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Autore: _brilliam    02/04/2013    1 recensioni
E' una piccola storia introspettiva sulla vita di una ragazza.
E' triste e molto malinconico.
Se non vi piace il genere, non entrate proprio.
Non voglio odio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era arrivata alla conclusione che era uno spirito libero.
Era cresciuta in fretta lei, la morte che fin da subito aveva tentato di strapparla alla vita.
E la morte non aveva mai smesso di perseguitarla, in ogni modo che fosse possibile, l'aveva fatto.
Si era fatta sentire con la solitudine, il sangue, il vomito e le ferite a pelle lacerata e il cuore i frantumi.
Ma la ragione non l'aveva mai abbandonata e forse per questo soffriva tanto.
Le cose le comprendeva troppo bene, così bene da stare male due volte.
Fin da piccola si era costruita castelli di sogni e illusioni che il vento della consapevolezza aveva spazzato via...
La consapevolezza che lei non era destinata ad essere felice.
La vita aveva altri scopi per lei.
Lei? Lei chi era?

Lei era la ragazza che a mezzanotte correva fuori al balone a braccia spalancate mentre il vento le portava la pioggia addosso e sul viso,
solo per non sentirsi l'unica che piangeva, per capire che almeno il cielo cercava di farla sentire meno sola.

Lei era la ragazza che veniva picchiata sui pavimenti di marmo, lisci e neri,
che si accucciava su se stessa piangendo mentre immaginava che i pugni e i calci che riceveva fossero solo piume.

Lei era la ragazza dalle cicatrici sulla schiena.

Lei era la ragazza che prendeva farmaci per poter sopravvivere alla sua malattia.

Nessuno immaginava che poi tornava a casa e vomitava, e non solo in senso letterale,
il sangue e l'anima, quel sangue rosso rubino.. Forse per questo aveva sempre odiato il rosso.

Per lei era quello il colore della morte.

Eppure sapeva amare, forse anche troppo.

Sbagliò a innamorarsi della persona sbagliata.
E lo amava, lo amava per sbaglio.. Ma era la cosa più giusta che faceva.
Si lasciò rapire da un paio di occhi che l'avevano guardata diversamente, quel verde che la faceva sentire libera.
Che le dava ancora un motivo per vivere.
Ben presto capì che il verde di quegli occhi non l'aveva resa libera, ma solo incantenata, schiava di qualcosa che non avrebbe mai avuto: l'amore.
Comprese troppo tardi che si era rubato il suo cuore e l'aveva calpestato.
Pochi brandelli erano ciò che ne rimaneva, graffiati e mal ridotti, ma abbastanza vivi per continuare nonostante tutto,
ad amare quegli occhi verdi e quel viso angelico...

...E lei continuò ad amarlo... Forse per sempre.
Aveva come una maledizione con se, costretta ad amare ma non ad essere amata.
Non aveva mai pensato di ridursi a diventare nulla per una persona che la odiava.
Il suo amore per lui l'aveva consumata fino all'ultima particella della sua anima..

La ragione invece non voleva morire e aumentava il dolore, aiutava a comprendere il rifiuto.

Lei? Lei era la ragazza che si ammallò di una malattia chiamata depressione.
Agli occhi di tutti fu targata come "la pazza", "la diversa", "la bipolare".
Nessuno provò mai ad andare oltre la ragazza che aveva tentato il suicidio due volte, cercando di buttarsi giù dalla finestra perchè "voleva volare".
In  quell'occasione la morte aveva quasi vinto.

Nessuno capì mai che quella stessa ragazza, si chiudeva in bagno ogni notte a mezzanotte, per piangere a terra sul pavimento freddo.
Nesuno capì che mai che oltre la ragazza con le cicatrici sui polsi, quelle cicatrici che nascondevano un passato di sangue,
tagli e dolore inflitto sul proprio corpo per sfogare e nascondere un dolore più profondo che invadeva il cuore, il cervello e l'anima,
c'era una persona che voleva solo essere amata.

Lei si sentiva costantemente in un gioco in cui era destinata a perdere.
Lei era ferita, emotivamente e mentalmente.
Ma ogni giorno, camminava con un sorriso perchè era quello che era: la ragazza che mentre il mondo crollava a pezzi, sorrideva sempre.
La testa era continuamente persa tra i suoi pensieri.
Lei era "la svampita", persa tra le sue immagini e ricordi.

Dava colore ad ogni emozione, non riusciva a restare seria.
Cercava di sdrammatizzare e ridere su ogni cosa, per questo le persone le stavano alla larga,
e non solo per il suo veloce cambio di umore o perchè quando si arrabbiava diventava violenta.

Non era il tipo con cui le persone volevano stare in contatto.
Non era nemmeno il tipo di ragazza che i ragazzi desideravano.
Non era nessuno, era questo il problema.

Aveva paura del buio, lei.
E per lei il buio era rappresentato da tutte quelle persone che la uccidevano giorno dopo giorno, un pò alla volta.
Odiava le bugie, le leggeva negli occhi.
Sapeva leggere benissimo gli occhi delle persone, li scrutava nell'anima.
La gente credeva fosse stupida, solo perchè non diceva ciò che vedeva nelle persone.
Ma era soltanto introversa, introversa a modo suo.
Le leggeva negli occhi le bugie.
Ma non parlava per non perdere la persona che le mentiva, non voleva rimanere da sola lei.
Era abituata alla solitudine, ma non voleva finirci dentro.

Aveva rotto bilance e specchi.
Sapeva che la perfezione non sarebbe mai stata in lei.
Non sarebbe mai stata perfetta.
E a lei non le importava per davvero di essere perfetta.
Non le sarebbe importato di essere perfetta se allo sguardo di quegli occhi verdi, sarebbe stata importante.

Avrebbe rinunciato a tutto per lui.
Ma lui non avrebbe sprecato nulla per lei.
Avrebbe amato la sua vita se lui l'avesse amata.

Ma lei aveva smesso di sperare che sarebbe andato tutto bene.
E quando la morte la punì, portandole via una persona cara, non potè che sentirsi presa in giro dalla vita.
Cominciò a diventare di pietra nonostante versasse lacrime.
Questa volta fu la vita a prenderla in giro quando il ragazzo che aveva detto di amarla, se ne andò con un'altra..

Non sapeva dove trovare la pace, lei.
Non nella vita e non nella morte, così trovò il disegno, che per lei era un mondo tra i due mondi.
Le persone apprezzavano i suoi disegni, quello che la gente riteneva opere, frutto della sua mente contorta,
ma non apprezzavano lei.
Non voleva vivere senza quegli occhi verdi che la tormentavano nei sogni e negli incubi, di giorno e di notte,
ma non poteva precipitarsi nella morte, perchè non avrebbe potuto più vederlo.
Aveva un unico desiderio lei...
ESSERE FELICE.

In qualsiasi modo che comportasse la sua felicità.

Era irrazionale il suo modo di scrivere e di pensare e l'unica cosa che invidiava agli altri,
era la libertà che avevano di esprimersi in un modo o nell'altro.
Nessuno comprendeva ciò che urlava in silenzio.
Nessuno comprendeva ciò che i suoi occhi urlavano e così era costretta ad essere fraintesa.
Il suo unico obbiettivo era cambiare quel suo maledetto destino.

Per ora però, quella ragazza si accontentava delle piccole cose.
Al mattino si svegliava presto per vedere il sole sorgere,
annusava i fiori,
si sentiva libera nel vento,
osservava ciò che le stava attorno,
captando anche le piccole cose che agli altri sfuggivano.

Si accontentava di poco lei...
Si accontentava delle piccole cose e non perchè fosse superficiale,
ma perchè di qualcosa doveva pur essere felice.

Tendeva a colorare le sue giornate con emozioni contrastanti tra di loro e tutte estremamente diverse l'una dall'altra.
E cercava di farsele bastare.
Era consapevole che nessuno l'avrebbe accettata per quello che era realmente.
Si riteneva un casino, il frutto di una mente contorta come la sua.
Dicevano che era bella lei.
E lei non ci credeva, mai.
Sapeva di non poter essere abbastanza per se stessa.
Voleva guardarsi allo specchio senza mettersi a paragone con nessuno.
Voleva sentirsi all'altezza.
Avrebbe aspettato in eterno un aiuto...
Ma per ora...
Cercava di farsi bastare le piccole cose...
Compresa lei, la più piccola tra le cose.

Per ora, forse per sempre, poteva essere uno
SPIRITO LIBERO.






-Diario di un'incantevole squilibrata...

Sara
  
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