- Neville!
Mia moglie mi chiamava insistentemente già da un po’, così decisi di scendere in salotto.
- Cosa c’è, Luna? - le chiesi preoccupato: di solito lei era molto più dolce, ma in quel momento la sua solita area sognante e imperturbabile era stata sostituita da una seria e ansiosa.
- Tuo figlio ha bisogno di te! - mi disse puntando il dito sul ragazzo che era rintanato in un angolo del salotto e sembrava appena andato a un funerale, gli occhi scuri, i capelli biondi di sua madre e la mia “abilità” negli incantesimi: Leopoldo Paciock, il mio secondo figlio.
- Leo, cos’hai?
Mio figlio sembrava incerto se parlare o fare un passo indietro, tornare nella sua stanza e fingere di non avere mai intrapreso quella conversazione - A che età hai prodotto il tuo primo Patronus? - bofonchiò infine.
- Perché? Sei ancora piccolo per produrre un Patronus!
Io avevo proddotto il mio primo Patronus piuttosto tardi, al contrario di mia moglie e dei miei amici che lo avevano fatto durante le lezioni di Harry al quinto anno.
- Beh, Albus ci riesce! E poi ho quindici anni, non due.
- Il padre di Albus è un fuoriclasse, buon sangue non mente: lui ha prodotto il suo primo Patronus a tredici anni -. Neville gonfiò il petto, orgoglioso di poter parlare di un eroe che aveva conosciuto di persona. - Harry Potter, colui che ha salvato il mondo magico, ma anche l’amico che mi ha insegnato a combattere e ad avere pazienza.
Mio figlio, però, non era un tipo facile da convincere, così decisi di raccontargli la storia del mio primo Patronus.
- Avevo diciotto anni, la battaglia per Hogwarts era appena cominciata ed io stavo - cercai di guardare con la coda dell’occhio mia moglie, che era assorta nel contemplare qualche strana creatura invisibile, e decisi di abbassare il tono - cercando follemente tua madre: ero pazzo di lei, dovevo dirglielo visto che forse saremmo morti entro l’alba. – Mio figlio arricciò il naso, in fondo lui era il mio opposto: non gli piaceva danzare, non amava le cose come diceva lui “da diabete” ed era molto sicuro di sé; mi assomigliava solo per come diceva lui “nell’inettitudine” negli incantesimi. - Quando ebbi scartato anche l’ultimo luogo dove poterla trovare, la vidi correre verso di Harry. La fermai e lei mi disse di dover raggiungere Harry così ci saremo salvati o meglio avremo avuto una possibilità. Quando mi ero deciso a lasciarla andare comparve davanti ai miei occhi un gruppo di Dissennatori. Mi feci forza e pronunciai l’incantesimo “EXPECTO PATRONUM!”, ma il mio ricordo non era abbastanza felice. Vidi un Dissennatore eseguire il bacio su un ragazzo del quarto anno che era a pochi metri da noi. Decisi di fare qualcosa: afferrai il polso di tua madre e la baciai con passione; anche se l’incantesimo non fosse riuscito per la seconda volta, sarei morto felice. Riprovai l’incantesimo ripensando a quello che era successo pochi secondi prima e davanti ai miei occhi comparve un meraviglioso leone che spazzò via i Dissennatori -.
Quando ebbi finito Leopoldo mosse la bocca in maniera disgustata. - Quindi il tuo ricordo felice… era mamma?-
Certo dalla sua espressione non si poteva vedere, ma era soddisfatto: lo dicevano i suoi occhi, che non erano più tormentati come poco fa, ma tranquilli e sereni.
Vorrei ringraziare di cuore Medusa Noir per il suo aiuto!!! e vorrei dedicare la storia alla mia amica Vale!!!
demebi