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Autore: Rowena    02/04/2013    6 recensioni
... e la strega che scacciò la Banshee di Bandon aveva il labbro leporino. Voglio dire, andiamo...
Storia di un'avventura dimenticata per mano di un mago vanesio e troppo desideroso di fare fortuna.
[Questa storia partecipa al contest "Paddy’s Day – Festeggiamo San Patrizio!" indetto da Ferao sul forum di EFP].
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Gilderoy Allock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Personaggi senza nome e affini'
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Quando Hatty finalmente giunse a Bandon, il paese era in preda all'euforia. Per un attimo, la giovane strega rimase interdetta, ma poi ricordò l'invito a rimanere a Kinsale per guardare la partita di rugby, e comprese. Il match doveva essere andato anche meglio del previsto.
Quando raggiunse le strade principali, la sorpresa mutò in divertimento: ogni pub aveva aperto le porte e aveva messo fuori qualche tavolaccio e fiumi di birra, così da organizzare un'immensa festa che coinvolgesse tutta la cittadina. Era uno spettacolo caotico e divertente, incorniciato dalle casette colorate caratteristiche dell'Irlanda, che facevano deliziosamente contrasto con i palazzi e le abitazioni costruite nei secoli dagli inglesi, grige e austere. Anche a Galway c'era un quartiere come quello, pensò Hatty, e si affacciava direttamente sul porto, là dove i grandi cigni bianchi punteggiavano la foce del Corrib... Casa. Chissà se ci sarebbe tornata, o se la Banshee avrebbe avuto la meglio.
Non era un momento adatto ai pensieri cupi, però: la gioia che la circondava rendeva impossibile concentrarsi su ogni aspetto del suo piano che sarebbe potuto andare storto. Intorno a lei, i Babbani saltavano di gioia, chiamando a gran voce i nomi dei giocatori che avevano segnato i punti della vittoria.
«Kiernan, lui ci ha regalato il trofeo! Il nostro campione di Cork!»
Hatty sorrise nella sua sciarpa, immaginando che nell'anno a venire Kiernan avrebbe spopolato come nome proprio maschile... E forse anche per le bambine, in fondo non si conoscevano davvero i limiti di un vero patito del rugby.
Sembrava che quel giorno i problemi di sempre fossero spariti per magia, pensò la strega cominciando ad attraversare la folla scesa in strada verso i pub che indicavano camere libere ai piani superiori: la massima lamentela sembrava essere contro la nazionale francese, che con un pareggio infingardo aveva rubato all'Irlanda un meritato grande slam.
«Stupidi mangiarane, non dovevamo permettere che rientrassero nel torneo!», commentò infatti un omone dal volto paonazzo e con un enorme boccale di birra scura stretto in una mano; la questione di cui stava discutendo gli stava così a cuore che non si era preso neanche il disturbo di pulirsi i baffi dalla bava di schiuma densa che gli era rimasta sul viso.
Ridacchiando, la ragazza non gli rispose e raggiunse il marciapiede facendosi largo in quella folla entusiasta. Avrebbe voluto poter festeggiare con la stessa energia la Coppa del Mondo di Quidditch che da troppo tempo l'Irlanda sfiorava senza successo, ma all'ultima edizione le squadre britanniche non avevano potuto partecipare, non avendo affrontato le partite di qualificazione a causa della guerra. Pazienza, forse l'anno prossimo le cose sarebbero andate meglio.
Anche nella bolgia, riconobbe in fretta l'insegna del Leprecauno ubriaco, dov'era dipinta una caricatura dell'Essere che aveva incontrato qualche ora prima nel bosco mentre trangugiava un intero barile di birra... Non c'era da stupirsi se si era offeso, anche le creature sotto il metro sapevano essere terribilmente permalose. Scuotendo il capo, Hatty si addentrò nel pub, dove proseguivano instancabili i festeggiamenti.
«Posso aiutarla, signorina?»
Il barista e proprietario, che come molti irlandesi ci teneva a occuparsi personalmente delle bevande per assicurarsi la massima qualità, la accolse con un gran sorriso tra le guance molto rosse. Doveva aver tenuto generosamente compagnia ai suoi avventori, visto il gran numero di bicchieri vuoti che si trovavano sul bancone.
«Sto cercando una camera, sempre che ne abbiate libere» rispose lei guardandosi intorno, preoccupata dalla gran confusione.
«Oh, non si preoccupi, non sono tutti ospiti. La maggior parte sono miei amici e conoscenti che sono venuti a vedere la partita: sa, a casa il rugby è bello, ma al pub in compagnia e con una pinta appena spillata è decisamente meglio!» ammiccò il barista ridacchiando.
«Mio nonno sarebbe d'accordissimo», commentò Hatty sorridendo a modo suo sotto la sciarpa. «Allora, se non le dispiace vorrei la stanza più appartata che ha, quella più distante dagli altri ospiti. E vorrei cenare in camera, è possibile?»
Il gestore si guardò intorno un po' sospettoso, passandosi una salvietta bagnata sul collo: «Non è un servizio che siamo soliti offrire abitualmente, abbiamo una bella sala per la cena e...»
«Beh vede, chi mi ha indicato questo pub ha detto che avrebbe fatto uno strappo alla regola», disse Hatty spingendo la moneta del Leprecauno sul bancone di legno scuro.
«E chi... Diavolo», biascicò l'uomo sbiancando di colpo nel riconoscere il disegno del conio. «Ancora lui? Non le ha fatto del male, signorina?»
Hatty sgranò gli occhi e si trattenne dal ridere, sapendo che non era saggio prendere in giro i Folletti... Ad ogni modo, era difficile temere serie minacce da una creaturina così bassa e buffamente vestita, anche se il Babbano di fronte a lei sembrava davvero intimorito.
«Assolutamente. Senta, io non intendo approfittarne: ho di che pagare la stanza e la cena, solo vorrei un po' di discrezione in più».
A quella spiegazione, il gestore del pub sembrò rilassarsi un poco: forse gli conveniva assecondare quella richiesta e chiudere un occhio, piuttosto che trovarsi di nuovo davanti un Leprecauno inferocito che minacciava di maledirlo... Se ne avesse parlato ad alta voce, i suoi amici lo avrebbero preso in giro per l'eternità, poteva già sentire i loro commenti: alla tua età credi ancora agli spiritelli, oh Pat, sei uno spasso!
«Va bene, in fondo è una piccola cosa... Sempre che lei non si stia nascondendo per qualche motivo illegale», commentò alla fine scrutando attentamente Hatty.
La strega non si ritrasse, ma scrollò le spalle: «Mi piace soltanto stare per conto mio, tutto qua. Inoltre, vorrei riposarmi per domani, devo lavorare».
«Ah, è qui per lavoro», commentò il barista, per nulla convinto. «E di cosa si occupa?»
Hatty si accomodò su uno sgabello libero e alzò la voce, poiché la confusione nel locale non aveva intenzione di scemare: «Effetti paranormali, ho una rubrica su una rivista sci-fi. Sto cercando una Banshee».
Doveva aver urlato, perché improvvisamente nel pub piombò il silenzio, salvo un paio di ragazzi completamente ubriachi che continuarono a urlare e a soffiare in due grosse trombette rumorose. Un conto erano i Leprecauni, infatti, ma uno spirito nefasto come una Banshee... Non c'era proprio da scherzare!
«Perché vorrebbe incontrare un simile mostro, signorina? È pericoloso».
«Si sono sentite voci di un duplice omicidio strano... I nostri lettori sono sempre molto interessati a morti in cui potrebbero essere coinvolti spiriti e folletti, almeno così dice il mio editore», spiegò Hatty sentendosi sgradevolmente al centro dell'attenzione. Almeno la sua copertura sembrava reggere, aveva avuto una buona idea.
«Quei due poveri ragazzi, intende? Sì, che brutta storia. La polizia non ha saputo spiegare cos'è successo», borbottò un vecchio alla sua sinistra, scuotendo il capo mestamente. «Povero Castle Bernard, per quel luogo proprio non c'è pace. Non so perché siano andati a infilarsi lì, è pericolante...»
«Beh, non li ha uccisi certo una parete cadente», commentò cinicamente qualcun altro alle spalle della strega, che lei non riuscì a individuare.
«Lei sembra conoscere bene il posto», disse invece all'anziano, che non aveva ancora alzato gli occhi dal bancone.
«Lo può ben dire: ho ottant'anni, sa? Ho visto il castello quand'era ancora abitato e splendente, ci ho lavorato anche un paio di estati come guardiano, da ragazzo. Lord James Bernard era un brav'uomo».
Il nome della famiglia che per secoli aveva governato la zona di Bandon, con misure non sempre popolari e giuste, fece scaldare subito gli animi già sovreccitati dalla troppa birra.
«Filo-inglese maledetto!» ringhiò qualcun altro sputando per terra, gesto che Pat non gradì affatto.
Nemmeno il vecchio al fianco di Hatty reagì tranquillamente: «Zitto tu, cosa ne sai? Nessuno di voi era lì negli anni venti, non avete visto cos'è successo», esclamò nei confronti di chi aveva parlato, che abbassò subito lo sguardo come se fosse colpevole. «Io sono sempre stato a favore dell'Indipendenza, ma i rapimenti, gli omicidi... Ero un ragazzo arrabbiato come tanti, ma non al punto da unirmi all'IRA. Nonostante questo, mia madre temeva che io venissi arrestato – era un'epoca in cui anche solo avere sedici anni e non amare alla follia il Re era sufficiente per accusarti di chissà che crimini, capitela – così mi trovò il lavoro presso Lord James per tenermi fuori dai guai. Ero là anche la notte in cui appiccarono l'incendio».
«Si ricorda cosa avvenne?»
«E come scordarselo? La notte peggiore della mia vita, ho avuto gli incubi per anni: minacciavano di uccidere tutti, anche la servitù, così il Lord ci fece scendere in cantina per proteggerci. Allora diedero fuoco alla casa, per stanarci come topi».
La ragazza ebbe un brivido, e non lei sola. Per un attimo, nel pub sembrarono risuonare le urla spaventate della famiglia Bernard e dei loro domestici... Ma era solo la gente per strada che continuava a festeggiare la vittoria sportiva dell'Irlanda.
«E quando usciste?»
«C'era uno squadrone dell'IRA armato e guidato da Sean Hales, con ancora le torce in mano. Ridevano e si complimentavano con il loro capo per l'idea dell'incendio, credendo che in quel modo avrebbero cancellato un segno dell'occupazione inglese, che sciocchi. Presero il padrone in ostaggio, ma prima di andarsene decisero di rimanere a osservare la casa bruciare, per assicurarsi che nessuno provasse a spegnere le fiamme».
«Dev'essere stato spaventoso, non oso neanche immaginarlo».
«Ero terrorizzato: Lord James chiese a Hales che nessuno di noi fosse perseguitato, ma non si poteva mai sapere se quegli altri avrebbero rispettato la promessa... Erano tempi di rabbia e odio: i Black and Tans di Churchill compivano ogni giorno atti sempre più infami contro i civili, mentre per l'IRA chiunque non imbracciasse un fucile per unirsi alla squadriglia della zona era da considerare un nemico, o una spia. Fu allora che la signora si alzò a cantare», commentò l'anziano passandosi una mano sugli occhi. «Eravamo tutti impietriti: Lady Georgiana si mise a cantare l'inno britannico e a inneggiare a Giorgio V, nella sua camicia da notte tutta pizzi e merletti... Temevamo che Hales l'avrebbe uccisa personalmente, eppure nemmeno lui osò muoversi».
Il pub cominciò a rumoreggiare: tutti avevano sentito almeno mille volte quella storia, i dettagli, la reazione della coppia di nobili, per non parlare del rapimento. Nessuno voleva parlare di cose tristi quel giorno, ma festeggiare e brindare. Tanto più che il giorno dopo sarebbe stata domenica, nessuno di loro doveva preoccuparsi di alzarsi presto... A parte forse il prete per la messa mattutina, ma il reverendo stava festeggiando un paio di locali più in giù lungo quella stessa strada. Lui andava sempre all'Old Presbiterian, poiché trovava divertente servirsi dalla concorrenza, diceva.
Hatty però non badava a nulla di ciò che la circondava, i suoi occhi erano fissi sull'anziano, avida com'era di sentire il resto della storia. «Lei non mi ha dato torto finora... Pensa come me che ci sia una Banshee nelle rovine del castello?»
«Perché no? Le Banshee dovrebbero essere gli spiriti protettori delle famiglie irlandesi, stando alle leggende, no? Potrebbe essere riapparsa perché ormai la discendenza è spezzata: Jennifer è l'ultima dei Bernard di Bandon, vive con la madre e la sorella in una casa al limite della proprietà, che una volta era destinata alla servitù. È quanto la famiglia ha salvato dall'incendio. A proposito, lei ha il permesso della signora Lois per visitare le rovine del castello, non è vero?» terminò sospettoso l'anziano.
La strega sorrise: «Ci siamo sentite per telefono qualche giorno fa, pensavo di farle visita domattina».
In realtà non aveva la minima intenzione di chiedere il permesso a nessuno: Hatty voleva ispezionare le rovine, confrontarsi con la Banshee e andarsene, sempre se non ci fosse rimasta secca... Al massimo avrebbe usato un bel Confundus per risolvere un eventuale incontro inaspettato, anche se dubitava che le ultime Bernard si avvicinassero più di tanto alle rovine del loro passato.
«Bene, perché quel posto ha già visto abbastanza drammi».
«Farò presente a Lady Lois che il suo ex custode si preoccupa ancora tanto per la sua famiglia... Non mi ha detto il suo nome, però».
«Henry Belcher, ma non c'è bisogno che si scomodi. Posso offrirle una birra, piuttosto?»
«Solo se non si sconvolgerà alla mia richiesta», rispose Hatty prima di girarsi verso Pat. «Ha una cannuccia, per caso?»
«Una cannuccia per la birra? Buon Dio...» sospirò il barista.
«Avanti, figliola: qualunque cosa nascondi sotto quella sciarpa, non può essere così brutta», replicò Henry assumendo un tono più confidenziale.
La strega si gelò sul posto. No, Henry, è anche peggio.
«No, non mi sento a mio agio, davvero», mormorò, alzando le spalle per rendere impossibile acchiappare i bordi della sciarpa per tirarla via. Non si sarebbe mostrata, non in un pub Babbano pieno di ubriachi pronti a deriderla.
Il vecchio Belcher la fissò per un attimo, poi decise di lasciar correre: «Sei giovane, non dovresti permettere alla gente di condizionarti così. Sei intelligente, da quel poco che ho sentito, e piena d'intraprendenza: non sei certo la prima giornalista di quelle rivistacce che s'interessa agli spiriti di questa regione, ma in genere telefonano in comune chiedendo un paio di notizie su cui ricamare sopra... Invece tu sei venuta fin qui, in questo paese che non è proprio il centro del mondo», concluse con ammirazione. «Ma non voglio forzarti; se Pat sarà gentile, accluderà la birra offerta da me alla tua cena, e spero che vorrai accettare».
«Lei è molto gentile, ma...»
Venticinque anni di prese in giro e pregiudizi non si cancellano con una parola gentile. «Non mi devi spiegare nulla, tranquilla. Ah, se parli con la signora Lois, attenta a non chiamarla Lady: in realtà, lei ha divorziato da Lord Percy, e può vivere nella tenuta solo perché la proprietà è passata alle figlie, anche se la seconda moglie è ancora in vita».
«Saggio consiglio, è meglio non irritare le nobildonne defraudate del loro titolo», fece eco sogghignando Pat, che stava finendo di lavare una grossa carica di bicchieri da pinta che sarebbero poi andati appesi alle sue spalle per scolare ogni goccia d'acqua, pronti per essere usati per una nuova spillatura.
«Non ci hai ancora detto come ti chiami, signorina giornalista di una rivista sci-fi».
«Ha ragione, che maleducata. Mi chiamo Hatty March».
«Beh, lascia che io e Pat brindiamo alla tua salute, Hatty March, e alla riuscita del tuo articolo. Mi auguro che parlerai bene di Bandon, abbiamo bisogno di attirare turisti».
«Farò del mio meglio», promise Hatty con sincerità e gli occhi che le brillavano.
Sempre se sopravvivrò per raccontare la mia impresa, pensò mentre i due Babbani facevano tintinnare i rispettivi bicchieri. Chissà se il vecchio Belcher era interessato anche al turismo magico...
Intorno a loro, l'atmosfera del pub era tornata a essere allegra e chiassosa: tre ragazzi avevano tirato fuori un violino, un thin whistle e un bodhrán, il tradizionale tamburo di pelle dell'Irlanda, per suonare una canzone indiavolata dietro l'altra, invitando gli altri avventori a ballare. Qualcuno riuscì ad arrampicarsi sui tavolacci di legno scuro e abbozzò qualche passo, ma la maggior parte della folla si limitava a battere le mani e a cantare i versi di quelle musiche popolari.
Era un'esplosione di gioia e divertimento, eppure la strega non riuscì a farsi coinvolgere: era riuscita a farsi confermare la storia della grande villa in rovina che sarebbe andata a esplorare il giorno seguente, eppure non aveva raccolto informazioni sulla Banshee che non avesse già. La leggenda che aveva citato Henry sugli spiriti che proteggevano le famiglie irlandesi e apparivano per piangere i defunti era molto nota, eppure non era l'interpretazione su cui Hatty puntava. Da quel che risultava, nessuna delle Bernard era moribonda – anche perché altrimenti il vecchio l'avrebbe avvisata a riguardo.
Era frustrata per l'impossibilità di confrontarsi con qualcuno consapevole del mondo magico, in quel momento. Sapeva che Bandon era un paese di Babbani, eppure dopo l'indicazione del Leprecauno aveva sperato che qualche mago si palesasse nel sentirla esporre la sua impresa, per aiutarla o consigliarla, fosse anche per suggerirle di tornarsene a casa e lasciar perdere quella folle idea. Forse quella confusione non era l'ideale, forse se si fosse ritirata in camera qualcuno l'avrebbe cercata...
Era meglio togliersi quelle idee dalla testa, però, altrimenti sarebbe rimasta ad attendere inutilmente o, peggio, si sarebbe lasciata distrarre nel momento meno opportuno: era sola, come era sempre stato, specialmente da quando aveva deciso di affrontare la Banshee, per cui non aveva senso cercare aiuti inaspettati.
«Pat, mi potresti dare la chiave della mia stanza? Vorrei rinfrescarmi un po'. Per la cena, mi va bene qualunque cosa ci sia in cucina, non sono di gusti difficili», disse mimando uno sbadiglio, prima di rivolgersi al vecchio Belcher. «La ringrazio di avermi raccontato la sua storia, Henry, sarà interessante da inserire nel mio articolo».
«Grazie a te per aver ascoltato. La storia del nostro Paese si compone anche di questi tristi episodi ed è bene non dimenticarli, anche se molti saranno molto più felici di ricordare il Cinque Nazioni di quest'anno».
«Oh beh, è solo sport, quello che lei ha da dire mi sembra decisamente più importante. Arrivederci!» e afferrando la chiave con la scheda di plastica che indicava il numero della camera, Hatty si fece spiegare dove fossero le scale per salire al piano delle stanze e scomparve prima che la conversazione continuasse ancora.
Camera numero tredici. Per fortuna non era superstiziosa...
Era piccola, ma pulita e accogliente. Il letto con lenzuola immacolate da solo bastava a commuoverla, dopo la lunga giornata di cammino.
Considerando che per la cena sarebbe stata necessaria una buona mezzora almeno, poiché data la confusione al piano di sotto il pub sembrava ben lontano anche solo dal pensare al pasto serale, Hatty decise di concedersi un piccolo lusso. Il bagno comune, le aveva spiegato Pat, era in fondo al corridoio, ma a lei non sarebbe servito: con la sua bacchetta, bastò un semplice Engorgio per trasformare il catino appoggiato sul comò in una vasca da bagno abbastanza capiente da contenerla. Vi versò l'acqua della brocca e con un Incantesimo di Rabbocco fece in modo che arrivasse quasi al bordo. Un altro movimento del polso, e la tinozza si riscaldò in un istante e si profumò di lavanda.
«Paradisiaco», sospirò soddisfatta.
Chiuse la porta a chiave, per essere certa di non essere colta sul fatto, quindi si svestì con calma, mettendo vicino alla porta gli stivali infangati e lasciando cadere sul pavimento i suoi indumenti. Per ultima, si tolse la sciarpa rossa, che appoggiò sulla sedia vicino alla sua vasca improvvisata.
Si sentì un poco in colpa per non aver bevuto con Henry: sembrava proprio identico ai suoi nonni, asciutto e rugoso come le querce irlandesi e, anche se temprato dall'esperienza, ancora pieno di vita.
Di certo era una brava persona, ma il resto degli ubriachi che li circondava di sotto? No, di certo non erano tutti come lui, si disse mentre entrava nell'acqua calda.
Lasciò da parte il pensiero dell'anziano e si crogiolò nella piacevole sensazione di quel calore sulle sue membra stanche, certa che al mondo non potesse esistere nulla di meglio. Un piacere così semplice, eppure così benefico...
Pensò al Leprecauno, a quello che le aveva detto nella foresta. Le persone come te sono pronte a tutto per sentirsi normali, non è vero? Suppongo di sì...
Non aveva capito niente, si disse mentre muoveva le dita dei piedi nella vasca: non voleva la normalità, né allo stesso tempo desiderava la semplice fama senza motivazione. Per quella, sarebbe bastato esporsi a volto scoperto. Diventare a tutti gli effetti la lepre marzolina che tutti vedevano in lei, accettare il pubblico scherno e lucrare cinicamente su questo.
Lei non era così. Se avesse sconfitto la Banshee, avrebbe dimostrato che, anche se il suo aspetto era diverso, era in grado di compiere grandi imprese. Anzi, che il labbro leporino non aveva alcun impatto sulla sua vita, se non rendere sostanzialmente un calvario mangiare qualunque tipo di zuppa. E se il giorno seguente il suo piano avesse funzionato, dopo la prima avrebbe potuto stanare tutte le Banshee d'Irlanda e farle sparire, una dopo l'altra: per atti del genere, il Ministero concedeva l'Ordine di Merlino...
Era un sogno ad occhi aperti, ma se ci fosse riuscita avrebbe cambiato la propria vita e, chissà, probabilmente quella di molte altre persone che vivevano da eremite per paura di essere messe alla gogna per una situazione analoga alla sua. Forse era un pensiero da reginetta di bellezza, pensò stringendosi al petto le ginocchia, ma poteva davvero diventare un esempio per altri maghi e streghe non proprio avvenenti che, nonostante i difetti fisici, possedevano poteri fuori dal comune.
Quanto meno doveva tentare.






Angoletto dell'Autrice: Buonsalve, spero che abbiate passato delle buone vacanze di Pasqua! ^^
Dunque, note più brevi dell'altra volte. Partiamo da Bandon, stando alle foto di San Patrizio non credo di aver esagerato sulla confusione in città. Ho scelto di ambientare la storia nel 1985 perché è stato l'anno dell'ultima vittoria dell'Irlanda nell'allora 5 Nazioni (l'Italia è entrata solo nel 2000) prima del Grande Slam del 2009. Quell'anno in estate io sono stata in Irlanda e la gente stava ancora festeggiando, a quasi sei mesi dal torneo... XD Tra l'altro, temo di aver portato sfiga, perché stavo scrivendo del pareggio Irlanda-Francia dell'85 mentre si giocava in diretta lo stesso match... E hanno pareggiato di nuovo. Ma non lo dite agli irlandesi, please. Ci tenevo a inserire il rugby perché è uno sport che io adoro, e ho scritto questa storia in pieno 6 Nazioni, spesso sclerando davanti alla tv per l'andamento delle partite, per cui...
La leggenda sulle Banshee citata da Henry è Babbana: esistono più versioni, perché in alcune regioni si crede che lo spirito sia protettore di una famiglia irlandese importante (le famiglie nobili discendenti dai grandi clan, e dagli Alti Re, soprattutto) che annuncia la morte di uno dei membri della famiglia, o disgrazie, mentre in altri posti in quanto protettore si manifesta ai nemici della famiglia per disperderli... Comunque, mi piaceva inserire la versione Babbana, così da avere i due punti di vista.
Gli eventi citati a Castle Bernard sono avvenuti per davvero, nel 1921. I Black&Tan sono stati un gruppo paramilitare, soprattutto veterani della prima guerra mondiale, utilizzati da Churchill per sedare la rivolta irlandese capeggiata dall'IRA originale. In Italia i veterani scontenti sono stati assorbiti dal movimento fascista, la Gran Bretagna ha pensato bene di mandarli a bruciare villaggi e torturare chiunque si pensasse fosse legato al movimento indipendentista. Se vi interessa il tema, consiglio il film di Ken Loach "Il vento che accarezza l'erba".
C'è un po' poca magia in questo capitolo, ma mi rifarò con l'ultima parte.

Rowi

   
 
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