Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: _Daylight_    01/04/2013    0 recensioni
[Post 5x22] Alcune cose sono molto più facili da affrontare quando il mondo sta finendo. Mentre Dean va a mantenere la promessa fatta al fratello, Castiel è lasciato alle spalle con Bobby, cercando di adattarsi alla sua nuova vita da essere umano. [Traduzione]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Castiel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo XII




Castiel si svegliò con la sensazione che il mondo si fosse inclinato con un’angolazione errata. Aprendo lentamente gli occhi, si rese conto di un raggio di sole che entrava dalla finestra sopra di lui, illuminando alcuni libri polverosi e la carta da parati sbiadita. Dopo qualche istante di disorientamento, mentre i suoi pensieri poco a poco iniziavano a saldarsi nella sua testa, si rese conto di essere sdraiato sul letto che si trovava nello studio e si chiese brevemente dove Bobby aveva passato la notte.
Prestando poca attenzione, iniziò a grattarsi il petto e fu sorpreso quando le sue dita incontrarono una benda. Guardando in basso, vide della garza bianca avvolta attorno al suo petto nudo, che ora, come se il suo sguardo ne fosse la causa, si sentiva come una massa d’intensi dolori. Sbatté le palpebre di nuovo e scosse la testa. I suoi pensieri erano ancora lenti e i ricordi gli sfuggivano. Afferrando la benda con attenzione, riuscì ad allentarla quanto basta per guardare di sotto. Alcune linee di cucitura gli coprivano il petto, come se fosse una bambola rattoppata in mal modo. Si appoggiò indietro, cercando di ricordare cosa era successo. Alla fine i ricordi iniziarono a tornargli, ma solo in piccoli pezzi confusi.
Si ricordò di svegliarsi a causa del forte mormorio prodotto dalle voci irritate dei suoi fratelli, poche ore dopo essersi addormentato, dal momento che aveva trascorso la maggior parte della notte a guardare le stelle dalla sua finestra. Si ricordò di sentirsi a disagio e costretto nella sua pelle umana. Si ricordò di essere sceso al piano di sotto per fare colazione. Ricordò la disperazione e il panico di essere in trappola. Poi ci fu un coltello e l’idea irrazionale che, se solo avesse tagliato via la carne che lo imprigionava, sarebbe stato finalmente libero. E poi, per qualche ragione, si ricordò di Bobby che lo tratteneva e gli diceva che tutto sarebbe andato bene.
Lentamente, ricordò ogni cosa, ma non sembrava del tutto reale, come se fosse successo a qualcun altro. Avrebbe dovuto sentirsi disgustato per l’inutile mutilazione che aveva fatto, o forse anche imbarazzato, ma non sentiva nulla.
“Bene, sei sveglio”.
Castiel guardò Bobby spingere la sua sedia dalla cucina fino ad arrivare accanto al letto.
“Come va?” chiese il vecchio cacciatore, poggiando una mano sulla spalla di Castiel, gli occhi attenti che lo scrutavano.
Non sapendo cosa dire, Castiel non si preoccupò di rispondere. Volse gli occhi al soffitto, invece.
Poggiandosi indietro, Bobby continuò, guardandolo attentamente. “Vuoi dirmi cosa ti passa per la testa?”.
Tutto quello che Castiel voleva in quel momento era il silenzio e la quiete, così non si mosse, nella speranza che Bobby lo avrebbe lasciato in pace.
“Va bene”, dichiarò Bobby, quando Castiel non rispose, lasciando cadere la compassione dai suoi occhi. “Se non vuoi parlare, potresti anche prendere il tuo culo pigro fuori dal letto e indossare alcuni vestiti puliti, così da poter fare colazione”.
“No”, rispose l’ex angelo.
“Scusami?”.
“Non ho voglia di alzarmi dal letto”.
Bobby si spostò fino a quando non pendeva direttamente su Castiel. “Ti ho chiesto se volevi alzarti? Sei in casa mia, ragazzo, e non voglio che tu stia in giro a deprimerti. Ora, muoviti!”.
Avrebbe potuto essere colpa della sua abitudine all’obbedienza, o forse solo la travolgente forza di volontà di Bobby, ma Castiel fu incapace di disobbedire. Lasciò che le sue membra, pesanti come il piombo, lo portassero fuori dal letto e salì al piano di sopra con poca grazia, avvertendo costantemente lo sguardo convinto di Bobby sulla schiena.




****




“Allora… come ti senti?” Dean chiese con qualche esitazione.
“I punti prudono”, rispose Castiel, grattandosi il petto fasciato. Bobby lo aveva già rimproverato più volte quel giorno per aver fatto la stessa cosa.
“Be’, dovranno restare fino a quando non guarisci, quindi cerca solo di non toglierli”, gli disse Dean come se Castiel fosse un bambino petulante, invece che un’ex angelo.
“Comunque, non intendevo questo”.
“Io…” Castiel cercò le parole, ma non riusciva a capire i suoi sentimenti più di quanto avesse fatto quella mattina. “Non lo so”, rispose sincero.
“Sai almeno perché diavolo hai fatto quello che hai fatto?”.
Sentendosi riluttante nel dare voce ai suoi problemi, Castiel si agitò in silenzio per un momento. “Questo corpo è una gabbia, in qualche modo troppo piccola e troppo pesante”, rispose alla fine, ancora una volta alle prese con le inadeguate parole bidimensionali del linguaggio umano. “So che quello che ho fatto è sbagliato, non stavo ragionando, ma non riesco a combattere il bisogno di evadere”.
“Dio, Cass…” Dean sospirò e Castiel sussultò alla cattiva scelta di parole. “Ma stai meglio adesso? Non farai qualcosa di stupido come quello di nuovo?”.
Castiel fissò i disegni sulla vecchia carta da parati, felice per una volta che Dean non fosse lì, così da non doversi preoccupare di evitare gli occhi indiscreti. “Non volevo lasciare il letto, questa mattina”, ammise “ma Bobby mi ha costretto ad alzarmi e a mangiare”.
“Sì, si comporta proprio come un sergente a volte, ma sta solo cercando di aiutare”.
“Dubito ci sia qualcosa che possa fare per aiutarmi”. Dean poteva credere che Bobby fosse in grado di compiere miracoli, ma Castiel sapeva che nemmeno Bobby era in grado di restituirgli la grazia, liberarlo dalla pesantezza del suo involucro o ravvivare ancora una volta le sue ali morte.
“Dannazione, Cass!” Dean grido, facendo sussultare Castiel per il suo improvviso scatto di rabbia. “Mi hai spaventato a morte. Quando Bobby mi ha raccontato quello che è successo, ho pensato…”.
“Mi dispiace”, disse Castiel, avvertendo uno sgradevole senso di colpa in mezzo all’insensibile disperazione.
“No”, fu l’immediata risposta di Dean, la sua voce notevolmente più calma e contrita. “Non scusarti. Non è colpa tua. Probabilmente hai avuto l’equivalente angelico del PTSD o qualcosa del genere”.
Castiel socchiuse gli occhi, accigliandosi. “PTSD?”.
“Disordini da stress post traumatico. Lisa sostiene che questo sia il motivo per cui ho tanti incubi e sono nervoso. Vuole che veda uno strizzacervelli, ma non è come se potessi dirgli qualcosa. Dico una sola parola di quello che mi è successo e mi portano al manicomio. Non c’è modo che io torni lì”.
“Allora che cosa devo fare?” chiese Castiel, incapace di trattenere parte della sua disperazione.
“Non lo so”, Dean gli rispose con calma. “Vorrei avere tutte le risposte, ma non posso. Ti prego, dimmi che non farai nulla di simile ancora una volta”.
“Dean, io…” Castiel voleva davvero fargli quella promessa, ma era come se non avesse il controllo sulle emozioni che stavano influenzando le sue azioni di recente.
“Non posso perdere anche te, non ora”, lo supplicò l’altro.
“Cercherò di non farlo”, rispose Castiel, perché questo era il meglio che poteva fare.
“Grazie. Supererai tutto questo”, insisté Dean con un ottimismo forzato. “Andrà tutto bene. Per entrambi. Dopotutto, siamo sopravvissuti all’apocalisse. Questo dovrebbe essere un pezzo di torta”.
Anche se restava in silenzio, Castiel non ne era così sicuro. In qualche modo, le cose erano state molto più facili da affrontare quando avevano trascorso la maggior parte del loro tempo a preoccuparsi per la fine del mondo.





  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: _Daylight_