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Autore: Wiwo    20/10/2007    5 recensioni
Tutti, se ne andavano tutti. Quanti ne aveva già visti andarsene?
Tanti, troppi. E tutti quelli che se ne andavano portavano con sé un pezzo del suo cuore e lo lasciavano stracciato e sanguinante, e il dolore prima lancinante che recavano si trasformava piano piano in un dolore sordo che non se ne andava mai, mai.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga | Coppie: Neji/Hinata
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Disclaimer: penso lo sappiate tutti, ma i personaggi di Naruto non sono miei, altrimenti alcuni avrebbero già fatto una sadicissima brutta fine..

Hinata: ..ehi! Te la riprendi con me?

Naaaa.. non è con voi che ce l’ho.. ^^ Voi mi piacete!

Hinata: Ah.. non voglio sapere cosa fai a quelli che ti stanno antipatici allora..

Via, vi lascio alla lettura della mia song-fic, che nonostante il Disclaimer assolutamente idiota è stata scritta in un momento non particolarmente allegro, quindi è alquanto depressa. La canzone è One By One, tratta dall’album A Day Without Rain di Enya. Enjoy!

ONE BY ONE

Hanabi aveva paura ad entrare nelle stanze della sorella. Hinata Hyuuga viveva in un’ala della grande casa da sola, senza vedere nessuno, ormai da sei anni, e la minore a volte la vedeva affacciata alla finestra a guardare per ore il cielo, soprattutto quando pioveva.

In quel momento stava piovendo. Anche dagli occhi di Hanabi pioveva. Aprì silenziosamente una porta e, soffocando i singhiozzi, si incamminò per il corridoio buio che sapeva di terribile desolazione alla ricerca di colei che aveva fatto di quella desolazione il suo regno. Ed eccola lì, alla finestra, i capelli lunghi, lunghissimi oltre le ginocchia sciolti disordinatamente, lo sguardo perso nel vuoto, nel cielo in tumulto, come una bambola rotta dimenticata da anni.

Hanabi mosse qualche passo tremante nella stanza in penombra, bloccandosi non appena il suo sguardo lucido di pianto incontrò quello vacuo e paurosamente bianco della maggiore.

                Here am I, yet another goodbye

-Hinata-neesan…

Non c’era bisogno di parlare, i suoi occhi dicevano già tutto e Hinata la seguì attraverso la casa stranamente vuota, stranamente triste, lungo corridoi spogli e stanze trascurate, che richiamavano troppi ricordi, troppo felici, e sensazioni dimenticate da troppo tempo.

Le accolse un portone chiuso davanti al quale Hanabi cadde in ginocchio, dilaniata dai singhiozzi, mentre la sorella la guardava con occhi vuoti e troppo, troppo bianchi. Lei proseguì e aprì il portone; camminò lieve come un fantasma fino al centro della stanza.

-Padre…

He says Adios, says Adios

Due sguardi vacui si incontrarono. Ma lei non versò alcuna lacrima.

                And do you know why she won’t break down and cry?

Non ne aveva più. Le aveva finite tutte tanto tempo prima.

Lo baciò sulla fronte.

-Addio, padre.

She says Adios, says Adios, goodbye

Come si faceva a piangere? Hinata non lo ricordava più. Eppure aveva pianto tanto, tanto.

Hanabi piangeva, al lato della porta, tremando violentemente, mentre la sorella, bella ed eterea, quasi diafana, se ne andò di nuovo e sembrava che fluttuasse, povera ombra dei suoi ricordi, spettro vivente.

Tutti, se ne andavano tutti. Quanti ne aveva già visti andarsene?

                One by one my leaves fall

Tanti, troppi. E tutti quelli che se ne andavano portavano con sé un pezzo del suo cuore e lo lasciavano stracciato e sanguinante, e il dolore prima lancinante che recavano si trasformava piano piano in un dolore sordo che non se ne andava mai, mai.

                One by one my tales are told

Le sue storie, i suoi ricordi chiusi dentro di lei, sigillati da anni di solitudine, forse potevano rivivere adesso, dovevano rivivere perché uno nuovo andava a far loro compagnia.

E Hinata, tornata alla finestra a vedere il cielo che piangeva anche per lei, dischiuse lo scrigno mutilato dei suoi ricordi.

Il primo a uscire fu un viso conosciuto, sempre con il solito, instancabile, illuso sorriso; non riusciva a ricordarlo in altro modo, solo con quel sorriso ormai vuoto di speranze.

~ “N-naruto-kun, fai attenzione…

“Non preoccuparti, Hinata-chan! Non mi succederà niente, vedrai! E quando tornerò festeggeremo tutti insieme, va bene? ~                       

E la ragazza decise di credergli, che sarebbe andato tutto bene. Quella fu l’ultima volta che lo rivide, tranne che nella foto sulla lapide della sua tomba.

                It’s no lie, she is yearning to fly

~ Le lacrime scendono silenziose sul viso di Hinata, e il suo cuore è come strappato. Un pezzo di lei è morto con il ragazzo del demone, e la pioggia non riesce a lenire il dolore, nonostante la senta cadere su di lei, dentro di lei, dritta sulla ferita. La ragazza alza la bella testa impregnata d’acqua al cielo e mischia il suo pianto alle gocce di pioggia, perdendo il suo sguardo nelle nuvole gravide d’acqua. Dio, quanto desidera volare, adesso, volare via e trovare il cielo blu nascosto dalle nubi addolorate. ~

                She says Adios, says Adios

Dietro di lui uscì un altro ragazzo, con dei segni rossi dipinti sulle guance e un ghigno strafottente in viso. Ma Hinata lo sapeva, lo sapeva che in quegli occhi c’era un barlume d’affetto per lei. Una luce speciale, solo per lei. La giovane donna sospirò dolorosamente, perché anche i primi rimorsi erano arrivati con lui. Distolse lo sguardo un attimo dalla figura dai contorni sfocati davanti a lei. Se solo non fosse stata così cocciuta. Così cocciuta e stupida.

                And now you know why he’s a reason to sigh

~ Kiba osserva la compagna di squadra con preoccupazione: sembra un fantasma, pallida, con gli occhi bianchi che mai sono stati così vuoti, così persi e inespressivi. Sembra che debba svanire da un momento all’altro nella luce sbiadita del sole invernale. Sono parecchi giorni che non si muove dalla tomba e torna a casa solo quando i familiari la vengono a portare via. Ma ora anche Kiba la vuole togliere da lì, vuole farla riprendere, ricominciare a vivere.

“Hinata, vieni.”

Le afferra la mano diretto al campo dove ci sono anche Kurenai e Shino e la guida fuori dal cimitero lentamente, senza scatti, come per paura che si dissolva nell’aria. Hinata si limita a seguirlo, senza alcuna reazione. ~

Riprese ad allenarsi, a compiere semplici missioni, ma non a sentirlo davvero. Tutto ciò che faceva era dettato solo dall’abitudine, ogni singola mossa, gesto, sguardo, sorriso (vuoto, così terribilmente privo di senso). E a dire la verità, durante le missioni, sperava sempre che qualcosa andasse storto, che un nemico la trovasse, che ci fosse un attacco a cui lei non avrebbe saputo far fronte. Una volta accadde davvero. Ma anche quella volta ciò che successe fu completamente sbagliato.

~ Il sangue scorre come un macabro ruscello rosso. Il ragazzo è steso a terra, e trema. Pochi passi più in là giace un cadavere, e un kunai insanguinato.

“Kiba! Dannazione, Kiba, che hai fatto!”

Un ragazzo con gli occhiali scuri tenta di fermare l’emorragia, e intanto gli urla contro. La ragazza dagli occhi di latte si limita a tremare.

“Hi…nata”

Lei trema ancora di più mentre si avvicina, le lacrime da lungo, troppo tempo trattenute escono libere, ora.

“Devi… devi vivere, capito? … vivere…”

Vivere. La fa facile lui, che ora è libero. Se ne va, come un altro pezzo del cuore di Hinata. Come si fa a vivere con un cuore dilaniato? E intanto piange, piange. ~

                She says Adios, says Adios, goodbye

Dopo di lui, chi c’era? Hinata aveva paura a ricordare. Ed ecco, arrivava, un giovane uomo alto, dai lunghi capelli scuri e gli occhi  così uguali ai suoi, troppo uguali ai suoi.

-Neji.

Hinata chiuse gli occhi, non avendo il coraggio di affrontare quelli del ricordo che la guardava, e si strinse il kimono all’altezza del cuore, come per afferrare quel poco che ne era rimasto.

-Dio, quanto fa male.

~ Hinata ora piange davanti a due tombe, ma nel suo sguardo c’è una luce diversa: ha promesso che vivrà, Kiba gliel’ha chiesto.

“Hinata-sama.”

La ragazza si volta, è Neji che è venuto a prenderla.

“Si sta facendo buio, è ora di tornare. Vi accompagno a casa.”

Hinata non resiste, e corre e lo abbraccia, perché vuole vivere ma ha bisogno di aiuto, di sostegno, di poter piangere da qualcuno. ~

Le braccia di Neji la accolsero sempre quando, scossa dai singhiozzi, lo cercava, in preda ai ricordi che la tormentavano. E, più tardi, i suoi baci avrebbero asciugato le sue lacrime.

                My, oh my, she was aiming too high

~ “…Neji?”

“Sì?”

“Pensi che due cuori a metà possano tornare a battere, insieme? Perché anche tu hai il cuore stracciato, non è vero Neji?”

“…Sì.” ~

Lei non voleva altro, non avrebbe voluto altro: solo in qualche modo dimenticare il dolore. Era chiedere troppo, questo?

                He says Adios, says Adios

~ Neji si appoggia pesantemente al muro, tossendo sangue. Gli occhi candidi di Hinata si spostano terrorizzati dal ragazzo alla figura che l’ha colpito, mentre si porta le mani alla bocca. Una lacrima, nuovamente, scivola lungo una sua guancia.

Hiashi Hyuuga è in piedi davanti al nipote che lentamente si accascia in terra, sostenendo comunque lo sguardo adirato del capofamiglia con aria di sfida. Solo una fiamma azzurrina di chakra intorno alla mano rivela il colpo tremendo che è stato vibrato a Neji.

Hinata trema violentemente quando gli occhi di suo padre si posano su di lei, e le ginocchia le cedono quando si accorge che non rivelano rabbia, o odio, ma solo una profonda delusione. Dio, l’ha deluso un’altra volta. Ancora una volta non si è dimostrata degna di appartenere alla sua famiglia.

Hiashi chiude gli occhi prima di parlare.

“Sapete entrambi cosa significa questo.”

Hinata e Neji si scambiano un lungo sguardo mentre Hiashi muove lentamente le mani in una serie di sigilli. Il ragazzo le sorride dolcemente e in un soffio le dice:

“Addio.” ~

Ecco come lo ricordava, Neji, con quell’espressione di infinita dolcezza che mai era stata propria del suo carattere, ma che con la quale l’aveva salutata.

                And now you know why there’s no moon in her sky

Hinata guardò fuori dalla finestra. Pioveva ancora, come se un immenso dolore gravasse le nuvole nere che non mostravano alcun passaggio verso il blu del cielo sereno. E allora grazie, cielo. Grazie di piangere anche per lei.

La giovane donna sorrise dolceamara. Il sole era nuovamente coperto da una coltre di nubi.

~ “Sai, Hinata? Sei come il sole.”

Hinata lo guarda colta di sorpresa da quell’affermazione improvvisa.

“Quando non sei velata dalla tristezza, splendi.”

La ragazza sorride e gli risponde con voce lieve.

“E allora tu, Neji, sei la luna, che riesce a vedermi oltre le nubi, sempre.”

Gli occhi di Neji si rabbuiano leggermente.

“E sono costretto a girare intorno al sole senza poterlo sfiorare mai.” ~

Adesso neanche la luna riusciva a vedere Hinata oltre le nuvole, e il suo cielo era vuoto, punteggiato solo da tante piccole stelle chiamate ricordi.

                He says Adios, says Adios, goodbye

Il cuore mutilato di Hinata pulsò dolorosamente al ripensare all’ultima parola di Neji. Addio. Mai aveva sentito una parola più odiosa. Addio. La cosa che meno desiderava, eppure ecco che adesso tornava di nuovo. Addio. E stavolta era stata lei a pronunciarla, all’uomo che una volta era stato suo padre, e a cui nonostante tutto aveva voluto bene. Addio.

Un dolore straziante nel petto, e la figura di suo padre avanzò accanto agli altri. Una lacrima si sciolse dagli occhi di neve della donna che somigliava tanto a una bambola trascurata, anche se creduti avvolti in un gelo perenne, ormai. Hinata si stupì di nuovo dell’intensità di quel dolore, a cui non ci si abituava mai, anzi, che diventava più forte ogni volta che lo si provava. Faceva male, male, male.

Gli occhi bagnati di lacrime rimaste ghiacciate per lungo tempo tornarono alle figure evanescenti di fronte a lei.

                No goodbyes, for love brightens their eyes

Tutti, tutti le avevano voluto bene. E ora lei vedeva quell’amore che le portavano ovunque in loro, volteggiava intorno in ampie volute e illuminava il loro sguardo. Perché, perché bisognava dirsi addio? Perché rimaneva sola? Aveva tagliato i legami con i vivi anni addietro, dopo la morte dell’unica persona che avesse mai amato davvero, e tuttavia il dolore per la separazione giungeva ancora fino a lei scivolando attraverso le sue stanze, venendola a cercare e trascinandola fino al letto di morte di suo padre, senza pietà, senza rispetto per la sua anima straziata!

                Don’t say Adios, say Adios

Cadde in ginocchio, il viso tra le mani, i lunghissimi capelli che avvolgevano la sua figura minuta.

Non dovevano andarsene, non voleva! Non era giusto…

E già i ricordi cominciavano a indietreggiare, confondendosi con il buio della stanza, davanti a lei che adesso piangeva disperatamente, la neve accumulata da tempo che si scioglieva cadendo in gocce amare dai suoi occhi.

-No!

Un’ultima occhiata, un ultimo gesto di affetto, un ultimo sorriso, e se n’erano andati.

-No...

Una lacrima cadde a bagnare il pavimento. Perché non poteva solo dimenticare?

                And do you know why there’s a love that won’t die?

Non tutto si può dimenticare, a non tutto il tempo può porre rimedio. Il tempo non può ricostruire ciò che manca, e al cuore di Hinata mancavano irrimediabilmente quattro frammenti. Erano le persone che più avevano significato per lei, e che per questo avevano diritto ad una parte del suo cuore. Con la loro morte, l’avevano portata con sé, mantenendo vivo l’amore che li legava, ma condannando Hinata a vivere spezzata, con un dolore sordo costante nel petto.

Se questo si poteva chiamare vivere. Perdonala, Kiba, ma non ce l’ha fatta a mantenere la sua promessa: lo spegnersi di quegli occhi identici ai suoi l’ha annientata, e non è più riuscita a rialzarsi.

E ora, dopo l’ennesimo addio? Hinata piangeva accoccolata sul pavimento e i suoi singhiozzi avevano un suono ovattato, eppure il suo corpo ne era scosso come una nave in mezzo a una tempesta. E ora non lo sapeva, non lo voleva sapere. Non poteva solo addormentarsi e sognare, vivere sognando e infine sognando morire? In un mondo senza addii e senza dolore, dove esiste solo la felicità e l’allegria domina le giornate…

Le sue illusioni si persero nel rumore della pioggia, assieme al suo singhiozzare.

                Don’t say Adios, say Adios, goodbye…

___________________

…lo so, lo so, scrivere cose del genere denota una profonda radicazione di disturbi mentali vari, quali tendenza-alla-depressione-per-un-nonnulla, la conseguente tendenza-a-scrivere-fic-che-deprimono-anche-gli-altri e, per ultimo, il sadismo-ingiustificato-nei-confronti-di-personaggi-innocenti. Ma la canzone ci stava troppo bene! Adoro Enya… e anche la maggior parte dei personaggi a cui in effetti ho fatto fare una ben miseranda fine…

…e, sì, so anche questo, lo so che lo Hyuugacest è considerabile un incesto, ma non è colpa mia se questa coppia mi piace da morire! E secondo me non è nemmeno tanto un incesto… (Wiwo sa di andare incontro alla lapidazione per aver detto questo..) E poi a me l’incesto nelle fic piace! (Wiwo è sicurissima che i benpensanti manderanno un sicario..)

Ah, ma non mi sono ancora presentata! Sono Wiwo, scrittrice di fic alle prime armi, appassionata di musica metal e di atmosfera e dello Hyuugacest.. adesso saprete di cosa parleranno le mie prossime fic.. ^.^

Via, alla prossima! Mi raccomando, recensite in tanti e non mandate sicari, please..

Wiwo

   
 
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