"Cos'ha detto Sonya?" chiese per la
milionesima volta in un'ora la mia dolce coinquilina.
"Festa infomale,
abbigliamento informale." Sospirai, sollevando un sopracciglio e rispondendo con
tono piatto.
Erano le sei di sera ed io e Marj ormai da più di mezz'ora
cercavamo di risolvere uno dei problemi che dai tempi dei tempi affligge le
donne: la scelta dell'abito indossare per la serata!
Probabilmente chi ci avesse viste
avrebbe trovato il quadretto che si presentava in camera da letto piuttosto
ridicolo: due ragazze, una un poco più alta dell'altra, vestite solo di morbidi
accappatoi bianchi, i capelli bagnati raccolti sopra la testa da ascigamani
pure bianchi, appoggiate spalla contro spalla e testa contro testa davanti alle
ante dell'armadio spalancate.
D'un tratto, il suo improvviso del citofono ci
riscosse.
"Oddio! Kris! E' già qui!" Un'espressione ridicola di terrore si
dipinse sul viso della bionda che schizzò in direzione della porta mentre io mi
lasciavo andare sconsolata sul bordo del letto, lanciando un'occhiata dubbiosa
ai vestiti che straripavano da mensole e cassetti.
"Ma non siete ancora
minimamente pronte?!" Tuonò la nostra istruttrice, squadrandoci da capo a
piedi.
Ci scambiammo uno sguardo contrito e poi, a voce bassa e con tono
piagnucoloso, protestai: "E' tutta colpa sua! E' da stamattina che litighiamo!
Pretende che metta la gonna, ma io non voglio morire di freddo!"
Kristine assunse la sua tipica posa da caporalmaggiore: braccia conserte, mento
alto, gambe semidivaricate, sorriso furbo e occhi azzurri socchiusi "Non fare storie,
signorina! Tu stasera gonna e tacchi!" ordinò "E non pensare al freddo! Immagina
piuttosto la faccia che farà il mio adorato fratellino vedendoti arrivare a
braccetto col suo caro amichetto!" sogghignò divertita mentre io sgranavo gli
occhi e balzavo in piedi, inviperita "Ehi no! Un attimo! Non scherziamo, io non..."
"Ma smettila!" mi interruppe, allungando una mano e zittendomi con
un dito "Sto scherzando! Anche se..." e mi squadrò con aria furba.
"Anche
se, cosa?" la fissai ad occhi stretti, aspettandomi l'ennesima
frecciatina.
Il sorriso sulle labbra sottili si aprì civettuolo ed un
sopracciglio biondo scattò malizioso verso l'alto "Anche se credo farà piacere
ad entrambi vederti un po' le gambe..."
Evitò agile il cuscino che le lanciai
e Marj scoppiò in una sonora risata, esclamando "Ehi, tesoro! Lasciami almeno
uno dei due, stasera!"
Kristine ed
io ci lanciammo un'occhiata a quelle parole e smettemmo di ridere, guardando serie Marj,
che sospirò e sedette sul letto pesantemente "Ok, sono pronta" mugolò "Fatemi la ramanzina
anche stasera! Tanto me l'aspettavo..."
Sorridemmo, scuotendo il capo e
sedendoci una per parte, stringendoci accanto a lei.
"Marj"
cominciò Kris "Sappiamo tutte che bella cotta hai per Price."
"Ma
ricordati che è un uomo pericoloso!" cantilenò la bionda, scimmiottando l'altra quando le
parlava di Benji.
"Sì" intervenni io, beccandomi un'occhiataccia
"E non guardarmi così! Benjiamin è fondamentalmente un bravo ragazzo, ma ha
anche un ascendente molto forte sulle donne. Peccato che non sia in grado, per il momento,
di costruire un rapporto stabile. Quindi..." dissi guardandola negli occhi "stai
attenta! Non ho voglia di raccattarti col cucchiaino! Una storia con uno come
lui può essere davvero devastante, te lo dice una che ne sa qualcosa!"
Per tutta
risposta ricevetti un abbraccio ed un bacio schioccante su una guancia "Ok, ok! Però vi
ricordo che mi avete promesso che almeno me l'avreste presentato..."
Sospirai sconsolata e sorrisi vedendo Kris che volgeva gli occhi
al soffitto.
Arrivai sotto casa di Elena puntuale alle otto
e le feci uno squillo sul cellulare per avvisarla.
Dopo pochi minuti la portiera si aprì e mi costrinsi
a soffocare una risata nel vederla imbaccuccata da capo a piedi.
"Guarda che non c'è
proprio nulla da ridere!" sibilò attraverso la stoffa della sciarpa fucsia che
le avvolgeva la parte bassa del viso "Tu non hai amiche tiranniche che ti
costringono a mettere la gonna quando fuori c'è meno venti!"
"No, in effetti..."
risposi ridendo "non ho amiche che mi costringono a mettere la
gonna!" la canzonai " E comunque fuori non fa meno venti, anche se tu sembri
pronta per una spedizione polare!"
"Price..." ringhiò con gli occhi nocciola
che mandavano lampi.
Mi voltai ed avviai l'auto, soffocando nuovamente
una risata che, ne ero certo, mi sarebbe costata la vita!
Arrivammo tra gli ultimi
alla sede. Fuori dal grande edificio moderno campeggiava un enorme albero di
Natale, scintillante di luci e decorazioni e l'ingresso era addobbato con
festoni e ghirlande.
Una grande festa in famiglia, questo era ciò che intendeva
Herr Lauber per la festa di Natale. Per lui la squadra doveva essere come
un'unica, grande, affiatata famiglia ed effettivamente fin dal primo giorno a
Monaco quella era la sensazione che avevo provato entrando a far parte
del Bayern. Ero stato accolto a braccia aperte e quella squadra mi aveva dato
quella sicurezza, quella atmosfera di "casa" che provavo solo
con i miei compagni di Nazionale.
Mi soffermai davanti alle porte a
vetro, tornando per un istante al passato e calcolando mentalmente che ormai erano
più di due anni che non partecipavo a quell'evento. L'ultima volta c'ero stato con
Kim...
Elena mi dovette leggere nel pensiero.
Una volta di
più.
Abbassò con un dito il bordo della sciarpa, scoprendo un
sorriso triste "Mi dispiace, quasta sera ti dovrai accontentare..."
"Ma chè accontentarmi!" risposi allegro,
scacciando a forza la malinconia, cingendole le
spalle e trascinandola all'interno "I ragazzi moriranno di invidia
vedendomi arrivare con te!"
In effetti...
Accidenti, a volte quella ragazza era
sorprendente! Sotto quel piumino nero,
lungo fino ai piedi, davvero adatto a una spedizione al Polo, il
brutto anatroccolo aveva nuovamente lasciato il posto al cigno: stivali scamosciati con
tacco a spillo, gonna corta, nera e maglione bianco col collo risvoltato, tanto ampio
da scoprire leggermente le spalle. Una volta tanto, truccata. L'effetto, dovevo
ammetterlo, era nel complesso piuttosto seducente. Si accorse della mia analisi accurata,
seguita da un sorriso di approvazione.
"Allora?" chiese, le mani ai fianchi
in posa militare ed un lampo negli occhi nocciola.
"Mejer
ha ragione, se ti
presentassi così agli allenamenti, passerei tutto il tempo a dire ai
ragazzi di guardare avanti e non alle spalle della porta!"
"Non ti ammazzo
giusto perché è Natale..." ringhiò minacciosa ma con un sorrisetto
evidentemente compiaciuto sulle labbra.
"Oh, grazie!" risposi ridendo e
dandole il braccio "E ora: vogliamo andare, signorina?"
La serata era
fredda e quelle arpie mi avevano costretta a mettermi in gonna. Meditavo le
torture a cui le avrei sottoposte cercando di distrarmi da quello che i miei
occhi si rifiutavano di smettere di fissare.
Erano settimane che dicevo la
stessa cosa a Marj, e ora ci stavo cascando io...
Consideravo Benjiamin un
amico, un amico speciale, però lo dovevo ammettere, era difficile restare
totalmente insensibile al suo fascino. Inoltre quella sera, vestito di semplici
jeans che fasciavano le gambe lunghe e con un maglioncino nero a dolce vita,
aderente, che certo non nascondeva i pettorali perfetti e gli addominali
scolpiti, era davvero più bello del solito. Quando mi porse il braccio da vero
cavaliere ma con un sorriso scherzoso, di quelli che non riservava ai comuni
mortali ma agli "eletti" che riteneva amici, mi sentii avvampare e distolsi lo
sguardo. No, non era facile restare del tutto indifferenti.
Appena entrati in sala, la
mia visuale fu totalmente occupata da quella montagna umana che è il secondo
portiere, Leo Mejer.
"Accidenti a te, Benji!" esclamò con il suo solito sorriso
bonario "Ti aggiudichi sempre le ragazze più carine!" poi, facendomi
l'occhiolino "Spero, gentile fotografa, che almeno un ballo vorrai concedermelo
stasera!"
"Certo, molto volentieri, Leo!" risposi ridacchiando.
"Vorrà dire che per stasera mi
farai giocare titolare!" canzonò il gigante, dando una sonora pacca sulla spalla
al mio cavaliere.
"Dovrai conquistartela, Leo!" replicò, restituendo
il colpo. Leo ci lasciò, non prima di avermi sorriso ed aver rivolto gli
occhi al cielo e poi in direzione di Benjiamin, scrollando il capo
divertito.
Mi divincolai dalla presa del SGGK e lo guardai
piccata "Ma cos'è? Li hai addestrati per l'occasione?"
Strinse gli occhi con
fare felino, spazientito, ma una voce alle mie spalle bloccò la ramanzina che,
ero certa, mi sarei dovuta sorbire.
"Bene, bene! A quanto pare il nostro
Benji ce l'ha fatta! Sei di nuovo dei nostri!"
Mi voltai di scatto e per
un istante non respirai. I profondi occhi azzurri di Karl mi stavano
letteralmente scannerizzando da capo a piedi, mentre un sorrisetto
compiaciuto aleggiava sulle sue labbra.
Bello.
Forse troppo. No.
Decisamente troppo.
Giacca e pantaloni bianchi, che manco a dirlo mettevano in
risalto la muscolatura eccezionale delle gambe e una maglia sottile, nera
dal collo tondo, aderente che sottolineava il busto scolpito di quel dio
greco vivente.
Mi mancò il
fiato, sentendomi come presa tra due fuochi.
Un movimento alle spalle di Karl, che
mi sovrastava tenendo in mano un calice di champagne e continuava ad
analizzarmi con quegli occhi azzurri da incantatore, mi riportò alla
realtà.
"Scusate!" esclamai decisa, abbandonando ai loro
discorsi i due Adoni che, lo sentivo, non avevano smesso di fissarmi un
secondo.
"Ok!" dissi, piantandomi a braccia conserte davanti alle mie
amiche sogghignanti "Ditemi un po' cosa avete da ridere!"
Marj soffocò una risatina e Sonya cominciò a
parlare "Oh beh, Miss A-me-certi-uomini-non-fanno-nessun-effetto, avresti dovuto vedere la tua faccia!" e trattenne una
risatina mentre Marj mi si avvicinava e mi dava un bacetto di scuse "Perdonami,
cara! Ma davvero dovevi vederti!"
Le squadrai ad una ad una "Dite la
verità... Siete invidiose!"
"Ok, lo ammetto, sono invidiosa!"
disse la mia coinquilina "Ma davvero, avevi una faccia!"
"Avrei voluto
vedere te!" replicai.
"Beh, tesoro, mi ci vedrai tra poco!" si imbambolò
improvvisamente ed immaginai di chi potesse essere la colpa.
"Buona sera!" la voce profonda le dette il colpo di grazia.
Arrossì violentemente e, contrariamente al suo solito, rimase zitta per un
minuto intero.
Io e Kris ci guardammo, intendendoci al volo, e con
un sospiro decisi che dovevo correre in soccorso della mia bionda amica. Mi
voltai e, lanciando un'occhiata omicida al portiere, feci le presentazioni.
Benjiamin mi sorrise appena, accennando di avere capito. Avevamo parlato
dell'argomento Marj e l'avevo avvisato: un solo passo, un solo gesto che non
fosse volto come minimo ad una promessa seria di matrimonio e l'avrei seviziato
con le mie mani. Aveva riso delle mie minaccie ma aveva anche giurato di fare il
bravo. Mi fidavo di lui. Dell'autocontrollo di Marj, no...
"Price, ti
presento la mia famosa coinquilina, nonché migliore amica, Marjorie."
"Molto piacere!" salutò tendendo la mano che la bionda strinse
automaticamente, quasi in trance "Elena mi ha detto che ho l'onore di averti tra
le mie fans più accanite..."
"Già, credo che Marj sia a conoscenza di cose
della tua vita sportiva ignote perfino a me!" intervenne ironico il Kaiser,
spezzando la tensione e prendendo un po' un giro la bionda che si risvegliò
dal torpore e lo fulminò con gli occhioni da gatta.
Perfetto, pensai,
se Karl la riportava con le sue battutine acide coi piedi per terra potevo stare
abbastanza tranquilla.
D'un tratto mi sentii stringere un braccio e mi
voltai. Sonya aveva richiamato la mia attenzione, facendo un cenno col
capo. Il momento dell'annuncio era arrivato ed avvertii il cuore cominciare a
battere veloce. I ragazzi della squadra stavano per ricevere un bel regalo di
Natale!
La mora accompagnò Lauber al piccolo palco dove il gruppo
musicale che doveva allietare la serata aveva smesso di suonare, richiamando
l'attenzione degli astanti. Ci voltammo tutti in quella direzione, qualcuno
con espressione sorpresa, qualcuno preoccupato da quella strana
interruzione, io personalmente con un sorriso a trentadue denti stampato sulle
labbra.
Herr Lauber chiese un attimo di silenzio e quando l’ebbe ottenuto,
Sonya lesse il comunicato ufficiale che aveva letto a me la mattina stessa. La
sala si riempi degli applausi, degli "Urrah!", dei fischi e delle esclamazioni
di gioia dei compagni di squadra. Sul viso del patron del Bayern un sorriso
soddisfatto: Benjiamin era uno dei suoi pupilli, uno di quei ragazzi che
considerava quasi come un figlio proprio. Vidi gli occhi di Karl riempirsi di
sorpresa e di gioia per l’amico e dargli un pugno amichevole, che l’SGGK
bloccò sorridendo con la mano destra. Gli furono tutti in torno a
complimentarsi. Herr Stefan gli si avvicinò, stringendogli la mano e
posandogli l'altra sulla spalla.
Benjiamin ricevette
tutto questo senza scomporsi, serio e pacato come il suo
solito. Schneider propose un brindisi per lui e una sessantina di calici si
levarono in onore del primo portiere del Bayern.
La
serata trascorse piacevole. I ragazzi della squadra furono adorabili. In verità
si comportavano un po’ tutti come guardie del corpo! Soprattutto i due campioni
pareva proprio non volessero mollarmi un istante, me li trovavo
ogni momento tra i piedi! Non che la cosa mi dispiacesse, certo, ma mi
metteva piuttosto in imbarazzo. Avevo da sempre un certo debole per Karl
e avevo notato che quella sera si stava comportando in maniera più galante
del solito. Le occhiate, i sorrisi maliziosi e le frecciatine che mi lanciava
non erano esattamente solo di quelle che si fanno tra amici, no. Però io non ero
pronta. Non ero assolutamente pronta. Lui lo sapeva e si limitò a fare
il perfetto cavaliere, guadagnando un punto in più sui mille che aveva già nella
mia stima
Benjiamin era il vero problema. Ormai mi ero resa del tutto conto
che restare indifferenti al suo fascino non era facile, anzi, era quasi
impossibile. Ma ritenevo l'amicizia che ci legava un bene troppo prezioso,
unico, che sarebbe stato da veri idioti rovinare per della banale
attrazione fisica. Eppure quella sera l'avevo scoperto più di una volta a
fissarmi intensamente. Colto sul fatto, accennava un sorriso, portando
l'attenzione altrove.
Lauber, Schneider, Karlz, Mejer... Erano
felici per me, perché dopo anni di sacrifici avevo finalmente conquistato
uno dei premi più ambiti per un portiere. Hermann, battendomi una
sonora manata tra le spalle e masticando come il suo solito uno
stuzzicadenti, mi disse tutto sorridente che quello era uno dei
più bei regali di Natale che gli avrei potuto fare.
Anche per me era la
stessa cosa. Quello sarebbe stato l’ultimo anno della mia carriera. Avevo
conquistato il Premio come Miglior giocatore dell’anno, la squadra era già in
ottima posizione in classifica e la Coppa dei Campioni sarebbe stata
nostra, a tutti i costi. E poi i Mondiali…
Mi
ritrovai, per l’ennesima volta quella sera, a cercare con lo sguardo la mia
amica.
Perché?
Non lo so.
Me lo chiedevo anch’io.
Quegli
ultimi mesi in sua compagnia erano stati il periodo migliore della mia vita da
due anni a quella parte. Mi aveva aiutato ad uscire da quel vortice d'oblio dove
mi ero rifugiato, tentando di fuggire dal dolore e dai ricordi. Le dovevo ben
più di un favore.
La vidi che era accanto a Karl.
Di nuovo. Sorrisi, constatando che il Kaiser aveva deciso di marcarla stretta
e mi sorpresi a provare una sensazione che mi era sconosciuta da tempo:
gelosia. Una breve, intensa fitta mi contrasse la bocca dello stomaco mentre
serravo la mascella, fulminando il mio capitano con un'occhiata omicida. Il buon
senso, per fortuna, prese il sopravvento e mi diedi dello stupido. Perché
diavolo avrei dovuto essere geloso se Karl ci provava con Elena? Sapevo che
sarebbe stato così, io e lui ne avevamo perfino parlato quel pomeriggio stesso!
Poi Karl è uno dei miei migliori amici e sapevo benissimo che la mia compagna di
allenamenti mattutini aveva un debole per lui… E allora perché?
Una voce di
donna alle mie spalle mi riportò alla realtà. Voltandomi incrociai gli
enormi occhi azzurri della coinquilina di Elena e in un lampo realizzai
dove l'avevo già vista "Ma certo, ora ricordo! Tu sei la proprietaria dello
stallone grigio! Ci siamo incrociati in scuderia!"
Le labbra carnose a
cuore si incurvarono appena mentre lo sguardo celeste si illuminava.
Splendida, a dir poco splendida.
Sospirai, maledicendo per un attimo
Kris, Elena e la promessa che avevo fatto. Ma Benjiamin Price tiene sempre fede
alla parola data.
"Già già, proprio io..." rispose quasi
sottovoce, il briciolo di coraggio racimolato per venire a parlarmi
evidentemente andato in fumo.
"Allora, cosa posso fare per la mia fan più
accanita?" ripresi, cercando di rendere la situazione meno imbarazzante.
Mi
regalò uno splendido sorriso, caldo e solare. Bella, non potei fare a meno
di pensare, davvero splendida.
"Veramente hai già fatto qualcosa per me!"
rispose, e vedendo il mio stupore continuò "Sei stato vicino ad Elena,
l'hai aiutata quel giorno terribile e poi non l'hai mollata un istante. E'
grazie a te se stasera è qui con noi."
Fui colpito da una dimostrazione di
amicizia tanto profonda "Veramente non credo di aver fatto nulla di più di
quello che avrebbe fatto chiunque altro..."
I boccoli biondi dondolarono ed
uno di essi, ribelle, sfuggì da dietro l'orecchio ed andò a sfiorare il viso
della ragazza, che con un gesto lo rimise al suo posto, sorridendo
"Non è vero. Tu hai fatto molto di più di quello che avrebbe fatto chiunque
altro. Hai fatto anche molto più di me, che proprio in questa occasione non sono
stata gran ché utile." Non sapevo cosa risponderle, e se ne accorse. Mi
tolse d'impaccio cambiando argomento "E mi spiace che domattina te la dovrò
portare via, per cui dovrai allenarti da solo!”
“Come mai? Una gara così sotto Natale?” chiesi
stupefatto. Scosse il capo, scompigliando di nuovo la massa di boccoli
biondi “No, non lo sai che Ele non esce in gara? No, mi accompagna
all’aereoporto. Parto per il Canada per festeggiare con mia madre che vive
laggiù!”
Ricordavo qualcosa in proposito: Elena mi aveva
accennato al fatto che la sua amica era figlia di una ex fotomodella canadese e
di un direttore d’orchestra tedesco.
“Natale in famiglia,
quindi...” Nel pronunciare quelle parole avvertii una stretta al petto.
Quanti anni erano passati da quando avevo trascorso una festa con i miei? Dieci?
No, probabilmente di più...
“Non esattamente.” rispose,
portando alle labbra il calice di champagne che teneva tra le dita.
Notò la mia sorpresa e sorrise un po’ triste “Vedo che
non ti ha detto tutto di me. I miei si separarono quando avevo cinque anni. Da
allora, sei mesi qui, sei mesi in Canada. Un anno Natale e Capodanno qui, l’anno
dopo da mia madre. E’ l’unico sistema che ho per avere una parvenza di
famiglia...” si strinse nelle spalle, sorseggiando il liquido biondo come se
ormai tutto ciò fosse una realtà che non faceva più male.
Considerai come sotto certi aspetti io e lei fossimo simili
e quanta tristezza e quanto dolore erano celati dietro quel bel viso d'angelo.
Kristine richiamò l'attenzione della bionda, portandomela via. Mi dispiacque.
Molto.
Si era fatta l'una ed io e Marj dovevamo assolutamente andare.
L'indomani mattina l'aereo era ad un'ora impossibile e ci dovevamo svegliare
prestissimo. Prima di scappare avevo però un'ultima cosa da fare. Cercai il mio
amico in tutta la sala, ma non lo trovai. Mi diressi allora verso l'ingresso e
lo trovai che studiava la grande vetrina nella quale erano costuditi alcuni dei
premi vinti dalla squadra.
"Ciao, campione! Io dovrei andare..."
Si voltò,
regalandomi uno dei suoi sorrisi speciali caldi e avvolgenti come coperte di
soffice lana "Vai già, signorina?" chiese.
Accennai di sì col capo "Domani,
anzi, stamattina, sveglia prestissimo! Però avevo questo da darti." Estrassi da
dietro la schiena una pacchettino avvolto in una carta rossa. "E mi raccomando!"
sentenziai con voce burbera "guai a te se lo apri prima di Natale!" Scoppiò a
ridere, scrollando il capo e cingendomi le spalle.
"Beh, veramente avrei
anche io qualcosa per te!" disse facendomi l'occhiolino e trascinandomi
verso il parcheggio, non prima di aver recuperato la giacca di pelle dal
guardaroba.
Aprì la portiera lato passeggero ed estrasse dal cassettino un
pacchetto stretto e lungo, pure incartato di rosso. "Mi pareva che fosse il tuo
colore preferito." disse consegnandomelo "E dopodomani non avrei avuto il tempo
di dartelo, visto che finita la cerimonia partirò direttamente con Oliver per la
Spagna. Tu ci sarai, vero?" Non suonava come una domanda, no. Suonava come un
ordine. Trattenni una risata, mi sollevai in punta di piedi e gli schioccai un
bacio su una guancia, canzonandolo "Lo so che vorresti liberarti di me, ma non è
mica così facile, sai?"
Tre giorni dopo ero a Zurigo in compagnia di Sonya.
Serata elegante ed ufficialissima. Lauber mi aveva praticamente proibito di
lavorare, dicendomi che dell'evento si sarebbe occupato Paul e che io mi dovevo
godere la festa. Mi aveva preso sotto la sua ala protettrice ed era del
tutto inutile discutere.
Come era stato inutile discutere con Sonya, che due
giorni prima mi aveva trascinata a viva forza a far compere. Il risultato era
l'abito in seta blu notte che indossavo. Sbracciato all' americana, una piccola
scollatura a goccia sul seno, lasciava spalle e schiena scoperti mentre uno
spacco profondo (un po' troppo profondo...) si apriva sul lato sinistro. Quando
Kris me l'aveva visto addosso, il commento era stato: "Assolutamente da urlo.
Scordati di schiodarti mio fratello di dosso per tutta la sera!" Ecco. Appunto.
Con delle premesse del genere di certo non riuscivo ad essere serena e
rilassata!
Karl, come previsto dalla sorella, non sembrava
intenzionato a smettere di fissarmi con quel suo sguardo ammaliatore col
risultato che Sonya ridacchiava, soddisfatta del suo operato.
Mi accorsi
dell'arrivo del festeggiato del cenno che mi fece Paul. In una frazione di
secondo la hall dell'albergo si riempì di fotografi e giornalisti che
assediarono il SGGK. In quel momento ero in piedi accanto alla mia amica
e ci voltammo entrambe, cercando di scorgere il campione nel mezzo di
quella piccola folla.
Price sovrastava i fotografi
di tutta la testa. Vicino a lui Kaltz, col quale aveva fatto il viaggio per
Zurigo. Il drappello di gente si avvicinò a noi e Benjiamin ne emerse facendosi
largo con gentile fermezza.
Rimasi un
istante senza fiato. L’unica altra volta che l’avevo visto in abito formale
non ero assolutamente in grado di godermi lo spettacolo. Il taglio della
giacca metteva in risalto le spalle larghe, la vita stretta , il corpo ben
proporzionato se pur molto muscoloso. Non era semplicemente elegante, aveva
qualcosa di finanche aristocratico. Portamento importante, signorile,
pacato. In effetti, considerai, non molto diverso dal solito, ma
quella sera era diverso. Intorno a lui aleggiava una sensazione
accentuata di magnetismo e mascolinità. Sonya si accorse della mia
reazione e mi dette un pizzicotto. Tornai coi piedi per terra e mi trovai
lo sguardo scuro e ardente del bel portiere fisso su di me. Gli sorrisi
meccanicamente e lui ricambiò. Per un istante scorsi sul suo viso, nei suoi
occhi, quel lampo malizioso che aveva mietuto decine di vittime. Presi fiato,
cercando di convincermi che era tutto frutto della mia
immaginazione.
Io ed Hermann arrivammo che il resto
della squadra era già lì ad aspettarci. Venni attorniato in un istante da decine
di giornalisti e fotografi, dai quali mi liberai con non poca difficoltà.
Cercai con lo sguardo gli altri ragazzi e notai subito il
capitano, che mi sorrise e fece un cenno con la mano in segno di saluto,
indicandomi col capo l’uomo che gli era accanto. Oliver. Andai in contro al mio
vecchio amico, che mi strinse la mano con il suo solito sorriso aperto e
cordiale.
“Quest’anno il Giappone comincia bene la sua
stagione!” disse “E la finirà al meglio, vincendo il Mondiale! Che
ne dici amico?”
“Dico che hai perfettamente ragione!"
risposi, ricambiando la stretta "Non credo ci sarà storia per
nessun’altro!” ci scambiammo uno sguardo d’intesa mentre Schneider ci
guardava con fare sprezzante.
“Allora ci vedremo in
finale...” disse, sollevando il calice che teneva in mano verso di noi.
“Ovviamente.” Holly accennò di sì col capo, sereno e sicuro
come sempre.
“Puoi contarci, capitano!” dissi
e i nostri sguardi si incrociarono mandando scintille. Era tempo che
aspettavamo di scontrarci in una sfida ufficiale. Mancava ad
entrambi!
Uno dei responsabili dell’organizzazione della serata ci
fece segno di avviarci verso la sala congressi, dove mi sarebbe stato
conferito ufficialmente il premio. In quell’istante, alle spalle di Karl, notai
finalmente la persona che cercavo. Non l’avevo ancora vista e temevo non fosse
venuta. Invece eccola lì, accanto a Sonya. Non sfigurava affatto accanto alla
nostra manager, anzi… L’abito da sera blu notte, lungo, si modellava
perfettamente sulle sue curve morbide ed un’ampia scollatura scopriva la
schiena, rendendo l’effetto decisamente seducente. Mi trovai a fissarla dandomi
dell’idiota. Stavo lasciando una bella preda nelle mani del mio capitano!
Ma
forse era meglio così... Non si meritava che la facessi soffrire come avevo
fatto con Kristine, e la nostra amicizia era veramente un bene prezioso da
costudire con cura. Inoltre, pensai, Elena era veramente l’unica donna, oltre
forse a Sonya, a non aver mai dimostrato di cedere al mio fascino. Mi
considerava unicamente un amico.
Peccato, in fondo, ma meglio così.
Incrociai il suo sguardo, mi sorrise di rimando ma non potei
fare a meno di ammirarla ancora un istante. Il brutto anatroccolo, quando
voleva, sapeva trasformarsi in uno splendido cigno.
Grazie al cielo, pensai, l'avevano trascinato via!
Il suo sguardo aveva avuto l'effetto di una scossa elettrica e non ero ancora
riuscita a riprendermi. Decisi che l'avrei evitato il più possibile, quella
sera. Comunque, tra vecchi e nuovi amici intervenuti a quell'evento, avrebbe
avuto parecchio da fare.
D'un tratto una mano calda si posò sulla mia
schiena, facendomi tasalire. Mi voltai di scatto e immediatamente affondai nel
cielo azzurro degli occhi del capitano. Non ci fosse stato il suo braccio a
sostenermi, probabilmente sarei franata a terra.
"Visto che Benjiamin sarà
piuttosto occupato stasera, spero mi consentirai di farti da
cavaliere..."
Dalla padella nella brace...
Comunque, in effetti il mio
amico fu attorniato per tutta la sera dai vecchi compagni di squadra, piuttosto
che dagli amici venuti dal Giappone o dai giornalisti che lo tormentavano.
Al
momento della consegna del premio, ci scambiammo un sorriso. Ero felice per lui,
ero felice che proprio quell'anno si fosse realizzato uno dei suoi sogni. Se lo
meritava.
Cominciarono le danze.
Lo evitai molto accuratamente e comunque tra Karl e Leo
non ebbi praticamente tregua! Non potei però fare a meno di una cosa: Benjiamin
non si era intrattenuto per più di due minuti con ognuna delle ragazze che gli
ronzavano costantemente intorno. Stava facendo il bravo ragazzo. Danzò con Frau
Lauber, con Sonya, con Patty, la moglie di Oliver. Sapevo che non era un
ragazzaccio grossolano come molti suoi colleghi, ma mi stupì vedere quanto
fosse perfettamente a suo agio in quella situazione. L'erede di una
delle più ricche famiglie del Giappone stava tirando fuori il suo lato
aristocratico. Perfino Julian Ross, detto “Il Principe del calcio” per la
sua naturale eleganza ed signorilità dentro e fuori dal campo, era messo
in ombra dalla presenza imponente del mio amico.
La mia
serata passò splendidamente. Karl fu un cavaliere fantastico, ovviamente,
perfetto sotto ogni aspetto. Non mi ero mai sentita così coccolata da un uomo,
la cosa mi lusingava moltissimo, ridandomi coraggio e rafforzando un poco la
stima che avevo di me stessa.
Era mezzanotte e mezza. Mi aveva
accuratamente evitato per tutta le sera e non capivo perché. Un sorriso, una
strizzata d’occhio ed un bacio lanciato con un dito erano stati il suo modo per
complimentarsi con me dopo l’assegnazione del premio. Non ci eravamo neppure
salutati. Aveva passato tutta la serata chiacchierando con i ragazzi della
squadra (Leo era assillante!) ed in particolare con Karl. Quando l’avevo vista
ballare tra le braccia del mio capitano, avevo avvertito di nuovo una fitta di
gelosia. E di nuovo mi ero dato dell’idiota.
Mi
allontanai dalla sala. Non sopportavo di stare troppo tempo al chiuso e sotto
assedio. La popolarità e l’ammirazione hanno sempre alimentato il mio spiccato
egocentrismo, ma sono fondamentalmente un lupo solitario.
L’ingresso dell’hotel era riparato da una tettoia le cui
volute stile liberty erano state ricoperte da splendenti decorazioni natalizie.
Respirai a pieni polmoni l’aria gelida e mi beai del freddo pungente che
aggrediva il mio volto, osservando il primo fiocco di neve scendere dal cielo.
Chiusi gli occhi. Pensai a Kim e, ancora una volta, le dedicai la vittoria.
L’immagine del mio primo amore venne affiancata da quella della donna che aveva
reso più dolce quel ricordo. Se non fosse stato per le parole di Elena, il
ricordo di lei, avrebbe avuto un sapore molto, molto più amaro.
Rientrai. La hall era deserta. Erano tutti nel salone
principale, intenti in danze o chiacchiere. Era un vecchio albergo ottocentesco,
di gran classe e accuratamente restaurato. Lungo il corridoio che portava alla
sala si aprivano alcune porte decorate che davano su salottini arredati con
gusto. Una di queste porte era aperta. Diedi un’occhiata distratta all’interno e
mi bloccai all’istante. Una figura ben nota era in piedi davanti alla finestra,
la mano destra a scostare il tendaggio pesante. La luce era spenta, penetrava
solo quella dei lampioni del giardino, resa lattiginosa dalla neve che, ormai,
scendeva
abbondante.
Nel salone l'aria era calda e quasi
opprimente. Con una scusa mi allontanai da Karl e dagli altri. Avevo
bisogno di starmene un pochino sola con me stessa. Quella serata stava prendendo
una piega molto piacevole, ma mi stava anche scombussolando un po’. Troppe
sensazioni, troppe emozioni. Non c’ero più abituata. La festa di Natale era
stato solo un assaggio, avevo bisogno di un attimo di tregua. All’arrivo
avevo notato dei salotti aperti lungo il corridoio. Entrai in uno di essi e
scostai la pesante tenda in broccato blu. Il freddo pungente che filtrava dal
vetro mi diede un brivido piacevole dopo il caldo soffocante del salone. Notai
con sommo piacere che aveva cominciato a nevicare. Mi lasciai cullare dalla
vista dei fiocchi che scendevano placidi, rinunciando a mettere ordine nelle mie
emozioni e svuotando la mente.
Non sapevo da quanto ero
lì. Non lo sentii entrare. Sussultai quando posò la mano grande e calda sopra la
mia che reggeva la tenda e con l’altra mi cingeva delicatamente, ma con
fermezza, la vita. Il calore del suo corpo, in netto contrasto con quello che
proveniva dal vetro, fece moltiplicare il battito del mio cuore, stroncandomi il
respiro.
“Stavo chiedendomi come mai la mia dama
preferita questa sera abbia deciso di evitarmi con tanta cura…” sussurrò,
sfiorandomi il collo con l'alito tiepido. Il tono basso e profondo mi fece
correre un brivido nella schiena.
Ripresi fiato e, più o meno, il controllo
di me. Mi voltai piano, trovandomi veramente troppo vicina a lui. Al buio
i suoi occhi neri erano due tizzoni ardenti, pozzi profondi nei quali cadere per
non emergere più.
“Figurati se ti ho evitato!" risposi,
tentando inutilmente di fingere "Solo, ti ho visto molto preso dai tuoi
amici che non vedevi da tanto tempo!”
Ovviamente, non mi credette.
“Non mi pare di aver ballato con nessuno di loro…"
ironizzò "Ma stasera non mi hai concesso neppure una danza… O sei
troppo presa dal nostro capitano da dimenticarti degli amici?”
Il solito sorrisetto sarcastico e seducente si disegnò sulle
sue labbra, mentre un lampo di…gelosia? passò negli occhi scuri come la
pece.
Sospirai. “Ok, hai vinto. Vorrà dire che ti
concederò l’ultimo ballo della serata, va bene?”
“Molto
bene.”
Giusto in quell’istante la musica riattaccò con un
motivo moderno ma lento, insinuandosi dalla porta del
salottino.
“Madamigella…” si allontanò un poco, accennando un leggero
inchino e tendendomi la mano. Sospirai, scuotendo la testa e roteando gli occhi,
e accettai l’invito.
Mi ritrovai con le mani sulle sue
spalle, tenuta delicatamente stretta per la vita, le sue mani troppo
pericolosamente vicine alla scollatura sulla schiena. Maledissi mentalmente
Sonya...
Bugiarda. E non ne capivo il perché! La costrinsi
letteralmente a danzare con me l’unico lento della serata, in quel salotto dal
sapore antico.
Avvertii il suo profumo, leggermente
amaro, non dolce e nauseabondo come quello di molte donne con le quali ero
stato. Discreto. Come lei. Mi trovai ad osservarla e sì, anche a giudicarla. Da
uomo e non da amico. Carina. No, anche bella. Non una bellezza sfrontata,
volgare o appariscente. Semplice. Anche in quell’abito cercava di non farsi
notare, di far scivolare via gli sguardi che si posavano su di lei. Eppure,
soffermandosi a guardarla, la sua semplicità aveva un qualcosa di
sottilmente sensuale, intrigante. Capii Karl e lo invidiai non poco.
Sapevo bene che Elena aveva da sempre un debole per lui.
Reggeva il mio sguardo con un sorriso quasi canzonatorio,
come a dire: “Ok, hai tra le braccia la tua ennesima preda! Contento?”
Sì.
Decisamente.
Era molto, molto tempo che non stavo così bene con una
donna.
Non ricordavo più cosa fosse l’amore, ma il solo
pensiero mi terrorizzò e lo scacciai all’istante. Ma lei non era come le altre.
L’avevo rispettata fino a quel momento proprio per quello. Perché non era come
loro. Non le avrei mai e poi mai fatto del male. Ma…
Per un istante, un solo maledetto istante mi persi in quegli
occhi nocciola. Le mie mani scorsero fino alla scollatura sulla schiena ed
accarezzarono la pelle serica, morbida e quasi bollente. Fu un momento. La
strinsi un poco di più e, non avvertendo alcuna resistenza da parte sua, portai
una mano fra i lunghi capelli mogano, fin sotto la nuca. Tra le nostre labbra
neppure un centimetro, quando avvertii le sue dita sulla mia bocca, a
dividerci.
Sospirò, senza allontanarsi, gli occhi
socchiusi. Solo le sue dita ad impedire quel bacio al quale mancavano pochi
millimetri.
“Sei certo di voler mettere a repentaglio la
nostra amicizia così?”
Il pomeriggio seguente ero in
maneggio.
Avevo finito di montare e mi stavo dando ad
uno dei lavori più odiosi che ci possano essere: ingrassare sella e
finimenti.
Kristine era in piedi accanto a me, appoggiata
al muro con braccia e gambe incrociate, gli occhi chiusi.
“Dimmi, ti supplico dimmi che non ti stai innamorando di
lui!”
Le avevo raccontato tutto, nei minimi dettagli.
Finii di passare una redine con lo straccio intriso d’olio e
fissai il lavoro che stavo facendo stringendo le labbra e sospirando.
“Non lo so. Mi sento presa tra due fuochi! Tuo fratello da
una parte, il mio sogno fin da quando sono arrivata qui, irraggiungibile fino a
pochi giorni fa...”
“Irraggiungibile perché lo volevi tu!
E molto meno pericoloso…”
Non la lasciai terminare,
fulminandola con lo sguardo “E Benjiamin, con il quale ho stretto un’amicizia
davvero speciale e che non voglio assolutamente rovinare!” sospirai
chiudendo gli occhi e rievocando la notte precedente. Il cuore perse un
battito “Ma che ha un fascino al quale è impossibile resistere…”
“Ele…” mi stava guardando preoccupata. Sapeva quanto
fosse pericoloso innamorasi di Benjiamin Price! “Maledizione a me e a quando ti
ho mandata a lavorare per il Bayer!”
“No, Kris,
tranquilla. Benji è un caro, carissimo amico. E ieri sera questa cosa l’abbiamo
messa ben in chiaro. Mi ha chiesto scusa e si è limitato a darmi un
innocentissimo bacio sulla fronte.”
“Si, ma…”
La zittii con un cenno della mano “Niente ma. Non ci vedremo
per almeno quindici giorni. Tempo di decompressione. Tranquilla tesoro. Non ho
voglia di farmi male! E poi, ti ricordo che il tuo dolce fratellino mi stringe
d’assedio!” le sorrisi incoraggiante, facendole l’occhiolino.
“Tesoro, ma cosa mi combini?!”
Angolino
dei ringraziamenti^^
A tutte/i coloro che hanno recensito questa mia storia,
grazie di cuore!
Come alcuni di voi sanno, la sto riscrivendo daccapo
cercando di allineare lo stile più acerbo dei primi capitoli della vecchia
versione, a quello un po' più maturo degli ultimi. A volte la cosa mi riesce
facile, a volte no (vedi questo capitolo^^) Spero comunque che continui a
piacervi e di non deludervi.
Akuma: sì, effettivamente c'è molto di
"casa" in "Angelo", credo soprattutto perché c'è molto di mio. Per quanto non
creda che sia la ff meglio riuscita, è sicuramente quella in cui ci ho messo più
cuore.
Kitiara: grazie ancora per aver letto anche questo mio
lavoro. Come vedi, ho cercato di aggiornare entro fine mese ^^. Immagino di
averti quasi accontentata con Benji ed Ele. Quasi... XD
Valentina78:
felicissima di aver emozionato anche te^^ Se vedi che non aggiorno, non perdere
le speranze. La storia è già tutta scritta, devo solo trovare il tempo di
risistemarla :)
Sanae78: grazie di avermi seguita. Sono contenta che
apprezzi il fatto che la sto sistemando :) E sono felice che continui a
piacerti.
Lynn: come vedi sono qui. Ci ho messo più tempo del previsto,
ma "Angelo" va avanti. Felice che il mio SGGK ti piaccia e che la ff sia tra le
tue preferite^^
Minigo: grazie anche a te. Anche tu conosci già tutta la
storia e sono contenta che apprezzi il restile^^
Ok, credo di avere
finito...
Lo so, sono una bestiaccia, fino ad ora non avevo ringraziato
nessuno pubblicamente, ma mi è sembrato giusto farlo.
Grazie, ovviamente,
anche a chi legge e non recensisce.
Spero davvero che la mia storia continui
a piacervi.
Alla prossima
Eos75