Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: roxau    02/04/2013    1 recensioni
Anno 2031, la Terra è sconvolta dalla terza guerra mondiale: niente è più come prima. Non esistono più nazioni, ma solo gruppi di persone che cercano sostentamento l'una nelle capacità dell'altra; la tecnologia avanzata, a dispetto di quanto detto prima, ha permesso ai capi di questa terribile guerra di stravolgere anche l'assetto genetico di alcuni esseri. Nessuno spera più nella pace, ma l'animo ribelle di Frida la porterà fino alla fine a credere che qualcosa possa cambiare. Possibile realtà o semplice illusione?
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ero arrivata al fiumiciattolo che divideva il nostro distretto da una vasta pianura soleggiata. Era il Perimetro, la Terra di Nessuno: la nostra gente chiamava quel posto in modi differenti, ma tutti i possibili significati indicavano quel territorio che divideva un luogo abitato da una Trincea di guerra.
Più volte andando da Lionel mi era capitato di leggere da qualche libro che le trincee esistevano già tempo prima, un centinaio di anni fa, ma erano totalmente diverse da quelle che abbondavano ora sul nostro territorio. Cento anni fa si trattava di enormi fosse scavate nella terra che servivano a nascondere i soldati, ora erano semplicemente campi di battaglia, dove creature spregevoli combattevano tra di loro. Tra di loro, sì. Una semplice guerra nata tra due continenti diversi si era tramutata in una guerra senza risoluzione: non c’erano più fazioni ben definite, ma semplicemente grandi uomini di potere che combattevano tra di loro. Ognuno combatteva per i propri ideali, ma il motivo principale della guerra era ormai uno sbiadito ricordo, una reminiscenza lontana che un passo alla volta diventava sempre meno definita con la morte della vecchia generazione.
Io, a diciotto anni, non sapevo nemmeno per cosa combattevano e il motivo era destinato a rimanere del tutto ignoto. M’inginocchiai e gettai le mani nell’acqua fredda, poi chiusi gli occhi. Dovevo attendere qualche secondo nella speranza che nessuna scossa attanagliasse la mia pelle. Attesi in silenzio aspettando il dolore.

« Frida? » la voce maschile arrivò alle mie spalle con un gran sollievo: quella voce potente e virile era l’ancora di salvezza.
« Mh? » mugugnai, mettendomi a sedere sui talloni senza voltare il capo per non osservarlo. Pochi secondi e il tocco delicato, ma allo stesso tempo caldo e presente della mano di Robert sulla mia spalla si fece sentire. Non mossi un singolo muscolo, rimasi con le mani nell’acqua in attesa di sentire qualcosa. Non volevo illudermi, eppure speravo che almeno quella fonte fosse pulita. Non percepii più la sua mano e riaprii gli occhi convulsamente, girando la testa di scatto nella sua direzione. Lo fulminai con un’occhiataccia e si bloccò, mostrandomi il viso. Era di una bellezza straordinaria e la dolcezza del suo sguardo faceva a pugni con i tratti marcati del volto abbronzato.
« Non c’è bisogno che ti faccia male anche tu. » lo ammonii schioccando la lingua al palato. Mi sorrise.
« E’ un lavoro da uomini, dovrei farlo io » rispose con semplicità sollevando l’angolo della bocca in un sorrisetto divertito. Io alzai gli occhi al cielo e scrollai la testa esasperata da quel maschilismo nella sua voce.
«Comunque mi sembra che tu stia bene. Hai sentito qualcosa? » domandò posando lo sguardo sulle mie mani che molleggiavano nell’acqua verdognola. Sbattei le ciglia, confusa, e osservai le mie mani. Non avevo percepito niente di preoccupante. Mi sciolsi in un sorriso.
« Niente. E’ pulita. » sentenziai, togliendo le mani dall’acqua e andando a prendere una borraccia enorme lì al mio fianco. Copiò le mie mosse e in silenzio riempì i tre contenitori.
« Se facciamo attenzione, non dovremmo tornare qui prima di dopodomani » cercò di rassicurarmi, ma non c’era bisogno, ero consapevole che non amasse portarmi con lui in quelle missioni ed ero anche a conoscenza che lui sarebbe tornato qui l’indomani per l’ennesima sessione di caccia.
« Se tu m’insegnassi qualche nozione base, potrei aiutarti. » ribattei nuovamente sulla difensiva lasciando che sulle mie labbra si disegnasse una smorfia di disappunto. Scrollò il capo e la sua chioma si mosse all’unisono.
« Non se ne parla. Un conto è prendere l’acqua, un altro è andare al di là del Perimetro. » mi rispose con tenacia. Sbuffai come risposta e sistemai la terza borraccia accanto a me, in silenzio. Per quanto quei gesti di premura mi facessero sobbalzare ogni volta dall’emozione non accettavo quell’ostinazione.
« Aspetta » mi fermò con un gesto gentile e mi aiutò a issare l’enorme borraccia sulle spalle. « Prendi questa, è la più leggera » mi spiegò, continuando ad aiutarmi. Schioccai nuovamente la lingua infastidita e lui rise di rimando.
« Robert » cercai di richiamarne l’attenzione. « non è necessario, lo sai » lo rimproverai, ma il mio tono nascondeva un cenno di ringraziamento.
« E’ un piacere, Frida. » mi rispose sorridendomi. Issò la borraccia più pesante sulle proprie spalle e abbracciò l’ultima rimasta, iniziò a incamminarsi ed io lo seguì in silenzio.
« Dicevo … » mugugnai nuovamente abbassando lo sguardo. « non è necessario che tu faccia tutto questo. Siamo consapevoli entrambi della nostra condizione, è normale che io ti aiuti » mi morsi un labbro e con forza cercai il suo sguardo.
« Ne stai approfittando perché sei consapevole che con questo carico non posso parlare molto, perderei fiato inutilmente. » rispose senza troppi indugi abbozzando l’ennesimo sorriso.
« Forse, ma la questione rimane la stessa. Non sono il tipo di ragazza che rimane in casa, ho bisogno di uscire e darmi da fare, aiutare in qualche modo » riportai lo sguardo su un punto impreciso all’orizzonte: era del tutto deserto, solo quelli del nostro distretto sapevano dell’esistenza della Barriera che proteggeva dall’occhio nemico il nostro villaggio.
« Proprio perché sei diversa, mi piaci » esclamò. Non lo osservai, ma ero sicurissima che nemmeno lui mi stesse guardando, probabilmente per l’imbarazzo di una simile confessione. « Ma cacciare è un’altra storia, però se proprio insisti domani ti porto al Fiorito. Non mi seguirai, rimarrai abbastanza vicina al Limite da poter scappare qualora sia necessario. Potrai cercare anche frutta, mandorle, noci. » mi spiegò, ma il tono autoritario che aveva adottato era molto più simile a un ordine. Era già un risultato considerando che un mese fa non mi avrebbe nemmeno portato al Limite del Fiorito e pian piano sarei riuscita a convincerlo di non essere un elemento d’impaccio. Sorrisi e lo osservai. Un rumore metallico mi spaventò e sobbalzai: un filo azzurrino scalfiva l’aria di fronte a noi e mostrava uno squarcio del nostro villaggio, come se si stesse rompendo un tessuto invisibile. Qualcuno era vicino alla barriera e ci aveva visti arrivare. Entrammo silenziosamente e la barriera si richiuse alle nostre spalle.
« Ciao Curt » lo salutai con un sorriso. La guardia non si mosse ma accennò un sorriso veloce. In silenzio raggiungemmo le nostre case, l’una a fianco dell’altra e rovesciammo l’acqua nel pozzo comune. Il tutto durò pochissimi minuti ed io, seduta sul muretto, osservavo incuriosita gli altri abitanti.
« Ehi » la sua voce divenne calda e più silenziosa, rapita voltai la testa di scatto nella sua direzione e me lo trovai a pochi millimetri dal mio volto.
« Mh? » risposi nuovamente, incapace di parlare.
« Non mi piace quando sei silenziosa, temo che in quella piccola testolina ci siano dei piani malvagi destinati a farmi preoccupare » sibilò sottovoce al mio orecchio, iniziando a sfiorarmi con la punta del naso una guancia.  Non ci lasciavamo andare a certi atti in pubblico, ma nessuno si scandalizzava più ormai, tutti impegnati a occuparsi delle proprie vite, o meglio, alla propria sopravvivenza.
« Non devi preoccuparti, Rob, non sto architettando niente » esclamai e in un atto di coraggio appoggiai le mie mani sulle sue spalle larghe e muscolose. Le lasciai scivolare fino al collo e mi feci leggermente in avanti, chiudendo gli occhi, per poi cercare le sue labbra con le mie. Fu un bacio casto, semplice e dolce al tempo stesso. Un bacio diverso che avrebbe destato l’attenzione dei presenti, qualora qualcuno avesse fatto caso a noi. Stranamente eravamo una di quelle pochissime coppie, probabilmente eravamo la sola coppia, che erano fondate davvero su sentimenti e di base non c’era solo una ricercata sopravvivenza della specie. Questo mi aiutava a ritenermi fortunata e diversa, alimentava in me la convinzione di poter ancora cambiare lo stato delle cose. Quel bacio durò poco e mi lasciò senza fiato. Mi sorrise e le sue mani sulla mia schiena non mi permettevano di allontanarmi.
« Vorrei averti per sempre accanto a me » mi sussurrò, stringendo la presa, lasciando aderire il mio busto al suo.
« Sono già tua. » esclamai cercando protezione nell’incavo del suo collo.
« Domani sera, alla festa del Distretto … » iniziò a parlare, ma lo allontanai.
« Non vorrai andarci, spero » sottolineai l’ultima parola con furore, scostandomi e cercando di spostare lo sguardo sul suo viso. Assottigliai gli occhi in preda a una rabbia sconosciuta.
« Frida, sono a conoscenza del tuo odio verso questa festa, ma ci vanno tutti, a volte festeggiare è l’unico modo per mantenere una parvenza di normalità. » cercò di spiegarmi e di convincermi. Ma tentai di allontanarlo.
« Ti pare normale festeggiare quando ci sono persone che muoiono costantemente? » sibilai, allontanandolo definitivamente. Saltai giù dal muretto.
« No, ma … » rispose a malapena cercando a qualcosa cui aggrapparsi. Lo fulminai con l’ennesima occhiataccia e mi avvicinai alla soglia di casa mia. Per quanto fosse dolce e premuroso, a volte sembrava dimenticarsi della situazione complicata. A soli quindici anni ero rimasta orfana di madre poiché una mina irregolare era stata posta nel Limite. E lei ne era rimasta vittima. Come se non bastasse, mentre io, mio padre, mio fratello James eravamo in lutto, quella sera stessa il Distretto non annullò la festa in programma. Per me era stata una pugnalata alle spalle e da allora non avevo più partecipato a quella messa in scena.
« Fammi finire di spiegare, almeno » era sulla difensiva e mi osservava.
« Spara. » gli concedetti quell’ultima possibilità. D’altra parte mi aiutava a prendermi cura della mia famiglia, e per quanto a volte fosse insensibile, provavo qualcosa per lui.
« Volevo solo chiederti di passare con me la serata, per una volta. Chiedi il permesso a tuo padre. E non andremo alla festa, okay? » snocciolò quelle parole in fretta, quasi temesse che non gli permettessi di terminare la frase.
« Va bene, glielo chiederò » esclamai, con aria triste. Sembrò avvicinarsi per un altro bacio, ma ero ancora furente.
« James avrà fame » feci un passo indietro e aprii la porta. Fortunatamente James si avvicinò e Robert fu costretto ad allontanarsi. Eravamo entrambi consapevoli di cosa sarebbe accaduto se quella piccola peste avesse spifferato a mio padre di un piccolo bacio.
« Ciao peste e … in ogni caso, a domani mattina per cercare altra acqua, alle otto? » mi salutò così, con un occhiolino. Nonostante la piccola litigata, almeno non l’avevo indispettito a tal punto da perdere quella piccola conquista.
« A domani mattina … io chiedo quella cosa a mio padre. » sollevai le spalle e gli risposi con un sorriso.
« Frida, ho fame. Ciao, Rob! » e la piccola peste mi trascinò in casa spingendomi con poca grazia verso i fornelli. Richiusi la porta alle mie spalle con un gesto secco e cercai di non osservare il mio fratellino che probabilmente mi avrebbe tediato con le sue numerosissime domande. Gli diedi le spalle per la maggior parte del tempo, mentre rosolavo la carne di un chissà quale uccello predatore sul fornello. Cucinai per tre e mentre spostavo il cibo nei piatti, un sonoro rumore e una risata colmarono l’aria silenziosa della casa.
« Buongiorno ragazzi! » esclamò mio padre. Sospirai, gli risposi brevemente e presi fiato. Non sapevo come dirglielo. Mi voltai e osservai mio padre accanto a mio fratello. Erano così simili. Mio padre, un uomo di quarantacinque anni, alto e robusto, non aveva ancora perso quella tipica bellezza di famiglia: era ancora vigoroso. Mio fratello, a parte i suoi undici anni, sembrava prendere la stessa strada. Tutti e tre avevamo i capelli castani tendenti al rossiccio, ma mentre loro avevano in comune i loro occhi nocciola, io avevo ereditato gli occhi azzurri di mia madre. La loro carnagione era scura di natura a dispetto della mia che era appena bronzea a causa dell’abbronzatura. Velocemente portai i tre piatti in tavola.
« Papà, Frida deve dirti qualcosa. Anzi due. » esclamò quella peste di mio fratello. Mi morsi un labbro e gli lanciai un’occhiataccia.
« Che c’è, tesoro? » mi domandò mio padre preoccupato.
« In realtà è solo una. » risposi, preparandomi il terreno con calma. Mio padre nel frattempo tagliuzzava la carne in piccoli pezzi e mordicchiava felice attendendo che parlassi.
«No, sono due. » spiegò mio fratello lanciandomi una smorfia dispettosa. « Io, papà, da piccolo uomo di famiglia non le permetterei più di andare con Rob nella Terra di Nessuno. Oggi non hanno raccolto abbastanza acqua, probabilmente erano impegnati diversamente » malizioso mi osservò ed io prontamente gli rifilai un piccolo schiaffo dietro la nuca. M’innervosivano certi discorsi alla presenza di mio padre che posò la forchetta e mi osservò preoccupato.
« Frida, c’è qualcosa che devi dirmi? » mi domandò. Sospirai e smisi di tagliare il mio pezzo di carne, cercando una scusa.
« In realtà James ha ragione solo su un punto: non abbiamo raccolto abbastanza acqua. Anche la fonte più vicina è contaminata. » mentii, abbassando lo sguardo.  «ne abbiamo trovata un’altra poco più distante, ma era già tardi e dovevamo tornare, domani ci ritorneremo » completai il mio discorso e mangiai un pezzo di carne, mettendoci tutto l’impegno del mondo per masticarlo.
« Ah, brutta storia. » esclamò mio padre, che, per quanto fosse rincuorato era comunque dispiaciuto da quella notizia. « e cos’è l’altra cosa? »
« Niente, papà. Robert sa della mia intolleranza alle feste del Distretto e mi ha chiesto se posso stare con lui domani sera, tanto per avere una scusa con gli altri del villaggio. Penserebbero meno a male. » nuovamente sulla difensiva cercavo di evitarne lo sguardo.
« Mi sembra un’ottima idea, cara » rispose, sorridendomi. « certo, hai il mio permesso » acconsentì definitivamente. Io intanto maciullavo nervosamente il resto della carne.
« Sai, Frida, Rob mi piace » esclamò mio fratello, sorridendomi.
« Anche a me » esclamò mio padre, titubante.
La mia carne era sempre più rovinata. « Siamo in tre. » risposi quasi sottovoce. 
Mio padre sospirò felice, mio fratello fortunatamente cambiò discorso ed io continuavo a martoriare quel po’ di cibo che avrei dovuto mangiare comunque, nonostante l’aspetto ormai rovinato. La mia famiglia non era di certo nota per la facilità con cui affrontava simili discorsi.

__________________________________________

 
Mi svegliai di buon’ora, mio padre e James dormivano ancora. Silenziosamente scivolai in bagno e mi preparai; scelsi vestiti comodi e sperando di non fare troppo rumore con piccoli passi mi avvicinai alla porta aprendola e richiudendola con un piccolo tonfo alle mie spalle. Mi guardai intorno e scoprii Robert ad aspettarmi. Gli sorrisi, mi si avvicinò e mi salutò con un bacio sbrigativo sulle labbra. Ricambiai senza troppa euforia e in silenzio ci allontanammo dalle nostre case avvicinandoci al limite della barriera. C’era già Ryger ad aspettarci.

« Amico! Ti sei portato la ragazza? » si rivolse solo a Robert che arrossì, nonostante tentasse di nascondere l’imbarazzo. Sollevai un sopracciglio sconvolta da quell’appellativo.
« Avrei un nome » ribattei sulle mie, avvicinandomi verso un tronco tagliato per sedermi.
« Già, Frida » sottolineò il mio nome con una strana voce maliziosa, mi dedicò una veloce occhiata e osservò nuovamente Rob.
« Non preoccuparti, non ci sarà d’impaccio, deve raccogliere qualcosa nel Limite » rispose, senza troppa esitazione. Quelle parole mi infastidirono, ma ancor più la risposta che arrivò alle loro spalle e che io ricollegai immediatamente alla figura di Alex che si avvicinava indisturbato.
« Lo spero per te, lo spero per lei. Non vorrei che mi disturbasse mentre cerco di colpire un cervo proprio in fronte. » biascicò. Non mi rivolse nemmeno un’occhiata. Mi trattò come se fossi un oggetto invisibile, un fardello senz’anima da portarsi dietro. Non apprezzai, poco ma sicuro. Mi sollevai e non risposi, la cosa che mi diede fastidio fu il silenzio di Rob in risposta a quella frase che trovavo assolutamente offensiva. In silenzio, strinsi la mia borsa lasciandola aderire al busto e mi misi in cammino dietro di loro. Robert cercò la mia mano, io lo evitai aumentando la velocità del mio passo. Per quanto fosse spiacevole, ero costretta a dover ascoltare il loro farfugliare. La cosa mi metteva a disagio, stranamente, poiché parlavano di cose da ragazzi fingendo che io non ci fossi. Ero abituata a vivere con degli uomini, ma i loro discorsi erano altrettanto superficiali, ma non così spinti. Ryger stava commentando la sua ultima avventura con Selene, Alex ridacchiava divertito e Robert cercava di nascondere a sua volta il divertimento. Io, invece, sbigottita, ascoltavo senza commentare.
« E alla fine … beh, alla fine ci abbiamo proprio dato dentro » completò il discorso.
« Ben fatto! E chi l’avrebbe mai detto? » ridacchiò divertito Alex.
« Io, no » sibilai, sorprendendo anche me stessa.
« Cosa? » domandò Ryger.
« Io non l’avrei mai detto, anzi, non lo dico. Selene non è il tipo, e con Selene io ci parlo, certe cose me le avrebbe dette, se fosse stato vero. » ribattei acida, velocizzando il passo e avvicinandomi alla barriera.
« Probabilmente non te ne ha parlato lei » sulla difensiva Ryger si ostinava a mantenere la propria posizione a riguardo. Lo odiavo. E odiavo molto di più Robert per il suo silenzio. Alex schiacciò un pulsantino al suo orologio, la solita barriera si squarciò con quel bagliore azzurrino e vi si mise in mezzo per non farla richiudere: passammo uno per volta e poi scivolò fuori dal perimetro del Distretto anche lui, lasciando che la barriera avvolgesse nell’invisibilità le villette a schiera grigie.
« Me ne avrebbe parlato. » continuai indispettita. Era la mia migliore amica, d’altra parte, perché avrebbe dovuto nascondermi qualcosa? Robert con mia grande sorpresa intervenne per la prima volta.
« E’ inutile litigare per una questione che non ti riguarda, Frida. In ogni caso noi dobbiamo andare, tu non superare questo fazzoletto di terra. » e senza darmi la possibilità di ribattere si allontanarono e in breve tempo scomparvero oltre gli alberi più lontani. 
Ero arrabbiata, non compresi immediatamente il perché. Sentii il mio orgoglio ferito e la cosa m’irritava. E non poco. Indispettita, mi allontanai, non molto, cercando qualche provvigione più sostanziosa di alcune more al contrario di quanto concessomi da Robert. Pensavo e i miei pensieri erano l’unica compagnia mentre vagavo nel bosco; con una bacca rossa velenosa tracciavo segni sulle cortecce degli alberi per ricordare la strada del ritorno. Il silenzio lì intorno era disarmante e arrivata nei pressi di un cespuglio qualcosa attirò la mia attenzione: una casa dismessa, poco lontano. Raramente accadeva d’incontrare una costruzione nelle Terre di Nessuno e, se c’erano altri Distretti, era impossibile scovarli poiché camuffati dalle varie tecnologie, proprio come la nostra Barriera. Un desiderio incontrastabile mi portò ad avvicinarmi, ma qualcosa di altrettanto improvvisò mi bloccò. Non riuscivo più a muovermi, avrei voluto divincolarmi, ma non ci riuscivo. Dei rumori provenivano da quella casupola dissestata, muggii indistinti non riconducibili ad alcun altro rumore mai ascoltato prima.

Compresi quasi immediatamente che ciò che mi bloccava non era un aggeggio di ultima generazione, ma un sentimento. Un’emozione.

Era paura.


Angolo Autrice:
Bene, ragazzi, ho pubblicato in anticipo, lo ammetto: la curiosità era troppa!
Vedere le visite, le due recensioni ( grazie ancora ) e i vari autori che hanno inserito questa storia tra le ricordate, preferite e seguite mi ha spinto a vedere se l'interesse rimanesse vivo anche dopo aver postato il primo capitolo :3
Spero vi piaccia e di non avervi deluso e... a voi che passate, una recensionina lasciatela <3
Ah, si, posterò anche a fine settimana, o domenica o sabato. Dipende da quando finisco di scrivere e correggere >.<

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: roxau