"Tu sei davvero insopportabile."
"Non andare! Se vai pur di fermarti mi metterò a urlare!"
"Sakura Grazie."
Naruto – volume 21 – capitolo181
She's [Just] Unesfull
Spesso si era chiesta quando era caduta così in basso.
Ma non aveva mai trovato neanche uno straccio di risposta.
Forse non si era mai alzata in piedi [non da sola almeno].
Ma erano domande inutili [come lei] quindi aveva deciso di smetterla di porsele [non ne valeva la pena ormai].
E anche se quelle domande erano rimaste sospese a avvelenarle la vita aveva deciso di non prestarci più attenzione [non ne valeva davvero la pena] non era più una bambina, [le bambine amano sognare ad occhi aperti, lei viveva in un incubo] poteva andare avanti anche senza risposte ne certezze.
Poteva davvero. [Davvero davvero davvero.]
Ma in fondo ormai nulla aveva più importanza.
Davvero.
Una volta, tempo prima [quando ancora si chiedeva dove fosse finita quella bambina che un tempo era stata] aveva avuto il coraggio di chiederglielo:
"Quando sono caduta così in basso?"
Ma non era servito a niente.
["Taci e sorridi."]
Ma nonostante tutto lei era stata felice [forse] perché lui non le aveva mai chiesto nulla di impegnativo, nulla che fosse oltre la sua portata [o almeno così credeva].
["Taci e sorridi."]
Anche se era consapevole di essere solo un inutile peso per tutti, era convinta che per lui sarebbe riuscita a fare tutto, figurarsi assolvere a una richiesta [un ordine] così semplice.
Davvero [davvero davvero] non era poi così difficile.
Perfino lei sarebbe stato in grado di farlo!
Per lui [tutto solo per lui]!
Lei credeva davvero che stavolta ci sarebbe riuscita.
Si era illusa ancora una volta di poter essere utile a qualcuno.
[Sciocca, stupida bambina.]
Ma aveva sbagliato.
[Ancora una volta.]
["Taci e sorridi."]
La osservava dall'alto, riversa al suolo in un lago di sangue, i capelli macchiati dal liquido scarlatto che lento scivolava ancora dalle punta delle dita della mano, sollevata per proteggersi il volto.
[Plic. Plic. Plic.]
Lo sguardo apatico era appena velato da un sottile [ed effimero] velo di disprezza e d'accusa.
["Nemmeno quello sei stata in grado di fare."]
In una mano teneva un Kunai macchiato di sangue, lo stesso sangue che macchiava il terreno arido [rosso, rosso, rosso. Rosso a perdita d'occhio.].
["Taci. Taci e sorridi!"]
Nell'altra mano teneva un cuore, che fino a pochi attimi prima batteva ancora nel petto della ragazza.
[Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.]
E che ora giaceva inerme nella mano dell'uomo [dell'assasino].
["Sorridi! Sorridi per me!"]
L'uomo chiuse repentinamente la mano che teneva il cuore, prima di lasciar cadere al suolo quella massa sanguinolenta per cui aveva ormai perso qualsiasi interesse.
["Allora me lo prenderò! Mi prenderò il tuo cuore!"]
Visto che non puoi darmi nient'altro.
Con un piede scostò i capelli rosa [macchia di sangue slavato] dal volto della ragazza su cui spiccava ancora un sorriso [finto] irrigidito dalla morte.
["Mi prenderò il tuo cuore Sakura."]
Visto che non puoi darmi nient'altro di utile.