-Kahlil Gibran
Non bisogna pensare che tutto possa andare per il bene,il sogno può durare finché dormi,ma poi ti svegli. Non è che per il semplice fatto che vivi in una grande città,come New York,non puoi sentirti sola. Io mi sento spesso sola.
Capitolo 1
Sono una semplice,per modo di dire, cittadina di New York,affascinata dalla città delle possibilità. Vivo in un piccolo appartamento,con la mia compagna universitaria,ma sto già cercando uno spazio tutto per me. Il mio vicolo è alla fine di una stradina buia anche di giorno,piena di gente in ogni ora. Pochi minuti da Times Square,il centro di vita. Dettagli,solo dettagli. I miei genitori li vedo di raro,anzi quasi mai. Lavorano in grandi uffici. Mia madre lavora per una ditta di cosmetici,mio padre si occupa di affari,da quel che so. Ho sempre fantasticato sul mio futuro,forse avevo altre aspirazioni,forse diventare qualcosa di importante. Invece sono qui,sepolta tra lavoro e vita a svolgere il mio compito. Conosco tante persone qui a New York,mi trovo bene. Ma a volte,in una immensa città,puoi sentirti sola. Mi accorgo della posta che penzolava dalla buca lettere quando esco di casa,la apro strappando la busta ed allargo il foglio. I caratteri sono battuti a computer,la lettera sembra formale. La leggo ben tre volte. E’ una lettera dell’ufficio immobiliare:ho notizie del mio appartamento. Finalmente buone notizie,ho il mio nuovo spazio,in cui sistemarmi. L’appartamento non è distante da quello attuale,però è decisamente migliore,è più grazioso e colorato e poi,si affaccia sul centro della spettacolare Times Square. Esco di corsa,infilando nella borsa quel foglio,cauta a non perderlo. E’ mattino e la strada è già affollata e buia,dopo qualche metro però il sole mi acceca. Continuo a passare tra la gente,di fretta. Mi fermo in una caffetteria e prendo il cappuccino. Sono abituata ogni mattino a berlo,mi dà carica per iniziare la giornata. Questa mi sembra stesse iniziando bene. Finalmente arrivo di fronte l’alto palazzo in vetro. Entro,e l‘agente dell’agenzia mi aspetta lì,consegno il foglio e saliamo in ascensore. Terzo piano. L’ambiente sembra tranquillo e colorato,abbastanza da dare il buon umore. Visito l’appartamento già arredato. E’ in stile moderno. Sull’entrata,a sinistra si intravede il salotto. Un divano di pelle bianca è adagiato su un tappeto scuro. Poi altri dettagli. Sulla destra,c’è la cucina in acciaio satinato,con decori rossi e bianchi. In centro,un corridoio con tre porte. Una stanza,anch’essa già arredata,un bagno ed una stanza vuota,con qualche mensola sulla parete. Accetto ed esco dall’abitacolo. Scendo al piano di sotto e attraverso la grande vetrata. New York di mattina è bellissima,non quanto lo è di notte,ma resta comunque incantevole. Anche dopo ventuno anni che vi abito,non mi sono abituata allo splendore. NY ti sorprende sempre. Soddisfatta del mio nuovo appartamento mi dirigo a lavoro. Sono impiegata ad un azienda pubblicitaria. Non amo usare la mia macchina,preferisco camminare a piedi. Tutto è così irreale. Continuo a passare tra la gente,sono solamente le nove del mattino e già la folla è presente. Finalmente arrivo. Entro dalla porta girevole.<
Tiff,sei splendida! Volevo farti i complimenti per il tuo secondo anno di lavoro,ti aspetto nel mio ufficio con champagne e pasticcini! -il tuo capo Nick. ;)
Sono sbalordita! Adesso anche il capo mi fa la corte. Bene. <
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Rotolo nel prato,mio fratello vicino. Mi punzecchia. Continuiamo a rotolare. Mio padre mi prende in braccio,mia madre sorride. Il suo sorriso enorme. Ho solo cinque anni. Adoro il mio fratellone. La mia vita è perfetta.
Mi scende una lacrima,mi riga la guancia,come una lama che taglia. Scava in profondo e riemerge con un goccia di sangue,che la taglia nuovamente,sta volta,con più dolore. La lacrima non scende per il dolore del ricordo,scende per mancanza. Per mancanza di quel momento,in cui c’era una persona,che adesso non c’è più. Piango ancora,altre lame,altro sangue. Quella persone era mio fratello. Mike. Mi manca immensamente. Ma non c’è più,non posso tornare indietro. Anche se,avrei preferito dare la mia vita per risparmiare la sua,il destino era quello. Mi riprendo. Mi sono già gettata una volta tra le sue braccia. <