Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Eccomi, sono tornata con il
secondo cappy della ff! Prima di ttt volevo dire ke ho cambiato nome
alla ficcy xkè penso di averne trovato uno più
azzeccato, si capirà meglio andando avanti con i cappy, cmq
mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate del nuovo titolo. Ora sn
riuscita anke a mettere i codici, yuppi!!!!! Effettivamente era
pesante da leggere in quel modo, finalmente sn riuscita ad aggiustare
la cosa, grazie principalmente a DJ Kela, ke mi ha detto cm fare!
Grazie!!
Allora, in qst cappy rimane ancora ttt avvolto abbastanza nel mistero,
xò si svelerà ttt più avanti,
promesso! Spero di riuscire a destare la vostra curiosità!
Poi volevo ringraziare per aver commentato:
Violet: sn contenta che il primo cappy ti sia
piaciuto! Ho cambiato il nome della protagonista, avevate ragione e mi
scuso! Spero ke anke il secondo cappy ti piaccia.
DJ Kela: Ciao! Felicissima ke il cappy ti sia piaciuto e grazie per i complimenti! Si, hai ragione, l'ultima parte l'ho affrettata troppo, in questo cappy xò ho cercato di installare un ritmo, cm dici giustamente tu, xò nn so se ci sn riuscita molto! Accade ttt abbastanza in fretta! Johnatan effettivamente si scrive con la o dopo la J, ho sbagliato, grazie x avermelo detto! In qst cappy dovrei averlo scritto giusto ;-)! Spero ke ti piaccia il anke il 2°!
Giada: grazie x aver commentato e sn felice ke la ficcy ti piaccia! Spero ke ti piaccia anke il 2° cappy!
Grazie anke a ttt quelli ke l'hanno solo letta!! Ditemi cosa ne pensate di qst 2° cappy. Kisskiss a ttt 68Keira68.
2_ Il primo pezzo del puzzle
Mio piccolo Angelo,
Così
la chiamava sempre la madre, e
così iniziava anche quella lettera, scritta con quella
calligrafia così minuta.
Quando leggerai questa lettera io non ci
sarò più. La vita è breve e
uno deve cercare di godersela in ogni suo attimo, e ti assicuro che io,
grazie
a te, non ho rimpianti. Sei una bravissima e bellissima ragazza, non mi
hai mai
dato neanche un dispiacere, mi
sei
sempre stata accanto e sono orgogliosa della donna che stai
diventando.
Però,
forse, a dir la
verità un rimpianto ce l'ho, quello
di non aver trovato il coraggio di dirti tutta la verità su
tuo padre, quando
ero in vita.
Per questo ti ho scritto questa lettera, perchè devi sapere
ogni cosa, ne hai
il diritto.
Ti chiedo solo un ultimo favore prima di rivelarti ciò che
sto per dirti,
quello di non biasimarmi troppo quando avrai finito di leggere e di non
odiarmi, anche se probabilmente lo meriterei, perchè quello
che ho fatto lo
svolto nel tuo unico interesse.
Cara Angela, tuo padre è vivo, ti ho mentito e mi dispiace.
Ora penserai
probabilmente che sto delirando, ma ti prego di credermi
perchè questa è la
verità. Dopo che sei stata concepita, una
serie di... circostanze ha impedito
che lui .... rimanesse ... con te e con me ... a casa. E da allora non
ho avuto
più sue notizie, ma conoscendolo ti posso assicurare che
nessuno potrebbe fargli
male, perciò posso affermare con sicurezza che tuo padre
è vivo e vegeto. Te
lo tenuto nascosto per tutti questi anni perchè dopo che io
aveva passato dieci
anni a sperare che tornasse, non volevo che anche tu vivessi con questa
illusione, che si è rivelata futile e dolorosa. In pratica
non volevo che
portassi dentro al cuore una speranza che si sarebbe rivelata vana e
che ti
avrebbe fatto soffrire.
Ora penserai che non avevo il
diritto di
tenerti nascosta una cosa del genere nemmeno se era nel tuo interesse,
ma cerca
di capirmi, ho cercato solo di proteggerti.
Ora non so se vorrai mai vedere tuo padre, questa è una
scelta tua, posso solo
dirti che semmai vorrai incontrarlo probabilmente lo troverai a
Tortuga, se è
rimasto l'uomo che conoscevo!
Allegata a questa lettera troverai anche un ciondolo che mi aveva
regalato lui
prima di andarsene. E' un oggetto molto particolare che non sono mai
riuscita
ad indossare, purtroppo, ma
sono sicura
che tu ce la farai!
Non ti immagini quanto bene ti voglio, e non piangere per me, devi
andare
avanti. Vivi le tue avventure, fai avverare i tuoi sogni, questa
è la cosa più
importante, e non fermarti mai davanti a nulla, sii coraggiosa e vai
avanti per
la tua strada, qualunque cosa succeda.
Ti veglierò da quassù. Ti abbraccio forte forte.
Un bacio
Mamma
P.S.
Il nome di tuo padre è ...
Rilesse di nuovo la lettera, e poi ancora e ancora e ancora,
finché non la
imparò a memoria.
Le
lacrime avevano nuovamente iniziato a rigarle il volto. Incredibile
quante
lacrime si potessero versare in un solo giorno, probabilmente aveva
stabilito
un record. Tuttavia non ci poteva fare niente, continuavano a
scivolarle sul
viso, uscendo copiose dai suoi occhi arrossati e stanchi.
Se sua madre aveva scritto quella lettera era perchè
probabilmente sapeva già
che doveva andarsene, e non le avevano detto nulla. Un'altra cosa da
sommare
all'elenco, ma oramai non aveva più importanza. Come tutto
il resto.
No, qualcosa ancora c’è.
Suo padre. Suo padre era vivo, allora sua madre non delirava, diceva la
verità.
Non le sembrava vero. Non le sembrava possibile. Per tutti questi anni
aveva
creduto di essere orfana di padre e ora scopriva che anche lei ne aveva
sempre
avuto uno. Rilesse il Post Scrittum dove la madre aveva scritto il nome
dell’uomo
con la quale l'aveva concepita. Due semplici parole scritte con un
inchiostro
scuro, banali per chiunque le leggesse, chiunque tranne lei. Per Angela
quelle
parole avevano il significato di tutta una vita, la risposta alla
domanda che
più l'aveva assillata in tutte quegli anni, una speranza che
si era accesa là
dove regnava il buio più totale.
Aveva
sempre paragonato la sua vita ad una specie di puzzle senza soluzione,
lei era
lì, incompleta, con tanti vuoti, vuoti che non sarebbe mai
stati colmati, o
perché non si sapeva dove e come rimettere a posto i pezzi
mancanti, o perché
proprio quei pezzi non c’erano. Suo padre rappresentava uno
di quei vuoti
incolmabili della quale si erano perse le tracce, e ora eccolo
lì, il destino
le dava la possibilità di trovare uno di quei pezzi, adesso
doveva solo trovare
il modo di recuperarlo e poi metterlo.
Ma
adesso cosa avrebbe fatto? Avrebbe davvero trovato il coraggio di
lasciare
tutto e tutti e per cercarlo? Avrebbe sul serio lasciato la sua casa,
la sua
gente, le sue amiche, per inseguire un uomo della quale sapeva solo il
nome?
Certo, sua madre le aveva detto da dove iniziare le ricerche, a
Tortuga, ma se
poi lì non c'era? Avrebbe iniziato a vagare per il Mar dei
Caraibi sperando in
un incontro fortuito? Una cosa del genere probabilmente avrebbe
richiesto anni,
considerando che di suo padre non conosceva né l'aspetto,
né che mestiere
faceva, né i posti che frequentava, solo il nome, solo quel
maledetto nome che
aveva voluto sapere per così tanti anni e che ora ne era
venuta a conoscenza
nel peggior dei modi possibili, con la morte di sua madre.
Però, d'altro canto, non aveva neanche più niente
ormai che la legava a quell’
isola. A parte Johnatan.
Partire
per allontanarsi da lui potrebbe già dimostrarsi una valido
motivo
Pensò
la ragazza ironicamente, ma
neanche più di tanto. E Maggie? L’avrebbe lasciata
da sola su quest’isola, con
molte probabilità di non vederla mai più?
Potrei
cercare di convincerla a partire con me.
Partire? Allora vuoi proprio andartene, ha deciso?
No, non ho deciso.
E quindi cosa vuoi fare? Stare qui e lasciarti assalire dai tuoi
pensieri?
Rimanere su quest’isola con il tuo caro patrigno e vivere una
vita di
rimpianti, continuando a pensare a cosa sarebbe successo se fossi
partita?
Non lo so ciò che devo fare! E ora poi sono troppo stanca
per parlarne, voglio
solo riposare, è chiedere troppo? Domani mattina
penserò al da farsi!
Dormire, certo, è una
parola. Ma tra il dire e il
fare c’è di mezzo il mare, specialmente se i
pensieri continuano ad assillarti
senza darti tregua, allora l’unica cosa possibile da fare e
lasciarli navigare
nella tua mente.
Era calata la notte senza che
Angela se ne
accorgesse. Il tempo per lei sembrava essersi fermato. Continuava a
guardare
l’orizzonte senza però vederlo veramente. Aveva la
mente preda di mille
pensieri e il cuore navigava tra sentimenti contrastanti tra loro.
L’Angela
impulsiva, quella che si faceva guidare dal cuore, le diceva che doveva
imbarcarsi al più presto e cercare suo padre, senza
preoccuparsi delle
possibili conseguenze. Quella razionale, la parte di lei che guardava
sempre i
pro e i contro di ogni azione, quella che veniva fuori solo nelle
decisioni più
importanti, le suggeriva di rimanere lì, che era insensato e avventato salpare per mare
solo con una
debole rotta, con niente di certo. E correre un rischio del genere per
cosa
poi? Per cercare un uomo che per tutti questi anni era rimasto assente
dalla
sua vita, la vita di sua figlia.
Non
è stata colpa sua. È vero, l’ho
pensato, ma la mamma ha spiegato bene nella
lettera che è dovuto andare via poco dopo il suo
concepimento, quindi
probabilmente non sapeva nemmeno che mia madre era incinta di lui,
quando se n’
è andato.
Ne sei sicura?
Ma certo, questo non lo metto in dubbio, che razza di persona
è una che lascia
la donna che ama, per di più incinta, senza un valido
motivo?
Una persona che pensa solo a se stessa senza preoccuparsi di poter
ferire gli
altri, ovvio.
Esatto, e mio padre non è così! La mamma diceva
sempre che era un brav’uomo, e
ogni volta che lo nominava aveva gli occhi ancora sognanti, di certo
non può
essersi innamorata a tal punto di una persona egoista e senza scrupoli!
Di
certo avrà avuto un buon motivo, un motivo che io voglio e
devo sapere.
Un bivio, ecco cosa la vita le
metteva davanti, un
bivio. Il destino le presentava due strade che l’avrebbero
portata a vivere due
vite completamente diverse tra loro, questo lo sapeva. Se fosse rimasta
sull’isola, si sarebbe sposata, avrebbe avuto una famiglia e
probabilmente
avrebbe portata avanti la locanda del patrigno. Una vita normale, come
quella
di tutte le ragazze di quell’epoca, una vita che le stava
stretta solo a
guardarla, era vero, però un’esistenza sicura, che
non prevedeva brutte
sorprese, ma solo grandi rimpianti. Se invece fosse partita, si sarebbe
messa
sulle tracce di suo padre, salutando per sempre una vita sicura e
tranquilla
tra le quattro mura di casa e abbracciando un’esistenza di
avventure e grandi
esperienze, sia che avesse o non avesse trovato il padre. Se lo avesse
trovato
avrebbe iniziato a vivere con lui, qualunque fosse la sua vita, se non
lo
avesse trovato lo avrebbe cercato per mari in eterno,
e una volta iniziata una vita di avventure, sempre
in movimento, conoscendosi, era sicura che non sarebbe mai
più tornata sulla
terra ferma. Cosa fare?
Continuò a pensare al
suo futuro ancora a lungo,
piangendo di tanto in tanto quando il pensiero della perdita appena
subita
riaffiorava nel suo cuore, provocando la fuori uscita di altre lacrime.
Questo
finché la stanchezza non prese il sopravvento e Angela non
si addormentò lì,
sulla spiaggia.
Quando l’alba fece
capolino sul versante opposto
dell’isola rispetto dove si trovava lei, Angela si
destò, svegliata dalla luce
che avanzava lentamente. Passati i primi secondi di disorientamento per
ritrovarsi sulla spiaggia a quell’ora del mattino, la ragazza
ricordò tutto,
compreso quello che doveva fare, doveva vedere Maggie.
In pochi secondi fu sotto casa sua.
La madre di
Maggie era già alzata e preparava la colazione, e vedendo
arrivare Angela, dopo
averle detto alcune parole di conforto sulla morte di Annalisa, la
informò che
Maggie era ancora in camera sua, ma che doveva essere già
sveglia.
“Grazie,
signora” ringraziò Angela e salì a
perdifiato le scale che portavano alla stanza di Maggie.
“Maggie!”
La ragazza piombò nella
sua camera come un uragano,
e trovò l’amica che ancora assonnata sedeva sul
letto con l’intenzione di
alzarsi e di vincere il sonno. Il vedere
Angela entrare di gran carriera in camera sua,
però, la
svegliò completamente.
“Angela, che ci fai
qui?” esclamò stupita, poi
però, vedendo l’espressione sconvolta
dell’amica, aggiunse subito “come stai?
Hai bisogno di qualcosa? Siediti, su” e la fece accomodare
sul letto accanto a
lei. Appena si sedette Angela iniziò a parlare come un fiume
in piena, senza
farsi pregare. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, di condividere i
suoi
sentimenti e le sue idee con una persona fidata e alla quale voleva
bene, e
l’unica persona che rispondeva a questi requisiti, per lei
era Maggie. Parlò
della lettera, di cosa aveva trovato scritto, le raccontò di
suo padre,
dicendogli il suo nome e dove potrebbe trovarlo e la fece partecipe di
tutti i
pensieri che ieri sera l’avevano assalita sulla spiaggia,
senza tralasciare
nulla, se no sentiva che sarebbe esplosa se si fosse tenuta tutto
dentro.
Maggie la ascoltava incredula. Non
riusciva a
collegare ciò che l’amica le raccontava con foga
crescente, alla realtà che la
circondava. Sembra tutto troppo irreale per essere vero. Il padre di
Angela era
vivo e probabilmente si trovava a Tortuga, l’isola dei
pirati. E poi quel nome.
Quel nome non le era nuovo, aveva come l’impressione di
averlo già sentito da
qualche parte, anche se non ricordava dove.
“E ora cosa intendi
fare?” riuscì a dire Maggie
alla fine del discorso di Angela.
“Non lo so, uffa, non lo so, per questo sono venuta da te, in
cerca di un
consiglio” rispose esasperata la giovane.
Maggie rifletté a lungo,
dopodiché, con un dolce
sorriso, prese le mani dell’amica tra le sue, e con voce
calma e ferma esclamò:
“Angela, ti conosco troppo bene per credere che tu voglia un
consiglio da me,
tu vuoi un’approvazione alla tua scelta, non un
suggerimento”
Angela la fissò
incredula. Un’approvazione alla sua
scelta? Magari! Perché ciò avrebbe significato
almeno che aveva deciso
qualcosa! Ma stava lì il problema, che lei non sapeva cosa
fare! Possibile che
Maggie non l’avesse capito?
“Maggie, per ricevere
un’approvazione sulla mia
scelta, come minimo dovrei aver scelto cosa fare, ma il problema
è che non so
proprio cosa fare!! Per questo ho
bisogno di un consiglio, comprendi?”
Maggie sorrise. “Ma
infatti tu hai scelto. Hai
deciso di partire, ma essendo cosciente che è una decisione
pericolosa, vuoi
un’approvazione da qualcuno”
Angela continuava a fissarla ancora
più sbalordita,
sapeva qualcosa che a lei era oscuro?
Maggie proseguì.
“Sono anni che mi dici che vuoi
solo una scusa, un’occasione per lasciare questo posto che
pare odi tanto. Mi
hai sempre detto che mai e poi mai saresti finita ad ammuffire in una
casa con
quattro bambini e un marito che non alza un dito per aiutarti a mandare
avanti
la famiglia, per poi ritrovarti piena di rimpianti una volta diventata
vecchia.
Hai sempre affermato che saresti partita per avventura a bordo di una
qualsiasi
nave, proprio per scappare a questo stile di vita che tu trovi stretto,
e ora
che ti si presenta l’occasione buona vorresti tirarti
indietro? No, certo che
no, sei già pronta per partire, probabilmente il tuo cuore
è già salpato per la
prima nave diretta a Tortuga, l’unica cosa che ti tiene
arenata qui con il
corpo, è la microscopica parte razionale che fa parte del
tuo essere, che si fa
viva ogni tanto e che ti dice che potrebbe essere pericolo far
ciò che
vorresti. Perciò tu vuoi un’approvazione da me,
per mettere a tacere anche
quell’ultima vocina fastidiosa, non perché non
vuoi partire!”
Angela rimase un attimo a
riflettere in silenzio.
Le affermazioni fatte da Maggie l’avevano spiazzata.
Caspita,
e se quello che dice è vero? Anzi, senza il se.
Ha ragione, mi conosce più lei che io!
È vero, io non voglio rimanere su
quest’isola, voglio andarmene, e questa è
l’occasione buona che ho aspettato e
sperato per tanto tempo. Ma perché allora ho così
paura di coglierla? Perché
potrebbe essere pericoloso, come suggerisce la mia parte razionale. Ma
d’altronde…chi non risica non rosica.
Maggie, sei fantastica.
“Maggie, sei fantastica,
hai ragione, devo, no,
anzi, VOGLIO partire, e subito anche! Hai assolutamente
ragione!” esclamò colta
dall’entusiasmo. Poi si ricordò di una cosa che
aveva pensato la sera prima.
“Vieni con me” disse semplicemente.
Ora era Maggie a fissarla
incredula. “Cosa? No,
Angie, no.”
“Perché no?
Non puoi dirmi che vuoi davvero passare
tutta la tua vita su quest’isola!”
esclamò con forse troppa energia.
“Sai, non tutti sono come
te, in cerca di
avventure, qualcuno si accontenta delle cose semplici, e io faccio
parte di
quel qualcuno. E poi tu adesso non hai più nessuno che ti
possa tenere qui, io
invece ho ancora la mia famiglia, la mia casa. No Angela, non
posso.”
“A me rimani ancora tu, e
non voglio perderti, ti
prego vieni con me”
“Angela, non insistere,
no. E comunque non mi
perderai mica, rimarremo amiche per sempre, e quando avrai bisogno di
me,
basterà che tu torni qui, e mi ritroverai! Se parti, magari
dirai addio a tante
cose, ma di certo non a me, se tu non vorrai”
Come al solito Maggie aveva
ragione, pensò Angela.
Non poteva costringerla a venir via con lei, e per quanto odiasse la
sua
scelta, sapeva già in partenza che non l’avrebbe
mai seguita, anche se glielo
aveva chiesto lo stesso.
Oh
Maggie, sai benissimo che non ci sono alte probabilità di
rivederci e questo
probabilmente è un addio definitivo, eppure, continui a
dirmi di sperare,
tirandomi su di morale e aiutandomi in tutti i modi che puoi. Bene, ora
sono io
che dirò qualcosa a te, e non è solo una
speranza, la mia è una promessa,
Maggie, ci rivedremo, te lo giuro.
“Sai già come
farai per lasciare l’isola?” domandò
Maggie.
“Si, avevo una mezza idea. Pensavo di chiedere al capitano
Teels, il capitano
dell’unico mercantile che passa per la nostra isola, di darmi
un passaggio fino
Benprett. Salpa proprio stamattina, come sai. Da lì mi sarei
messa alla ricerca
di una nave diretta a Tortuga. Come ben sai qui passa solo una nave
diretta
alla città portuale più grande dei dintorni per
alcuni scambi commerciali,
quindi pretendere di andare direttamente a Tortuga è
impossibile, però presumo
che una volta a
Benprett troverò di
certo un’imbarcazione diretta verso la mia meta.”
Spiegò la ragazza.
Maggie rifletté un momento dubbiosa sul piano
dell’amica, dopodiché esclamò:
“Si, hai senz’altro ragione, però questo
funzionerebbe fino a Benprett, perché
una volta arrivata a Tortuga non ti consiglierei di rimanere in vesti
femminili, ma piuttosto di travestirti da comune mozzo, darai meno
nell’occhio
e passeresti indisturbata” osservò.
A
questo
non avevo pensato, è vero!
“Non ci avevo pensato.
Maggie, sei un genio, come
farei senza di te?” e scoppiarono a ridere tutte e due,
dimenticando per un
attimo che da lì a poco si sarebbero dovute salutare. Quando
però tornarono
alla realtà, smisero di ridere e si guardarono tristi.
“Allora ti
saluto” sussurrò Angela. “Maggie,
grazie, grazie di tutto”
Maggie sorrise e
abbracciò l’amica, consapevole che
probabilmente era l’ultima volta che la vedeva, ma contenta
del fatto che la
sua amica, la ragazza che era stata come una sorella per lei in tutti
questi
anni, poteva finalmente realizzare i suoi sogni, e che con un
po’ di fortuna
avrebbe anche ritrovato il padre che non aveva mai avuto.
“Arrivederci Angela, e
buona fortuna”.
Dopo essere rimaste abbracciate
un'altra manciata
di secondi, Angela si staccò e con un ultimo saluto
all’amica, si diresse verso
casa sua, sperando di trovarci Johnatan.
Come sperato lo trovò
lì. Era seduto sulla poltrona
e fissava il vuoto in una posa immobile, faceva quasi paura, sembrava
uno
zombie.
Se
è così distrutto, forse allora mia madre
l’amava davvero.
Angela sia avvicinò a
lui e lo svegliò dal suo
stato ipnotico, scuotendolo per un braccio. Lui sembrò
ridestarsi come da un
sogno profondo e la guardò dritto negli occhi, tornando
cosciente di sé.
“Angela, ciao,
come…come stai?” domandò al quanto
stupito di vederla lì, come se non fosse casa sua, e per
niente preoccupato
della sua assenza.
Come
vuoi che stia? Fu
tentata di rispondergli Angela, ma si trattenne.
“Male, e tu?”
“Male. Dove sei stata?”
Ah,
allora si è accorto della mia assenza, almeno quello.
“Ho fatto un giro, dovevo
schiarirmi le idee”
“Ah, ti capisco. E quella lettera, quella che
parlava…cioè, l’hai letta?”
La
lettera? Cosa gliene importa a lui della lettera, è una cosa
che la mamma ha
scritto per me!
“Si, l’ho
letta”
“E cosa diceva?”.
Johnatan era tremendamente curioso,
lo si vedeva
lontano un miglio. Voleva sapere se ciò che aveva detto sua
moglie era frutto
del delirio della febbre o era la realtà, e se era vero,
voleva senz’altro
saperne di più.
Angela pensò
all’opzione di non dirgli nulla, ma poi
si disse che senz’altro la madre non sarebbe stata contenta,
che avrebbe voluto
che lei spiegasse a Johnatan la verità, e che alla fine era
pur sempre l’uomo
che l’aveva mantenuta per tutti questi anni, qualcosa gli
doveva.
Così fece un bel respiro
profondo e si apprestò a
spiegare la soluzione. Forse era anche il metodo più
semplice per poi
annunciare che voleva salpare via da quell’isola. Ma prima
che lei potesse
aprir bocca, Johnatan parlò di nuovo.
“Insomma, tuo padre, come
si chiama, dove si trova?
C’era scritto nella lettera?” domandò.
“Prima non vorresti sapere se è veramente vivo o
no?” esclamò irritata la
ragazza.
“No, perché so già che è
vivo, tua madre me lo confesso prima di sposarci”
affermò lapidario.
Cosa?
Johnatan sapeva che mio padre è vivo? Mia madre lo ha detto
a lui prima
che a me? Come ha
potuto farmi una cosa
del genere?
Angela rimase incredula davanti
all’affermazione
del suo patrigno, non poteva credere alle sue orecchie. Lo sapeva. Lo
sapeva!!
Mentre a lei, che era la diretta interessata, nessuno le avevano mai
detto
niente!! Sentì montare la rabbia verso l’uomo che
aveva davanti.
“Angela, avanti, non
restare lì impalata, parla!”
Johnatan la riscosse.
“Lo sapevi! Perché non me ne avete parlato prima?
Perché?” esplose la ragazza,
ancora sotto shock.
“Tua madre pensò che era giusto che io lo sapessi
prima di sposarla, non
trovava leale sposarmi senza che io sapessi la realtà sul
padre della figlia
che mi apprestavo ad acquisire. Invece credeva che tu non fossi ancora
pronta
per sapere una realtà del genere, anche se magari potevi
ricevere la notizia in
modo migliore, effettivamente.” ammise lui.
“Però non mi ha mai voluto dire il
suo nome, dicendo che lo avrei saputo quando anche tu fossi stata messa
al
corrente della verità” concluse.
Incredibile,
mamma, perché? E ora cosa devo fare, gli dico il suo nome,
non mi va, non
voglio, lui non ha alcune legame con me, perché dovrei farlo
partecipe della
mia vita? Però, forse la mamma avrebbe voluto che glielo
dicessi.
Angela era adirata contro il
patrigno, e in parte
anche contro la madre, e
ora non sapeva
cosa fare, se far prevalere la rabbia e non raccontare nulla a
Johnatan, o
essere ragionevole e mettere da parte il risentimento per il momento.
Incredibilmente,
al contrario di quello che avrebbe fatto di solito, optò per
la seconda
possibilità. Così si sedette sul divanetto
accanto alla poltrona e spiegò tutto
a Johnatan a denti stretti, della lettera e del fatto che intendeva
partire.
Lui fu molto soddisfatto della spiegazione per quanto riguardava il
padre della
ragazza, sembrava che non aspettasse altro, e memorizzava avido ogni
informazione, e anche se Angela ancora non si apprestava a rivelare il
nome
tanto atteso, ascoltò tutto senza fiatare. Però
quando la ragazza confessò che
voleva partire per cercarlo, Johnatan si contrappose furioso.
“Cosa? No! Non ci pensare
nemmeno, tu da qui non ti
muovi!”
Cos’è
che non devo fare io? Non muovermi da qui? Ma chi ti credi di essere
per
ordinarmi una cosa del genere? Non sei nessuno per me! E uno dei motivi
che mi
spinge a partire, anche se i piccola parte, è proprio la
voglia di allontanarmi
da te!
Ecco la rabbia riaffiorare nel
cuore di Angela. Era
incredibile come quell’uomo riusciva a farla arrabbiare per
ogni cosa, ma
riuscì a darsi un contegno, e cercò di iniziare
la discussione con la mente
lucida. Lui voleva che non partisse? Avrebbe cambiato idea, non era il
caso di
arrabbiarsi, lei orami aveva già deciso, e di sicuro non
sarebbe stata lui a
farle cambiare idea, senza contare che non aveva neanche
l’autorità per
trattenerla, non era mica suo parente, aveva la discussione in pugno.
“Io invece me ne vado.
Voglio andarmene da qui, e
voglio trovare mio padre. Ormai ho deciso.”
Affermò altezzosa.
“Io invece ti assicuro che da qui non te ne vai. Sii
ragionevole, non puoi
salpare in mare per cercare un uomo con una blanda idea di dove sia,
questo lo
sai anche tu, potrebbero volerci anni e anni per una ricerca de genere,
e
potresti anche non trovarlo mai. Allora cosa faresti? Non avresti
più un posto dove
stare! E nessuno che ti possa aiutare!”
Incredibile,
non dirmi che ora si preoccupa per me! Pensò stupita la
ragazza, ma questo non minò la sua
determinazione.
“So che sarà
difficile, ma almeno ci voglio
provare. Ho già pensato a tutte le ipotesi possibili, a
tutte le conseguenza a
cui potrei andare incontro, ma rimango del parere che devo partire, non
posso
rimanere qui, non dopo tutto quello che è
successo.” cercò di spiegargli
Angela, usando un tono appena più dolce di prima.
“No, tu non sai un bel
niente di come sarà una
volta là fuori da sola. E poi non puoi farmi
questo”
Angela rizzò le orecchie
e aumentò l’attenzione. Non
posso fargli cosa? Adesso gli dispiace anche che sto per lasciarlo? In
tutti
questi anni non ha mai mostrato tutto questo interesse nei miei
confronti, non
ci posso credere.
Johnatan proseguì
“Ora che tua madre è morta mi
rimani solo tu che possa darmi una mano alla locanda! Già
dovrò accontentarmi
di te, che maldestra come sei so già che combinerai un sacco
di disastri, ma
almeno non dovrò assumere qualcuno. Pagare uno stipendio ad
una persona è molto
più costoso della mancia che darei a te ogni tanto. Hai una
vaga idea di quanti
soldi mi faresti perdere? E poi oggi non sono neanche di buon umore,
quindi non
farmi arrabbiare. Sai che la maggior parte dei cittadini
dell’isola hanno detto
che per obbligo devo tenere chiusa la locanda per almeno una settimana
per
lutto? Mi faranno perdere un sacco di guadagni! Che
disgrazia!”.
Detto questo si rimise le mani tra i capelli, immergendosi di nuovo nei
suoi
pensieri, come quando Angela lo aveva trovato.
La ragazza rimase allibita.
Cosa
scusa? È per questo? Per questo ti ho trovato sul divano
disperato? Per i tuoi
stupiti guadagni? E si, la morte di tua moglie per te è
stata proprio una disgrazia!
Hai perso la tua servetta gratuita e per di più devi tenere
chiusa la locanda
per una settimana! Questa si che è una tragedia! Senza
contare che la tua
sostituta non stipendiata ti sta per mollare in asso. Mi fai
letteralmente
schifo, sei un persona spregevole e viscida, non ti meritavi tutto
l’affetto
che mia madre ti riservava!
Arrabbiata? Era riduttivo. Angela
era ADIRATA!!!!
Adirata contro quel viscido essere che le si parava davanti. Non
riuscì più a
trattenersi, ed esplose in un fiume di parole. Il pensiero che a
Johnatan della
morte della madre non importasse nulla era insostenibile, aveva sempre
saputo
che era un omuncolo avaro e senza scrupoli, che pensava solo al suo
denaro, ma
adesso aveva superato ogni limite.
“Cosa? È per
questo motivo che ti disperi tanto? Mi
fai schifo! Tua moglie è morta e tu ti preoccupi dei tuoi
guadagni! Ma ti rendi
conto almeno di quanto sei meschino ed egoista? In più vuoi
privare me della
possibilità di lasciare quest’isola e magari di
ritrovare mio padre, perché se
no dovresti assumere una cameriera? Io partirò, e subito
anche, che tu lo
voglia o no! Ho preso la mia decisione, e nessuno potrà
impedirmi di partire,
tento meno tu! Anzi, tu fai parte di quei motivi che mi spingono a
lasciare
questo posto!” gli riversò addosso.
Johnatan si alzò di
scattò dalla poltrona, offeso e
arrabbiato per quelle affermazioni, puntò dritto su Angela e
le tirò uno
schiaffo. O meglio, provò a tirarglielo, perché
la ragazza fu più veloce e lo
schivò senza troppe difficoltà.
Mi
dispiace mio caro, ma sei troppo lento per me! Cosa assolutamente vera,
dato che Angela possedeva i riflessi di un gatto, qualità
che le si rivelava
utile in molte occasioni, specialmente nei duelli con la spada.
“Non ti azzardare a
sfiorarmi con un dito o vedi.
Sei vecchio, e per di più non sai nemmeno tirar di spada,
mentre io, come ben
sai, sono un’ottima spadaccina, e ti assicuro che in questo
momento non so cosa
mi trattenga a non puntare la mia lama
contro la tua gola, quindi non istigarmi ancora di
più. Chiaro?” affermò
calma ma minacciosa.
Johnatan rimase un momento
sbigottito. No, non era
affatto saggio farla arrabbiare ancora di più, lo sapeva
bene. Angela era una
brava ragazza, ma non si era mai tirata indietro davanti ad una sfida,
provocazione o palese insulto, dando inizio ad uno scontro con la spada
o
qualunque altra cosa, e solitamente aveva sempre la meglio. In breve,
era
meglio arrendersi e lasciarla andare, per quanto fosse contrario alla
cosa. Ma
si, tanto cosa gliene importava? Anzi, era una palla al piede in meno.
Così si
fece da parte e tornò a sedersi, ma prima di lasciarla
andare definitivamente,
le domandò una cosa, quella che gli premeva di
più.
“Angela, aspetta, non ti
voglio fermare, puoi
partire, anzi, se lo vuoi sapere sono anche contento che tu te ne
vada,” disse
con un pizzico di veleno nella voce che Angela ingorò
totalmente “però almeno
rispondi a quest’ultima mia domanda, tuo padre, come si
chiama? Questo me lo
devi”
Prevedibile,
anche se speravo che non me l’avrebbe chiesto. Cosa faccio
gli rispondo? Non
vorrei, però d’altronde mia mamma avrebbe voluto
che lo sapesse,
d’altronde, glielo
aveva promesso che
l’avrebbe saputo quando anch’io ne sarei venuta a
conoscenza.
Trasse un profondo respiro e si
apprestò a
rispondere. Lo guardò fisso negli occhi e, finalmente, con
non poca fatica,
glielo disse.
Lui rimase allibito, fermo immobile a fissarla, quasi non credesse alle
sue
orecchie. Infine, ritornò a guardare il vuoto meditabondo.
Comportamento strano, e se fosse
stata un’altra
occasione, una reazione del genere avrebbe dato molto da pensare ad
Angela, ma
ora aveva solo in testa il fatto che doveva partire, così,
senza degnarlo più
di uno sguardo, si diresse in camera sua, fece fagotto delle sue cose
che le
sarebbe servite, la spada, qualche soldo, e un paio di pantaloni e una
camicia
di ricambio. Esattamente come le aveva consigliato Maggie si sarebbe
fatta
scambiare per un ragazzo una volta a Tortuga e perchè il
trucco venisse bene,
mise nella sacca anche un logoro cappello con la quale avrebbe poi
nascosto i
lunghi capelli castani.
Speriamo
solo che tutto fili liscio.
Quando ebbe finito di prepararsi,
si incamminò
fuori dalla casa, dando solo un’ultima e definitiva occhiata
a Johnatan. Una
volta fuori si diresse verso il porto.