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Autore: giormoments    02/04/2013    5 recensioni
“Ti è piaciuta l’esibizione, Harry?” gracchiò avvicinando il registratore cromato argento alla bocca rossa tesa in un sorriso costretto.
“Sì, molto. Taylor è innegabilmente brava” rispose Harry con calma, rivolgendo un sorriso al tipo che, se Louis non avesse conosciuto Harry in ogni suo piccolo particolare, avrebbe creduto anche lui che il riccio fosse tranquillo. Il tono era pacato e placido.
“E la canzone? Che ne pensi?” chiese ancora il giornalista.
Cercava forse uno scoop? Una dichiarazione di Harry?
“Molto bella. Taylor si sta evolvendo, è passata dal country al pop e questo stile le si addice molto. Farà ancora molta strada”.
Ecco perché Louis ama Harry. È buono e gentile anche con chi non se lo merita.

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Larry | 2601 parole | rating: verde
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- I knew you were trouble -
 

“Serve aiuto?” chiese Louis rivolto ad un Harry evidentemente assente.
Il riccio se ne stava accanto a lui intento a specchiarsi e a sistemarsi il papillon con aria distratta. Tanto distratta che si stava annodando le dita nella stoffa e non se n’era nemmeno accorto.
Louis allora gli si era avvicinato e gli aveva delicatamente scansato le mani per aiutarlo e “Lascia, faccio io” disse riportandolo finalmente alla realtà. Con le mani piccole gli annodò alla perfezione il farfallino per poi posargli le mani sulle spalle grandi fasciate dalla giacca nera. “Che hai?”
“Taylor” disse abbandonandosi al tocco leggero delle mani del suo fidanzato che gli carezzavano piano la base del collo niveo. “Ci sarà anche lei stasera”.
Uno schiaffo gli avrebbe fatto meno male. “Ci preoccupiamo per Taylor, adesso?” chiese con un tono più cinico di quanto non volesse.
Louis si ritrovò subito immerso nel verde degli occhi di Harry. “Certo che no” rispose prendendo le mani del più grande. “Non è lei il problema, lo sai benissimo. È che mi faranno un sacco di domande e lo sai quanto io sia incapace di fingere” ribatté stringendo il compagno tra le braccia impregnate d’inchiostro.
“Ci sarò io” asserì come se quella fosse una consolazione più che sufficiente. E lo era, in effetti. “Ci saremo tutti. Saremo sempre pronti a difenderti” concluse sfiorando le guance dolci di Harry. “Sai benissimo quanto Niall abbia voglia di dirne quattro a Taylor” aggiunse sorridendo, facendo finalmente sorridere anche il riccio, poi far combaciare le loro labbra.
Il riccio sospirò e sentì finalmente i muscoli sciogliersi. Ma il peso sullo stomaco persisteva.
“Ha raccontato un sacco di cazzate ai giornalisti. Perché deve essere lei quella ferita ed io quello stronzo?” chiese Harry contro le labbra di Louis e lo sguardo sulla punta delle scarpe lucidate alla perfezione.
“Harry, l’hai detto tu: sono cazzate. Noi lo sappiamo che non sei così. Le fans lo sanno” cercò di tranquillizzarlo Louis rafforzando la presa sul suo viso.
“Sì ma…” fece per controbattere il piccolo ma il castano lo interruppe.
“Lo so Haz, lo so” lo azzittì con un bacio.
Era la persona più pura del mondo, più buona, più altruista, più bella. E soprattutto più sensibile. Per questo quegli articoli che riportavano le parole con cui Harry avrebbe lasciato Taylor, mai pronunciate tra l’altro, gli facevano male.
Lo strinse ancora di più a sé fin quando il telefono non interruppe quel momento.
“È Liam, sono qui sotto” lo informò Louis dopo aver attaccato.
Vide Harry prendere un sospiro profondo. Gli porse la mano e “Andiamo?” chiese incoraggiandolo con gli occhi.
Harry non esitò ad afferrare quella mano, il suo porto sicuro, e “Andiamo” asserì lasciando prima un ultimo bacio sulle labbra rosee di Louis.
 
 
L’O2 era gremita di persone. Louis poteva giurare di aver visto già un centinaio di VIP ed erano lì solo da un quarto d’ora.
Erano seduti al loro tavolo ed avevano già risposto a qualche domande dei giornalisti.
Fortunatamente nessuno aveva avuto da ridire sul fatto che lui ed Harry fossero seduti vicini. Anche perché stavolta avrebbe preso pesantemente a parolacce chiunque avesse avuto da ridire.
Aveva intravisto anche Taylor, che nel suo succinto abito nero aveva lanciato un’occhiataccia al gruppo, ad Harry in particolare. Louis avrebbe voluto andare lì e sbatterle la testa contro il tavolo ma si era ritenuto superiore a quella serpe con gli occhi da cerbiatto, quindi aveva preso un bel respiro ed aveva posato lo sguardo sulla figura impeccabile di Harry. Scherzava con Niall e Louis ringraziò silenziosamente il biondo per averlo distratto mentre la sedicente pseudo - cantante country passava accanto al loro tavolo.
In fin dei conti prima di quella storia architettata dalle loro case discografiche lei e Harry erano amici. Lei però non aveva esitato a sparare senza ritegno su Harry alimentando le voci sulla sua inesistente vita da donnaiolo e malato di sesso.
Sospirò e tornò a fissare il suo piatto vuoto mentre lo show iniziava.
 
Applausi, urla e grida. Una delle loro esibizioni migliori.
Louis guardava con sguardo fiero Harry. Aveva sfruttato l’agitazione, l’aveva trasformata in carisma e aveva spaccato, su quel palco. Durante l’esibizione lo sguardo di Louis era capitombolato tra il pubblico e aveva incontrato un altro paio d’occhi azzurri, freddi e vuoti. Vide qualcuno, probabilmente qualcuno del suo management, darle una pacca di consolazione sulla spalla magra. Quello scopettone biondo paglia credeva davvero che grazie a quella farsa avrebbe fatto cadere Harry ai suoi piedi?
Aveva sorriso nella sua direzione ed era tornato ad esibirsi coi suoi fratelli.
Conclusa l’esibizione sentì il classico tepore misto ad eccitazione proprio alla bocca dello stomaco ed aveva stretto i quattro compagni.  Anche Harry sorrideva. Sorridevano tutti. In quel momento si sentivano in cima al mondo.
Tornarono al tavolo stringendo un sacco di mani e rispondendo ad un sacco di complimenti, specialmente a quelli del loro ‘papà’, Simon. Per l’occasione era tornato a Londra e sedeva proprio al loro tavolo con lo sguardo pieno di orgoglio.
Poco dopo, la premiazione. Global success. Non ci credevano. Ne erano la prova il viso di Liam contratto in un’espressione di felicità, gli occhi lucidi di Zayn ed il continuo saltellare di Niall.
Ritirarono il premio consegnato dall’immenso Robbie Williams e ringraziarono, come al solito, i fans che li seguivano e supportavano senza riserve da tre anni.
A Louis sembrava di vivere una serata magnifica. Ma come ogni cosa bella ha una fine, anche lo splendore della serata giunse al termine.
E la fine arrivò quando Taylor Swift fece il suo ingresso sul palco. Il vestito bianco le dava quell’aria da santarellina che Louis, come molti dentro l’Arena, sapeva non appartenerle.
Quando il castano sentì le prime note della canzone che avrebbe cantato si girò di scatto verso Harry e lo vede contrarre le labbra rosse facendole diventare ancora più scure.
Seriamente, Taylor Swift sapeva che Harry le avrebbe portato solo guai?
Perché sembrava che invece le avesse portato più notorietà e ispirazione per scrivere altre canzoni su una rottura e su quanto fosse ferita.
E poi a 23 anni bisognerebbe mostrare un po’ di dignità invece di prendersela con un ragazzino di 19 anni solo perché non t’ha voluto.
Questi pensieri popolavano la mente di Louis mentre Trouble, trouble, trouble ripeteva Swift, aiutata dalla base e dalle coriste. Dovrebbe ringraziarle, effettivamente.
Avvertì un movimento vicino alla sua gamba e si accorse che Harry era preso dal solito tic nervoso alla gamba. Senza farsi vedere posò leggermente la mano sulla coscia del fidanzato per infondergli un po’ di sicurezza. Era visibilmente a disagio: molti occhi (e molte telecamere) si erano posati su di lui. Harry aveva messo su un sorriso di circostanza e guardava con sguardo attento l’esibizione.
Louis lo vide sussultare sentendo la sua mano ma poi la strinse cercando di calmarsi e di non fare caso ai pensieri e alle vocerie che si disperdevano in quel momento nell’O2 Arena.
L’attenzione del pubblico però fu repentinamente attirata dal filo d’erba e d’ipocrisia sul palco che s’era appena spogliata rimanendo con uno scollacciato completino nero.
Now I’m lying on the cold hard ground, I knew you were trouble cantava con aria da guerriera. Voleva far capire che nonostante questo ragazzo, che nel video della canzone appariva incredibilmente somigliante ad Harry, l’avesse coinvolta in uno stile di vita troppo veloce, lei non aveva perso se stessa ed aveva ragione a pensare che quel ragazzo gli avrebbe portato solo guai.
Per questo marcava i gesti, fingeva di picchiare il ballerino davanti a lei, scuoteva i capelli biondi e muoveva sinuosamente i fianchi asciutti.
Finalmente con l’ultimo Trouble l’esibizione si concluse.
Vide gli sguardi tornare minacciosi su Harry, il quale gli stava stritolando la mano sotto il tavolo.
Le luci si riaccesero illuminando l’immensità dell’Arena e Louis allontanò controvoglia la mano da quella di Harry.
Il piccolo si guardò attorno sempre più a disagio e gli altri tre lo guardano cercando di infondergli amore con un sorriso.
Un giornalista però riuscì a rovinare il lavoro dei quattro ragazzi avvicinandosi e tempestando il riccio di domande.
“Ti è piaciuta l’esibizione, Harry?” gracchiò avvicinando il registratore cromato argento alla bocca rossa tesa in un sorriso costretto.
“Sì, molto. Taylor è innegabilmente brava” rispose Harry con calma, rivolgendo un sorriso al tipo che, se Louis non avesse conosciuto Harry in ogni suo piccolo particolare, avrebbe creduto anche lui che il riccio fosse tranquillo. Il tono era pacato e placido.
“E la canzone? Che ne pensi?” chiese ancora il giornalista.
Cercava forse uno scoop? Una dichiarazione di Harry?
“Molto bella. Taylor si sta evolvendo, è passata dal country al pop e questo stile le si addice molto. Farà ancora molta strada”.
Ecco perché Louis ama Harry. È buono e gentile anche con chi non se lo merita.
Anche con quel visino di finta innocenza che l’aveva sputtanato su ogni testata giornalistica.
Finalmente il reporter desisté e si allontanò lasciando in pace Harry.
Un paio d’ore prima Louis sperava che quella serata non potesse finire mai. In quel momento invece si ritrovò a sperare che finisse il prima possibile.
Voleva solo portare Harry a casa, lontano da quelle lingue biforcute, e stringerlo a sé sotto il piumone.
Come se qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere, un quarto d’ora dopo le telecamere si spensero e lo sciame di persone iniziò a confluire verso le uscite dell’Arena.
I cinque si ritrovarono insieme vicino ad una delle porte affiancati da Simon, Paul ed alcuni membri del management.
“Ora andate all’after party” gli stava ordinando uno di essi.
Mentre Harry annuiva con remissione, Louis pronunciò un “No” serio che fece voltare gli altri elementi della band.
“No? Louis, dovete andarci” gli fece presente il tipo con un tono che non ammetteva repliche.
“Ma non lo vedi che sta male? Sei così crudele?” chiese il castano accennando ad Harry che intanto si stava avvicinando al fidanzato per dirgli che andava tutto bene, poteva farcela. “No che non va bene, Harry. Vieni, ti porto a casa” lo anticipò prendendolo delicatamente per il braccio ma il tipo gli si parò davanti.
“Come spiego che tu ed Harry non sarete all’after party? Non potete mancare proprio voi due”
“Fottiti, ok? Non lo sottoporrò ad altre domande su quella pagliacciata” disse Louis avvicinandosi pericolosamente al viso dell’uomo.
“Effettivamente non vogliamo andarci nemmeno noi” intervenne Liam, mettendosi tra i due prima che Louis potesse combinare qualche guaio. “Giusto?” chiese cercando conferma dai due componenti della band rimasti fuori da quella discussione che stava attirando troppi sguardi indiscreti. “Giusto” confermò Zayn affiancandosi a Liam, seguito da Niall che “Io ho mal di testa” disse con un’alzata di spalle.
In quel momento, con Louis che proteggeva Harry dietro di sé ed i tre membri rimasti della band a difenderli, il tipo non poté far altro che desistere e “Fate come cazzo volete” pronunciò mentre si allontanava col cellulare in mano, probabilmente pronto ad informare i piani alti del loro comportamento.
Simon, che aveva assistito a tutto, li salutò con un abbraccio e si dileguò tra le strade londinesi, diretto all’aeroporto.
Niall, Zayn e Liam si voltarono verso Louis e “Portalo a casa” suggerì Zayn.
“Grazie” rispose Louis ai tre ragazzi che ormai considerava più che fratelli.
Gli altri sorrisero e li abbracciarono, poi i due si diressero verso una delle macchine destinate a portarli a casa. Per tutto il viaggio Louis rimase sull’attenti, preparandosi psicologicamente ad crollo emotivo di Harry che aveva resistito fin troppo tempo a quella situazione.
Ma Harry non proferì parola, se ne rimase seduto accanto al fidanzato con gli occhi di smeraldo persi oltre il finestrino.
La serata però non era ancora finita.
 
 
Quando arrivarono a casa loro, quando vide Harry stringere di nuovo le labbra rosse e muoversi per casa come un fantasma, Louis si decise a parlare.
“Lo sai che sono tutte cazzate, vero?” chiese retorico mentre si accomodava sul letto e lo osservava slacciarsi le scarpe. “Harry?” lo chiamò notando che il riccio non rispondeva.
Si alzò e gli si affiancò, costringendolo a guardarlo e rimanendo in attesa di una risposta.
Il riccio però se ne rimase zitto. Louis poteva vedere gli occhi arrossati che cercavano di sfuggire ai suoi.
Per questo decise di non infierire. Lo aiutò a spogliarsi: gli sbottonò la camicia bianca e lo sorresse mentre questo si sfilava i pantaloni.
Si spogliò velocemente anche lui e spense le luci per poi trascinare il riccio sotto le coperte.
Quando entrambi furono nel loro letto Louis lo strinse a sé ed aspettò che fosse lui a parlare.
Non ci volle molto perché Harry iniziò a sfogarsi.
“Lo so che non è vero niente” iniziò con la voce che gli tremava. “Davvero, io so chi sono. È solo che...” fece una pausa per cercare di reprimere il singhiozzo che gli stava spezzando la gola. Fece un respiro e poi riprese. “È solo che non voglio che la gente creda a quello che dicono i giornali”.
Louis lo strinse ancora più forte e scacciò la lacrima che si era fatta strada sulla guancia liscia del piccolo. “Avrei dovuto impedirti di accettare quella relazione” disse con le labbra fine immerse nei ricci alla vaniglia.
“Non mi pento affatto di averlo fatto” ribatté Harry  alzando il viso per affogare nelle iridi oceano di Louis. “L’ho fatto per proteggerti, non me ne pento assolutamente” aggiunse allo sguardo interdetto del più grande.
Louis non ebbe parole per rispondere a quell’affermazione. Non aveva detto proteggerci, ma proteggerti. Ecco un’altra ragione per cui Louis ama senza riserve Harry: mette sempre la felicità e la sicurezza delle persone che ama davanti alla propria.
Lo baciò dopo ore di lontananza, e gli sembrò di riuscire finalmente a respirare a fondo dopo tanto tempo in apnea.
“Avrei dovuto impedirtelo lo stesso. Finché se la prendono con me va bene, ho il mio sorriso di scherno a difendermi. Ma tu non sai fingere” disse sorridendogli ed arricciando le dita attorno ai capelli di Harry. “E soprattutto non meriti niente di quello che scrivono su quei giornali” ribadì senza interrompere il contatto visivo. “Sei puro, sei bello. Quelli non sanno nulla di te. Non sanno delle tue insicurezze, dei tuoi dubbi, della tua sensibilità. Non sanno niente. Dovrebbero togliere loro la facoltà di parlare e di scrivere” asserì serio prima di tornare a premere le labbra su quelle di Harry, che gli morse delicatamente il labbro inferiore prima di staccarsi di nuovo.
“Ti amo” gli sussurrò, per poi continuare subito: “ma te lo ripeto. Avrei fatto questo ed altro pur di tenerci al sicuro. Tra qualche mese si saranno dimenticati di tutto. O almeno spero”
“Ti amo anch’io” rispose carezzandogli piano gli zigomi. “Non immagini quanto”
“Un’idea ce l’avrei” replicò Harry prima di tornare ad unire le loro labbra. “Tu, piuttosto. Ora passerai i guai con i capi” disse alludendo alla scenata col manager.
“Che si fottessero tutti. Tu hai la priorità su tutto” rispose con un sorriso sulle labbra che fece sentire Harry meglio.
Assurdo come si potesse sentire leggero rimanendo ancorato al petto di Louis.
“Se dovessero fare storie, porterò El da Starbucks. Ne hanno aperto uno nuovo a Charing Cross Road e non esiste Starbucks in cui io e lei non siamo stati” affermò sorridendo e provocando finalmente una risata di pancia nel piccolo.
“Questo volevo sentire” disse puntellandogli il viso di baci. “Voglio sentirti ridere” dichiarò posandogli un ultimo bacio sulla punta del naso.
“Tu rimani per sempre con me ed avrò sempre un motivo per sorridere” sussurrò Harry per tornare di nuovo, ancora una volta, sulle labbra del suo fidanzato, dell’uomo che amava.

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Ehm.
Prima di tutto vorrei iniziare col chiedere ai fan di Swift di non lapidarmi pubblicamente.
Tecnicamente non sono io a pensare quelle cose, è Lou, no? :D Il fatto che io le pensi è solo un enorme particolare.
Passando alla storia. L'ho plottata a Pasqua tornando a casa. Ascoltavo I knew you were trouble (sì, qualche canzone l'ascolto e quando ascolto questa in particolare faccio finta che non sia lei a cantarla e che il video non sia dedicato a quel povero cristo di Harry che si deve sentir dire quelle cose. Oh.) e m'è venuta in mente questa scena dell'esibizione ai Brit con Harry che stringe la mano di Louis sotto al tavolo.
Ci ho messo anche un po' di OT5 perché OT5=bene. Meow.
Detto questo, io non volevo pubblicarla.
Sul momento mi sembrava un'idea carina ma ora mi sembra solo banale e scritta pure male. *fugge in Uzbekistan per evitare le botte*
No seriamente, prima ero bloccata, ho scritto questa ed un'altra larry nel giro di qualche ora e ora sono di nuovo nel baratro.

Un grazie stramegaiperenorme alle piccis che sono pronte ad ammazzarmi di cazzotti per quello che ho detto ma sappiate che vi vorrò bene anche dall'oltretomba ♥



  
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