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Autore: Magica Emy    02/04/2013    1 recensioni
Stavolta non ci sarebbe stato nessuno a consolarla, ad alleviare la sua pena. Perchè stavolta era lei il mostro. Quel mostro, che aveva sempre cercato di tenere lontano e che adesso le era piombato addosso improvvisamente, rendendola ciò che era. Ciò che l'avrebbe cambiata per sempre. Adesso, però, non aveva più paura del buio...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Damon sospira, pulendosi le labbra con il dorso della mano, e quando rialza lo sguardo nota che il posto vicino a lui è improvvisamente occupato. 
- E' troppa per te. Offrimene un pò. 
E senza nemmeno dargli il tempo di replicare, Meredith gli strappa via la bottiglia di mano per vuotarla nel suo bicchiere. Damon le lancia un'occhiata incuriosita, squadrandola da capo a piedi con un sorrisetto beffardo stampato sul viso. 
- Notevole, per una che passa il suo tempo a salvare vite umane. 
Dice, piacevolmente colpito. La donna accosta il bicchiere alle labbra, vuotandolo in un unico sorso. 
- Fuori dalle mura dell'ospedale sono semplicemente una come tante. 
Ribatte, sventolandolo poi sotto il naso della barista, che si affretta a riempirlo nuovamente. 
- Una come tante che viene qui, nel cuore della notte, ad affogare nell'alcool le sue pene d'amore. 
Stavolta è lei a guardarlo incuriosita. 
- Davvero? E tu cosa ne sai delle mie pene d'amore? 
Gli chiede, giocando distrattamente con una ciocca dei suoi capelli, di un chiaro castano naturale. Damon solleva le sopracciglia. 
- Niente - risponde - ma conosco quello sguardo. 
La vede sorridere debolmente. 
- Già - dice - è lo stesso che hai tu. E credo anche di poter intuire il nome della responsabile. 
Il vampiro non risponde ma il suo sguardo si incupisce improvvisamente, e questo non sfugge certo agli occhi attenti della dottoressa, che subito aggiunge: - Faresti meglio a dimenticarla, Damon. Ora è tutto diverso per lei, non potrà più tornare indietro. 
Lo vede rialzarsi in piedi con uno scatto nervoso, facendola trasalire, per poi avvicinare il suo viso a quello di lei quanto basta per poterle sussurrare all'orecchio: - Potrei dirti la stessa cosa. Nemmeno lui tornerà più indietro. 
Infine si volta ed esce dal locale, lasciando che la donna continui a perdersi nei suoi tristi pensieri. Quelli che anche lui, segretamente, condivide. Gli stessi che, adesso, gli bruciano dentro come mai avrebbe immaginato. Vaga a lungo senza meta per quelle strade sconosciute, lo sguardo basso, l'andatura lenta e pesante, come se portasse su di sè tutto il peso del mondo. E forse è proprio così. Non sa quanto tempo sia passato da quando è uscito dal locale. Potrebbero essere cinque minuti, o forse sei ore. La sua mente, annebbiata dall'alcool, non è in grado di fare neanche i calcoli più semplici al momento, Damon se ne rende conto. Come si rende conto che ridursi così per colpa di una donna non ha assolutamente senso, e che non può continuare a perdere il suo tempo dietro una come lei. Una che ha già scelto, in fondo. Ed ha scelto suo fratello. Il solo pensiero di Stefan gli mette improvvisamente addosso una collera irrefrenabile, troppo difficile da gestire per uno nelle sue condizioni. D'un tratto lo assale il folle desiderio di urlare, di fare a pezzi qualunque cosa gli capiti a tiro, persino di distruggere sè stesso. Distruggere ciò che prova per Elena, senza pietà, per gettarlo lontano come carta straccia. In un luogo dove nessuno possa trovarlo. Dove non possa più tornare a tormentarlo come sta già facendo, rendendo insopportabile la sua esistenza. Dei passi leggeri, dietro di lui si insinuano improvvisamente tra i suoi pensieri, distraendolo. Si volta di scatto, accorgendosi che una giovane donna gli sta sorridendo cordialmente. è la barista del locale di prima, ma non indossa più la sua divisa, ora. Damon osserva il grazioso abitino che le mette in evidenza i fianchi sottili, notando che i suoi capelli biondi adesso sono legati da un sottile nastro bianco. Qualche ricciolo ribelle le ricade disordinatamente sulla fronte, conferendole un aspetto... delizioso. 
- Credi di aver bevuto abbastanza per stasera? 
La sente dire mentre si avvicina a lui. Il vampiro sente che tutti i suoi sensi sono all'erta ora, permettendogli di percepire il dolce aroma del suo sangue. Di quel sangue che sente scorrere sotto quella pelle candida, e che rappresenta per lui una tentazione troppo forte. 
- Ora che ci penso... no. 
Dice a voce bassa, scrutandola con attenzione. La ragazza scoppia a ridere. 
- Io invece credo proprio di si - ribatte divertita - e sembri a pezzi. Ce l'hai la macchina, ti serve un passaggio? La mia è qui vicino.
Damon si esibisce in uno dei suoi accattivanti sorrisi. 
- In effetti mi servirebbe proprio, sei molto gentile... 
Esita. 
- Loren - dice lei - mi chiamo Loren. E tu, bello sconosciuto, ce l'hai un nome? 
Gli lancia un sorriso malizioso, che lui stavolta sceglie di ricambiare mentre, improvvisamente, sa di non potersi più trattenere. Più le sta vicino, più la sua gola brucia in maniera insopportabile. E' troppo tempo che non assaggia del sangue fresco. Troppo, troppo tempo. Fa un altro passo verso di lei, permettendo così ai loro corpi di sfiorarsi. A quel punto le sue dita le percorrono il viso lentamente, soffermandosi sulle sue labbra socchiuse per sfiorarle con tocco gentile, prima di rispondere: - Si, ce l'ho. Damon. Peccato, però, che non vivrai abbastanza a lungo da poterlo ricordare. 
E senza nemmeno darle il tempo di capire l'afferra con violenza, affondando i canini sul suo morbido collo quel tanto che basta per gustare a fondo il dolce sapore di quel nettare scarlatto, tanto a lungo desiderato. La ragazza emette un gemito strozzato mentre tenta di allontanarlo da sè, senza risultato, finchè sente che le forze l'abbandonano lentamente. A quel punto la mente di Damon sembra svuotarsi di colpo. L'unica cosa di cui è consapevole in quel momento, infatti, è l'aroma delicato del sangue della sua vittima, che scende a placare la sua gola, arsa dalla sete. Che riscalda le sue membra, il suo corpo, cancellando finalmente il dolore. Cancellando la sua pena. è questo ciò di cui aveva bisogno e, mentre sente che il battito del cuore della ragazza diventa sempre più debole, fino a ridursi ad un flebile sussurro non udibile da un orecchio umano, si rende conto che forse lo ha sempre saputo. Non può cambiare la sua natura, nè fuggirla. Lui è così. Lui è questo. 
Rabbia. Dolore. Morte. Devastazione. 

   
 
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