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Autore: Stories_of_a_reader    02/04/2013    4 recensioni
Ecco due piccole anticipazioni! Attenzione: SPOILER, PER CHI NON HA LETTO IL CANTO DELLA RIVOLTA/ MOCKINGJAY!
●"Tento di convincermi, con tutte le mie forze, del fatto che non devo avvicinarla a me. Ma ogni giorno è sempre più difficile, soprattutto quando arriva la notte, perché nonostante io sia qui da solo una settimana, non c’è stata notte in cui non mi sono ritrovato con gli occhi sbarrati e il cuore spezzato, dalle urla atroci che provenivano dalla sua casa.
La mattina mi limito ad osservarla, come facevo quando avevo solo 5 anni e già sapevo di amarla."
●"Ho le lacrime agli occhi, sto per esplodere! Gli getto le braccia al collo, lo stringo a me in modo che non possa fuggire, e gli passo una mano tra i morbidi capelli biondo cenere, e avvicinandomi al suo orecchio, gli sussurro:- Resta con me -.
Le sue mani fino ad un attimo fa ricadevano immobili lungo i suoi fianchi, ma quando mi risponde:- Sempre -, finalmente mi stringe forte a se. "
Spero vi piaccia e continuiate a leggere...
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell’autrice:
Per prima cosa, vorrei ringraziare tutti coloro che seguono la mia ff.
Un ringraziamento speciale va a Oh_man. E a Water_wolf che recensisce sempre e spero continui a farlo (anche se a volte mi uccide e.e)…
Non mi va più di ripetere che le parti in BLU sono narrate dal punto di vista di Peeta, e quelle in NERO da quello di Katniss, quindi questa è l’ultima volta che lo faccio. u-u
Ho un bisogno immenso di sapere la vostra opinione, quindi vi prego, recensite.
Bastano anche due paroline.
Grazie.

 
 
 

CAPITOLO 3

 
 
Non potrò mai dimenticare quel giorno.
E non potrò mai dimenticare tutto il dolore che vidi nei suoi bellissimi occhi azzurri, quando dovetti rivelargli che non volevo avere figli.
Poi ricevetti il colpo di grazia che mi distrusse, completamente.
Mi disse:- Non preoccuparti, ti amo lo stesso -.
Non riuscii nemmeno a rispondergli, e il mio cuore si riempì di rimorso. Sapevo quanto ci tenesse, un giorno, ad avere dei figli e la dolcezza della sua risposta, nonostante quello che gli avevo appena confessato, mi fece sentire una specie di mostro.
Nonostante tutto quello che aveva fatto per me, io gli avrei negato anche quello, ma so che comunque non cambierò idea.
Quella notte le sue braccia mi strinsero con la stessa solidità di sempre, strappandomi agli incubi, e le mie mani furono sui suoi polsi non appena lo vidi irrigidirsi per un flash back.
Tutto tornò normale.
Però pur di non dover rinunciare a dei rapporti più intimi con Peeta, dovetti chiamare quella fredda donna che è mia madre. La stessa che mi abbandonato più di una volta e che non credo ci sarà mai realmente per me.
Le esposi il problema come un comune paziente, come se non ci fosse nulla a legarci.
Qualche giorno dopo, con un treno che proveniva da Capitol City, arrivarono delle pillole che mi avrebbero impedito di rimanere incinta.
 
 
Sono agitato, sono agitatissimo, non sono mai stato così agitato in vita mia. Sono sempre stato un tipo sicuro di se e con le idee abbastanza chiare, eppure adesso, l’agitazione mi sta inesorabilmente divorando.
Ho troppa paura della sua reazione.
Ho troppa paura di poterla perdere.
Ogni tanto ripenso a quel giorno, quando mi disse che non avrebbe mai voluto avere dei figli.
È passato qualche mese, eppure il vuoto che sentii dentro di me quando me lo disse, persiste.
Certo, se guardo la faccenda da un altro punto di vista, ci sta solo facendo un favore. Con i miei flash, nonostante adesso siano meno frequenti, quella innocente creatura sarebbe in costante pericolo.
Comunque, per quanto io possa desiderare un figlio, non potrò mai smettere di amarla.
È per questo che voglio fare questo passo, un passo che quando ho deciso di volerlo fare mi era sembrato semplicissimo, ma adesso, che è arrivato il momento vero e proprio, provoca dentro di me un sentimento simile al terrore.
Questa mattina, un po’ più riposati del solito, ci siamo dedicati alle attività quotidiane con più serenità. Io ho iniziato a impastare il pane, e Katniss ha deciso di andare a caccia per procurarsi della carne. Per noi, per qualche abitante troppo povero del distretto e soprattutto per Haymitch che ha finito l’alcool, ha quasi ucciso una delle sue oche e adesso ha bisogno di un po’ di sostegno.
Appena la porta di casa si chiuse, andai di sopra nella camera da letto, e prelevai da un doppio fondo nascosto nel cassetto del mio comodino, un cofanetto di velluto scuro. Lo aprii e mi sorpresi a pensare che l’anello che, qualche settimana fa ero andato a comprare in gran segreto, era davvero perfetto per Katniss. Semplice ma bellissimo, proprio come lei, e non come uno di quei gioielli davvero pacchiani utilizzati a Capitol City.
Lo misi in tasca e scesi al piano di sotto, iniziando a gironzolare per la cucina.
Purtroppo, quello che prima era solo un teso ma controllato gironzolare, si è trasformato in un vero e proprio isterico andirivieni.
E la cosa peggiore è che Katniss non è ancora tornata.

 
 
Si sta facendo buio, penso che Peeta potrebbe preoccuparsi, così decido di rientrare.
Prima però devo distribuire il mio scarso bottino.
Mi duole ammetterlo, ma mi manca la concentrazione di una volta, la mia mente è quasi sempre troppo affollata per concentrarsi alla perfezione.
Mi dirigo verso la piazza e quando incrocio Sae la Zozza le lascio qualcosa per qualche abitante del distretto.
Poi, a malincuore mi dirigo verso casa di Haymitch. Mi da sempre fastidio dover andare da lui, riesce sempre a dire qualcosa che mi infastidisce terribilmente.
Le luci sono spente e la porta è semiaperta, ma non mi preoccupo nemmeno per un secondo, ed entro senza troppe cerimonie.
La puzza di alcool e di qualcosa di non identificato mi punge nelle narici, così cerco di fare più in fretta possibile.
Haymitch è stravaccato malamente su una sedia in soggiorno, e russa fragorosamente.
Mi rendo conto immediatamente che se dovessi anche solo per errore svegliarlo, me ne potrei pentire amaramente. Anche lui, come me e Peeta ha i suoi incubi, ed è sempre difficile prendere un po’ di sonno.
Silenziosamente poggio due scoiattoli sul suo tavolo. Mi volto per andare via, ma il mio sguardo, nonostante la penombra della stanza, viene attratto da un oggetto.
Per terra, in un angolo, c’è un piccolo pezzo di stoffa fucsia. Mi avvicino, incuriosita, e con mia enorme sorpresa mi rendo conto che sono delle sottilissime mutandine.
Aguzzo la vista e leggo quello che, a eleganti caratteri dorati, c’è ricamato sopra:
Effie Trinket.
Sbigottita, esco dalla casa di Haymitch e mi dirigo verso la mia, distante qualche metro, mentre cerco di allontanare dalla mia mente un pensiero.
Un pensiero che per quanto possa apparirmi bizzarro, in fondo, so che rappresenta una verità.
 
 
I miei fitti pensieri vengono interrotti da un suono di passi.
Mi avvicino alla porta proprio mentre vedo Katniss entrare, ha l’aria distratta.
Non perdo tempo, perché so che non reggerei ancora per molto, così mi avvicino a lei e le dico:- Devo dirti una cosa -.
Con mia grande sorpresa, lei sorride e mi risponde:- Anche io. Ma, è successo qualcosa, devo preoccuparmi? -.
La rassicuro:- No, puoi stare tranquilla. Ma adesso mi hai incuriosito, inizia tu! -.
Ci sediamo su divano, vicini, e per un minuto un po’ della mia agitazione scompare, anche perché la vedo serena quindi non deve essere una brutta notizia…
Inizia dicendomi che prima di tornare a casa, dopo la caccia, dovette passare da Haymitch per lasciargli la carne. Mi disse che lo aveva trovato addormentato e che non volle disturbarlo, così posata la carne, si affrettò ad andare via. Poi però vide qualcosa per terra.
Spalanco gli occhi, e le chiedo, con sincera curiosità:- Cos’era? -.
Mi guarda dritto negli occhi, e risponde:- Erano un paio di mutandine. Mutandine fucsia. Mutandine di…Effie Trinket! C’era scritto sopra! -.
Iniziamo a ridere, esilarati dall’accaduto.
Cinque minuti dopo, stiamo ancora ridendo di gusto, come non ridevamo da tempo.
Quando finalmente riusciamo a fermarci, esclamo:- Non riesco a crederci! Effie ed Haymitch! -.
Mi sorprende, rispondendomi:- Beh, vuol dire che anche loro hanno trovato un modo più allegro di andare avanti…-.
Sembra divertita dalle proprie parole,  e quasi mi dispiace strapparla da questo momento di allegria, ma devo farlo, così le dico:- Ok, adesso tocca a me -.
Non dice nulla, annuisce, aspettando le mie parole.
Faccio un lungo e profondo respiro, mi alzo, e mi inginocchio davanti a lei.
I suoi occhi luccicano per la sorpresa, capisco che sta cercando di trattenersi dallo spalancare la bocca.
Le prendo le mani tra le mie, dicendo:- Tu mi ami. Vero o falso? -.
Mi risponde, decisa:- Vero -.
Il suo atteggiamento mi rincuora e mi incoraggia, così continuo, mentre estraggo dalla tasca il cofanetto, e lo apro:- Allora…Vuoi sposarmi? -.
Lo dico velocemente, liberandomi finalmente del peso che mi affliggeva.
La vedo pensierosa, non riesco a percepire i suoi pensieri, e la cosa mi innervosisce perché di solito riesco a capire cosa le passa per la testa.
Deglutisce e sospira, poi finalmente sorride, e con una nuova determinazione nel volto risponde:- Si, certo che lo voglio -.
Sono felice!Felice, felice! Felice come forse non lo sono mai stato!
Le mani mi tremano mentre le infilo l’anello al dito.
Alzo lo sguardo, incrocio i suoi occhi, e non mi trattengo.
Mi alzo, e nonostante il fastidio che mi provoca la gamba posticcia, la sollevo di peso e la avvicino a me.
La bacio e quasi senza staccare le mie labbra dalle sue, le sussurro:- Ti amo -.
Gli angoli della mia bocca si sollevano istintivamente quando la sento rispondere:- Anche io -.
Continuo a baciarla, e a stringerla a me sempre più forte.
Poi, a malincuore, la metto giù ma non mi allontano da lei, sposto le mie mani sul suo viso e sento delle lacrime.
Spero proprio che siano le lacrime di gioia.
  
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