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Autore: Sophie_Wendigo    02/04/2013    1 recensioni
- Piano la presa si allentò, il dio lasciò scivolare i gelidi palmi fino ai suoi polsi, cingendoli quasi dolcemente, poi si avvicinò al volto della donna, deviando all’ultimo verso il suo collo.
“Ti ho detto di non giocare con me…" sussurrò su di esso -
Genere: Erotico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Natasha era impaziente di partire, impaziente di vedere quel verme e schiacciarlo con le sue stesse mani.
Tutti si stavano preparando, tutti tranne lei, lei era già pronta, seduta sulla branda nella sua stanza, col volto piegato sulla lettera di Loki.
L’aveva letta un centinaio di volte, ormai la sapeva a memoria, eppure non smetteva, continuava a far scorrere quelle parole su di lei, parole che bruciavano come e più di un acido.
In quel momento però, fu interrotta dalla porta automatica che si aprì, dalla quale comparve il volto di Clint.
“Sei pronta?” chiese entrando. Lei non rispose, quasi non fece caso alla sua presenza. “Sai, quando ero ancora sotto l’incantesimo di Loki, l’unica cosa che mi spingeva a non lasciarmi andare era voler tornare qui, da te, dalla nostra normalità. Ma adesso che sono ritornato, sembra che tu te ne sia andata… Che sta succedendo Natasha?”
“Niente, come sempre. Steve è già pronto? Stark ci starà aspettando.” Rispose lei, trascurando le sue parole.
“Si… Andiamo.” Disse deluso, uscendo e guidando la donna fino al jet, dove li attendeva il capitano Rogers, vestito della sua tuta.
 
In poco tempo, stavano già sorvolando New York, e Natasha era sempre più tesa.
Clint si voltò verso di lei, osservandola fremere.
“Va tutto bene Nat?” di nuovo nessuna risposta.
Quando giunsero in vista della Stark Tower, la donna parve riscuotersi da quello strano silenzio, mettendosi a trafficare sul pannello di comando.
“Steve, sta pronto, apro il portellone.” Disse al Capitano, già pronto a saltare.
In quel momento però, lo sguardo della donna si perse a cercare qualcosa d’indefinito sull’alto edificio, quasi avesse sentito la sua presenza. Di fatti eccolo, sulla sommità della torre.
Per un istante i loro sguardi s’incrociarono, poi, Loki tese il suo scettro verso il jet, lanciando un potente raggio che lo mise fuori uso, costringendolo ad effettuare un atterraggio di emergenza lontano dal complesso.
Natasha gridò, non per paura, ma di rabbia. Era così vicina: poteva buttar giù quella dannata torre e seppellirlo sotto di essa, ma Loki l’aveva vista, e anche lui avrebbe potuto disintegrarla da quella distanza. Non lo fece, si limitò a farla allontanare, ebbe pietà di lei, e questo la faceva infuriare ancora di più.
Il jet si schiantò al suolo, e tutti e tre uscirono in strada.
Quando una folla spaventata li travolse, alzarono lo sguardo al cielo, ed ecco un fascio di luce squarciare la volta celeste, e frotte di Chitauri che ne uscivano copiose, come sangue da una profonda ferita.
La battaglia iniziò, violenta e senza quartiere.
Steve, Clint e Natasha si scagliarono sui nemici, abbattendone un gran numero, sempre mantenendosi in contatto con Tony, che sorvolava la città nella sua armatura.
Poco dopo si unì ai giochi Banner che, sotto forma di Hulk, schiacciò qualsiasi cosa gli si parasse di fronte. Poi Thor, che si gettò su Loki, ingaggiando uno scontro corpo a corpo.
Ma Natasha era sempre troppo lontana: esigeva di avere il Dio del Caos fra le mani, voleva ferirlo, così come aveva fatto con lei.
Mentre la battaglia infuriava, in un breve momento di respiro, mentre Steve impartiva ordini a destra e a manca, gli si avvicinò da dietro, chiedendogli se era capace di farla saltare molto in alto. Il capitano capì subito le sue intenzioni, e senza battere ciglio, la scagliò verso il cielo usando il suo scudo.
Coordinamento perfetto: adesso Natasha volava su uno degli strani veicoli dei Chitauri, a tutta velocità verso la Stark Tower.
 
“Ti diverti Nipotina?” chiese la voce metallica di Tony, che le si era affiancato in volo.
“Mi divertirò solo quando sarà fra la mie mani.” Disse lei senza neppure voltarsi. Ma l’uomo la costrinse a guardarlo negli occhi, volò di fronte al suo veicolo e si fermò, costringendola a frenare.
“Posso capire quello che provi, ma azzera la testa per un attimo. Guardati intorno. Prima del tuo orgoglio ferito c’è da salvare un pianeta, se fai fuori Loki questi cosi non si fermano, continueranno a distruggere tutto, finché non rimarrà più niente! Pensa a chiudere quel buco prima. Quando avremo preso il Cervo, ti metterai in fila dietro le persone che vogliono prenderlo a calci. C’è sempre tempo per quello, e ti giuro che quel figlio di puttana non ritorna ad Asgard, prima che tu gli abbia fatto capire contro chi si è messo!” disse lui dopo aver aperto l’elmo dell’armatura, per poterla guardare dritto negli occhi.
Natasha rimase ferma per un istante, la rabbia era tanta, ma Tony aveva ragione: non poteva compromettere tutto il mondo per la sua vendetta personale. Per quella ci sarebbe stato tempo. Così arretrò un po’ e virò verso la cima della Stark Tower, da dove scaturiva quel fascio di luce.
 
Arrivata sulla sommità, trovò Eric Selvig, seduto in un angolo, che guardava compiaciuto il macchinario in cui era inserito il Tesseract.
“Forse puoi fermarlo… ma ti serve il bastone.” Disse riacquistando un briciolo di sanità mentale, indicando un punto oltre il cornicione del tetto. Natasha guardò in quella direzione, e vide lo scettro, in bilico, pronto a cadere.
Sapeva che Loki era lì sotto, se la stava vedendo con Hulk a giudicare dai rumori, ma sapeva anche che se fosse scesa, non sarebbe più risalita: la voglia di farla pagare alla divinità era troppo alta, se l’avesse visto, non avrebbe resistito. Così utilizzò uno degli oggetti nella sua cintura, tirò su lo scettro senza problemi, e attese il momento giusto per chiudere il portale.
Sentì le parole di Steve e Burton nel suo auricolare, dicevano di aspettare, Tony era lì dentro. Aspettare… lei non poteva aspettare, aveva aspettato fin troppo.
Ecco, finalmente tutti gridarono, adesso toccava a lei: penetrò la barriere d’energia creata dal Tesseract e riuscì a spengere la macchina. Lo squarcio si chiuse, il suo lavoro era finito.
 
Tony fu salvato da Hulk appena in tempo, lo portò su un tetto della città, e subito fu circondato dai suoi compagni, preoccupati e felici che quella guerra fosse finita.
Il miliardario non accennava a svegliarsi, poi rinvenne, contro ogni aspettativa. Ma non aveva il volto di un uomo che era scampato alla morte, sembrava inquieto.
“Ehi, Biondo, avvicinati.” Disse a Thor con voce spezzata, ma con quel suo solito tono da strafottente. “Va da tuo fratello.” Sussurrò quando fu vicino.
“Da Loki? Ci andremo insieme, ci ha pensato il dottor Banner a renderlo inoffensivo.”
“Non è di lui che mi preoccupo. Devi andare adesso, non fare domande, ho bisogno che non lo lasci solo.” Disse lui, non ammettendo repliche.
 
Natasha ignorò qualsiasi cosa: il dottor Selvig, i suoi compagni, le urla dei feriti.
Adesso sentiva solo voglia di sangue, del suo sangue.
Si calò al piano inferiore, impaziente, euforica. Ma un nuovo contrattempo le si parò di fronte.
“Natasha, Tony ce l’ha fatta, lui e gli altri stanno arrivando.” Disse con un largo sorriso Thor, in piedi nell’attico semi distrutto, di fianco al corpo martoriato e immobile di Loki.
La donna cercò di mantenere la calma e mostrarsi il più naturale possibile, ma in quel momento, lei era come una fiera affamata, e il suo pasto era lì, a pochi passi, e le veniva chiesto di resistere ancora. Non sapeva quanto avrebbe potuto reggere.
“Sono molto felice… Ma adesso, perché non vai fuori? Gli altri non sanno dove siamo, così ti vedranno. Non preoccuparti, resto io a controllare Loki.” Fece lei, stringendo convulsamente la presa sullo scettro.
“Va tu, io preferisco…”
“Ti ho detto che resto io con lui, adesso vai.” Lo interruppe la donna.
“Ehm… va bene... ” acconsentì Thor, dopotutto era un’amica, perché mai Tony avrebbe voluto proteggere Loki da Natasha? Quindi si diresse verso l’uscita, lasciandola sola.
 
Natasha attese che Thor sparisse dietro ciò che rimaneva del cornicione, poi chiuse gli occhi, cercando di acquistare un aria da vendicatrice fredda e spietata, non da amante ferita.
Così si avvicinò con passo misurato al corpo di Loki, steso scompostamente a terra, ferito gravemente.
Gligirò intorno silenziosamente, sapeva che poteva sentirla, stava fingendo, come sempre. Lasciò scivolare lo scettro fra le sue mani, impugnandolo ad una estremità, poi vibrò il colpo con violenza inaudita sul viso del dio, che si rovesciò sul pavimento, soffocandovi un urlo e imbrattandolo con alcune gocce vermiglie, scaturite dal vistoso trauma che adesso gli colorava il volto pallido.
Natasha continuò a camminare attorno a lui, poi si fermò e, sempre con lo scettro, l’obbligò a girarsi di nuovo.
“Guardami bastardo.” Sussurrò scrutando i suoi occhi socchiusi, che adesso fissavano il vuoto. “Guardami!” gridò furiosa. “Voglio che tu veda!” continuò ancora, finché il dio non obbedì passivamente.
Allora si piegò su di lui, premendo un ginocchio poco al di sotto della cassa toracica, gioendo dei suoi lamenti mal trattenuti; doveva avere qualche costola rotta a giudicare dall’espressione sofferente.
Si concesse qualche secondo, poi, assicurandosi che la stesse guardando, sfoderò uno stiletto dalla cintura, premendolo sul suo petto, perforando la corazza che lo copriva.
Vi disegnò un ampio squarcio, e ripiegò verso l’esterno uno dei due lembi di pelle scura che si erano creati, scoprendo la sua carne livida, che pochi giorni prima aveva carezzato. Quindi, con un gesto rapido, fermò il pezzo di cuoio con lo stiletto, conficcandolo a sinistra del cuore.
Loki si contorse sotto di lei, gridando tutto il suo dolore.
Natasha, si abbassò ancora, tenendo stretta l’impugnatura del coltello, provocandogli altre fitte insopportabili per chiunque.
“A quanto pare… Questo ragno è più velenoso del previsto…” sibilò ebbra al suo orecchio, poi si alzò, raccogliendo il bastone dorato che aveva posato al fianco della divinità.
Attese ancora qualche secondo, giusto il tempo di fargli riprendere fiato, poi puntò la parte provvista di lama dello scettro sulla porzione di torace che lo stiletto teneva scoperto dalla corazza. Lì, dove sapeva risiedere la cicatrice della svolta, all’altezza del cuore, incise una profonda X, ignorando i tremori e le urla di Loki che, sfinito, rinunciò al proposito di non mostrarsi debole.
Quando ebbe finito quella sua personalissima tortura, scavalcò il corpo della divinità, scosso da violenti spasmi, fermandosi ai suoi piedi.
Osservò ancora quel volto deformato dal dolore e, stranamente, non riuscì più a provare odio, sembrava sfumato, tutto sbiadiva nei suoi occhi, così tristi e gonfi di lacrime.
Quel suo celato ripensamento la rese furiosa: come poteva non odiarlo?! L’aveva usata, aveva giocato con lei! E adesso, se lo guardava, si sentiva solo in colpa per averlo ferito.
Con un urlo di rabbia scagliò lo scettro sulla sua gamba destra, che gli trapassò la coscia e si conficcò nel pavimento sottostante, facendolo contorcere in un lamento disumano.
E’ tutta colpa sua, ti ha manipolata talmente tanto che neppure adesso riesci a disprezzarlo veramente.
 
“Natasha, stanno arrivan… Cosa hai fatto?” chiese Thor in un sussurrò rientrando nell’attico per avvisarla che i loro compagni stavano arrivano, dopo aver visto il fratello martoriato.
La donna si prese qualche secondo prima di rispondere.
“Ha cercato di scappare…” disse piegandosi sul corpo esanime di Loki, togliendo lo stiletto dal suo petto e nascondendo l’incisione sotto la corazza scura, appena prima che Thor la notasse, avvicinandosi.
L’Agente Romanoff si alzò con fare indifferente, mostrandogli due occhi arrossati e un viso che nascondeva dubbi e insicurezze sotto una spessa maschera di rabbia, poi l’oltrepassò dirigendosi verso il balcone.
“Dove stai andando?” chiese il Dio del Fulmine senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla profonda ferita del fratello e dai nuovi ematomi che costellavano il suo viso.
“Ho bisogno di una boccata d’aria. Credo che me ne andrò, dillo tu agli altri.” Disse Natasha, avvicinandosi al cornicione e, senza neppure aspettare una sua risposta, si calò al piano di sotto, sparendo.
 
Thor rimase solo nell’attico, gli altri sarebbero arrivati a momenti.
Si avvicinò al fratello, piegandosi preoccupato su di lui.
“Loki… Riesci a sentirmi?” disse sollevandolo da terra e adagiandolo sulle sue gambe, facendo attenzione a non recargli ulteriore dolore alle ferite e alla lacerazione alla coscia.
Il Principe degli Inganni aprì gli occhi senza difficoltà, era cosciente, lo era stato per tutto il tempo. “Perché ti ha ridotto così?”
“Hai mai provato la felicità, Fratello? Dicono che solo colui che vede nascere una dea, conosce la felicità… Io l’ho fatto, e l’ho distrutta subito dopo…” sussurrò Loki con voce spezzata, guardando un punto indefinito nel cielo acceso dal tramonto, oltre la grande vetrata dell’attico.
Thor non comprese subito le sue parole, poi notò lo squarcio nella sua corazza. Scostò un lembo di questa e scoprì quella macabra incisione sul cuore. E allora gli apparve chiaro, e restò totalmente sgomento.
“Tu l’amavi... l’amavi e l’hai ferita ugualmente… perché?!” chiese quasi infuriato.
“Sono il Dio degli Inganni… Sono una bugia… Io stesso non riesco a fidarmi di me…” continuò Loki. Era troppo debole, troppo sfinito per mostrarsi forte; in quel momento non poteva far altro che essere sincero, anche con il suo odiato fratello.
“E immagino che quello che mi hai detto, lei non lo sa… Devi dirglielo Loki.” Sussurrò Thor. Non l’aveva mai visto così, quella poteva essere lasvolta della sua vita, poteva essere l’inizio dellasua redenzione, e avrebbe fatto qualsiasi cosa perché tornasse il suo vecchio fratellino di un tempo.
“Lei non deve saperlo. Ho provato ad allontanarla, e ho dovuto usare le maniere forti perché capisse che razza di mostro sono…”
“Loki…” sussurrò Thor, sorpreso di quanti sentimenti si celassero dietro le sue parole e quel suo aspetto impenetrabile.
 
“Ecco il nostro Piccolo Cervo! Finalmente, mi eri mancato sai?!” Disse Tony alle spalle dei due. Erano arrivati tutti, troppo soddisfatti e compiaciuti per notare subito lo scettro ancora conficcato nella gamba del dio. Ma dopo pochi istanti, quando il miliardario mise a fuoco tutta la stanza, si dimenò dalla presa di Steve, zoppicando verso Thor. “Cazzo, te l’avevo detto di non lasciarlo solo! Lei dov’è?” gridò infuriato l’uomo.
“Se mi avessi detto che era da lei che dovevo difenderlo l’avrei fatto! Comunque se n’è andata…”
“Lei chi?” chiese il capitano Rogers.
“Natasha…” sussurrò Clint. “Perché l’ha fatto?”
“Ti aveva costretto a tradire, si era preso gioco di lei, sai com’è fatta… Si è vendicata.” Mentì Tony, ottenendo uno sguardo di gratitudine da parte di Thor. “Adesso portiamolo via, è inutile piangere sul latte versato.”
“Vado io a cercarla.” Disse l’Agente Burton, già pronto a partire.
“No! Voglio dire… Meglio lasciarla sola.” Si corresse Stark. Se Clint l’avesse trovata, è probabile che si sarebbe compromessa da sola: quello che aveva fatto era la chiara prova che aveva superato il limite, e non si sarebbe fatta problemi a distruggere la sua carriera dicendo la verità. Sarebbe andato lui, o forse Thor, non lo sapeva, l’importante in quel momento era limitare i danni.
  
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