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Autore: Silny    02/04/2013    3 recensioni
Hai svegliato il demone che speravo avessi ormai sconfitto
Siamo affondati nel rosso cremisi dieci mila volte per poi perdere...
Mi hai tenuto stretto e io ero al tuo fianco, senza potere
Ti ho visto distruggerti e ti ho dato la caccia
C’è un vuoto in me che le parole non possono riempire
"Non sapremo mai cosa sarei diventata senza di te..."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Amore e morte non sono altro che sinonimi
Mi chiamo Eléah

"Ora lascerò andare la presa, se provi a scappare considerati morto ragazzino!"
Qualcosa le impedì di tagliare la gola di Jhona, si maledì per quella sua reazione, nessun essere vivente era mai sfuggito alla sua brutalità.
Una volta sganciati i pugnali e la freccia che lo reggevano, Jhona cadde a terra, gli occhi sbarrati e incapace di pensare e fu proprio questa sua incapacità a tradirlo. Mentre Kasandra si voltava per prendere una corda, Jhona si alzò e iniziò a correre dritto davanti a sé senza una meta, guidato solo dall'istinto e dalla paura, ma non sapeva che Kasandra non era un semplice essere umano, era forte, agile, rapida senza eguali e soprattutto manteneva la parola data. Una sola freccia centrò la coscia di Jhona, causandone uno zampillo di sangue e la sua rovinosa caduta tra forti grida di dolore. Lei lo raggiunse immediatamente e lo sollevò da terra senza alcuna delicatezza.
"Credevo di essere stata chiara!"
Gli gridò una volta portato all'altezza del suo volto, poi lo lasciò cadere nuovamente a terra e lo legò senza curarsi della sua ferita che sanguinava copiosamente.
"Patisci in silenzio! Se domani mattina sarai ancora vivo vedrò cosa farne di te. Zanah, resta qui e controllalo. Niente mosse azzardate intesi?"
Disse quest'ultima frase rivolgendosi al ragazzo che preso dal dolore riuscì appena a sentirla.
Kasandra si allontanò per fare ritorno svariate ore dopo con un animale non del tutto morto tra le mani. Si sedette di fronte a Jhona e accese un misero fuoco. Infine con un coltello più piccolo aprì una piccola ma profonda ferita nell'animale che si dibatteva tra le sue mani; ne sgorgò fuori un sangue rosso vivo e Kasandra ne versò una piccola quantità in una boccetta trasparente mischiandola ad un liquido verdastro.
"Forza bevi!"
Disse porgendo l'intruglio al ragazzo, ma questo si rifiutò scuotendo debolmente la testa.
"La freccia era avvelenata, se non lo bevi non resisterai nemmeno per un'altra ora."
Disse Kasandra tranquilla, in fondo non era un problema suo se moriva, tanto di guadagnato, ma Jhona si rifiutò ancora e la pazienza di Kasandra venne meno. Si alzò e lo fece bere con la forza tenendo stretta la presa sulla sua testa. Jhona sentì quel sapore amaro e insopportabile scivolargli veloce giù per la gola e per poco non lo rimesse in un conato di vomito.
Kasandra non disse nulla, si rimise al suo posto lanciando il resto dell'animale al suo lupo che attendeva pazientemente.
"Come ti chiami ragazzino?"
Jhona non rispose.
"Sarà meglio per te che non rendi questa convivenza ostile. Convincimi a non ucciderti, ricordati che la tua vita dipende da me adesso!"
"...Jhona... mi chiamo Jhona..."
Disse disperato con voce strozzata, sperando che a quella non seguisse nessun' altra domanda.
Kasandra lesse tutto nei suoi occhi, ma non paura, non più, solo rassegnazione e delusione, mentre teneva lo sguardo basso e la febbre iniziava ad impossessarsi del suo corpo. Lei prese una benda da sotto il suo mantello scuro e si avvicinò a Jhona. Con una fiala simile a quella di prima versò una sostanza malleabile sulla sua ferita. Jhona si ritrasse in una smorfia di dolore mentre Kasandra lo bendava.
"Ho cambiato idea, curerò la tua ferita adesso... domani dovrai camminare e non ho intenzione di rallentare il passo a causa tua... in oltre potresti essermi d'aiuto."
Con una mano prese il suo mento e lo sollevò per osservarlo meglio. Continuava a sentire una certa famigliarità con quel volto... 'Che sia... no impossibile'
"Dì un po'... chi sono i tuoi genitori?"
"...sono morti..."
Mentì.
"Ah, davvero? Meglio così... anche i miei!"
E scoppiò in una fragorosa risata.
"Meglio se dormi... Jhona!"
E si sedette al suo fianco, con la schiena poggiata ad un tronco d'albero, mentre per lui non fu così semplice addormentarsi con le mani legate dietro la schiena e la gamba che pulsava di dolore.


***
 
"Come sarebbe che non lo trovate?"
"Sì vostra altezza, è probabile che si sia perso nel Bosco d'Anima... e chi vi entra non ne fa più ritorno..."
"Avete l'ordine di trovarlo, immediatamente! E se dovrò perdere cento dei miei uomini migliori prima di trovarlo vivo allora li perderò, anche il doppio se necessario!"
"Come desiderate sire..."
E il capo guardia se ne andò con la paura ancora addosso e il brutto presentimento che avrebbe pagato con la testa qualora il figlio non fosse stato trovato.
"E se è ancora vivo ci penserò io ad ammazzarlo!"
Disse tra sé e sé il padre.
"Mandatemi Marija, voglio parlare con lei all'istante!"
Una delle servitrici di corte fece un lieve inchino con la testa e uscì dalla porta, per tornare poco dopo accompagnata dalla nutrice dei suoi figli.
"Eccomi vostra altezza."
"Voi eravate responsabile dei miei figli, come è possibile che abbiate perso di vista una ragazzo di tale stupidità!"
"Permettetemi, ma Jhona non è affatto stupido... in fondo è scappato senza che nessuno se ne accorgesse..."
"Vi prendete gioco di me?"
"No vostra altezza."
"Dovrete pagare per questa vostra mancanza d'attenzione!"
"Mi assumo completamente ogni responsabilità."
"Siete sollevata dall'incarico di badare ai miei figli e ne starete lontana almeno fino al ritorno di Jhona!"
Marija fece un cenno di consenso con la testa benché ne fosse profondamente ferita.
"Potete andare!"
Ordinò Kris alla donna che si allontanò lentamente, ma prima di uscire, dopo aver aperto la porta, si fermò un istante per porgere un' osservazione.
"Se volete il mio parere, non credo suo figlio tornerà di sua spontanea volontà, in fondo è scappato perché non avete saputo ascoltarlo!"
E detto ciò se ne andò svelta prima che il re potesse lanciarle contro tutta la sua furia.

***
 
Il mattino seguente Kasandra si svegliò all'alba e si diresse verso il fiumiciattolo dove la sera prima aveva lasciato scorrere i suoi pensieri, riempì un catino d'acqua e tornò al luogo dove aveva lasciato le sue cose, solo allora si ricordò di Jhona con sua grande seccatura. Stava lì seduto a dormire beatamente quando Kasandra gli versò una buona parte del contenuto del catino addosso, lasciandone il restante a Zanah.
Jhona si svegliò di soprassalto, smarrito e a disagio.
"Forza! In marcia!"
Lentamente i ricordi affioravano e si ritrovò a pensare a quanto avrebbe desiderato essere a casa e preoccuparsi solo della colazione, mentre ora doveva pensare a tenersi buona quella strana donna che minacciava di ucciderlo.
"Non credo di riuscire ad alzarmi!"
"Finalmente sento la tua voce! Adesso ti faccio vedere come si fa!"
Con passo svelto e minaccioso si diresse verso di lui e lo sollevò con violenza da terra tenendolo stretto per un lembo della sua veste, questo mugolò appena stringendo i denti.
"Adesso cammina!"
E con quello sguardo gelido, che avrebbe pietrificato qualunque cosa in possesso di vita, si voltò iniziando a camminare in direzione opposta a quella da dove lui era venuto, Jhona non potè fare altro che seguirla in silenzio.
Kasandra era agile e si muoveva senza difficoltà tra gli arbusti, stroncando ogni ostacolo, mentre il ragazzo alle sue spalle ne rimaneva affascinato. Camminarono per quelle che a Jhona parvero delle ore senza mai fermarsi, lui iniziava a sentire la stanchezza e il dolore pulsante alla gamba non ancora guarita. Era scampato alla febbre, ma il veleno in circolo nel suo sangue non si sarebbe dissolto così rapidamente. Senza nessun preavviso Jhona perse i sensi e cadde a terra svenuto, costringendo Kasandra e Zanah a fermarsi.
Quando si risvegliò l'ambiente intorno a lui era del tutto differente, non erano più in un bosco, ma in una zona maleodorante e lacunosa, gli alberi cadevano ricurvi ai bordi delle paludi e laghi melmosi sembravano contenere del liquido che ribolliva e produceva vapori densi.
"Ti sei svegliato finalmente!"
Disse Kasandra della quale si era completamente dimenticato.
"Dove siamo?"
Chiese ancora stordito.
"Siamo quasi arrivati, adesso alzati e cammina, fin ora non hai fatto altro che rallentarmi!"
"Non ti ho chiesto io di trattenermi."
Rispose Jhona lasciando Kasandra stupita.
"Siamo in vena di ironie?"
"Dove siamo diretti? Come ci siamo arrivati fin qui?"
"Fai troppe domande piccoletto, sta zitto e cammina!"
Non controbattè un'altra volta, in fondo dipendeva ancora da lei la sua sopravvivenza, ma credeva sarebbe morto prima di poter giungere a destinazione, la gamba peggiorava e sentiva il resto del corpo pesante come un macigno.
Camminarono ancora per delle miglia e in fine giunsero davanti una muraglia in pietra nera che seguiva l'orizzonte all'infinito. Sul viso di Kasandra, Jhona potè notare un sorriso soddisfatto mentre si avvicinavano a quel gigante di pietra che diventava sempre più grande a ogni passo. Un enorme portone in legno massiccio, rivestito in acciaio puro, troneggiava esattamente a metà della muraglia sorvegliato da due sentinelle.
Quando riconobbero Zanah e Kasandra, corsero giù dalle postazione e senza che lei dicesse nulla il portone si aprì. Ciò che rivelò al suo interno fu semplicemente sorprendente.
Jhona seguì Kasandra ammirando quel novo ambiente. Era solcato a terra da sentieri sterrati, era gremito di gente vestiti più o meno come Kasandra ciascuno intento in varie attività, alcuni trasportavano pesanti carri, altri tiravano di spada accerchiati da diversi spettatori e diverse di quelle piccole stradine portavano ad arene circolari. Sollevando lo sguardo Jhona potè notare una torre della stessa pietra della muraglia e una struttura molto più bassa che seguiva il profilo della muraglia, sembravano stalle o abitazioni.
"Benvenuto nella comunità di Celastra, piccolo Jhona!"
Disse Kasandra, mentre lui venne portato via da due uomini corpulenti che lo rinchiusero in una cella nei sotterranei.
'Fantastico! Da un sotterraneo all'altro! Uccidetemi!' pensò mentre veniva sbattuto a terra e legato ad alcune catene incastonate nella parete.
Si accorse solo più tardi che nella sua stessa cella, sedeva silenziosa una ragazza dai capelli scuri come la notte e gli occhi chiari e fulgidi come la luna. Teneva il mento sulle ginocchia e le braccia intorno alle gambe. Era legata nel suo stesso identico modo, aveva forse la sua stessa età o qualche anno di meno, era come lui prigioniera in quel posto, ma a differenza di Jhona lei sembrava non essere spaventata. Lo guardava impassibile e distaccata, come se non fosse mai entrato lì, eppure non voleva e non poteva staccargli gli occhi di dosso.
"Come ti chiami?"
Chiese Jhona per rompere quel silenzio lugubre, ma lei non rispose.
"Il mio nome è Jhona e tu sei...?"
Questa Rimase ostinatamente in silenzio e portò la fronte sulle ginocchia nascondendo quegli splendidi occhi. Jhona sospirò deluso e abbattuto, tenendo le mani sulle sbarre e poggiandovi sopra la testa.


"Mi chiamo Eléah

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Ecco finalmente il terzo capitolo!
Per il momento il nostro Jhona è riuscito a salvarsi, ma quanto ancora sopravviverà?
Chi è Elèah?
E a quale scopo viene tenuta in cella?
Spero che qualcuno si soffermerà su questa storia per scoprirlo nel prossimo capitolo, e che lasci qualche commento :3
Un grazie in particolare ad Helmwige che mi ha lasciato una sua recensione.
A presto.

Silny love
  
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