi le guance, senza però riuscire a smettere. “Perchè?” pigolò.
Sherlock volse lo sguardo al pavimento, cercando le parole giuste.
“Tu ci sei sempre per me. Ci sei sempre stata. So che non potrò mai essere un buon compagno o un buon padre ma... ho bisogno di te. Ci tengo a te.” poi guardò il ventre della patologa. “Non ti mentirò, mi ha terrorizzato sapere che... andiamo, chi mai mi potrebbe volere come padre? So, però, che tutto quello che non gli darò io, ci sarai tu per darglielo. Starà bene.”
Molly poggiò una mano sulla pancia e annuì continuando a piangere.
“Tu e John siete le uniche persone che riuscite a perdonare ogni mio errore. Perché lo fate?” Chiese sinceramente perplesso.
“Perchè abbiamo tanta pazienza.” Disse lei in un sorriso, prendendo la sua mano nella propria “Perché ti conosciamo e sappiamo che tu non sei ciò che vuoi far credere al mondo.”
“John stavolta si arrabbierà con me.” disse accostandosi alla donna. Poggiò la testa sulla sua spalla.
“Probabilmente ti beccherai qualche pugno da lui.” ammise Molly iniziando a giocare con i ricci mori. “Capirà, vedrai. Quando saprà che l'hai fatto per salvarlo non rimarrà arrabbiato a lungo.”
“Dovrò ripartire, lo sai?” disse il detective.
“Immaginavo che non fosse ancora finita.” ammise triste la patologa.
“Non riusciamo ancora a rintracciare Sebastian Moran, la mano destra di Moriarty... ma dirò a Mycroft di mandarti in qualche clinica che...”
“No, Sherlock. Ce la faccio da sola, non ti preoccupare per noi, siamo forti. Non sarebbe un po' strano che un estraneo mi paghi una clinica costosissima? Potrebbero capire qualcosa.” disse alzandosi in piedi, faticosamente. “Il Bart's andrà benissimo. Conosco tutti lì e si prenderanno cura di noi in maniera eccellente.” concluse avviandosi in camera.
“Dove vai?” quando si voltò vide Sherlock guardarla con sguardo confuso.
“La mia schiena mi sta uccidendo e lui non si vuole fermare un secondo, si è mosso tutto il giorno.” disse andando verso il letto per sdraiarsi.
Pochi secondi dopo Sherlock la seguì. “Posso?”
“Ovvio...” rispose sorridendo Molly.
Si avvicinò al letto e prima di sdraiarsi a sua volta si inginocchiò all'altezza del ventre della donna e la guardò in attesa di un permesso.
“Puoi, toccarmi Sherlock... è tuo figlio!” disse sorridendo.
Il detective fece un mezzo sorriso ed sollevò la maglia fino sotto al seno, poi poggiò una mano sulla pelle calda di Molly e attese un movimento. Quando il bambino si mosse, tolse la mano e curioso vi poggiò l'orecchio.
“Sai, non credo che sentirai nulla senza uno stetoscopio.” disse ridacchiando la donna.
Lui la guardò offeso e coprì di nuovo la pancia per poi sdraiarsi e avvicinarsi al suo volto.
“Guarda che lo so...” disse. Il viso gli si illuminò. “Vorrei solo provare a...”
“Niente esperimenti sulla mia pancia.” lo bloccò Molly.
“Va bene.” concordò leggermente irritato il detective, rimanendo in silenzio.
La patologa capì che aveva iniziato a riflettere. Sarebbe stato inutile provare a rivolgergli la parola, così prese il libro dal comodino e iniziò a leggere.
“Molly...” La chiamò Sherlock dopo quasi mezz'ora.
“Mmh?” mugugnò lei, presa dal libro. Si voltò per guardarlo. Sherlock stava fissando il soffitto come la cosa più interessante del mondo. “Che succede?” chiese allungando una mano verso quella di lui, al centro del letto, stringendola.
Ricambiò la stretta della mano “Credi che dovrei tornare?” disse voltando solo la testa per guardarla con il suo sguardo impassibile,.
“Io sarei felice se tu lo facessi... ma sappiamo entrambi che adesso sarebbe pericoloso.” disse Molly tristemente. “Moran e sempre a piede libero e si sono troppe vite in gioco. John, la signora Hudson, Greg...”
“Tu e il bambino.” disse infine Sherlock, voltandosi risoluto su un fianco. “Non sarebbe una buona idea.” concluse accoccolandosi con il volto sulla spalla della donna e portando una gamba sopra la sua.
“Non sei solo. Ci sono sempre io, puoi tornare da me quando vuoi Sherlock.” disse confermando ciò che gli aveva detto parecchi mesi prima. “So che è difficile, so che ti manca John e...”
“Hamish.” disse in un sussurro il detective.
“Cosa?”
“Chiamiamo nostro figlio Hamish. Per favore.”
Molly gli baciò la fronte e lo strinse a se. “Mi sembra un'ottima idea.”

******************************

Ok.... questa cosetta è nata dall'immagine sopra, che per me è di una bellezza disarmante. Non ho molto da dire se non che la dedico a coloro che come me, nonostante il fandom sia  prevalentemente Johnlock (e lo sono anche io eh! XD), hanno una parte di loro che tifa per la Sherlolly! Diamo una rivincita a Molly, prendiamoci una rivincita pure noi per ogni ragazzo a cui andavamo dietro con il solo risultato di soffrire.

Ringrazio tanto la gentilissima minerva74 per avermi betato la storia!! *manda baci*

Bon... vi lacio e perdonate lo sfogo del mio amore per la Sherlolly... XD

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: lisettola