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Autore: Audax    01/04/2013    0 recensioni
S.T.A.L.K.E.R. scavengers, trespassers, adventurers, loners, killers, explorers.
In un futuro non troppo lontano, Equestria è divenuta una delle più grandi regioni industrializzate del pianeta.Gli Elicotteri dominano i cieli, le ciminiere delle industrie sovrastano le antiche città mentre un clima sempre più ostile aleggia tra i Pegasi, gli Unicorni e i Pony di Terra,Entrambi investiti dal benessere economico e dal Grande Riarmo Militare. Ma c'è un luogo, a est di Equestria,pieno di misteri e fenomeni inspiegabili. Un Luogo dove realtà e fantasia si mescolano, in un'oscuro vortice di Paura e Follia.Un luogo, dove l'unica legge in vigore,è quella del più forte...
Perché questo non è un luogo qualsiasi.
Perché questo non è un luogo di pace e armonia.
Perché questa è LA ZONA.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: SCHIFO


Se la stazione era una rara perla di bruttezza e decadenza, la città era un capolavoro degno del più cupo e depresso artista: decine e decine di casermoni in rovina si innalzavano ai lati della strada imbiancata da una spessa coltre di neve in un clima misto tra uno scenario di guerra ed uno post apocalittico. Red stava cercando di camminare dritto nonostante il forte dolore alla coscia destra, dovuto al duro atterraggio sul selciato stradale avvenuto pochi minuti prima. Un carro armato sfrecciò accanto a lui schizzando di neve sporca il candido impermeabile Trench che aveva appena tirato fuori dalla borsa.

“Ma porc...” esclamò Red osservando il carro che spariva nella nebbia sferragliando, “Adesso faccio pendant con questo schifo di città” pensò mentre indossava l'impermeabile.

E così era questa HoofBurg: l'ultimo insediamento civilizzato prima della famigerata Zona. Red si aspettava una grande città piena di studiosi e ricercatori pronti a condividere con lui le loro scoperte davanti ad un buon bicchiere di vodka del posto, invece si era ritrovato nel mezzo di una grande accozzaglia di ruderi popolata esclusivamente da soldati e brutti ceffi vestiti come senzatetto; questi ultimi sembravano prodotti in serie: indossavano cappotti o impermeabili con il cappuccio abbassato, i maschi avevano tutti la barba lunga, mentre le femmine portavano delle corte criniere trascurate; le code erano nascoste dagli abiti pesanti, sicuramente tagliate corte pure quelle.

Doveva trovare un posto dove passare la notte, per poi cercare qualcuno in grado di fornirgli informazioni sulla Zona e sui ricercatori che vi lavoravano, ormai aveva capito che chiedere alle autorità non sarebbe stata una buona idea.

“Ma chi me lo ha fatto fare!?” pensò alzando lo sguardo al cielo: “Tutta colpa di Forcefield, lui e quella sua fissazione per la Zona! Ed adesso che non dà più sue notizie, lo scemo di turno deve andare a cercarlo rischiando di farsi violentare da una pazza dopo neanche un'ora di permanenza in questo schifo di città... Schifo!”. Continuò a camminare senza meta preso dai suoi pensieri per molti minuti, fino a quando non notò un grande manifesto appiccicato ad un muro mezzo demolito, era un semplice foglio rosso con una scritta nera che recitava:

S.T.A.L.K.E.R.

Sciacalli

Trasgressori

Avventurieri

Lupi solitari

Killers

Esploratori

Rapinatori

La ZONA non ha nulla da offrirvi, se non MORTE e MISERIA

L'esercito reale vi protegge dalla zona! NON PROTEGGE LA ZONA DA VOI

Armata di contenimento


“Bel modo di proteggere i pony...” borbottò portandosi istintivamente lo zoccolo sull'occhio tumefatto.

Presto divenne sera, e Red iniziò a svolazzare sopra i tetti di quei tristi casermoni in cerca di un posto dove riposarsi e mangiare qualcosa; fino a quando non notò un certo movimento di pony davanti ad uno di questi edifici, atterrò, perciò, di fronte all'entrata rischiando di essere travolto da un gruppo di soldati ubriachi fradici che stavano attraversando la strada cantando a squarciagola una canzoncina riguardante la castità della madre di qualche comandante.

Quello che si trovò davanti, una volta schivati i soldati, lo lasciò di stucco: a prima vista sembrava un bar, anche se non mostrava alcuna insegna, ed al contrario del resto della città era pieno di vita: diverse decine di pony tra cui molti soldati entravano ed uscivano chiacchierando sorridenti; questa visione convinse Red ad entrare. Fu accolto dal solito odore acre di fumo e sudore, solo che questa volta esso era accompagnato da un'allegra musica di chitarra elettrica diffusa da quattro altoparlanti fissati alla meglio negli angoli alti del salone; iniziò a trottare tra i tavoli occupati da soldati ed i soliti pony dal pessimo gusti in fatto di vestiario, fino a quando non arrivò al bancone; fortunatamente la soldatessa non aveva rubato tutti i suoi averi, e quelli rimanenti costituivano una discreta quantità di denaro. Chiamò un pony di terra piuttosto magrolino, ma dall'aspetto ben curato e gli chiese di versargli un buon liquore del posto; il barista, senza dire una parola, prese in bocca una bottiglia dal bianco vetro opaco versandone il contenuto dentro una piccola tazza per poi porgerla a Red, che ne bevve un sorso non appena la ebbe a portata di zoccolo. Era una bevanda incredibilmente densa, dolce e zuccherosa; all'inizio gli fece ribrezzo tutto quel dolce, ma al secondo sorso un piacevole calore si diffuse nella sua gola, mentre il gusto gli sembrò meno sciropposo. Vuotò la tazza in un paio di sorsi chiedendo il bis e dopo che ebbe di nuovo la tazza piena andò a sedersi su di una sgangherata sedia imbottita, rimase immobile a sorseggiare il liquore godendosi la musica, fino a quando la sua attenzione non venne attratta da una bacheca di sugaro appesa nella parete di fronte a lui: era ricoperta di fogli e bigliettini di ogni genere. Si avvicinò, curioso, per leggerne qualcuno e subito ne rimase stupito: erano tutti annunci dove mettevano in vendita svariati tipi di artefatti, armi e accessori militari; in un bar pieno di soldati il cui unico obiettivo era quello di impedire che nulla entri od fuoriesca dalla Zona senza l'apposito visto.

Red si guardò attorno con fare imbarazzato, quasi come se fosse stato lui ad affiggerli. Notò, poi, un piccolo bigliettino bianco sul quale vi era scritto, con calligrafia arrotondata e ben leggibile, “Oltre il cordone 223456910 TAGLIO”. Sapeva bene cosa voleva dire. Tornò al bancone:

“Mi può dire una cosa?”, chiese al barista;

“Dipende da cosa vuoi sapere” gli rispose mentre lavava dei bicchieri.

“La Zona... Cioè i ricercatori che lavorano nella Zona, abitano in un quartiere della città o cosa?”

“Non credo proprio. Le teste d'uovo vedono solo la stazione di questa città, poi montano su di un elicottero e vanno nella Zona”

“Vivono nella Zona?”

“Mi sembra ovvio, dato che, tra anomalie ed emissioni, non è mai una buona idea fare avanti e indietro”.

Red rimase per un attimo fermo in preda a mille pensieri che si accavallavano tra di loro, si guardò intorno e con uno sguardo negli occhi che tradiva paura e rassegnazione chiese una penna.

Stava inserendo l'ultima moneta occorrente per una chiamata nel telefono pubblico di fronte al bar, indossò le cuffie dotate di microfono: la sensazione del metallo gelido sul collo gli fece rizzare il pelo. Compose il numero che si era appuntato su di una zampa, la tastiera era un modello per unicorni e dovette usare il naso per premere i piccoli tasti. Attese, il telefono cominciò a squillare in attesa di una risposta, qualcuno alzò la cornetta.

“Pronto!?” disse Red con voce tremante; il suo interlocutore riattaccò. Si ricordò di quella parola scritta in maiuscolo nell'annuncio; ricompose il numero e non appena qualcuno rispose disse la parola: “Domani mattina alle sette in punto nel vicolo di fronte al bar” disse una voce squillante per poi riattaccare nuovamente. Red non terminò subito la chiamata, rimase dentro la cabina con lo sguardo fisso sulla tastiera: stava già iniziando a pentirsene.

“Ma che cosa ho appena fatto? Non so neanche chi siano, come minimo mi deruberanno dei miei ultimi averi per poi lasciarmi in balia di questa città!”

Red stava sorvolando la strada principale ormai deserta ripensando alla conversazione telefonica che aveva avuto poco prima, quando una voce femminile aveva appena terminato di annunciare, attraverso i vari altoparlanti posizionati lungo le strade, l'inizio del coprifuoco e il bar, che si era rivelato essere pure un albergo, non aveva camere libere. Doveva trovare un posto dove passare la notte senza incappare in pattuglie militari: decise che la soffitta di un vecchio magazzino sarebbe stato l'ideale. Il pegaso entrò attraverso un grosso buco nel tetto e iniziò a disfare il bagaglio creando una sorta di giaciglio fatto di vestiti per poi coprirlo con un telone che aveva trovato in un angolo della soffitta; costruì una tenda, o almeno quella che lui stava considerando una tenda. Inizialmente faceva molto freddo, poi pian piano l'interno di quel rifugio cominciò a scaldarsi. Red si accoccolò sul suo giaciglio di fortuna, con il pensiero rivolto su cosa avrebbe dovuto fare il giorno dopo, ma la spossatezza si fece sentire e si addormentò.

Il lamentoso suono di una sirena riecheggiò per le strade di HoofBurg, inizialmente simile ad un piagnisteo lontano, poi sempre più forte fino a diventare assordante. Red si svegliò con un forte dolore alla schiena, pensò che la sirena fosse il segnale della fine del coprifuoco, ma c'era ancora poca luce per essere l'alba. Uscì dal suo rifugio affacciandosi ad una piccola finestra rotta che dava sulla strada principale e quello che vide lo inquietò: molti soldati di pattuglia si affrettavano ad entrare dentro i vari edifici. Mentre uno strano bagliore rosso baluginava ad est, pensò che fosse l'alba e si tranquillizzò, ma un fortissima luce bianca si sprigionò da quel bagliore accecandolo momentaneamente; indietreggiò spaventato e, quando riaprì gli occhi, vide centinaia di piccole striature rosse che correvano lungo il cielo partendo dalla zona dove aveva avuto origine il bagliore. Inizialmente pensò di essersi ferito i bulbi oculari, ma ben presto capì che quelli erano fulmini, giganteschi fulmini di un colore rosso acceso che attraversavano il cielo anch'esso cremisi; il fatto incredibile era che non erano dei fulmini normali: duravano diversi secondi illuminando la città a giorno e non generavano alcun frastuono. L'unico rumore che Red riusciva a percepire era il forte sibilo del vento che soffiava da est: gli sembrò che la terra avesse preso a vibrare. Ormai in preda al terrore decise di prendere esempio dai soldati e di rifugiarsi in un posto che potesse tenerlo il più isolato possibile da quella cosa; senza pensare ai suoi effetti personali si precipitò giù per le malandate scale di legno che collegavano la soffitta al magazzino sottostante: un grande stanzone pieno di piccoli container vuoti e rugginosi. Mentre scendeva le scale in tutta fretta un gradino marcio si ruppe sotto il suo peso facendolo cadere in avanti, tentò di aprire le ali per evitare la rovinosa caduta, ma aveva ancora addosso il suo impermeabile che le avvolgeva e, perciò, cadde di muso dopo un volo di tre metri schiantandosi sul duro pavimento di cemento, vide le stelle. Poi più nulla.

“Svegliati idiota!” risuonò una voce poco amichevole nell'oscurità; non sembrava nulla di importante, decise di ignorarla tenendo gli occhi chiusi, ma una forte fitta al costato lo riportò alla realtà e aprì gli occhi vedendo sopra di se un soldato che lo guardava in cagnesco. Un dolore alla fronte gli riportò alla mente ciò che era successo la notte scorsa; si rialzò con un lamento: era tutto un dolore. Il soldato era fermo vicino a lui, era armato di una mitragliatrice da fianco a canna corta.

“E adesso?” gli chiese preoccupato; non voleva partecipare ad un altro interrogatorio.

“Adesso prendi tutte le tue cose e te ne vai prima che mi arrabbi” disse tranquillamente.

Red salì le scale seguito dal soldato ed iniziò a smontare il suo giaciglio.

“Posso sapere cosa è successo ieri sera?”

Il soldato non rispose, limitandosi a zittirlo con un gesto stizzito del capo.

Stava di nuovo camminando senza meta per le strade di HoofBurg contemplando quelle scene che già gli sembravano familiari: soldati che pattugliavano le strade chiacchierando, tizi incappucciati che scivolavano silenziosamente vicino a lui e camionette stracariche di soldati che sbandavano a causa della neve sulla strada. Erano quasi le sette, doveva decidersi se andare a vedere se quei tipi erano veramente in grado di portarlo nella Zona (anche se era molto più probabile che fossero dei rapinatori) o spendere i pochi soldi che gli rimanevano per tornarsene a casa. Non poteva tornare a casa, doveva andare a trovarlo; non sapeva perché, ma ogni volta che pensava alla Zona un brivido gli fulminava la schiena, ma non era un brivido di paura, era un irrefrenabile istinto che gli riempiva le viscere: doveva penetrate nella Zona.

Alla luce del giorno gli fu facile trovare il vicolo, che, in realtà, sembrava più una trincea, ingombra com'era di macerie e spazzatura. Si sedette su di un cumulo di mattoni, aspettò molto tempo e, quando stava per andarsene, un pony coperto da uno spolverino grigio imboccò anche lui il vicolo: aveva il viso coperto da una sciarpa verde e da un paio di occhialoni dalle lenti scurite e l'unica cosa che era visibile erano pochi ciuffi della sua criniera argentea ed arruffata.

“Sei il cretino che non aveva capito la parola d'ordine?” chiese continuando a bloccare l'uscita; Red annuì cercando di sembrare un duro mentre alcune goccie di sudore gli scendevano lungo il collo.

“Benissimo, adesso rimani fermo lì” rispose il pony sconosciuto sollevando la manica dello spolverino e mostrando una pistola agganciata allo zoccolo sinistro. Red, che nel frattempo si era alzato, si risedette, terrorizzato, sui quarti posteriori alzando gli zoccoli; sentì dei passi dietro di lui, non fece in tempo a girarsi che un sipario nero calò sulla sua vista: era stato incappucciato.

“Dove sono i soldi?” chiese piuttosto acuta una voce dietro di lui.

“Nella giacca interna dell'impermeabile” rispose subito Red maledicendosi.

Qualcuno infilò i suoi freddi zoccoli sotto il suo impermeabile andando a prelevare il suo borsello.

“Non sono molti, ma hai della bella robetta nella borsa e nella Zona non ti serviranno tutti quei vestiti."

Il cuore di Red fece un tuffo.

“Non... Non mi volete rapinare?”

Diverse voci risero.

“E perché mai dovremmo?” disse la solita voce dietro di lui.

“Siamo mercenari professionisti e lei, signore, ha appena acquistato i nostri servigi!”.




“In cerca di fama e di fortuna eh? Negli ultimi tempi stiamo lavorando come somari con tutti i pony che vogliono entrare nella Zona, anche se molti riescono a forzare il cordone di sicurezza da soli... Amico, io ci sono stato una settimana, una! E ti dico che mi è bastata...”

Ormai erano passati diversi minuti da quando lo avevano caricato sul pianale di un camion inseme a quel tipo così logorroico e, anche se incappucciato, poteva distinguere il contorno del tipo: non sembrava un pony dall'aspetto “normale”.

“Allora? Perché vuoi avventurarti dentro quel postaccio? Per gli artefatti?”

“Non proprio! Devo trovare una persona a me cara che è un anno che non dà più sue notizie” Rispose Red al limite della sopportazione.

“Beh! Avrà tirato le cuoia!”

Red rimase sconcertato dalla leggerezza con cui aveva pronunciato quelle parole: stava parlando di morte come se fosse una cosa normalissima e sicuramente non si stava riferendo ad una tranquilla morte di vecchiaia al calduccio nel proprio letto; stava parlando di morte prematura e, con molta probabilità, violenta.

Finalmente il tipo smise di cianciare e Red ne approfittò per farsi una dormita, anche se i vari sobbalzi della camionetta rendevano quasi impossibile ogni tentativo di rilassarsi. Dopo quasi un'ora di viaggio arrivarono a destinazione. Una volta sceso, il tipo logorroico gli fece sapere che poteva togliersi il cappuccio, Red lo fece subito: erano in una piccola ed isolata stazione di rifornimento ferroviaria brulicante di pony, molti dei quali indossavano le solite vesti pesanti e luride, ma questi erano armati fino ai denti; non c'era un solo pony che non avesse un'arma attaccata allo zoccolo, al fianco o al dorso (alcuni avevano diverse armi di ogni tipo).

“Avanti seguimi!” Red obbedì voltandosi e notò che quello che gli aveva tenuto compagnia sul camion non era un pony ma un grifone: un titanico essere dal manto e dalle piume brune, mentre testa e becco erano simili a quelle di un falco. Egli indossava un giaccone da aviatore marrone e sulla schiena ciondolava, appesa ad una cinghia, una enorme mitragliatrice grande quanto Red.

“E così questo è un accampamento Stalker... Quanto siamo penetrati nella Zona?” chiese Red guardandosi intorno meravigliato dalla vitalità del posto: pony di tutte le razze sciamavano da un posto all'altro e alcuni di loro avevano addirittura allestito delle bancarelle dove vendevano ogni tipo di munizione e accessorio militare.

“Non siamo nella Zona, è solo una stazione da dove partono i “diretti” per oltrepassare il confine” rispose il grifone indicando una zona della stazione recintata da filo spinato e presidiata da una decina di soldati. Ancora una volta Red rimase interdetto: quei soldati dovrebbero combattere gli stalkers, ed invece eccoli lì in mezzo a loro. Si avvicinarono ad un tavolo posizionato accanto ad un cancello che permetteva l'ingresso nella zona recintata e, dietro ad esso, sedeva un pegaso in uniforme da ufficiale. Il grifone si fece avanti e gli porse una parte dei soldi che gli aveva dato Red; tale scena gli fece capire il perché di tanta indifferenza dei soldati del bar nei confronti di quella bacheca: una volta dentro vide uno di questi “diretti” che altro non erano che dei semplici carrelli a motore magico anch'essi muniti di pianale coperto da un telo verde. Una volta salito notò di essere in compagnia di altri due pony, anche loro sconvolti da quell'ambiente come Red.

Il Grifone si affacciò dentro il pianale, passò una piccola mappa militare scarabocchiata ad ognuno di loro e cominciò a parlare: “Allora, una volta nella Zona vi faremo scendere uno alla volta e, dato che ultimamente alcuni banditi stanno prendendo di mira i novellini, eviteremo di farvi viaggiare in gruppo. Nella cartina ho segnato la posizione del campo stalker più vicino: precipitatevi laggiù e presentatevi al “trafficante”... Evitate le strade perché sono pattugliate ed i militari sparano a vista... Detto questo buona caccia a tutti voi! Che la Zona sia misericordiosa”. Fece un gesto a qualcuno, sicuramente il conducente; il carrello cominciò a muoversi con uno stridio prendendo velocità.

Nessuno parlò durante il viaggio. Red passò il tempo a guardare il paesaggio innevato attraverso un buco nel telone e notò che, più avanzavano, più la neve si diradava fino a sparire del tutto lasciando spazio a grandi distese d'erba.

Fu il primo a scendere, fece in tempo a dare un stretta di zoccoli al conducente e agli altri, prima che il carrello ripartisse lasciandolo da solo.

In un campo d'erba alta, un palo del telegrafo si piegava pericolosamente verso il terreno ed un piacevole odore d'erba fresca e fiori di campo saturava l'aria; tale atmosfera così viva e pacifica non aveva nulla da spartire con quella marcia e marziale di HoofBurg. Anche se doveva partire subito per il più vicino accampamento decise di riposarsi un attimo sdraiandosi tra l'erba alta e di studiare la cartina: quel viaggio lo aveva stancato.

Stava camminando in mezzo ad una lingua d'asfalto spaccato da innumerevoli crepe di diverse dimensioni; gli alti palazzi ricoperti di rampicanti incorniciavano quel paesaggio buio e spettrale rendendo l'ambiente surreale. Red si ritrovò davanti ad un incrocio e, sebbene sapesse benissimo dove andare, non capiva il perché di questa sicurezza, ma c'era: era come se qualcosa lo guidasse. Si ritrovò a correre a perdifiato fino a quando, voltato un angolo, si ritrovò davanti ad un muro che interrompeva la strada: non era un muro di mattoni o cemento come gli altri muri della città, bensì un semplice e rassicurante muro dall'intonaco bianco ed in mezzo c'era una porta di legno semi scardinata. Doveva esserci qualcosa di straordinario oltre quella porta e, perciò, il pegaso si affrettò a raggiungerla volando per poi mettere lo zoccolo sulla maniglia; il cielo si fece rosso come la sera precedente.

Red aprì gli occhi: si era addormentato in mezzo all'erba. Diversi rivoli di sudore gli bagnavano la schiena e le ali: doveva essere proprio stressato per fare dei sogni del genere. Con il sogno ancora vivido nella mente si rialzò.

“Dormito bene?” Disse una voce femminile dietro di lui.

Red si girò di scatto e vide una bella pony dal colore blu elettrico che gli sorrideva sorniona puntandogli contro una doppietta a canne mozze montata su di un bracciale per pistole; Red rimase pietrificato dal terrore, ma tentò la via della mediazione:

“Non ho nulla con me...”

“Chi se ne frega! Rimani fermo dove sei e forse non ti faccio saltare quella bella testolina, ok?”

Il tono di voce dolce e pacato della pony lo terrorizzò ancora di più e l'istinto prese il sopravvento sulla ragione: si sfilò velocemente l'impermeabile e decollò volando a bassa quota verso un bosco nelle vicinanze.

Ci fu un boato seguito dal ronzio dei pallettoni che gli passavano pericolosamente vicino, poi un altro boato che questa volta andò a segno: Red sentì un rumore simile ad uno "splat" e, poi, un fortissimo dolore all'attaccatura delle ali; cadde rovinosamente al limitare del bosco, ma l'adrenalina lo fece rialzare e continuare a correre a perdifiato. Ma un altro colpo si fece sentire e questa volta il suo suono era più secco e vicino: un'altra fitta gli azzannò la coscia posteriore facendolo nuovamente cadere e, perciò, Red fece per rialzarsi, ma un altro pony (un unicorno più precisamente) sbucò dalla boscaglia: indossava una maschera antigas grigia ed un giubbotto antiproiettile nero coperto da una mantella dai motivi mimetici e stava levitando di fronte a se un lungo fucile a canna basculante. Dal tipo di calcio e di impugnatura Redstorm capì che non era un'arma tipica dei pony, anche se la cosa non era molto importante per un unicorno. Si alzò zoppicando, quando un altro proiettile si piantò nel terreno vicino a lui.

“Muoviti ancora ed il prossimo te lo ficchiamo in fronte!” gridò ansimando la pony blu elettrico che nel frattempo lo aveva raggiunto volando, infatti anche lei era una pegaso.

Red, sotto shock, si limitò a sedersi alzando gli zoccoli e mostrando una faccia congelata in una espressione terrorizzata dagli occhi spiritati.

“Mi arrendo!” disse con voce roca prima di venir raggiunto da una randellata sulla nuca proveniente dall'unicorno che lo spedì nuovamente nel mondo dei sogni.

  
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