Tutti mi guardano.
I loro occhi osservano me e il mio banco.
I loro occhi cercano di capire cosa penso.
I loro volti si contorcono in una smorfia di disgusto.
Odio quegli occhi. Odio gli sguardi delle persone intorno a me.
Ma non lo do a vedere e abbasso lo sguardo,arrendendomi a quegli occhi.
La voce mi trema,a malapena riesco a rispondere a quello che la mia insegnante ha chiesto.
La voce mi trema e così fanno anche le mie mani.

- M-mi scusi professoressa,ma non so dare una risposta alla sua domanda...-

Finalmente quegli occhi abbandonano la mia figura e io riesco finalmente ad alzare lo sguardo,solo per udire risate.

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La campanella suona,mi alzo,corro verso l'uscita di quell'inferno.
Piove.
Piove e io non ho un riparo.
Piove e tutti si rifugiano sotto l'ombrello dei propri amici.
Piove e io sono sola.
Ma non piango. No,non piango.
Quando ci sono persone intorno a me,sono le nuvole che piangono al mio posto.
E mentre cammino,ancora una volta sento gli sguardi delle persone.
Alcuni di puro disgusto,alcuni di pietà.
Odio quegli sguardi.
Io li interpreto come una frase silenziosa.
Molto più doloroso di mille parole.
E' come se dicessero "Tu sei diversa,non puoi stare con noi".
Ma ancora una volta,abbasso lo sguardo.
E aspetto.
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Casa.
Mi rifugio in camera.
L'unico posto dove non ci sono persone a guardarmi o a criticarmi.
Mi guardo allo specchio e mi spoglio.
Guardo la mia figura riflessa.
Capelli corti e castani.
Occhi scuri color cioccolato.
Pelle bianca,quasi cadaverica.
Non sono magra,nè tanto grassa.
Mi avvicino al mio riflesso,lo tocco con le dita.
Sono davvero così diversa?
Cerco di combattere le lacrime che cercano di fuggire.
Non ci riesco.
Penso che non ho mai lottato per nulla.
Figuriamoci per un paio di lacrime,che ormai hanno preso l'abitudine a rigare il mio volto.
Violenti singhiozzi iniziano a scuotere il mio corpo.
Il mio petto inizia ad alzarsi e ad abbassarsi più rapidamente.
Respiro così velocemente che non mi sembra di respirare proprio.
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Il mio corpo galleggia nell'acqua calda.
Mi rilasso,così fanno anche i miei muscoli.
Mi guardo intorno.
Il mondo,per un momento,sembra in pace con se stesso e con me.
Perchè non può sempre essere così?
Penso che questa domanda non abbia una risposta.
E se ce l'ha,ancora non ho capito quale sia.
Penso che qualcuno nel mondo,nella mia stessa situazione,abbia pensato a suicidarsi.
Io invece non ci ho mai pensato.
Fino a questo momento.
Con furia mi alzo.
Apro lo scaffale sopra il lavandino.
Prendo una bottiglietta a caso,tanto non ha importanza.
Penso che siano state le pillole per il sonno di mia madre.
Ne ingoio la maggior parte.



Tra qualche minuto ormai,sarò morta.
Sento il mio cuore rallentare,mentre mi stendo a terra.
Non fa male.
Non fa male morire.
Chiudo lentamente i miei occhi.
Non mi resta che dire le mie ultime parole.



Grazie per nulla.
Addio.





Note dell'autrice:
Salve a tutti!
Vorrei subito iniziare dicendo che in questa fic ci sono due o tre referenze di un gioco, The Cat Lady, di cui ho guardato tutto il let's play.
E per le persone che non lo conoscono,consiglio di guardarlo IMMEDIATAMENTE perchè è semplicemente bellissimo e tristissimo e tutte-le-cose-depresse-che-vi-vengono-in-mente.
Adesso se volete lasciate anche un commentino :3
Alla prossima!.