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Autore: Shelovesheridols    02/04/2013    0 recensioni
Salve a tutti,questa è una storia che ho ideato io,credo sia del tutto diversa dalle altre Fan Fiction,credo che sia la prima storia decente che scrivo,AHAHAH :) Spero che comunque vi piaccia e vi appassioni,e spero che la seguiate in tanti e lasciate anche delle recensioni sotto ogni capitolo per darmi consigli,e perchè no,anche per chiedermi di continuare,mi piacerebbe avere persone che la seguano e a cui piaccia realmente sin dall'inizio,e spero vivamente che la amiate.
Baci,a presto. :)
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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19 Settembre 2010
 

Con oggi erano esattamente 3 anni.

3 anni che ero rinchiusa in quella maledetta clinica di riabilitazione.

Ed erano 3 anni della mia vita che avevo speso per guarire dentro quella clinica,che conoscevo ormai in tutto e per tutto.
 
Se mi avessero bendato,sarei riuscita a raggiungere lo stesso la camera dove ero rinchiusa ogni giorno.
Nella camera di fianco alla mia invece,vi era un’altra donna con cui parlavo spesso quando mi capitava di vederla alla mensa o quando la incontravo nelle sale mediche.Ormai la conoscevo molto bene:lei era venuta un’anno dopo che ero arrivata io,e anche se diceva di avere quarant’anni dall’apparenza non sembrava nemmeno così tanto vecchia:aveva degli occhi tra l’azzurro e il verde limpidissimi,un sorriso da fare invidia,che quando sfoderava faceva apparire due fossette ai lati delle sue guance,dei capelli medio-lunghi castani,ed un corpo magro.

Ogni tanto la venivano a trovarla i suoi figli per portarle qualcosa.Conoscevo anche loro,spesso,quando non dovevo fare visite mi alzavo dal mio letto e raggiungevo la sala di quella donna e parlavamo,o semplicemente ci tenevamo compagnia l’un l’altra.
La figlia era simile alla madre in tutto e per tutto,nel sorriso,nello sguardo e anche nella costituzione.Lui invece aveva preso da lei i suoi stessi occhi verdi-azzurri e il suo stesso sorriso con quelle immancabili fossette ai lati.Aveva i capelli ricci e castani,delle labbra rosa intenso a forma di cuore,un corpo esile e magro ma anche muscoloso,solo non troppo,ed aveva un sorriso che mi faceva sciogliere il cuore.Credo si chiamassero entrambi Gemma ed Harry.

Non è che mi trovassi male con loro,anzi,ci parlavo spesso ed erano molto gentili nei miei confronti e io facevo lo stesso,solo che spesso mi trovavo a disagio.A volte credo che forse fossero le uniche persone che mi abbiano mai parlato amichevolmente nella mia vita,non li consideravo amici però,anche se spesso,Harry mi diceva di chiamarli se mi serviva qualcosa e me l’avrebbero portata all’istante.
Insomma,nessuno vuole essere amica di una ex autolesionista,no?

Si,ero stata rinchiusa in quella clinica dai miei genitori per questo motivo.
Ero un’autolesionista da circa 5 anni,8 anni fa era cominciato tutto.

Nessuno mi capiva,a scuola mi picchiavano spesso o mi accerchiavano solo per deridermi e prendermi in giro.A casa altrettanto,mio padre era solito picchiare mia madre,la quale non era più in grado di sfamarci per bene,per cui mi ritrovavo a dovermi sfamare da sola il più delle volte con ciò che potevo comprare con quel poco denaro che io rubavo a mio padre e conservavo avidamente.
La maggior parte delle volte l’aver rubato quel denaro comportava qualche sgridata da mio padre e spesso dei lividi sulla mia pelle causati dalle sue stesse mani.

Quell’uomo che aveva creato la sua stessa figlia,ora la picchiava,e non solo lei,ma picchiava anche la donna che un tempo amava e con cui aveva condiviso tutto.

Così per lunghi anni della mia vita mi ritrovai sempre nella mia stanza a piangere da sola la notte,sentendo mia madre gridare contro mio padre dicendogli di smetterla,che avrebbe spaventato sua figlia se avrebbe continuato a fare così,ma lui per risposta la sbatteva al muro e la picchiava,e mia madre non era capace di ribellarsi a questo.Per quanto era debole,non riusciva più nemmeno a gridare o a reggersi in piedi.Non aveva i soldi necessari per sfamare sua figlia e se stessa,perché mio padre spendeva tutto in alcool.

E fu così,che per unica amica nella mia vita,trovai quella lametta con cui potevo sfogare il mio dolore e la mia rabbia,questo fino a 3 anni fa,quando mia madre capì cosa mi stava succedendo,e con i pochi soldi rimasti in banca sul suo conto,decise di mandarmi in questa clinica,dove sembra che siano riusciti a guarirmi,non del tutto,ma ciò che basta a farmi riacquistare la sicurezza che non ho mai avuto e la forza di rinascere e vivere una nuova vita più serena.Era da quando avevo 12 anni che non riuscivo più a vivere così,e ora mi sentivo in un certo senso più,come dire, ‘libera’.
La maggior parte delle volte lo ammetto,ho vomitato e i primi tempi mi ritrovavo sempre in bagno a piangere e autolesionarmi,ma col tempo ho abbandonato quella mania e sono rinata dentro,ho scoperto una nuova me e credo anche di avere progetti per il futuro.

Qui in clinica ho scoperto di avere un’innata passione per il canto e negli ultimi tempi mi ritrovo ad ascoltare molta musica e scrivere qualche canzone,vorrei tanto diventare una cantante famosa un giorno,vorrei anche imparare a suonare la chitarra e fare molte altre cose,ma per ora preferisco concentrarmi sul mio presente,devo prima prendermi cura di me stessa.

 
 
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Oggi è un nuovo giorno per me.Le mie valigie sono già pronte da un pezzo,il medico è appena venuto a trovarmi e tra un po’ andrò con lui nella mia nuova casa.
Dovrà stare con me un paio di settimane se non un mese o due per assicurarsi che non ricada di nuovo nei miei disturbi,e per assicurarsi che tutto vada per il meglio e mi concentri sulle mie passioni e i miei interessi per accrescere ancora di più la mia sicurezza,crede che questo forse mi aiuti meglio a guarire e ad avere fiducia in me stessa e nelle mie capacità.
 
Sono appena uscita dalla clinica,e con Madison,la dottoressa che mi tiene in cura,ci stiamo dirigendo verso casa,ha deciso di guidare lei per oggi,magari la prossima volta farà guidare me,ma per adesso è meglio così.E’ una donna di 38 anni,alta all’incirca quanto me,capelli tra il rosso mogano,una carnagione abbastanza chiara,lentigini in viso e due occhi verdi smeraldo da fare invidia.Quando voleva,era un’ottima amica al di fuori del suo lavoro.Potevi parlare liberamente di lei di tutto,e lei sapeva sempre consigliarti la cosa giusta da fare.Era bravissima,e la adoravo per il solo fatto di capirmi al volo,come medico e come amica.
 
 
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Eravamo appena arrivate e ciò che vedo appena scendo è una casa abbastanza grande già da fuori,e non oso immaginare come sia dentro.Questa era la casa che mia madre era riuscita a comprare con il suo restante denaro prima che mio padre diventasse un’alcolizzato,e ora che è morta e la mia vecchia casa è andata all’asta e venduta,la ringrazio per aver fatto ciò che poteva per me e per essere riuscita a conservare quel denaro per il mio futuro,che sicuramente adesso era fruttato pian piano fino a raggiungere una cifra abbastanza stabile.

< C’è qualcosa che non va,Melanie? >

< No,è solo che..voglio entrare in casa,sono solo stanca. >

< D’accordo.Che ne dici più tardi di andare a fare shopping?Hai bisogno di qualche vestito nuovo. >

< Magari. >

la guardai cercando di sorridere ed apparire più spensierata del solito,ma quella casa,anche se l’avevo vista una sola volta in vita mia,mi portava in mente tantissimi ricordi di mia madre,ma forse era meglio non pensarci,dovevo essere felice per lei,e sarei stata felice,era una promessa.
Afferrai una mia valigia dopo svariati tentativi di persuadere Madison dalla sua testardaggine di portarla lei,dopodicchè entrai in casa e la prima cosa che notai fu l’ampio soggiorno moderno ma allo stesso tempo anche molto semplice nel suo essere:vi era un camino a legna,un televisore al muro e un divano ad angolo,alla fine della stanza vi era un balconcino.Era una casa a due piani quella,lo intuivo dalle scale che vi erano alla fine della sala.
 
< Non male come casa > commentò Madison guardandosi intorno per cercare di adattarsi meglio all’ambiente.

Come luogo non era male,mia madre aveva avuto una scelta nell’arredare quella casa che si addiceva al mio essere interiore.Semplice,ma allo stesso tempo moderno,anche se alcune parti della casa avevano un non so che di antiquato,come alcuni mobili in camera da letto,che mostravano un fascino antico.
Mi sdraiai sul mio nuovo letto,che era morbidissimo anche se non troppo,e per la prima volta Madison capì che doveva lasciarmi sola in quella stanza senza seguirmi,così approfittò della scusa di andare a sistemare la sua camera da letto per lasciarmi in pace.
Mi sentivo bene dopo quel lungo viaggio,ero finalmente fuori da quella clinica,e ora potevo ricominciare una nuova vita.
Mi sentivo veramente a casa mia lì,ed era un’ottimo luogo dove avrei finalmente iniziato a vivere di nuovo ripartendo da zero.

DIMENTICARE.

Era questo il mio obbiettivo.

Cercare di dimenticare il mio passato tormentato,tutto ciò che avevo passato da piccola,anche se una parte di me non voleva e ricominciare concentrandomi sui miei obbiettivi principali.
 
Dovevo solo dimenticare.
 
Dimenticare e andare avanti. 
  
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