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Autore: Ragazza dagli occhi verdi    02/04/2013    0 recensioni
- ' Sh. ' - disse, cercò di chiudere gli occhi.
La sua mano si disfece della presa di Harry e la appoggiò sulla su'a calda guancia. Non poteva credere che fosse lui.
Improvvisamente salì sulle scarpe di Harry e pressò le sue labbra contro le altre.
- ‘ Io cercherò di curarti,lo giuro ‘ – le promise.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Ho bisogno di qualcuno che mi abbracci, che mi dica che tutto andrà bene, qualsiasi cosa accada; qualcuno che mi accetti così come sono con i miei pregi e difetti, che non giudichi, quindi, per quello che sono senza guardare viso o sentimento altrui, qualcuno che mi voglia bene senza nulla in cambio. È troppo ?

Nessuno, nessuno mai ha pensato a ciò che potessi provare, perché?

'' La vita non ti lascia mai da sola. ''.

Oh, ma dai! La vita mi ha fatto crescere da sola.

Sì vero, la mia Fiat 500 rossa mi accompagna dappertutto per le strade della mia città da quando ho compiuto diciotto anni, ma lei non è quella di cui ho bisogno.

Ho la convinzione che nessuno sappia veramente ciò che prova una persona.

La psicologia, essa esiste. Ma è davvero quella con cui riusciamo a capire ciò che prova una persona, no.

Dal modo in cui si muovono le mani, gli occhi, le labbra.

Mi direte '' Ma questa è Psicologia '', lo so.

Eppure io non studio psicologia e so identificare, perfettamente, meticolosamente, i sentimenti, stati d'animo o ciò che siano delle persone.

Perché alcuni proprio non se ne rendono conto?

Penso di aver finito di esprimere la mia vita, almeno per adesso.

Charlotte .x.>>

Da sere ormai scriveva su quel blog, le piaceva confessare ad un pubblico ignoto la sua vita.

Nessuno l'avrebbe mai considerata, ne era più che certa, ma non fu più così.

Lui da poco, qualche minuto per esattezza, aveva scoperto che Lei esistesse.

Lesse tutto quello che aveva scritto sino a quel momento, faceva quasi apparire sulle sue braccia la pelle d'oca.

Non poteva credere che potesse esistere qualcuno di così tanto sensibile e forte allo stesso tempo.

Quel suo piccolo Apple l'aveva portato in un altro mondo, non aveva parole.

Scriverle o non scriverle?

Forse era meglio aspettare per capire davvero quello che lei voleva che le fosse detto.

Era una cosa interessante, da comunicare.

Scese di fretta le scale, in cerca del coinquilino.

-’ Louis? ' - nessuna risposta alla sua voce bassa.

Lo chiamò più volte finché fu certo che non era in casa, poi smise.

Risalì le scale, apri la porta e si stese sul letto.

Non era la prima volta che Louis usciva da casa senza avvertire, avrebbe sicuramente incontrato Eleonor.

***

Il libro di chimica le copriva il capo, era stanca, quasi da poter svenire.

Aveva studiato tutta la notte e finalmente era pronta per affrontare l'esame.

La sveglia faceva le ore sette del mattino.

Mise i piedi sul pavimento gelato in cerca delle ciabatte.

Prese i vestiti e si diresse verso il bagno, si lavò, vestì e prese per l'ultima volta il suo libro.

- Dio mio, fa che vada bene! -

Chiuse, prese le chiavi della macchina e s’immerse nel gelo di Londra.

Si chiuse in macchina, appoggiò la testa al manubrio, poi infilò le chiavi, mise in moto e guidò sino allo Staurbuks, quindi prese un caffè latte macchiato, mentre lo sorseggiava ripeteva in mente la formula chimica che stava a pagina 235 del suo libro, anche se sapeva che le sarebbe servita a poco, a niente.

Con le mani congelate ripartì per l'università pregando, ininterrottamente al fine che tutto andasse per il meglio.

Arrivò, scese e con piccoli passi entrò, silenzio tombale, come tutte le mattine, prima del suono della campanella non si sentiva nulla, ma non appena essa annunciava l'arrivo imminente delle lezioni, si scatenava il caos in quel corridoio, armadietti che sbattevano, pagine di libro che venivano torturate da studenti spaventati di primo anno in vista del primo esame, odiava tutto ciò.

Il professor Smith le afferrò la spalla.

-’ Buona fortuna cara ' -

-’ Grazie ' - disse.

Aprì l'armadietto posò il libro, prese il suo quaderno e andò verso l’ aula.

Si collocò al suo posto, dove già giaceva il foglio morto del suo esame.

-- Sei mol di o2 occupano 49 l a 298 k e 1,5 Atm di pressione, quanto spazio occupano in condizioni STP? -- era una cosa semplice, più che semplice per lei e così per tutti gli altri esercizi e domande.

Aveva una memoria fotografica, sapeva formule che nessuno avrebbe mai potuto raggruppare in cervello umano, era quella la sua fortuna.

Riprese la borsa da terra afferrando il manico, posò il suo esame sul banco non appena la campanella emise il solito suono.

Uscì e si diresse verso la macchina.

-’ Harry! Su sveglia! ' - la voce fastidiosa di Niall lo buttò fuori dal letto!

-’ Non venirmi a svegliare! ' - disse cupo.

-’ Il ragazzo si è alzato col piede sbagliato ' - si precipitò a dire Liam che osservava dalla porta.

-’ Sei l'unico ancora non pronto, sbrigati ' -sbraitò Zayn accarezzandosi il ciuffo scuro.

-- Su Harry, la giornata passerà in fretta così appena tornerai a casa, potrai ammirare le splendide parole di quella ragazza. --

Non appena pronto uscì da casa e si affrettò ad entrare in macchina.

La macchina fu posteggiata da Paul al centro del parcheggio, ragazze che urlavano erano poste dietro delle sbarre di ferro introno la passerella.

Odiava tutte quelle urla, ma loro erano le sue fan e le amava.

Strinse il pugno e fece uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti di fronte a tutti quei flash.

Attraversata la passerella ed entrati dentro si sedettero al tavolo, dietro di esso erano sistemati enormi poster del loro nuovo album che avrebbero dovuto autografare.

Era una cosa divertente poter disegnare tutto ciò che si potesse immaginare sopra un poster su se stesso.

***

Le ore passavano in fretta per lei, si raccolse i lunghi capelli biondi in una coda, si accostò al muro, prese il libro lo poggiò sulle gambe e continuò a studiare, era l'unica cosa che faceva, il suo unico hobby e lavoro allo stesso tempo.

Però quella sera non vedeva l'ora di chiudere quel maledetto libro e scrivere, ancora, sul suo blog, l'idea la tormentava.

-- Sino alle dieci sui libri -- si diceva.

Si alzò finalmente, però decise prima di gustare del tè alla vaniglia con dei biscotti.

Non appena finito cominciò.

<< Caro Dio,

come stai ? Immagino bene, come se non fosse così?

Perché? Perché non ho nessuno, perché voglio qualcuno che mi dica -- Spero vada bene quest'oggi il tuo esame, con affetto --.

Neanche tu lo fai, non pretendo mica che tu compia un'azione del genere, ma voglio che lo faccia qualcuno, la qualsiasi persona.

C'è qualcuno che non sia Tu che possa ospitarmi nel cuore?

Goodbye Charlotte .x. >>

Alle dieci fu a casa, eccitato dalla voglia immensa di leggere, si catapultò in camera, correndo.

-’ Il mio computer? Dov'è il mio computer? ' - urlò con tutto il fiato.

-’ Ops’ - entrò col dire Niall.

-’ Dov'è? ' -

-’ Em’ – non seppe cosa dire.

-’ È stata colpa mia.’ - disse Liam.

-’ Dov'è? ' - continuò a ripetere lui.

-’ Dovunque, ma non qui. ' -

-’ Merda ' - si limitò a dire.

Non poteva crederci.

Scaraventò la sua scarpa sulla gamba di Niall e poi fece lo stesso colpendo Liam.

Oltrepassò la porta, entrò in camera di Zayn e prese il suo PC.

-’ Fai come se ti avessi detto di prenderlo ' -

-’ Zitto, tu prendi sempre le cose non tue dalla mia stanza ' -

Accese di fretta, digitò la sorgente del blog ed entrò.

Aveva scritto, da qualche minuto.

Lesse tutto molto attentamente.

Senza pensarci di più le scrisse.

<< Io sono Edward, non Dio. >>.

Una recensione.

Che cosa strana, chi poteva essere?

<< Io sono Edward, non Dio >>

Saltò dalla gioia, non poteva credere che qualcuno potesse capire ciò che lei aveva bisogno di sentirsi dire.

Rispondergli? Ma cosa.

Io sono Charlotte? Nah, troppo banale.

Mi ha fatto piacere che tu ci sia? Non ha alcun senso.

Decise. Non gli avrebbe scritto.

L'ansia fremeva, pensava che lui, l'ignoto lui, potesse scriverle ancora.

Aspettò, si fece mezzanotte, il sonno la intorpidì tutta, faceva fatica a muoversi.

-'Harry, Harry’ - lo chiamava Zayn.

-’ Oh, sì ' - si svegliò.

Stava curvo sul PC da due ore, non gli aveva risposto.

Con una mano prese il PC e lo accostò su una poltrona, con l'altra afferrò il bracciolo del divano per alzarsi in piedi.

Salì le scale e s’infilò cupo nel letto.

Aveva pensato tutto il giorno a lei e, adesso che lui aveva finalmente scritto, lei non gli rivolgeva neanche una lettera.

Prese sonno.

L'indomani si alzò barcollando con un gran mal di testa.

-’ Voi andate io non vengo, non ce la faccio ' - disse a Louis.

-’ Allora ci vediamo sta sera. ' - concordarono.

La porta si chiuse.

Era solo.

Salì le scale,entrò in camera di Zayn e riprese il computer.

Nessuna risposta.

Notò però che era collegata.

-- Perché non scriverle privatamente ? --

Preso dal coraggio, digitò sull'indicazione posta privata e scrisse.

<< Ti sembrerò stupido o pazzo, perché probabilmente non guarderai neanche quello che scriverò adesso.

Non ho mai, dico mai, trovato una cosa così tanto interessante in tutta la mia vita.

Se non avessi per casualità digitato la sorgente del tuo blog, adesso sarei a vagare in casa invece che dedicarmi a parole dolci.

Chi sei? Chi sei veramente?

Io lo so già.

Una ragazza debole, tanto debole che dopo tempo ha fatto uscire la sua rabbia cercando qualcuno.

Se quel qualcuno sono io? Non so. Sarei contento di riuscire a far sorridere una persona.

Edward >> - INVIATO -

- Un messaggio-

E se fosse stato lui?

Lesse il suo nome alla fine, Edward, così dolce.

Sorrise, finalmente qualcuno aveva capito.

Rispodergli? Magari, aveva pensato cosi dolcemente a lei.

<< Ciao Edward. Vuoi ragione? Non c'è bisogna che ti scriva che in sostanza sei riuscito a capire chi fossi leggendo delle semplici, inutili parole su un blog ma, HAI RAGIONE. Charlotte .x. >>

La risposta non voleva aspettarla. Una nuova amicizia le avrebbe fatto male, come le vecchie.

Non ebbe tempo, però, lui rispose qualche secondo dopo.

<< Non ho studiato psicologia, non pensare che voglia criticarti. Le tue parole sembravano così sprezzanti nei miei confronti. Ho solo voglia di dirti che Mi Sento Come Te. >>

Le sue parole erano state dure, troppo per lui, un animo dolce come lei, apparentemente.

Soffrire un'altra volta cosa avrebbe cambiato?

<< Edward, tu chi sei? >>

Aspettò, poi ricevette la risposta, inaspettata.

<>

Rise.

<< Di solito non si risponde alle domande con altre domande.

Chi penso che tu sia? Un ragazzino di sedici anni che ha perso la madre e che è maturato in pochi attimi? No.

Bene, le tue parole mi hanno colpito, nessuno era mai riuscito a capire ciò che volessi, tu l'hai fatto.

Non sei un piccolo immaturo che ha voglia di fare amicizia e altro con qualche parola "dolce".

Le tue parole sono mature, molto. >>

Non le rispose, passarono ore, lui si scollegò senza mandarle alcuna risposta o messaggio.

Lasciò il PC acceso sul blog, se lui si fosse ricollegato lei sarebbe stata là, non materialmente.

Si preparò per la solita giornata di università.

Uscì da casa e prese la macchina

La conversazione con Charlotte gli era sembrata così strana.

Si addormentò come uno stupido sul divano.

I ragazzi tornarono, lo trovarono accasciato a terra con dei cuscini sulla testa.

- ' Io non lo sveglio ' - esclamò Niall.

- ' Harry' - sussurrò Louis al suo orecchio.

-’ Siete già qui? ' -

-’ Harry, sono le sei del pomeriggio! ' - disse Zayn.

Non poteva credere di avere dormito tanto,ma il suo stomaco ne era prova certa.

Dopo aver mangiato, abbondantemente, andò in camera sua.

Il PC era ancora acceso, lei connessa.

<< Charlotte >>

Le scrisse.

<< Edward >>

Gli rispose lei.

<< Dimmi, frequenti un'università di medicina vero? >>

Chiese.

<< Sì. >>

Affermò, poi riscrisse.

<< Tu, invece? >>

Non ci voleva.

<< Un college fuori Londra. >>

Mentire non gli piaceva, ma doveva farlo, sin dal nome.

<< Io sono bionda. >>

Capì che la ragazza aveva bisogno veramente di qualcuno con cui passare del tempo.

<< Io ho gli occhi verdi. >>

***

Continuarono così per un mese, finché a Londra non arrivò l'aspettata primavera.

Ogni giorno si raccontavano qualcosa di nuovo, lui non disse mai dove abitava e lei neanche. Le loro conversazioni si basavano su insegnamenti di vita e a volte lei gli chiedeva com'era fisicamente, voleva i contrarlo, voleva sentire la sua voce calda e cupa, come lui l'aveva descritta.

<< Spero che il tuo esame vada più che bene, spero anche di non averti distratta dal tuo studio quotidiano. Il tuo Edward . >>

Il momento dell'ultimo esame di quadrimestre arrivò, finalmente accompagnato da parole di rassicurazione da parte di qualcuno.

Il solito banco, il solito foglio inutile pieno di quesiti.

-’ Su Charlotte, passami la cinque !’ - la pregava Sara.

-- Su dai non farlo, non farlo, non devi farlo --

Nonostante tutto prese il foglio e, non appena il professore si girò per guardare l'orologio lo passò.

La tristezza prendeva il possesso della sua mente, non riusciva a non pensare ad Edward.

Il fatto di non poterlo vedere, solo sentire la faceva star male.

Quando l’esame finì, tornò a casa.

La tristezza la appesantiva, si sentiva svenire, non aveva provato mai nulla di simile.

Si tolse la camicetta di seta, i jeans chiari attillati,i tacchi bianchi e infine sfilò dall'armadio un pigiama e lo mise.

Accostò la testa sul cuscino, accese il PC e si addormentò ascoltando musica.

La notte fu un incubo per lei, qualcosa le schiacciava le costole, non poteva respirare, cominciò a sudare.

Afferrò di fretta il bicchiere di vetro azzurro che poggiava sul comodino tutte le notti, sorseggiò con calma e riprese a respirare.

Un pensiero fisso la tormentava. - Incontrare Edward –

***

La mattina seguente cercò di mettersi in piedi ma perse l'equilibrio.

Non andò alle lezioni quella mattina.

-- Lo sapevi che sarebbe stato un guaio, ti stai innamorando di quel ragazzo, non puoi farne a meno.

Non puoi evitare le sue parole dolci, perfette. Devi lasciarlo perdere. --

Uscì da casa, sicura di sentirsi meglio.

Due ragazzi le tagliarono la strada, il ragazzo camminava velocemente e lei, con le gambe così piccole in confronto a lui cercava di stargli dietro stringendogli la mano.

Voleva farlo anche lei, voleva stringere la mano di qualcuno e sentirsi sicura.

Si accasciò sulla prima panchina e prese fiato.

Tornò a casa velocemente e gli scrisse.

<< Io voglio conoscerti >>

-’ Bene Harry, la discussione si chiude qui, non voglio più parlarne, non voglio che tu parli con quella ragazza ' -

Si zittì, voleva uscire una mano dalla tasca e prendere Paul a pugni.

Avevano scoperto di Charlotte, non volevano che la contattasse, su quel blog chiunque avrebbe potuto capire chi potesse essere lui.

Il mondo gli crollava sopra.

Non riusciva ad ammetterlo, ma si era innamorato di lei e nulla più avrebbe potuto togliergliela dalla testa riccia, nulla.

-- Non rispettare la regola che ti hanno dato, cosa sarà mai? Fai sempre quello che vuoi. --

Quella volta non ascoltò il consiglio dell’inconscio.

Forse non sentirla più gli avrebbe fatto bene, l'avrebbe riportato dopo tanto alla realtà giornaliera, la quale non poteva essere lei, lei che sbucava da un blog, di cui conosceva soltanto il nome.

L'orologio a pendola scoccava le quattro del pomeriggio, aprì il suo armadio e infilò un pantalone bianco, una giacca sopra un maglioncino e scese le scale.

-’ Vado a prendere un caffè ' - annunciò attraversando la soglia della porta lasciandola accostata.

Percorse velocemente il marciapiede, mise gli occhiali da sole poiché brillava come non mai, riprese il passo veloce.

Fermatosi per delle foto, arrivò un po’ dopo ma trovò il suo solito posto su quella panchina che amava tanto.

Ci si sedette e cominciò a sorseggiare il caffè latte preso prima di arrivare alla panchina.

Pensò a lei, per l'ultima volta, abbandonò il ricordo delle sue parole al vento primaverile che tirava sui suoi capelli.

Buttò il PC sul pavimento troppo angosciata dal pensiero che lui non le avesse ancora risposto dopo tutte quelle settimane che erano passate.

Si poggiò una mano sulla fronte gelata e sospirò.

-- Lo sapevi, te lo eri detta e ripetuta. --

Non riusciva a capire perché la vita fosse così crudele con lei.

Il giorno del suo 20esimo compleanno si avvicinava sempre più e il pensare che avrebbe dovuto passere solo anche quello le faceva venire la rabbia dentro.

Gli esami stavano per finire, l'ultimo sarebbe stato il giorno prima del suo compleanno il 17 aprile.

***

Passò ore e ore sui libri per chiudere l'anno al meglio, non usciva da casa da giorni.

Aprì il blog come ogni sera, nessuna risposta ai suoi messaggi.

<>

<< Dove sei mio Edward? Cosa ti è successo? >>

Tutte quelle parole senza risposta erano fisse là.

<< Il giorno del mio ultimo esame è arrivato, è mezzanotte e tra circa otto ore sarò seduta su un banco a compilare un foglio, senza il tuo supporto.

Edward, spero tu stia bene, con chiunque tu stia parlando, in qualunque luogo in cui ti trovi.

Passa una Buona notte. >>

Spense e chiuse gli occhi cercando di non pensargli più, ma le lacrime scesero e non si fermarono.

La musica dell'Heaven e la sbronza che aveva preso coprivano totalmente la voce di Louis che ormai sembrava un fastidioso ronzio.

Qualcuno gli afferrò un braccio e lo portò fuori, intravedeva una chioma bionda e si sentì bagnare il viso, poi svenne.

Le toppe dell'asfalto facevano saltare la macchina che andava più veloce del solito.

Cominciò ad aprire gli occhi e a sentire le voci degli amici.

-’ Fa sempre questa fine quando andiamo in quel locale, non dovevamo portarlo ' - fece accorgere agli altri Liam.

-’ Non sono il solo. ' Si alzò e si sedette.

La macchina posteggiò e lui scese perdendo l'equilibrio lo tirarono su e lo portarono dentro.

Si addormentò sul divano.

Una fitta alle tempie devastò il suo sonno, la sbronza della sera si faceva sentire.

-’ Come ti senti? ' - chiese Niall.

-’ Non bene. ' - rispose lui.

Si alzò e andò in camera, un desiderio improvviso gli riempì la testa, ma non riusciva a capire cosa fosse, salendo le scale gli si oscurò la vista, non ricordava a cosa stesse pensando un attimo prima.

Adesso era finita, un altro anno lasciato chiuso dietro delle porte metalliche. Scese quei tre scalini e si diresse alla macchina,tornò a casa si spogliò e rimase sul letto.

Dietro il cuscino vibrava qualcosa. Il suo cellulare. Un messaggio lo aprì e lesse.

< Ti aspetto al Funky Buddha questa sera, i tuoi vent’anni li passerai con me. Love Lia > Un invito per il proprio compleanno, ecco cosa aveva ricevuto. Da un'amica con cui non si sentiva da anni, da non crederci.

-- Vai, divertiti. --

Sapete cos'è l'inconscio no? Quella parte pericolosa di noi che vorrebbe farci buttare da una finestra, la parte irresponsabile, pericolosa del nostro animo.

Un brivido le attraversò il corpo, l'emozione di una nuova esperienza direi.

Uscì l'unico vestito che aveva dentro l'armadio, davanti di pizzo bianco e dietro seta panna.

I tacchi alti erano abbandonati in un angolo sotto il cassetto, li prese.

Prese l'asciugamano verde ed entrò nel suo bagno.

L’acqua fredda e veloce le correva sul corpo, sentiva come mille aghi trafiggerle la pelle come se si fosse immersa nel mare gelido della notte in cui affondò il Titanic, quella sensazione le toglieva tutto dalla mente.

Insaponò velocemente i capelli con uno shampoo alla camomilla, passò una spugna sul corpo e poi uscì.

Si avvolse nel panno verde mela e cominciò ad asciugare i capelli.

-’ Sta sera andiamo al Funky Buddha ' - sentì mormorare da Zayn al telefono.

Uscì dalla camera e urlò -’ Bene, vengo pure io! ' -finalmente il mal di testa era svanito.

Zayn lo ignorò, si voltò e andò via.

Passarono il pomeriggio davanti alla televisione, senza fare nulla.

***

Non era abituata a tutta quella musica, tutta quella gente che cercava di non pestare i suoi piedi, al continuo senso di smarrimento totale quando arrivava a un muro che aveva già palpato con le mani.

Fece per uscire col suo bicchiere di champagne quando qualcuno la sballottò.

-’ Stai bene? ' - si sentì dire dal riccio che le era quasi caduto sopra.

-’ Ti prego, esci con me! ' - non sapeva cosa diceva, non avrebbe mai fatto una proposta del genere a uno sconosciuto, ma non sentiva più le gambe e aveva la testa rimbombante di musica assordante e luci a intermittenza bianche candide.

Il ragazzo senza pensarci le afferrò un braccio e cominciò a fare spazio tra la folla.

Finalmente poté assaggiare l'aria fresca. Respirò profondamente.

-’ Sei ubriaca. ' - le confermò il riccio.

Balbettò qualcosa di assurdo e sganciò il' tacco dalla sua caviglia, lo lanciò dietro un’auto e fece lo stesso con l'altra scarpa.

-’ No, aspetta! Ferma ' - le diceva mentre toglieva anche lui le sue scarpe -’ è bagnato,prendi le mie! ' -

Infilò le scarpe, lunghe e larghe qualche centimetro in più del suo piede.

-’ Come ti chiami ?’ - fece lui.

-’ Charlotte ' - disse lei.

La prese per i fianchi prima che le sue gambe fini cedessero per rendere caldo il suolo sotto i loro piedi.

Una macchina arrivò dietro di loro e l'ultima cosa che vide furono i fari accecanti quanto quelle maledette luci a intermittenza.

***

Magari non aveva capito bene. Dopo essersi assicurato che la ragazza dal nome Charlotte - il quale non lo convinceva, non era possibile - stesse bene sul divano a righe entrò in cucina.

Era andato per divertirsi e si era trovato a soccorrere una ragazza dai capelli biondi e morbidi come piume.

Le luci fioche del soggiorno non gli permettevano di osservarla perfettamente, ma si sedette comunque sul divano di fronte ad osservarla, aveva un corpo così perfetto e dei capelli biondi da far paura.

I suoi occhi si chiusero e videro buio.

Al risveglio lei era ancora lì, la coperta bianca era finita per terra insieme a diversi cuscini.

Harry si alzò e cercò di sistemare il tutto senza mutare la sua situazione di sonno, tuttavia il rumore la infastidì e aprì gli occhi.

-’ Chi sei ?’ - continuò -’ sono tue le scarpe che porto ai piedi? ' - non ricordava.

-’ Io sono Harry, il ragazzo di ieri notte. ' - la informò.

Non appena capì che era in casa di estranei e che il ragazzo la sera prima l'aveva aiutata aveva avuto il pensiero che si fosse ubriacata ed era così.

Si alzò in piedi e ricadde priva di forze sul divano.

-’ Ti faccio riaccompagnare a casa, dopo che avrai preso un'aspirina e...’ -

-’ Hai un computer? ' - gli chiese bloccandolo.

Harry le porse il PC e lei lo afferrò velocemente.

Era lei, senza dubbio e quel giorno compiva vent'anni e lui lo sapeva come nessun altro.

- ' Lui non tornerà mai più. ' - disse ad alta voce lei.

***

Passarono settimane e loro due continuavano a incontrarsi a casa di lui a parlarle del più e del meno e così nacque la loro amicizia.

-’ Sta volta vinco io! ' - annunciò guardandolo negli occhi verdi.

-’ Non esserne sicura! ' - mosse la pedina e parlò.

-’ Tocca a te far girare i dadi, se prendi un altro sei hai vinto. ' - le disse.

Prese i dadi nelle mani e li gettò sul tavolino, un tre di qui e un tre di là.

-’ Ho vinto, ho vinto, ho vinto! ' - esultò saltando.

Harry la amava, l'aveva amata leggendo le sue parole e in quel momento la sentiva sua più di qualsiasi altra cosa, ma non le avrebbe confessato ancora che lui era il suo Edward, l'Edward per cui aveva sofferto.

-’ Ci sentiamo più tardi. ' - gli lasciò un bacio sulla guancia e cominciò a camminare verso casa sua.

Harry era stato un inizio per dimenticare o almeno abbandonare temporaneamente il pensiero di Edward.

La loro amicizia era diventata qualcosa di unico, qualcosa che non aveva mai avuto prima.

< Sono arrivata! Xx > gli scrisse, poi poggiò velocemente la giacca beige che aveva messo per uscire e si stese sul letto.

< Potevi restare per un'altra partita! > le disse lui < Avrei vinto io! Xx > sbottò lei. < Ahahah! Come no! Avevi paura di restare perché avresti perso se avessimo continuato a giocare! Xx > < Ahah! Hai ragione! - ammise lei - Ti voglio bene, a domani. Xx > < Domani per le nove sono lì da te andiamo a fare colazione insieme, buona notte. Ah! Anch’io . Xx > concluse.

Chiuse gli occhi e sospirò.

***

I capelli le cadevano sulle spalle dritte mentre cercava di allacciarsi le scarpe.

Prese la borsa, le chiavi e corse velocemente verso il portone.

Il macchinone nero di Harry la aspettava.

-’ Buongiorno! ' - disse lui.

-’ Sono la regina del ritardo! ' - disse mentre premeva le sue labbra contro la guancia di lui.

Quando il motore si mise in moto le chiese -’ Un caffè al volo e un giro per Londra? ' -

-’ Confermato! ' -

I finestrini erano spalancati e il vento fresco scombinava i loro capelli.

Harry scese e le aprì lo sportello.

-’ Due caffè latte ' - lo sentì ordinare mentre era seduta su una panchina.

- ' Grazie. ' - prese il caffè dalla grande mano di Harry.

- ' Sta sera ti porto in discoteca,dobbiamo divertici un po’! ' - le impose Harry.

- ' Come vuoi,però vieni a scegliere tu come devo vestirmi. ' -

Harry prese la mano Charlotte e la tirò su, di peso.

- ' Vengo da te verso le nove per prepararti - le sussurrò all'orecchio - ' ti voglio bene ' - la lasciò in piedi accanto la panchina.

Prese a camminare quando si sentì tirare per un braccio.

- ' Cammina in macchina, non ti faccio arrivare da sola! ' - rise.

Il motore ruggì e in pochi minuti arrivarono davanti all'appartamento di Charlotte.-

- ' A dopo! ' - gli disse aprendo la porta di casa.

Si distese sul letto pensando a cosa aveva in mente Harry per quella sera.

Non appena le parole del ragazzo le tornarono in mente si mise in piedi di fronte l’armadio e ne aprì un’anta, poi l’altra. Nessun vestito né in una né nell’altra. Disperata si piegò su se stessa toccando con i lunghi capelli a terra, oppure era meglio così!

< Non ho alcun vestito da mettere! Xx > gli annunciò < Sono in giro ,ne prendo uno io! Xx > adesso era improbabile trovare un’altra via d’uscita < Prendilo blu se ti è possibile Xx > -- < Ci vediamo questa sera Xx > concluse.

La luce del sole cominciava a sparire dietro le tende di pizzo color carne, il suo stomaco sembrava dare pugni dalla fame. Aprì uno scaffale e ne prese una merendina.

***

Accavallò le gambe sulla poltrona rosa scolorito e guardò l’orologio, Harry era in arrivo. Bussarono alla porta e lei si sollevò per raggiungere l’ammasso di legno, aprì.

-’ Eccomi ‘ – si presentò.

-’ Entra ‘ – gli disse svogliata.

Una borsa di Harrods pendeva dalla sua mano.

-’ Dai su, guardalo ‘ – le disse porgendoglielo.

Un vestito di seta con dei ricami uscì dalla borsa e lei rimase impietrita.

-’ E’ favoloso. ‘ – se ne uscì.

-’ Vai a provarlo, è già tardi. ‘ –

***

Avanzò verso Harry, il lungo vestito le toccava appena il ginocchio. Mise le scarpe che erano poggiate sul tappeto e si mise a confronto con Harry.

-’ Sono così piccola anche con queste scarpe. ‘ – sbuffò aggrappandosi su una sua spalla.

Rise. Le afferrò un braccio e la trascinò vicino alla porta poi tornò indietro, prese la giacca blu e gliela poggiò sulle spalle.

- ‘ Su, cammina! ‘ – le esclamò facendola uscire dalla porta.

***

Era proprio come l’ultima volta che era entrata in uno di quei locali, suoni assordanti, luci fosforescenti. Prese la mano di Harry e urlò.

- ‘ Vado in bagno! ‘ -

Cercò di farsi spazio tra tutti quei corpi caldi che le sfregavano contro le braccia scoperte.

Aprì la porta bianca e si ritrovò,finalmente, in una stanza poco illuminata e quasi completamente impenetrabile dal suono. Si guardò allo specchio, tirò su i capelli e un ricordo le riaffiorò alla mente. Edward. Da quanto non pensava a lui ? Le lacrime scesero sul suo viso accaldato e di un leggero rossore causato dall’immenso calore di quelle stanza affollate. Mugugnò e si asciugò una lacrima.

‘ Charlotte? ‘ – sentì la sua voce provenire dalla porta dalla quale era appena passata.

Asciugò ripetutamente il viso bagnato e rispose.

- ‘ Sono qui Harry. ‘ – si avvicinò

- ‘ Torniamo a casa? ‘ – alla sua domanda annuì.

*MESI DOPO*

Si amavano, tuttavia non lo sapevano. Charlotte era distesa sul letto di Harry in cerca di prendere sonno, dopo un’altra serata a ridere ebbe voglia di un qualcosa di soffice che la proteggesse durante la notte. Si addormentò velocemente cullata dal suono degli alberi che venivano scossi leggermente dal vento, la casa di Harry era così favolosa che l’avrebbe voluta sua.

-‘ Chaaa! ‘ – le urlò contro dopo che ,ripetutamente, l’aveva chiamata.

-‘ Mmmm.. ‘ – continuò a bisbigliare mentre proteggeva gli occhi dal sole accecante che penetrava dalle finestre.

*** Si sedettero sulla solita panchina ad osservare il panorama, quando lui si alzò in piedi e la sovrastò con la sua altezza. Si alzò anche lei sostenendo il suo sguardo fisso.

- ‘ Harry? ‘ – gli chiese con occhi interrogativi.

La scrutò attentamente fissando ogni minimo dettaglio dei suoi occhi , della sue labbra, del suo naso diritto. In lui si leggeva amore, amore per quelle parole che aveva conosciuto prima d’essere così felice, amore per quella voce fievole quanto il suo corpo, amore per quegli occhi che lo avevano reso pieno di attenzioni i quegli ultimi mesi. La amava.

‘ Nulla. ‘ – ammiccò un sorriso.

Come avrebbe potuto dirle tutto quello che provava?

I suoi occhi diventarono scuri a causa di quel dolore che provava.

***

La sera si era avvicinata presto, l’autunno era tornato, l’estate era volata via in un battito di ciglia per loro due. La casa era vuota e la TV rimbombava nel grande salone.

-‘ Ho l’impressione che ci sia un temporale là fuori! ‘ – gli disse indicando con un dito la finestra coperta dalla tenda.

D’un tratto andò via la luce e lei si aggrappò gravosamente alla sua maglietta bianca.

- ‘ Ahahaha! ‘ – rise.

- ‘ Shhh! Il buio mi fa paura! ‘ – esclamò.

Harry presa la sua mano e la strinse forte, per eliminare il sentimento della paura.

Le guance di Charlotte arrossirono all’istante, strinse la sua mano grande che tratteneva le sue piccole dita.

Cercò di alzarsi, tuttavia lei non glielo permise.

-’ Vado a prendere una torcia! ‘ – le disse cercando il suo viso nell’oscurità.

-‘ Lasciami venire con te. ‘ – gli disse.

Harry si alzò e lei dietro lui, le loro dita si intrecciarono mentre percorrevano il corridoio in cerca dell’armadio vicino al bagno.

Cercò di farsi guidare da lui,dalle sue mani.

Finalmente,nel buio,la torcia fece luce.

Charlotte non lasciò la mano ad Harry e sentendo un brutto tuono provenire da fuori strinse la mano di Harry,di nuovo.

***

Il freddo penetrava le finestre e del vento oscillava lo scaccia pensieri della sua camera, Harry non c’era, era in America da quasi due settimane, ma si faceva sentire ogni singola sera.

Era arrivato il momento di confessarle chi era stato, riaprire quel blog e renderla felice.

< Ragazzi, torno a Londra ci rivediamo presto. Kiss Harry > lasciò un messaggio sul tavolo.

Prese il primo aereo disponibile e quando salito pensò a cosa le potesse scrivere.

Dopo circa due ore di aereo atterrò all’aeroporto e si diresse verso casa con la sua macchina, lasciata lì in precedenza.

Accese il PC e si sedette sul divano.

<< Charlotte, tu non sai di me.

Come stai? E’ da così tanto tempo che non ci sentiamo, sarai così arrabbiata con me.

Mi potrai dire – Mi hai abbandonata, mi hai resa triste – oh, so di averlo fatto ed ho un buco al cuore per questo. Tutti quei messaggi non letti, erano quasi cento o più, mi hai detto di aver conosciuto un altro, mi hai detto che ti manco,che ti mancano le mie parole. Mi hai detto che vuoi incontrarmi, e così faremo, ci incontreremo finalmente. Ti aspetto questo pomeriggio alla sedicesima panchina dopo lo Starbucks.

Tuo Edward. >> - INVIATO –

Stava realizzando il suo sogno.

Accese il PC cercando qualcosa da ascoltare e le venne in mente di aprire quel blog su cui non metteva dita da tempo.

- UN MESSAGGIO -

Aprì velocemente la busta gialla che stava sullo schermo e lesse il suo nome: Edward.

Non credeva fosse possibile era passato circa un anno dall’ultima volta che aveva visto quel nome alla fine di un messaggio.

Lesse e le lacrime cominciarono a scendere, voleva incontrarla.

Tirò su col naso .

- ' Si, certo! ' - esclamò a voce alta.

Aprì l'armadio e si ripeté quanto fosse stupido pensare d'andare a quella panchina. Prese il PC e scrisse.

<< Come ti riconoscerò? >>

Aspettò impaziente la risposta pensando fosse tutto un orribile scherzo.

<< Metterò una maglia col mio nome. >>

***

Scese le scale di casa e si diresse là, dove lui le aveva dato appuntamento, prese il telefono in mano e digitò il numero di Harry.

< Pronto? > rispose dal capo del telefono opposto < Dove sei? > -- < Con i ragazzi a Los Angeles. > -- < Ci sentiamo > .

Le mentì, le aveva mentito sin dall'inizio lui era Edward, era Harry ed Edward.

Il vento le aveva congelato le mano, mentre sbuffava i capelli si erano riempiti di soffice neve bianca, sfregava le mani maledicendo il momento on cui era uscita di casa senza prendere i guanti o un semplice berretto.

Sbatté i piedi per terra dopo una ventina di minuti che le sue mani avevano cominciato a congelarsi, si strinse il cappotto grigio al petto e girò la testa continuamente per osservare il panorama.

D'un tratto si sentì osservata, girò la testa e si ritrovò in piedi senza comprendere il motivo.

Un ragazzo dai ricci scuri e dagli occhi verdi così visibili la guardava, scese velocemente gli occhi al suo torace dove stava appoggiata una maglia con u a scritta impressa: Edward.

Sbatté le ciglia ripetutamente mentre il ragazzo si avvicinava, le prese le mani e le strinse forte.

- ' Charlotte lo so, lo so che non potrai credere a questa cosa, che ti sembrerà così strano di aver sempre conosciuto il tuo Edward, eppure sono qui, o sono sempre stato qui. Dovevo dirtelo, dovevo dirti che benché mi conoscessi non lo sapevi e ti rendevi triste. Sono così dispiaciuto per questo, ma sono qui. .. ' - non aveva mai sentito qualcosa di così insensato le parole di Harry le si affollavano nella mente.

- ' Sh. ' - disse, cercò di chiudere gli occhi.

La sua mano si disfece della presa di Harry e la appoggiò sulla su'a calda guancia. Non poteva credere che fosse lui.

Improvvisamente salì sulle scarpe di Harry e pressò le sue labbra contro le altre.

- ‘ Io cercherò di curarti,lo giuro ‘ – le promise.

 

 
  
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