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Autore: RamaDFZ    02/04/2013    3 recensioni
“Wammy's House”, questo il nome inciso sulla targa di ottone che affianca la pesante cancellata d'ingresso, “Wammy's House”, speranza e condanna di tante piccole anime perdute...
Apriamo una pagina a caso nella storia della dolce casa di Winchester ed iniziamo a leggere da lì, scorrendo tra le righe di vite diverse eppur troppo simili, assaporando parte della macabra danza di burattini ed invisibili mani...
Another, primo candidato alla successione, muore, apparentemente suicida, alla tenera età di quindici anni. Una serie di indizi e discrepanze spinge tre piccoli geni a credere che dietro la dipartita di "A" ci sia la mano di un assasino. Tra indagini condotte su strade parallele e sentimenti che si mostreranno spesso in maniera goffa e tesa, Mello e Near impareranno molto su se stessi, sulla loro vita nella "House"e sul legame che li unisce.
Chi sopravviverà alla tempesta distruttiva impazzata nel chiuso della House? Chi si salverà dall'effetto domino scatenato dal peso di un nome fin troppo importante?
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Beyond Birthday, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Points, lines and rays: part one

 

 

 

 

 

Potremmo disegnare la Storia come una retta, un insieme di punti privo di un inizio e di una fine ben definiti. Non abbiamo modo di scoprire quale sia lo sviluppo all'infinito di questa retta, essa potrebbe perdersi nel nulla e svanire, oppure, per quel che ne sappiamo, potrebbe anche ricongiungersi con l'origine, trasformandosi in un cerchio continuo. Per stavolta, immaginiamo di rappresentare il flusso degli eventi proprio come una circonferenza e, a partire dal centro, tracciamo un raggio che vada a congiungersi con un punto in particolare... Ecco l'equivalente geometrico di un tuffo nel tempo che esiste solo in quanto memoria del passato, attenzione al presente ed attesa del futuro.

 

 

La Rolls Royce nera sfrecciava rapida sull'asfalto umido, dal finestrino posteriore la meravigliosa campagna inglese svaniva in una macchia di caldi colori autunnali a causa della velocità, mentre la pioggia gelida inondava la terra e le strade precipitando senza sosta dal cielo plumbeo. A mano a mano che la vettura procedeva la sua corsa, un edificio gotico diveniva sempre più visibile in lontananza, mostrandosi più cupo ed austero di quanto non fosse per via della foschia diffusa.

Dopo pochi chilometri, la lussuosa automobile giunse di fronte all'ampio cancello in ferro battuto che dava l'accesso alla struttura; accanto ad esso, una targa in ottone lucidato riportava un'iscrizione a fuoco ben nota “ Wammy's House”. Le pensanti inferriate si aprirono con un cigolio sonoro e sinistro, permettendo alla Rolls di entrare nel grande viale alberato che circondava l'orfanotrofio. Dal posto di guida scese un uomo di mezz'età con i capelli brizzolati ed il sorriso gentile, il suo nome era Quillish Wammy... Il celebre inventore, proprietario dell'istituto, estrasse dal portabagagli un ombrello grigio per ripararsi dalla pioggia e, sotto di esso, accolse anche il piccolo passeggero che aveva portato con sè. Il bambino era ammantato in un'enorme felpa color ruggine ed ai piedi calzava un paio di Converse estive sdrucite. Wammy tentò di prendergli la mano per rassicurarlo, ma il piccolo si scostò con uno scatto fulmineo, come se avesse sfiorato un tizzone ardente. Colpito da quel gesto che diceva più di tante parole, l'inventore decise semplicemente di fare strada al nuovo arrivato, senza parlare o tentare altri inutili approcci. Sulla porta d'ingresso, una suora minuta e paffutella accolse i due visitatori porgendo loro una tazza di tè bollente.

 

 

 

  • Oh, salve signor Wammy! Che piacere vederla qui! É da moltissimo tempo che non viene a farci visita! Stentavo a crederci quando ha chiamato stamani per informarci del suo arrivo!

 

  • Suor Grace, è sempre un'immensa gioia tornare in questa dolce casa, mantenuta splendidamente da lei e Roger. Purtroppo non ho potuto trascurare alcune faccende, mi capirà, ma adesso sono più che lieto di gustare questa tazza di ottimo Earl Grey.

 

  • Non mi presenta il suo giovanissimo amico?

 

  • Perdoni la mia scortesia, ma non posso farlo per il momento. Se tutto andrà bene, potrà conoscerlo molto presto. Adesso la saluto, purtroppo la mia non è solo una visita di piacere.

 

  • Oh, ma certo, si figuri. Faccia tutto ciò che deve e se ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiamarmi!

 

  • La ringrazio suor Grace, so bene che posso sempre contare su di lei. A presto.

 

 

 

Congedatosi dalla suora, Wammy proseguì con il suo silenzioso accompagnatore verso l'ufficio di Roger. Appena suor Grace lo aveva informato dell'imminente arrivo del suo vecchio amico, il direttore si era subito messo all'opera per compilare tutte le scartoffie arretrate di quel mese, non ci teneva affatto a fare la figura del lavativo proprio con chi gli aveva concesso un incarico così importante!

Giunto dinnanzi alla porta dell'ufficio di Roger, Quillish fece segno al bambino di attenderlo fuori e, dopo aver bussato due volte, entrò. Roger era ancora chino sulla scrivania, immerso in un mare di documenti e carte intestate.

 

 

 

  • M-mio caro Quillish! Non ti aspettavo così presto!

 

  • Rilassati Roger, non sono qui per controllare il tuo lavoro!

 

  • Hai sempre voglia di scherzare e prenderti gioco del tuo vecchio amico, non è vero?!

 

  • Certamente Roger Rubee*!

 

  • Simpatico come una secchiata d'acqua gelida! Ma allora, cosa ti porta qui tra noi poveri mortali?

 

  • Ecco, avrei una situazione molto delicata da gestire...

 

  • Di cosa si tratta?

 

  • Un nuovo arrivo... Vorrei che un bambino che ho portato qui con me potesse trasferirsi stabilmente nell'istituto.

 

  • Non ci sono problemi, basta compilare i documenti e...

 

  • Purtroppo i problemi ci sono e come... Il bambino in questione è, come dire, un tantino problematico...

 

  • Che intendi per “ un tantino problematico”? Devo preoccuparmi?

 

  • Non credo, dopotutto, l'ultima volta che abbiamo accolto un ragazzino con qualche difficoltà alla House, ci è andata davvero molto bene. Ciò che mi preoccupa è il suo passato... Sua madre era la nostra Mellory, ti ricordi di lei?

 

  • Mellory... Mellory... Sì, ora rammento, è una storia di più di vent'anni fa, quando l'istituto si chiamava ancora “ Rainbow House”*... Mellory era una bimba molto dolce e bella, ma decisamente troppo fragile. Dopo che tentò il suicidio per la terza volta, la mandammo in un ospedale psichiatrico e non avemmo più sue notizie.

 

  • In verità, io non ho mai smesso di informarmi sul suo stato di salute e proprio per questo, ho saputo anche che in ospedale si era innamorata di un altro paziente, un giovane tedesco di nome Niklaus Keehl, affetto da sindrome bipolare*. Una volta usciti entrambi dalla casa di cura si sono sposati e trasferiti in Germania. Pochi mesi dopo il matrimonio, Mellory ha scoperto di essere incinta, ma anche di avere un cancro al seno. Se si fosse sottoposta a delle cure specifiche si sarebbe salvata, ma avrebbe dovuto rinunciare al suo bambino... Compiendo un gesto d'amore estremo, sembra che Mellory abbia finalmente compreso il valore della vita, sacrificando la propria per darla al figlio.

 

  • Povera ragazza... Si è dimostrata molto più forte e coraggiosa di quanto pensassi.

 

  • Già... Ad un anno e mezzo dalla nascita del piccolo Mihael, Mellory morì. Suo marito, distrutto dal dolore, non riuscì più a lavorare con profitto e fu licenziato. Complici la sofferenza, il bipolarismo e l'alcool, Keehl iniziò a maltrattare il figlio, considerandolo la causa di tutti i suoi guai. Due settimane fa, quel bastardo senza Dio è morto in un incidente stradale perchè guidava ubriaco fradicio, ma Mihael si è salvato senza riportare un graffio... Oserei dire che si è trattato di un miracolo! Ciò che ora mi preoccupa maggiormente è che il bambino è cresciuto con la convinzione di essere “uno spreco di ossigeno sul pianeta”, come amava definirlo Keehl, ed ha precedenti di comportamenti violenti con altri ragazzi.

 

  • Beh, potremmo sempre metterlo in una camera singola, ce ne sono molte al terzo piano.

 

  • Certamente non sarebbe saggio inserirlo subito in un gruppo ampio, ma neppure isolarlo del tutto mi sembra una buona idea...

 

  • Forse ho in mente un'altra soluzione... Uhm... Potremmo mettere Mihael in stanza con Matt ed Another... Matt è sempre preso dai suoi videogames ed Another studia ininterrottamente, trascorrendo la maggior parte del tempo in biblioteca.

     

  • Possiamo fare un tentativo...

 

 

 

 

Mihael attendava in corridoio che gli comunicassero il suo destino futuro, tamburellando nervosamente con i piedi sul lucido pavimento di marmo. Preferiva sempre avere tutto sotto controllo e non sopportava di dover aspettare lì fuori, senza sapere cosa gli avrebbe riservato questa nuova condizione di orfano in terra straniera. Per fortuna conosceva già perfettamente l'inglese, l'aveva imparato leggendo alcuni libri di sua madre all'insaputa del padre. Niklaus, infatti, teneva tutti gli effetti di Mellory stipati come fossero inestimabili reliquie e non voleva che fossero toccati da nessuno, in specie da Mihael.

Dopo qualche minuto, che al bambino parve un lasso di tempo infinito, Roger e Quillish uscirono in corridoio.

 

 

 

 

  • Allora Mihael, il tuo soggiorno alla Wammy's House inizia oggi. Il signore che vedi accanto a me è Roger Ruvie, direttore dell'istituto. Lui rappresenta la massima autorità qui quando io non ci sono, per cui ubbidiscigli sempre, senza fare i capricci. Ora passiamo alle cose importanti: dovrai dotarti quanto prima di un alias da usare in ogni occasione, è una regola basilare della House che è indispensabile non infrangere. Non potrai mai più presentarti con il tuo vero nome, per nessuna ragione al mondo, ricorda che potrebbe andarne della tua stessa vita! Se non hai preferenze, ti verrà attribuito un nickname scelto da noi.

 

 

  • Giochi ancora a fare il muto? Hai davvero la testa dura piccolino! Allora, vediamo... Che ne diresti di “Mello”?

 

 

 

 

Mihael si alzò di scatto dalla sedia per guardare Wammy in cagnesco. Come osava quel vecchio bavoso attribuirgli un alias che ricordasse tanto il nome di sua madre?! Secondo il metro di giudizio del bambino, ancora ingenuo e molto turbato, quello era stato un colpo gobbo. Avrebbe voluto urlare e strappare quegli stupidi baffi da gentil uomo inglese, ma le forze sembravano averlo abbandonato da un po', così come la voce. Mihael si limitò a tacere ed il suo silenzio fu interpretato come un assenso.

L'inventore si congedò da Roger e scortò il nuovo arrivato nella camera che gli aveva assegnato, salutandolo e promettendogli di tornare a trovarlo molto presto. Miheal entrò nel piccolo ambiente notando subito che era pieno zeppo di libri ed appunti scribacchiati di fretta, in più, c'era un letto a castello posto accanto alla finestra. Sperò, in cuor suo, di non dover pestare nessuno il primo giorno solo per la questione di chi doveva accaparrarsi il letto di sopra. A dirla tutta, non era neppure sicuro di voler rimanere in quella gabbia di matti... Che senso aveva la faccenda del nickname?! Era forse finito in uno di quegli stupidi film di spionaggio?! Prima di scaricarlo a Winchester, gli avevano detto semplicemente che era stato molto fortunato ad entrare nella Wammy's House e che lì avrebbe imparato cose che a pochi era concesso di sapere. In tutta sincerità, Mihael avrebbe preferito vivere da solo.

Un rumore di passi distrasse il bambino dalle sue elucubrazioni, facendolo voltare di scatto verso la porta. Dopo qualche secondo, comparve sulla soglia un ragazzo. Poteva avere all'incirca tredici anni, era vestito con una maglietta a righe bianche e nere, un gilet smanicato ed un jeans scolorito. Il busto si mostrava ben tornito nonostante la magrezza, ma era la porzione dalle spalle in su che attirava maggiormente l'attenzione. I capelli blu elettrico scendevano fino alle spalle terminando in un codino stretto sulla nuca, gli occhi color del grano venivano coperti da un paio di grandi goggles e la pelle del lato destro del collo era tinta di nero da un tatuaggio con la scritta “ jamais abandonner *”.

Lo sconosciuto fece qualche passo in avanti osservando Mihael con aria critica, poi, estrasse dalla tasca dello smanicato un pacchetto di Lucky strike ed iniziò a fumare senza ritegno, aspirando ampie boccate di catrame e nicotina.

 

 

 

  • E tu chi diavolo saresti biondino?

 

 

 

 

Mihael si stupì del tono scortese con cui quel tipo si era rivolto a lui e decise che, per rispondergli a tono, avrebbe rinunciato momentaneamente al suo mutismo.

 

 

 

 

  • Sono il tuo nuovo compagno di stanza e che ti piaccia o no, pianterò le tende qui e mi prenderò anche il letto di sopra!

  • Bel caratterino, non c'è che dire. Per quanto riguarda il letto di sopra, dovrai vedertela con Matt, non è mio.

  • Matt?! In questo buco dorme anche una terza persona?!

  • Esatto, non te l'hanno detto?

  • No...

  • Beh, adesso lo sai. Ci si vede biondino.

  • Ehi! Aspetta! Te ne vai così? Non ho idea di dove andare, questo posto è immenso! Come faccio a raggiungere le aule??

  • Non sono affari miei, impara da subito che qui chi fa da sé fa per tre! E poi io sono il primo in graduatoria, non ho tempo da perdere con i novellini!

  • Il primo in graduatoria? Ma che significa?!!

  • Ah, ecco, sta arrivando Matt, ci penserà lui...

 

 

 

 

Sotto lo sguardo indignato di Mihael comparve un bambino che doveva avere all'incirca la sua stessa età, con i capelli castano ramati, gli occhi verdi ed un gameboy tra le mani.

 

 

 

 

  • Bonjour mon petit frère, profite de mon cadeau! A plus tard!

  • Ton cadeau? Qu'est-ce que tu racontes Ani?*

 

 

 

 

Another scomparve oltre la soglia, lasciando Matt da solo con il nuovo arrivato.

 

 

 

 

  • Ani!! Questa me la paghi...

  • Ma qui siete tutti fuori di testa??! E poi perchè parlavate in francese? Non ci capisco più niente!

 

 

 

 

La disperazione e la rabbia accumulate in quei giorni esplosero di colpo, senza che Mihael potesse evitarlo. Le gambe divennero molli ed il bambino fu costretto a sedersi a terra per evitare di cadere. Calde lacrime iniziarono a rigargli il volto pallido, accompagnate da singhiozzi sommessi e sospiri densi di tristezza. Che cosa aveva fatto per meritarsi quella vita? Dopo aver aver vissuto per anni con un padre che non lo amava, perchè, ora che poteva finalmente essere felice, era stato spedito in quella specie di manicomio?

Matt osservava il nuovo arrivato con aria perplessa, non sapeva cosa fare per calmarlo e cercava di pensare a come una persona normale si sarebbe comportata in una situazione del genere. Lui non si sentiva normale, e in effetti, mentre gli altri orfani facevano di tutto per uscire e divertirsi in gruppo, Matt amava trascorrere il tempo con la sola compagnia del suo gameboy... L'unico amico che aveva era Another, anche se il loro rapporto si allontanava un po' dall'amicizia e somigliava di più ad un legame tra fratelli. Another era più grande e doveva farsi carico di tantissime responsabilità come potenziale successore di L. Matt lo considerava una specie di tutor, una guida da seguire quando le cose sembravano diventare troppo difficili.

 

 

 

 

  • Ehm... Ehi! Novellino! D-dai, non fare così...

  • .

  • Smettila di piangere!

  • Io... Non sto... Pia... Ngendo!

  • Okay, se lo dici tu!

 

 

 

 

Matt posò a malincuore il suo prezioso gameboy sulla scrivania e sedette accanto a Mihael. I due rimasero in silenzio per un po', tesi ed imbarazzati a causa di quel momento delicato che erano stati costretti ad affrontare insieme. Matt ricordò com'era stato duro il suo primo giorno alla House, ma Another lo aveva aiutato a capire che non ha senso piangere per ciò che non si può più modificare, l'unica cosa saggia da fare è andare aventi e non arrendersi mai... “ Jamais abandonner *”...

 

 

 

 

  • Senti, non ho idea di ciò che ti è capitato, ma immagino che se ti trovi qui non hai più familiari, esattamente come me. So bene quanto sia dura adattarsi alle regole ed alla vita di studi che la House impone, ma ti assicuro che, dopo un po', ti ci abituerai.

 

 

 

 

Mihael non ribatté, si limitò ad alzarsi dal pavimento dirigendosi verso la finestra chiusa che dava sul cortile.

 

 

 

 

  • Questa funziona?

  • Come??

  • La finestra, si apre?

  • Sì, se giri la maniglia per metà si aprirà solo il quarto di sopra per far passare aria, mentre se la giri di 180° si aprirà del tutto.

  • Bene...

 

 

 

 

Mihael spalancò la finestra e fece per posare un piede all'esterno. Non era un problema saltare da quell'altezza, in questo modo sarebbe uscito senza dare nell'occhio ed avrebbe potuto svignarsela. Il bambino, però, non aveva fatto i conti con Matt...

 

 

 

 

  • Ehi! Dove pensi di andare!?

  • Mi sembra ovvio, me ne vado da questo posto assurdo!

  • Non credo proprio!

 

 

 

 

Matt afferrò il braccio di Mihael e lo strattonò con forza, facendo rovinare entrambi a terra. Il biondo si liberò tirandogli una forte testata sul mento e, con un rapido colpo di reni, salì a cavalcioni su di lui afferrandogli il collo tra le mani.

 

 

 

 

  • Chi cazzo ti ha dato il permesso di fermarmi, eh?!!

  • La-lascia-mi, mi stai stro-zzando!

  • Crepa bastardo!!

  • A-aiut...

 

 

 

 

La voce di Matt diveniva sempre più flebile, così come il suo respiro. Mihael non se ne rendeva conto, era completamente avvinto da una rabbia cieca e folle. Voleva sfogarsi, voleva vendicarsi di suo padre che lo aveva fatto sentire una nullità, voleva prendersi anche con la forza quella serenità che gli era stata ingiustamente negata.

Ad un certo punto, Matt sollevò un braccio con le ultime forze che gli erano rimaste, ma non lo usò per colpire il biondo, tutt'altro... Lentamente, posò la mano sulla guancia del suo aggressore e l'accarezzò con dolcezza. Aveva capito, leggeva la tristezza in quegli occhi azzurri che lo scrutavano con furore, sentiva il dolore scorrere insieme all'adrenalina nelle vene congestionate di Mihael.

Il biondo iniziò di nuovo a piangere e la sua presa sul collo di Matt si allentò sempre più, fino a scomparire. Le lacrime salate gocciolavano sul viso del rosso, inumidendolo di un liquido perlaceo che si perdeva tra le pieghe delle guance arrossate per l'asfissia.

 

 

 

 

  • Io... Mi... Io...

 

 

 

 

Mihael cercava di scusarsi, ma le parole gli si bloccavano in gola. Era disgustato da se stesso e dall'orrore che aveva quasi compiuto, ma Matt non attese che si riprendesse dallo shock e l'abbracciò. Quella tenerezza, quasi più inaspettata della precedente, aiutò il biondo a sciogliersi e calmarsi, almeno in parte.

 

 

 

 

  • Mi... Dispiace... Tantissimo... Io...

  • N-non fa niente... Come ti chiami?

  • Ecco...

 

 

 

 

Mihael respirava l'odore dei vestiti e dei capelli del rosso, così pregni di fumo passivo da sembrare pezzi di carbone esausto. Matt era caldo e morbido, come una coperta pesante, come qualcosa di bello e rassicurante che il biondo non sapeva definire... Forse, una famiglia?

 

 

 

 

  • Mi chiamo Mello.

 

 

 

NOTE:

 

Questo è il primo capitolo di una mini “storia nella storia” che racconterà alcuni momenti importanti del passato dei miei geni preferiti, anche se non so bene come la intreccerò con la storia principale. Spero abbiate gradito l'ingresso di Mello alla House e, soprattutto, perdonatemi per l'eccessiva lunghezza!

 

 

  1. Roger Rubee – Bee= ape, ho voluto costruire uno dei miei soliti giochini di parole basato sulla passione di Roger per gli insetti e l'assonanza nella pronuncia inglese tra -bee e -vie. Eh si, Watari non ha un grande senso dell'umorismo XD

  2. Rainbow House= ho immaginato che la Wammy's prima dell'arrivo di L fosse un orfanotrofio normale, sempre gestito da Wammy e Roger, chiamato Rainbow House.

  3. Disturbo bipolare= disturbo mentale caratterizzato dall'alternanza tra due stati psichici contrapposti: l'eccitamento (mania) e la depressione.

  4. jamais abandonner= “mai mollare”. Nella mia storia A è francese e dal suo tatuaggio, col senno di poi, potete ben capire come sia assurda l'ipotesi di un suicidio.

  5. Bonjour mon petit frère, profite de mon cadeau! A plus tard!

Ton cadeau? Qu'est-ce que tu racontes Ani?* = A: Buongiorno fratellino, goditi il mio regalo ( in riferimento a Mello )! A più tardi! M: Il tuo regalo? Ma che dici Ani? ( Ani, da pronunciare alla francese Anì =diminutivo di Another ).

  
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