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Autore: Kaleidoscope_    02/04/2013    4 recensioni
Quelle parole mi rimbombarono nella testa. Non volevo crederci. L'idolo che ho adorato per tutto questi anni poteva avermi detto ciò?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le ore passarono in fretta e si fecero presto le 15:30.
Andai in bagno e riempii la vasca. Un bagno caldo sarebbe stato il metodo per rilassarmi un po'.
Mi tolsi i vestiti e sciolsi i capelli entrando nell'acqua calda. Mi sdraiai e appoggiai la testa sul bordo. Quando stavo per chiudere gli occhi, iniziò una canzone dalla playlist del mio cellulare che avevo appoggiato sul lavandino. Apple Shampoo. Avevo le mani bagnate perciò non riuscii a toglierla.
Come una scossa mi percorse tutto il corpo. Quella canzone mi aveva sempre fatto pensare al mio ex ragazzo, dopo avermi lasciato mi mandò un messaggio con scritto 'The start was something good, but some good things must end!' e non avete idea di quanto lo abbia odiato in quel momento.
Improvvisamente tutta la mia volontà che mi impediva di andare da Tom se ne andò a farsi fottere. Non volevo che quel qualcosa che era iniziato bene finisse. O almeno, non così.
Uscii velocemente dalla vasca – rischiando anche di scivolare – e mi coprii con un asciugamano.
Corsi in camera, mi infilai qualche vestito a caso, un paio di scarpe e corsi fuori casa dirigendomi verso l'autobus.
Presto salii, nonostante le occhiatacce della gente. Forse vedere una ragazza con i capelli totalmente bagnati, gli occhi gonfi, una maglia gialla corta fino all'ombelico, un paio di shorts neri e delle converse dello stesso colore, a fine Marzo, non si vedeva tutti i giorni.
Comunque, arrivai in periferia e feci una corsa verso il parco, dopo aver visto l'orologio alla fermata che segnava le 16:00.
Non vidi nessuno, ma mi sedetti comunque su una panchina, aspettando Tom.
Si fecero le 17:00, ma di lui nessuna traccia. Furiosa più che mai, mi alzai e me ne andai da lì, ma qualcuno mi trattenne per un braccio. Mi girai pensando di vederlo, ma invece tolsi la presa da quella lurida mano dopo essermi accorta che colui che mi tratteneva non era Tom ma bensì un ubriacone proveniente da chissà dove.
“Tu che vuoi?” sbottai.
“Voglio giocare un po' con te, vieni qui!” rispose guardandomi con fare maniaco.
Iniziai a correre, ma caddi dopo aver sentito una grandissima fitta alla gamba.
Il tizio mi seguì e non appena mi vide a terra si avventò sopra di me cercando di spogliarmi.
Cercai disperatamente di muovermi di lì, ma le sue mani ispide iniziarono a toccarmi pancia e poi sempre più giù. Non riuscivo ad urlare perché mi teneva una mano sulla bocca, così pensai bene di morderla e l'uomo perse per qualche secondo la presa. Ne approfittai per rialzarmi e continuare a correre, ma lui riuscì di nuovo a prendermi, questa volta con più forza.
Mi trascinò in un posto buio, una specie di capanna. Continuavo a dimenarmi, ma a lui non importava.
Allentò la presa alla mia bocca così iniziai ad urlare il più forte possibile.
“E' inutile, nessuno ti sentirà!” disse lui, prima di avventarsi su di me non permettendomi nessun movimento.
Mi tolse la maglia e iniziò a toccare avidamente il mio seno. Iniziai a piangere, non sapevo più cosa fare. Non avevo più forze per respingerlo.
“Ti prego, smettila” chiesi disperatamente, con le lacrime agli occhi.
“E lasciare tutto questo ben di Dio? Oh no, piccola.” continuò lui.
Sentii premere qualcosa sulla mia coscia, non era di certo un buon segno.
Dopo inizio a sganciarmi gli shorts e se ne liberò presto, così mi prese per le cosce e si avvicinò a me.
Con le mie ultime forze, gli sferrai un calcio dritto nelle palle e scappai per qualche metro, finché non mi raggiunse e mi prese con sé.
“Dannata ragazzina! Se ci riprovi sei finita!” mi gridò in faccia, spaventandomi.
Mi sbatté in terra ed iniziò a baciarmi il collo, poi il seno e infine la pancia.
Proprio mentre cercava di far entrare le sue mani nelle mie mutande, riuscii a dargli una ginocchiata in faccia, ma lui mi bloccò e mi diede uno schiaffo.
“Non dovevi farlo.” si limitò a dire, per poi iniziare a picchiarmi.
Sentivo dolore, sia mentale che fisico.
Mentale grazie a quel bastardo di DeLonge e fisico, beh, mi pare ovvio il motivo.
All'improvviso qualcuno apparve da dietro.
“Lasciala stare!”
Queste sono le ultime parole che sentii, dato che dopo poco svenni.
Mi risvegliai a casa, sotto le mie coperte.
L'orologio segnava le 18:00.
Avevo graffi e lividi ovunque, facevano veramente male.
“Dannato Tom DeLonge! Se non fosse stato per te, non sarei in queste condizioni! Dio solo sa quanto possa odiarti! Non voglio vederti mai più!” furono le prime parole che urlai, ma mi pentii presto di averlo fatto perché mi colpì un dolore lancinante alla testa. Chiusi gli occhi e sospirai, ma li riaprii presto quando sentii qualcuno entrare nella mia stanza.
Mi mossi di scatto, provocandomi dolore ovunque, dato che non conoscevo la persona che mi ritrovai davanti.
“Non avere paura, non sono quel maniaco.”
“T-tu che ci fai qui?” balbettai.
“Ti ho riportata a casa, ho visto che quell'uomo ti stava picchiando e ho pensato di intervenire.”
Si avvicinò a me ma indietreggiai a mia volta.
“Chi sei?”
“Mi chiamo Alessandro, per gli amici Alex. Tu devi essere Giorgia, mi hanno parlato di te. Sono in classe con il fratello di Evelyn.” rispose con tono tranquillo, sorridendo.
Quel sorriso mi fece calmare, così mi rilassai.
“Sì, sono Giorgia. Piacere di conoscerti, Alex.”
“Allora, puoi dirmi cosa ci facevi tutta sola in quel parco? Non sai che a quell'ora gira brutta gente lì?”
“Certo che lo so, pensi che vada lì per farmi violentare dagli sconosciuti? Dovevo incontrare un ragazzo.”
“Ah, ho capito. Vedo che sei fan dei blink-182 o meglio, di Tom DeLonge! Anche io lo sono!” disse con gli occhi che luccicavano. Lo fulminai con lo sguardo, così mi alzai e mi diressi verso la parete piena di poster. Iniziai a strapparne uno, poi due, ma quando arrivai al terzo iniziai a piangere e le gambe mi si fecero deboli, così mi accasciai a terra. Non era da me un comportamento del genere, maledii il giorno in cui incontrai quel fottutissimo – bellissimo – chitarrista.
Alex mi aiutò a rialzarmi e mi poggiò sul letto.
“Scusa, non volevo farti arrabbiare, pensavo di farti pensare ad altro.” disse abbassando lo sguardo.
Presi un bel respiro e mi sdraiai.
“No, non preoccuparti. Di solito non reagisco così, ma c'è una storia dietro. Ti chiedo solo di non parlare di..” mi interruppi abbassando la testa.
“Tom?” continuò lui.
Iniziai a singhiozzare, annuendo con la testa.
Alex si avvicinò e mi abbracciò. Mi strinse forte e io ricambiai, ne avevo bisogno.
Rimanemmo così per un po', finché non mi decisi a parlare.
“Ti va di farmi compagnia per qualche ora? Dopo semmai chiamo Evelyn e la faccio venire qui.”
“Certo, non ho niente di meglio da fare! Se ti va di raccontarmi cos'è successo dopo, non farti problemi.”
Annuii e lo feci uscire dalla stanza, iniziando a cambiarmi.
Magari sfogarmi sarebbe stata una buona idea, infatti decisi di portarlo nel terrazzo di casa.
Presi due sdraio e ci sdraiammo.
“E' successo tutto tre giorni fa. La mia migliore amica, Evelyn, era venuta a sapere che i blink-182 erano in vacanza qui a Firen-”
“I BLINK-182 SONO QUI A FIRENZE? COSA?”
“Sì, ma fammi continuare perché non so quanto resisterò ancora.”
Lui annuisce, dopo aver spalancato gli occhi sentito il mio precedente discorso.
“Così siamo andate in un hotel, sperando di trovarli. Dopo essere arrivate, sono caduta e mi sono sbucciata il ginocchio. Evelyn è corsa subito a prendere del ghiaccio, così sono rimasta sola e quando ho provato a rialzarmi, ho sentito una fitta alla ferita e stavo per ricadere. Tom mi ha vista e mi ha presa in tempo, così mi ha portata in camera sua. Mi hanno fatta visitare da un dottore che mi ha consigliato di andare a farmi una radiografia, così Tom mi ha accompagnata. Fatta la radiografia, sono tornata a casa. Ho dormito tutto il pomeriggio e quando è arrivata la sera, ho chiamato Evelyn e le ho chiesto di venire a cena da me. Poi però, Tom e Mark si sono presentati a casa mia e dopo aver parlato un po', Mark è sceso giù con Evelyn. Quando io e Tom siamo andati a vedere, stavano pomiciando, così siamo tornati in camera mia e lui mi ha suonato Carousel con la mia chitarra. Dopo siamo tornati giù e i due non c'erano più. Ho dato a Tom del teppista e lui mi ha rapita e portata in un parco, nonché quello di prima. Poi va beh, una cosa tira l'altra e siamo finiti a letto. Il giorno dopo non s'è fatto sentire, l'ho incontrato in un locale e mi ha detto che aveva scopato con me per una scommessa fatta con Mark. Sono stata male, molto male. E' venuto il giorno dopo qui ma l'ho cacciato via. Dopo poco mi ha mandato un messaggio dicendo che voleva vedermi al parco alle 16:00, ma a quanto pare non si è presentato.”
Alex rimase per 5 minuti a bocca aperta, poi si decise a parlare.
“Mi è caduto un mito, sai?”
“Non dirmelo a me.” risposi guardando il panorama.
“E' stato un bastardo, ma una ragazza come te non ci metterà tanto a trovarne uno meglio!”
Lo guardo con fare interrogativo, senza rispondere.
“Intendo, sei una bella ragazza e ne avrai a palate di ragazzi dietro!”
Arrossii e abbozzai un sorriso.
“Ma che dici, sono solo una qualunque. Una stupida sedicenne che si è lasciata abbindolare da due ragazzi nel giro di un anno.”
Lui si sedette davanti a me e mi prese le mani.
“Ascolta, anche io ho sofferto per una ragazza due anni fa, quando avevo la tua stessa età. Ma adesso ho voltato pagina e devi farlo anche tu!”
“Lo so, ma non riesco a voltare pagina. Tengo davvero tanto a Tom e speravo l'avesse capito, ma a quanto pare mi ha solo presa in giro. Oltre tutto i ragazzi non mi prendono mai sul serio, pensano tutti che sia strana dato il mio aspetto.”
“Ma se sei bellissima!”
“Non è v-”
Venni bloccata da un paio di labbra che premevano sulle mie.
Mi staccai immediatamente, guardandolo scioccata.
Alex arrossì immediatamente e balbettò qualcosa.
“I-io...scusa devo andare!”
E poi scappò via, sembrava inseguito da un demone.
“Vaffanculo.” sussurrai.
Finito di imprecare, sentii il telefono fisso squillare, così andai a rispondere.
“Pronto?”
“Giorgia! Giorgia sono Evelyn!”
La sua voce era veloce, pensai subito al peggio.
“Cos'è successo?”
“Tom!”
Inizialmente disse solo ciò, aveva il fiatone e non riuscì a finire la frase.
“Non ne voglio sentire parlare di quel bastardo!”
Proprio quando stavo per riattaccare sentii Evelyn continuare a parlare, così rimisi la cornetta all'orecchio.
“No Giorgia, aspetta!”
“Dimmi.”
“Tom è stato investito! Sto andando in ospedale con Mark!”
Lasciai il telefono cadere, non potevo crederci.
Tremavo, caddi a terra ma mi rialzai e uscii subito di casa, diretta verso l'ospedale. 



Kaleidoscope's space:

Come promesso (?) ho aggiornato dopo Pasqua lol
Ringrazio
Waves of joy per aver recensito il capitolo precedente :)
Spero vi piaccia anche questo capitolo^^
  
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