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Autore: ely_trev    01/04/2013    3 recensioni
[Hélène e i suoi amici]
Avviso subito che la storia sarà comprensibile anche a chi non conosce questo telefilm che Mediaset ha improvvisamente sospeso per non si sa quale motivo ormai più di dieci anni fa. Quest'estate, girovagando su internet, ho scoperto che ne sono stati fatti ben tre seguiti (l'ultimo dei quali, per giunta, in patria, ancora in programmazione a distanza di 20 anni dall'inizio della serie) mai arrivati in Italia; dopo essermi informata a grandi linee sullo svolgimento della storia, ho deciso di riprenderla dal punto di vista di uno dei miei protagonisti preferiti - Christian - provando a portare avanti un mio personalissimo "e se...?".
E se il suo amore verso la fidanzata storica non fosse mai svanito?
E se quell'inaspettato ritorno avesse risvegliato tutti i suoi sentimenti?
E se si fosse reso conto di non essere innamorato della sua attuale fidanzata?
Alcuni personaggi sono stravolti rispetto all'ambientazione originaria, altri (che non conosco bene, non avendo avuto modo di vedere il telefilm tradotto) sono stati eliminati per semplificarmi un po' la vita (anche perché i protagonisti della mia storia sono Johanna e Christian).
Per chi non ha conosciuto la serie, prenda il mio racconto come un originale. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Camminarono a braccetto, percorrendo il tratto di strada che li separava dall’hotel. Quando raggiunsero l’albergo, scoprirono divertiti che anche le due stanze a loro assegnate erano, in realtà, due sistemazioni contigue.
Dai, non dire di no: qualcuno, dall’alto, sta cercando di darci un mano” scherzò Christian, non appena arrivato davanti alla porta della camera di Johanna. Quindi la guardò negli occhi, tenendo le sue mani poggiate sulle spalle di lei, incapace di interrompere il contatto fisico con la donna che amava più di se stesso.
Un momento di silenzio accompagnò lo sguardo di Johanna, che subito dopo si perse nell’abbraccio di Christian, lasciandosi andare all’ennesimo romantico e appassionato bacio. Trascinò Christian all’interno della propria camera e catturata, insieme a lui, dall’intensità dei sentimenti che provavano, trascorsero il resto della notte insieme, come se il ricordo dei lunghi anni trascorsi lontani si riducesse al pensiero di un fugace incubo spazzato via dalla luce di un nuovo giorno che stava per iniziare.
Quando Johanna si svegliò, il mattino seguente, erano ancora abbracciati: il viso di lei era appoggiato sul petto nudo di lui e le braccia di Christian l’avvolgevano come se, inconsciamente, temesse che lei potesse allontanarsi nuovamente.
Era sempre stato così: ogni volta che si erano trovati sul punto di lasciarsi o immediatamente dopo una delle loro tante riconciliazioni, Christian diventava improvvisamente affettuoso e pieno di attenzioni ed esternava senza vergogna tutti i sentimenti più nobili che riusciva a provare. Era solo dopo che subentrava nuovamente la routine, anche se non per questo si volevano meno bene.
Con un po’ di difficoltà, evitando di svegliarlo, Johanna riuscì a sollevarsi lievemente, per osservare meglio il suo fidanzato storico, grande amore della sua vita, mentre dormiva accanto a lei. Nonostante il tempo trascorso, Christian, fisicamente, non era molto diverso da quando aveva vent’anni: certo, un po’ di sana palestra aveva reso la sua corporatura meno minuta di un tempo, ma, fondamentalmente, lineamenti ed espressioni erano rimaste le stesse. Perfino il taglio di capelli era quello di vent’anni prima, anche se un po’ meno curato di quando il grande problema che l’affliggeva era quello di riuscire ad apparire sempre come il migliore in assoluto.
Poi ripensò all’ultima volta che avevano dormito insieme tutta la notte: anche allora si trovavano su un’isola, immersi in un meraviglioso contesto naturalistico, con il mare e la spiaggia a fare da testimoni alla loro fantastica storia d’amore, vissuta intensamente e senza nessun tipo di problema fino al giorno in cui aveva scoperto, per la prima volta, di essersi ammalata.
Sorrise ripensando al giorno in cui Christian era tornato a bussare alla sua porta, dieci anni dopo averla lasciata improvvisamente; in quell’occasione, l’aveva scoperto più gentile e premuroso di un tempo, sicuramente rispettoso dei suoi sentimenti ed anche pronto a tenere fede alla promessa che le aveva fatto il giorno che erano andati a vivere insieme. Effettivamente, a ben vedere, allora, Christian non si era lasciato catturare dalla routine. Allora, Christian non aveva dato niente per scontato. Era stata lei a farlo. Era stata lei che, forse, aveva sottovalutato l’intensità dei sentimenti di Christian e la forza che solo lui era in grado di infonderle.
Forse aveva compiuto un errore di valutazione, forse non se ne era andata da quella casa che aveva condiviso con lui per non caricarlo con il peso della sua malattia, forse aveva dato per scontato che Christian non sarebbe stato in grado di gestire una situazione così delicata.
L’osservò per un altro istante: dopo sei anni, lui era di nuovo di fianco a lei e, per essere lì, non aveva esitato a partire all’improvviso, inseguendo soltanto i suoi desideri.
L’impressione che aveva, in quel momento, era che l’uomo che Christian era diventato somigliava molto, fisicamente parlando, al ragazzo che era stato, ma che la consapevolezza che Christian oggi aveva di se stesso e dei suoi sentimenti era ben diversa da quella che aveva da giovane.
Gli fece una carezza sulla guancia, sfiorando quella leggera barba che donava al suo viso l’aspetto di un uomo più maturo e provò l’improvviso desiderio di riempirlo di baci e di abbracci, ma il timore di svegliarlo da quel sonno che sembrava così sereno la fermò, convincendola a restare immobile ad osservarlo dormire, pensando e ripensando a quanto, nel tempo, le fosse mancato l’amore della sua anima gemella.
Christian si svegliò all’improvviso, forse sentendosi osservato, e, quando aprì gli occhi, si trovò davanti il volto di Johanna, sorridente e sicuramente felice di quell’inaspettata situazione.
Bonjour, mon CriCri d’amour” gli augurò lei.
Lui sorrise, poi chiuse gli occhi e, tentoni, allungò un mano fino a toccare prima il braccio e poi il viso di lei, che sfiorò in una delicata carezza.
Dimmi che non sto sognando, ti prego. Ripetimelo ancora” chiese Christian.
Bonjour, mon CriCri d’amour” ripeté Johanna, portando il suo viso quasi a contatto con quello di lui.
Tu non sai quanto mi sia mancato sentirmi chiamare così” le confidò lui, scambiando subito con lei un tenero bacio. “Buongiorno, amore mio”, disse subito dopo, ricambiando il suo saluto.
Non prendermi in giro” lo ammonì Johanna.
No, non sto scherzando. Mi sei mancata da morire” ribadì Christian, serio ma sorridente. “Ti proibisco di lasciarmi di nuovo”.
Parlarono a lungo distesi in quel letto, abbracciati.
Johanna gli raccontò di quando si scoprì malata la prima volta, della decisione di affrontare da sola il male che l’aveva colpita, della tristezza provata quando aveva capito che lui aveva deciso di voltare pagina, lasciando sia l’isola che tutto quello che rappresentava, ma anche della determinazione nel tentare di rimettere insieme i pezzi della propria vita, delle soddisfazioni in ambito lavorativo e dell’amicizia con Kate.
Tutto sommato, le soddisfazioni non mi sono mancate. Ma, poi, quando ho cominciato ad accusare nuovamente i sintomi di un male che ritorna, mi sono trovata a chiedermi se valesse la pena intentare una nuova battaglia contro un nemico che forse non sarei riuscita a sconfiggere. E ho provato l’irresistibile desiderio di rivederti, fosse stata anche l’ultima volta”.
Dal canto suo, Christian le confidò la disperazione provata quando capì di essere stato lasciato, il tentativo di concretizzare un nuovo “punto e capo” della propria vita, tornando a Parigi, e della sua amicizia con Angèle, a tratti anche tenera e romantica, ma che non aveva potuto concretizzarsi in nulla di più profondo, a causa della costante presenza di un amore passato mai dimenticato.
Anche io ho avuto le mie soddisfazioni. Sai del mio lavoro di fotografo e anche del mio ravvicinamento alla musica, insieme ai compagni di un tempo. Ma, negli anni, mi ha sempre accompagnato una sensazione di vuoto; avevo la certezza, anche se tentavo di nasconderlo come meglio potevo, che alla mia vita mancava uno degli ingredienti fondamentali: la presenza della donna che amo praticamente da sempre. Io lo so che è difficile fidarsi di me, Johanna, ma ti giuro che non ripeterò più gli stessi sbagli di un tempo”.
Christian, io non ho niente da perdonarti. Anzi, sono io a doverti delle scuse: se ti avessi raccontato la verità, allora, quando ci trovavamo sull’isola, forse le cose sarebbero andate diversamente”.
E allora facciamo che ora siamo su una nuova isola che può fare da testimone a un nuovo inizio: raccontamela ora la verità”.
La verità è che… ti amo” affermò Johanna, accompagnata da un lieve inusuale imbarazzo, come se fosse stata un’adolescente che confidava la sua cottarella al ragazzo che le piaceva. “Ma non posso scaricarti addosso la mia situazione” tornò a ripetere, in un attimo di esitazione, sentendosi in difficoltà nel dividere il peso della sua malattia.
Di nuovo con questa storia, Johanna?” chiese Christian, stringendo il suo abbraccio. “Non mi stai scaricando addosso niente. Io non sono qui perché ho saputo della tua malattia, io sono qui per te. Perché ti amo. Sono partito da Parigi per cercarti prima ancora di sapere quello che ti stava succedendo. Quello che ti sto offrendo non è la mia pietà, è il mio amore” le confidò Christian, abbracciandola con trasporto sempre maggiore. “Ascolta: ti ho mai detto perché ho scelto di diventare fotografo?” le chiese subito dopo, cambiando apparentemente discorso.
No, hai cominciato questa professione subito dopo aver lasciato Parigi, quando avevi scoperto... che Linda era rimasta incinta” ricordò Johanna, con un po’ di esitazione.
Sì, infatti” Christian sorrise imbarazzato. “Nonostante tutti i guai che ero riuscito a combinare nel tempo, ero cosciente che quella volta, se possibile, mi ero comportato anche peggio delle altre: con un gesto solo – la mia fuga – ero riuscito a tradire la fiducia di tutti, quella dei nostri amici, quella di Linda e anche la tua. Se non ricordo male, infatti, ti avevo fatto una proposta piuttosto impegnativa” rammentò Christian, con un pizzico di nostalgia.
Johanna annuì. “Una proposta forse troppo impegnativa…”aggiunse, subito dopo,  sottolineando quel “troppo” con un tono scherzoso.
Christian sorrise. “Non direi. Le cose erano più complicate di così”.
Ma tutto questo che c’entra con la tua scelta professionale?” gli chiese Johanna.
Quando me ne andai, abbandonai tutto, compresa la mia amata batteria; le uniche cose che portai con me furono pochi effetti personali e la macchinetta fotografica con la quale ci eravamo scattati diverse foto in quell’ultima vacanza fatta insieme, ricordi?”.
Certo”.
Feci sviluppare quelle foto e, guardandole, mi tornò in mente una frase che ti avevo sentito dire più di una volta: “una bella foto è una foto che comunica qualcosa…”
“…a prescindere dalla bravura del fotografo”. Sì, me lo diceva sempre mio nonno quando, da ragazzina, giocavo con la macchina fotografica e mi lamentavo di non saper mai come fare per scattare delle belle foto” precisò Johanna. “Ogni volta, mi ripeteva che, quando scattavo una fotografia, avrei dovuto comunicare agli altri qualcosa di mio, che non importava se la foto fosse risultata mossa, sfocata, buia o con qualsiasi altro difetto; l’importante è che la sentissi parte di me perché, un giorno dopo o vent’anni dopo, chiunque la guardasse, me compresa, avrebbe dovuto comprendere quali erano stati i pensieri che mi avevano accompagnato in quel preciso momento”.
Tuo nonno deve essere stato una persona straordinaria” ammise Christian, facendola sorridere. Poi aggiunse, riprendendo il filo del suo racconto: “e così, invece, io, in quel momento, avevo in mano solo pochi risparmi e qualche decina di foto, che non facevano altro che ricordarmi che avevo abbandonato forse il mio unico motivo di vita. Non voglio sminuire il male che ho fatto, il mio comportamento è stato indegno. Ma anche dal mio punto di vista le cose non sono state facili. Ero solo, dannatamente solo. Per mia scelta, è vero, ma questo non alleviava la mia sofferenza. Avevo paura di lasciarmi andare a situazioni dalle quali, questa volta, non ne sarei uscito – e tu sai a cosa mi riferisco” sottolineò, facendo un chiaro riferimento al suo breve periodo da tossicodipendente, “così, decisi di assecondare l’idea di un colpo di testa meno pericoloso: avevo in mano tutte quelle fotografie della nostra vacanza insieme e, improvvisamente, qualcosa mi spinse ad acquistare una macchina fotografica più professionale per raccontare la solitudine che mi accompagnava attraverso il grido silenzioso delle immagini stampate. Fu così che, devo ammettere, mi scoprii piuttosto bravo e, piano piano, cominciai il mio nuovo cammino artistico. Potermi esprimere in qualche modo mi ha sicuramente aiutato, ma, come ben sai, ho impiegato diversi anni prima di riuscire a trovare il coraggio di guardare di nuovo in faccia il mio passato ed ammettere pubblicamente i miei errori. Però…” aggiunse, allungando una mano fuori dal letto per raggiungere la giacca che indossava la sera prima, gettata in terra insieme a tutti i loro vestiti, dalla quale estrasse la sua foto preferita, quella dai bordi consunti e consumati che portava sempre con sé, quella che li ritraeva insieme sull’isola, davanti ad un meraviglioso tramonto. “… se ogni fotografia rappresenta un messaggio, adesso guarda questa immagine e dimmi: secondo te, cosa comunica a chi la osserva?
Che, nonostante la tua professione, la tua capacità di conservazione delle fotografie scarseggia un po’!” scherzò Johanna, che in realtà aveva ben capito cosa volesse dirle Christian. Lo guardò per un lungo istante con gli occhi lucidi, un po' per la commozione, ma, soprattutto, per la felicità di quella conferma, poi tornò seria ed affermò con sicurezza: “A chi la osserva comunica che quelle due persone si vogliono un bene infinito”.
Esatto. Quelle due persone si vogliono un bene infinito, quelle due persone sono legate da un sentimento reale e profondo, che va oltre il tempo e lo spazio. Se ho deciso di venirti a cercare, Johanna, è stato solo perché l’amore che provo per te non si è affievolito con il passare degli anni, ma, semmai, il tempo lo ha reso più forte. E se c’è una cosa di cui sono sicuro oggi è che desidero stare con te. Guardami, Johanna” le disse Christian, prendendo il suo viso tra le mani “Io voglio stare con te. Qualsiasi cosa succeda”.
Si scambiarono uno sguardo intenso e carico di sentimento, poi si persero nell’ennesimo bacio appassionato.
Voglio stare con te”, ripeté Christian, con gli occhi ancora chiusi ed il viso così vicino a quello dell’amata da riuscire a percepire il respiro di lei. “Voglio stare con te”.
Anch’io. Anch’io voglio stare con te” si decise ad ammettere Johanna, lasciandosi definitivamente travolgere dalla forza dell’amore di Christian.
E da oggi niente segreti” aggiunse subito dopo Christian.
Cosa?
Niente segreti. Da oggi in poi, tra noi, non ci dovranno più essere segreti. I problemi li affronteremo insieme. Tutti. Me lo prometti?”.
Promesso” giurò Johanna, sempre più convinta di aver sottovaluto i sentimenti e la forza di Christian, specialmente quando scoprì, per la prima volta, di essersi ammalata.
Allora, io direi che, come prima cosa, dovremmo iniziare a riprendere i contatti con il mondo reale. Chiama il dottor Miller, perché ha qualcosa da dirti” ordinò Christian, porgendo a Johanna la cornetta del telefono.
Johanna ebbe un attimo di esitazione, poi afferrò l’apparecchio e compose il numero di telefono del medico che l’aveva in cura.
Era visibilmente agitata, ma le dava forza il contatto fisico con Christian, che le stringeva la mano talmente forte da essere sul punto di bloccarle la circolazione.
Il dottor Miller fu felice di ascoltarla e la rassicurò, come fece con Christian pochi giorni prima, sul fatto che, con buona probabilità, quel referto che l’aveva così tanto sconvolta non equivalesse necessariamente ad una sentenza di condanna. Le consigliò addirittura di prendersi qualche giorno di vacanza, insieme a quel ragazzo che l’aveva cercata con tanta determinazione, perché il suo corpo, trascinato dalla ritrovata felicità, chiaramente avvertibile anche dalla sua voce, ne avrebbe sicuramente beneficiato e ne sarebbe uscito rafforzato.
Vacanza?” chiese perplesso Christian.
Vacanza” ripeté sorridendo Johanna. “Dice che potrebbe essere salutare per me. Mi ha dato appuntamento tra dieci giorni per… be’, affrontare tutto. Ti posso dire una cosa?” domandò Johanna a Christian, che annuì. “Forse ha ragione e l'idea non mi dispiace per niente. E a te?”.
Christian scosse la testa. “Mi sembra un’idea meravigliosa” aggiunse subito dopo “Dieci giorni tutti per noi... è fantastico! Senza contare che è anche un ordine del medico” scherzò. “Perciò accetto volentieri la proposta, ma, prima di goderci qualche meraviglioso giorno spensierato insieme, dobbiamo fare ancora un paio di telefonate”.
A chi?”.
Be’… Tu… a Kate, che era preoccupata almeno quanto me” le ordinò Christian, mentre Johanna alzò gli occhi al cielo, come per sottolineare che aveva compreso che quella sua fuga era stata un errore. “E io sicuramente…” continuò Christian “a Nicolas… Perché penso che, ormai, stia per allertare giornali e tv. Sono praticamente sparito dieci giorni fa senza dirgli nulla e, da allora, gli ho scritto solo un paio di mail senza rivelargli dove mi trovassi. Nella fretta di partire, ho pensato che non potessi perdere tempo a spiegargli quello che era successo. Senza contare che, certamente, mi avrebbe dato del pazzo”.
Certamente... E la cosa non sarebbe stata di tuo gradimento...” puntualizzò Johanna, sorridendo.
Ah, ma è stata una pazzia che mi ha reso estremamente felice!” esclamò Christian, sottolineando la sua affermazione con un tenero bacio. “Solo che non mi faccio sentire con lui da più di tre giorni e temo che possa pensare che mi sia successo qualcosa di brutto”.
Va bene, allora va, raccontagli tutto” lo incitò Johanna, spingendolo fuori dal letto dove avevano trascorso la notte. “Tu va a chiamare Nicolas, io chiamerò Kate”.
Allora siamo d’accordo. Io vado di là a chiamare Nicolas, mi cambio e torno subito da te” annunciò Christian, infilandosi alla meno peggio pantaloni e camicia e dirigendosi verso la porta, per tornare indietro subito dopo. “Ti troverò qui al mio ritorno, vero?” le chiese, poi, avvicinando il proprio viso a quello di lei, ancora seduta tra le candide lenzuola del letto.
Assolutamente sì, te lo giuro” gli rispose lei, sugellando quella promessa con un romantico bacio. “Al massimo, mi troverai sotto la doccia”.
Christian si girò e raggiunse la porta della camera proprio mentre la voce di Johanna lo richiamò nuovamente a sé.
Christian?
Sì?
Le tue cose… Portale di qua…” disse ammiccando.

   
 
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