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Autore: Barbycam    22/10/2007    6 recensioni
[...]<< Oh, buon giorno signorina…? >> ad accoglierla fu proprio la donna in viola, la professoressa che urlava contro il coach in presidenza. Maxime sgranò gli occhi e cercò di indietreggiare, ma la mano della signorina Anders sulla sua schiena la fermò, spingendola dolcemente in avanti.
<< Maxime Connelly, buon giorno a lei. >> rispose cauta la ragazza, entrando in classe. Non l’avesse mai fatto! In seconda fila c’era il capellone!
<< Questa è una persecuzione! >> esclamarono contemporaneamente lei e il capellone, per poi scoccarsi uno sguardo di sfida.
<< Qualche problema, signor Danforth? >> gorgogliò la professoressa, facendo tacere tutti. Il ragazzo scosse la testa, mentre Maxime si andava a sedere nell’ultimo posto in fondo.[...]

UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUHHHHHHHHHHHHHHHHH sono tornata! Commentate, eddai ^^ Kiss a tutti!
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Quello che non sai

Quello che non sai

 

Sharpay si svegliò nella notte, scattando a sedere sul letto, con la fronte imperlata di sudore. Qualcosa non andava. Guardò accanto a lei e, invece di trovare il corpo addormentato di Maxime, trovò solo delle lenzuola sfatte ed un biglietto scarabocchiato.

- Sei un angelo, non ti preoccupare per me, tornerò prestissimo, non te ne accorgerai neanche. Ti voglio bene, Max

La bionda sgranò gli occhi, schokkata, e si vestì immediatamente delle prime cose che le capitarono a tiro, ovvero una tuta blu con delle righe bianche verticali. Si infilò le scarpe da ginnastica velocemente e andò a sfondare la porta del gemello, evidentemente bell’e addormentato, con una furia innata. Dopo cinque minuti, Ryan con gli occhi mezzi chiusi andò ad aprire la porta, scocciato.

<< Lo sai che ore sono, sorellina? L’una. Perché non torni a dormire? >> fece il ragazzo, appena si rese conto che era sua sorella ad averlo svegliato nel cuore della notte e che aveva gli occhi sgranati e… una tuta… qualcosa scattò nel suo cervello, rendendolo un po’ più lucido. Era un evento più unico che raro vedere Sharpay Evans vestita da ginnastica e senza trucco, quasi come una nevicata in agosto. La squadrò meglio.

<< Maxime, non c’è più… >> sussurrò la bionda, alzando lo sguardo sul gemello. Provava un profondo attaccamento a quella ragazza, ci aveva passato un pomeriggio assieme per il tennis ed era veramente simpatica come persona, socievole e sorridente, quello che lei non era e che non sarebbe mai stata. Per questo, forse, si era così attaccata. Ryan, appena appurata la notizia, fece entrare in camera la gemella e si vestì, anche lui, con le prime cose che gli capitarono a tiro. Infilò le scarpe da ginnastica e scese le scale, trascinando con sé la sorella. Maxime. Un nome, una garanzia. Una ragazza pazza e fuori di testa che si era messa in testa la brillante idea di uscire di notte con tutti i lampioni spenti e senza dire nulla a nessuno per di più con la febbre alta e con un temporale che poteva tranquillamente fare concorrenza al Diluvio Universale. Si misero a girare attorno alla casa, ma con infruttuosi risultati. La rossa era sparita nel nulla.

XXX

Maxime era seduta su una panchina malconcia ed in via di putrefazione e pensava alla sua vita. Si era svegliata nel bel mezzo della notte, facendo un incubo. Aveva scritto in fretta e furia un biglietto a Sharpay ed era uscita di casa. Solo dopo aveva cominciato a diluviare. Si strinse nella maglia, guardandosi attorno. C’era qualcosa che non andava in quel posto. Si sentiva osservata.

<< Ciao bellezza… >> soffiò una voce alle sue spalle, facendola saltare sul posto. Si voltò lentamente e si scontrò con l’alito di un’ubriacone.

<< Che vuoi? >> chiese voltandosi verso il muro che le era davanti. Era pieno di graffiti e cose così, che probabilmente sarebbero anche stati belli se ci fosse stato il sole.

<< Come siamo scortesi… hich!… non pensavo di trovare una ragazza così bella… hich!… anche ‘sta sera… >> Maxime si voltò verso l’uomo e lo guardò bene. Le ricordava qualcuno, ma non sapeva esattamente chi.

<< Che vuol dire anche ‘sta sera?? >> fece con disappunto la ragazza, rabbrividendo. Non sentiva neanche più la pioggia su di sé. ma sentiva la puzza d’alcol che usciva dalla bocca dell’uomo dietro di lei.

<< Basta domande… divertiamoci… >> come se nulla fosse, l’uomo le posò una mano sulla coscia, salendo lentamente verso l’alto. Ma prima ce potesse fare qualche altra mossa, la ragazza scattò in piedi, cominciando a tremare e con le braccia accorate alla pancia.

<< Stammi lontano… >> sibilò a denti stretti la rossa, rabbrividendo. Faceva veramente freddo!

<< Con l’altra non ci ho messo tanto… sai, ho due nipoti… due gemelli… mi sto preparando per loro, capisci? Dammi una mano… >> supplicò l’uomo, alzandosi dalla panchina. La ragazza arretrò, terrorizzata. Aveva paura, paura di quello che poteva succedere. L’uomo le si avvicinò barcollando. Si ingarbugliò i piedi e cadde in avanti, piantando le palme al muro e bloccando così ogni via di fuga per Maxime. Questa si guardò attorno disperata. Doveva fare qualcosa, e immediatamente!

<< Come si chiamano i suoi nipoti? >> chiese a corto di idee per tenerlo lontano. Pensava che fino a quando avesse parlato, non gli sarebbe venuto altro in mente.

<< Oh sono così belli… e sexy… hich!… Sharpay e Ryan… hich! >> Maxime sbiancò. Era lo zio dei suoi amici? Era lo zio di Ryan, del suo Ryan? Di Sharpay?? Chiedendo perdono ai gemelli, pestò il piede all’uomo che si accasciò a terra. Lei lo scavalcò e cominciò a correre sempre più veloce. Senza accorgersene, andò ad urtare un qualcosa di morbido. Alzò lo sguardo e si scontrò con gli occhi nocciola di Sharpay. Si abbracciarono forti, congelate tutte e due.

<< Oddio… Sharpay, c’è anche tuo fratello? È successa una cosa pazzesca… >> sussurrò con voce rotta la rossa, stringendo convulsamente la tuta fradicia della bionda.

Lei annuì, per scomparire e ritornare dopo poco con Ryan. Anche lui abbracciò Maxime, facendola diventare rossa pari ai suoi capelli.

<< Dicci. >> esalò in un soffio, al suo orecchio, facendola rabbrividire.

<< Vostro zio… vuole violentarvi… ha provato con me… e sono sicura che l’ ha già fatto con altre… non voglio farmi odiare da voi… ma sono sicura di quello che dico… non vi mentirei mai… >> sussurrò. I due biondi si guardarono negli occhi per poi annuire, gravi.

<< Lo sapevamo. – Maxime alzò lo sguardo su Ryan, che aveva parlato. – Da un po’ lo zio aveva strani atteggiamenti verso di noi. A lei dava pacche sul sedere, a me chiedeva cose imbarazzanti… ora possiamo denunciarlo per molestie. >> soggiunse, con una nota di malinconia nella voce. Era pur sempre suo zio. Ed era il padrino di Sharpay. La rossa li guardò, con un sorriso tirato. Stava morendo di freddo. Aveva raccontato ai gemelli che il loro zio aveva provato a violentarla. Era inzuppata fino al midollo e aveva la febbre alta. Bella roba. I due la sorressero, quando ebbe un cedimento, e la tennero in piedi. Poi, improvvisamente, uno dei due supporti si staccò e Maxime barcollò malferma. Uno dei due si era staccato e probabilmente era Ryan, perché la forza rimasta era piuttosto deboluccia.

<< Dove vai? >> chiese sospettosa la bionda, mettendo una mano sulla schiena dell’amica.

<< Vado a cercare lo zio… tranquilla, posso correre. Voi andate dalla polizia. Chi non crederebbe a due belle ragazze infradiciate? >> sorrise e scomparve nel buio, lasciando sole e due amiche che si guardavano spaventate. Si mossero velocemente e arrivarono in dieci minuti alla polizia. Suonarono il campanello un paio di volte, fino a quando un uomo dal viso assonnato aprì. Cambiò immediatamente espressione quando notò le due ragazze con le facce scandalizzate e le fece entrare, spalancando la porta. Le fece accomodare in una saletta, poi portò loro delle coperte e due tazze di cioccolata calda per scaldarle. Le due ringraziarono, cominciando a bere avidamente la cioccolata. Raccontarono tutto e una volante partì immediatamente per cercare il biondo sperduto, trovandolo poco dopo a discutere con un ubriaco in un parco. Mentre c’erano, denunciarono anche lo zio. La volante li riportò a casa che erano le tre di mattina e spiegarono tutto ai genitori dei ragazzi.

 

A scuola…

 

<< Maxime!!! >> urlò una voce alle orecchie della rossa, che mentalmente, e probabilmente non solo, la maledì cento e più volte per averle trapassato un orecchio.

<< Ciao Tay… >> salutò di rimando, baciando sulla guancia l’amica che le si era affiancata, silenziosa come una pantera.

<< Come stai?? >> chiese la castana fissandola bene. Era pallida ed aveva delle occhiaie da fare ricredere un morto sul fatto di essere effettivamente morto. Maxime la guardò negli occhi, con la faccia di una che diceva: Indovina indovinello, cosa c’è nel cesto bello? Ti sembra che stia bene?

<< Non molto bene a dire il vero. >> rispose, dopo un po’. Si stava godendo quel poco di silenzio prima dell’entrata, quando si sentì spingere a terra da uno scossone troppo forte. Fortunatamente, grazie ai riflessi pronti, si aggrappò alla maglia di Taylor prima di cadere. Si rimise in posizione eretta e si voltò, prontissima a litigare con chiunque le si fosse presentato davanti. Ghignò.

<< Oh, scusa... sai, sei talmente bassa che non ti avevo vista… sarà perché non porti i tacchi… povera tua madre, ad avere una figlia così… >> sputò con cattiveria la bionda che le stava davanti. Qualcosa scattò nella mente della rossa, mentre si ricordava paso a passo quello che aveva detto.

<< Almeno la mia di madre ha ancora il coraggio di farsi vedere in giro. >> sorrise e girò sui tacchi seguita dalla castana che rideva. << Come si chiama quella gallina? >> chiese, sorpassando alcuni primini che la osservarono intensamente.

<< Cindy. È il capo delle cheerleader. >> rispose l’amica, ancora ridendo. Le mancava Gabriella, ma in compenso aveva trovato una ragazza straordinaria, con una voglia di vivere sensazionale ed una grinta da vendere.

<< Sarà guerra. >> sogghignò l’altra. Prese il polso dell’amica e si intrufolò in una massa di studenti di tutte le classi, che aspettavano l’inizio delle lezioni davanti alle porte in vetro. Dopo cinque estenuanti minuti di corse, spinte, rallentamenti e scossoni vari, si trovarono finalmente davanti alle porte. Sospirarono sollevate, fino a quando il silenzio piombò nel cortile. La massa di studenti si divise in due come le acque con Mosé e dal fondo fece capolino una matassa di morbidi boccoli biondi.

<< Stai indietro, la Regina di Ghiaccio e il servetto… >> le sussurrò Taylor, tirandola indietro.

<< Tay? Guarda che sono simpaticissimi. Lei è completamente diversa da quello che sembra. >> rispose scandalizzata la rossa, guardandola negli occhi. Evidentemente non la conosceva bene quanto lei…

<< Ci crederò quando lo vedrò. >> fece scettica la castana,incrociando le braccia al petto. Maxime sorrise, mentre si vedeva davanti il viso freddo di Sharpay.

<< Ehi Sharpay! >> salutò. La bionda si girò sorpresa, poi sorrise dolcemente alla rossa mentre le si avvicinava. Tutto il cortile della scuola era immobile, col fiato sospeso. C’era anche chi faceva scommesse.

<< Ciao Maxime… stai un po’ meglio? ‘Sta mattina sei voluta venire a piedi… ricorda il dottore dopo scuola… >> Taylor sgranò gli occhi vedendo la Regina di Ghiaccio parlare così alla sua amica. E la cosa particolarmente inquietante era che non la stava insultando o cose simili.

<< Sì lo so… beh, la conosci già Taylor, vero? >> la rossa prese per il polso la castana e la mise al cospetto della Regina. Le due si fronteggiarono squadrandosi da capo a piedi. Poi la bionda fece un passo avanti e… a sorpresa di tutti, abbracciò Taylor, che ne rimase schokkata. Sharpay Evans, la Regina di Ghiaccio, la stava abbracciando?? Involontariamente o no, si ritrovò a ricambiare all’abbraccio. Capì che Maxime aveva ragione su Sharpay.

<< Sì, vero Taylor? >>sorrise la bionda, per poi sparire dentro l’edificio assieme al fratello, lasciando tutti a bocca aperta. Maxime sorrise ed entrò subito dopo seguita dall’amica, ancora scossa. La giornata passò tranquilla, e anche le prove per il musical furono abbastanza veloci, fino a quando…

<< Signorina McKessie, signor Bolton… ormai siete una presenza fissa… pretendo di vedervi a tutte le prove, anche come attori, ballerini e cantanti. Sono stata chiara?? >> pronunciò la professoressa Darbus con un sorriso maligno ed orripilante in viso. Taylor e Troy si scambiarono uno sguardo terrorizzato, per poi guardare negli occhi la professoressa che se ne andava dal palco battendo le mani ingioiellate.

La donna si avvicinò alla rossa, sprofondata nella poltrona rossa con le cuffiette alle orecchie, e le batté sulla spalla, facendola sobbalzare.

<< Signorina Connelly… vuole gentilmente aiutarmi a dare le parti? >> Maxime boccheggiò un attimo. Che cosa??

<< Scusi? >> chiese infatti, spalancando le palpebre una decina di volte per rendersi conto di quello che succedeva.

<< Le ho chiesto, se cortesemente, può scrivere alla lavagna i nomi, io non posso. >> rispose la professoressa, schiaffandole in faccia un foglio scritto in grafia minuscola. Perfetto. La rossa si alzò dalla sedia e si avviò floscia alla lavagna sul palco. Prese in mano il pennarello e cominciò a tracopiare.

 

Bolton – Rasputin

McKessie – Sophie

Danforth – Vladimir

Connelly – Anastasia

Evans S. – Regina Madre

Evans R. – Dimitri

 

Scrisse tutti i nomi e i corrispondenti ruoli in grande. Poi, passò lo sguardo su quello che aveva scritto e… le venne un colpo talmente forte da farla cadere a terra. Lei era la protagonista… e si sarebbe innamorata di Ryan… favoloso. Scese ancora più mogia dal palco e si avviò dalla professoressa che stava scrivendo assieme a Kelsi alcuni fogli.

<< Professoressa, io… io devo fare Anastasia? >> chiese, ben sapendo di star facendosi male da sola.

<< Certo. Ha una voce favolosa e una grinta da far invidia. >> rispose la donna, con un sorriso maligno. Kelsi guardò Maxime con un sorriso dispiaciuto, mentre quest’ultima se ne tornava tristemente al suo posto. Si stava per addormentare, quando un urlo disumano la fece sobbalzare. Si voltò con il viso contratto in una smorfia di dolore, verso la fonte di quell’urlo e vide Chad Danforth con le mani nei capelli e gli occhi fuori dalle orbite. Anche le facce di Troy e Taylor non erano molto diverse, solo che almeno loro si erano risparmiati la figuraccia. La castana rifilò al vice una gomitata in pancia, facendolo tacere improvvisamente.

<< Se lo viene a scoprire papà, sono morto. >> si afflosciò Troy sulla poltrona, con il tono di un disperato.

<< Questo non è nulla in confronto a quello che ho passato io… non sai quanto desidererei che mi sgridasse mio padre. >> sussurrò Maxime, scivolando sempre più sulla sua poltrona. Sfortunatamente la sentirono. Troy le si avvicinò, gonfio come un tacchino.

<< Ah sì? E cosa ti è successo, sentiamo! Cosa, di tanto grave da sconvolgerti tanto? >> ululò, trasportando su di sé tutti gli sguardi dei presenti. Maxime si alzò in piedi e lo affrontò a muso duro, anche se sentiva che le lacrime stavano per solcarle nuovamente il viso.

<< Mia madre è morta tre mesi fa. Così siamo arrivati in America, io in un mesetto neanche ho dovuto imparare l’inglese alla perfezione. E adesso, come se non bastasse mio padre è in giro per l’America a cercare le sue origini… e mi aveva lasciata a casa da sola con a mia matrigna. Contento? >> sibilò, riducendo al massimo gli occhi verdi. Una lacrima scappò al suo controllo e le solcò, dispettosa, una guancia. Per non farsi vedere da nessuno, come un fulmine corse nel suo camerino. Vi si appoggiò con la schiena e cominciò a singhiozzare. Perché era tutto così difficile?

<< Mamma… perché te ne sei andata, perché? >> sussurrò tra i singhiozzi, rannicchiandosi sulle ginocchia.

XXX

Taylor aveva la bocca spalancata, come del resto tutto il teatro. Kelsi e la Darbus avevano ricominciato come se nulla fosse a scrivere, mentre gli altri cinque ragazzi erano rimasti a fissarsi immobili.

Ryan scattò in avanti. Stava per dire qualcosa, ma si bloccò. Dopotutto, a lui cosa interessava? Maxime era solo una ragazza… o no? In quel momento, un fulmine gli attraversò la mente. Gli piaceva. E tanto anche! La dimostrazione era il fatto che avrebbe volentieri ammazzato Troy per quello che le aveva fatto.

<< Io… io non lo sapevo… >> boccheggiò l’imputato, sentendosi gli sguardi ostili dei suoi amici addosso. Ryan chiuse gli occhi per darsi una calmata, ma ottenne scarsi risultati.

<< Bravo… tu non hai mai visto quanto sia straziante vederla piangere… ha detto stava, perché ieri è scappata di casa ed è venuta ad abitare da noi. È una tortura, peggio di quella cinese. Spero solo che non ti perdoni presto. >> e detto questo, il biondo si volatilizzò per vedere se l’amica stava bene.

<< Ma… >> provò Troy, ma Taylor lo bloccò con un gesto rapido della mano.

<< Ha ragione, per quanto mi costi, ha ragione. >> Sharpay le sorrise e Taylor ricambiò. Dopotutto, gli Evans non erano così di Ghiaccio come facevano vedere.

Intanto, Ryan era arrivato al camerino di Maxime. Bussò lievemente, ma non aprì nessuno. Accostò un orecchio alla porta e provò ad ascoltare quello che avveniva all’interno. Solo singhiozzi e rantoli sommessi. Con il cuore che gli batteva forte nel petto, spalancò la porta e la vide, rannicchiata in un angolo, con le braccia attorno alle gambe e il viso nascosto nelle ginocchia. Le si sedette accanto e le mise un braccio attorno alle spalle, spontaneamente. Lei alzò di scatto il viso e si scontrò in quegli occhi azzurri che sapevano tanto d’affetto. Non resistette e gli si accoccolò accanto, appoggiando il volto al suo petto. Lui l’abbracciò completamente, per proteggerla.

<< Max, stai tranquilla… io e Taylor abbiamo preso le tue difese… lui non voleva ferirti… >> sussurrò incoraggiante, mentre si sentiva la camicia bagnarsi sempre di più.

<< È che… pensavo fosse dolce… e invece… >> singhiozzò lei, aumentando il volume dei singulti. Però stava meglio. Ryan era l’unica persona che voleva vedere dopo quello che era successo. Ad un certo punto, il ragazzo si sentì un peso morto sul petto. Dapprima pensò che si fosse addormentata, ma quando sentì il respiro irregolare e la tosse si spaventò non poco. La prese in braccio e la portò fuori dal camerino.

<< Ryan… ho paura… ospedale… presto… ti prego… >> farfugliò delirante Maxime, con gli occhi chiusi, mentre muoveva il volto a destra e a manca violentemente. Il ragazzo, terrorizzato, corse al palcoscenico e chiamò la professoressa. Insieme, accompagnarono fuori la ragazza, che diceva cose deliranti. Disgraziatamente, la Darbus non aveva una macchina, diavoleria moderna, così dovettero chiamare l’ambulanza in fretta e furia.

Appena arrivò il mezzo, Ryan e Chad la adagiarono delicatamente sulla barella, poi, autorizzati dalla professoressa, salirono e la accompagnarono all’ospedale.

<< Cosa le è successo? >> chiese con la voce incrinata Chad. Non sembrava, ma voleva un bene dell’anima a quella ragazza. Probabilmente perché era stata una delle poche a rispondergli a tono.

<< Non lo so, non lo so… io sono entrato e piangeva… l’ho abbracciata… poi ha cominciato a delirare… >>balbettò il biondo, mettendosi le mani nei capelli. Maxime, con un’enorme sforzo, si voltò verso di lui e gli sorrise. << Non preoccuparti… starai bene… e tornerai a cantare e a ballare e a ridere… devi solo esser forte… >> disse dolcemente, quando se ne accorse. Lei scosse lievemente la testa, sempre mantenendo il sorriso.

<< Grazie. >> sussurrò, per poi chiudere gli occhi e respirare faticosamente. Sentiva ce le forze l’abbandonavano, ma doveva resistere. Sapeva, sapeva che se si fosse addormentata, sarebbe stata la fine per lei. Era malata. Lo sapeva solo la mamma. Solo che quando era scappata di casa, si era dimenticata di prendere anche le medicine. Una cura per la sua malattia non esisteva ancora, solo delle medicine che la fermavano. Purtroppo, avevano preso la malattia di sua madre troppo tardi per poterla curare, mentre la sua era appena agli inizi. Ormai era da due anni che andava avanti così. Ogni giorno una pastiglia. Altrimenti… altrimenti succedeva quello che stava succedendo in ambulanza. Aprì gli occhi di scatto e si voltò faticosamente verso Chad. Lo guardò negli occhi, per dimostrargli che era ancora in sé.

<< Sclerosi Multipla, Chad. Dillo ai dottori. Ma deve stare tra noi. Piccolo… segreto… >> bisbigliò, muovendo solamente le labbra. Lui annuì, anche se pallido come un cencio.

Dopo una decina di minuti, arrivarono in ospedale. Velocemente, gli uomini in camice bianco portarono Maxime dentro d’urgenza, mentre sul suo volto sudaticcio si delineava un sorriso. Doveva resistere ancora qualche minuto e sarebbe stata salva.

<< Sapete per caso cosa le è successo? >> chiese un uomo con dei penetranti occhi smeraldini e i capelli bianchi, fermando per il polso Chad che stava correndo dietro alla barella.

<< No… non lo so… io non ero con lei… mi ha detto… mi ha detto solo “Sclerosi Multipla”… ma cos’è? >> il dottore sorrise a Chad, che si confuse ancora di più. Senza un’altra parola, il dottore scomparve, rincorrendo la barella. Il ragazzo si guardò attorno disperato. Aveva sempre odiato gli ospedali, anche quando era nata sua cugina avevano dovuto portarlo a forza nella stanza. Si sedette sconsolato su una sedia di plastica, accanto a Ryan che si teneva il viso tra le mani.

<< Non lei. Non lei, ti prego. Non Max. >> sussurrava tremante. Il castano lo guardò. Com’era diverso da quello che sembrava. A scuola era così freddo e calcolatore che sembrava un robot. Come un computer senz’anima. Alzò lo sguardo e lo fissò sulla parete verdastra davanti a sé.

Dopo un’ora di attesa, lo stesso dottore di prima spuntò da una porta. Si avvicinò a grandi passi verso i due ragazzi e sorrise loro. Il primo ad alzarsi fu Chad, con il volto funereo.

<< Allora? >> chiese, tremante.

<< Sta bene. ha avuto un attacco, ma siete arrivati in tempo. Potete andare a vederla, se volete. Oltre la porta, la terza a sinistra del corridoio di destra. >> dettò, per poi sorpassarli e andarsene verso altri pazienti. Il castano trattenne a stento un urlo di gioia, mentre scuoteva la spalla del biondo ancora seduto immobile. Ryan alzò lo sguardo su di lui e si mise in posizione eretta immediatamente. Senza una parola si diressero nella camera che aveva indicato loro il dottore. Tremanti, l’aprirono, per scorgere Maxime sdraiata sul letto con due tubicini trasparenti infilati nel naso. Ryan le corse accanto e le prese una mano, portandosela alla guancia.

<< Grazie, grazie… Maxime, mi senti? >> sussurrò, mentre Chad si avvicinava a loro. La ragazza sorrise e si alzò molto lentamente.

<< Sono stata meglio… i dottori dicono che vi devo ringraziare… non ce l’avrei fatta senza di voi… >> la rossa prese la mano del ragazzo e la portò alle labbra, baciandola. Poi con una mano chiamò a sé anche Chad e gli dedicò lo stessi trattamento.

<< Non potevamo… non potevamo lasciarti sola, lo sai… ci saremo sempre… >> rispose il castano, chinandosi a baciarle una guancia. Poi si alzò e uscì dalla stanza, sollevato, con il cuore leggero.

I due rimasti si guardarono negli occhi a lungo, stretti ancora mano nella mano. Improvvisamente, una lacrima scese dagli occhioni verdi della ragazza, che venne prontamente asciugata da Ryan con il pollice.

<< Ehi, ehi, non piangere. È tutto finito. Ce l’ hai fatta. >> si chinò sulla sua fronte e le baciò una tempia dolcemente. Poi tornò a sedersi e a guardarla negli occhi.

<< Non è per quello, Ryan. È che tu sei stato così gentile con me… e io ti ho detto di tuo zio… non mi sembra giusto… >> balbettò lei, stringendo forte la mano bianca del ragazzo, che le sorrise dolcemente.

<< Stai tranquilla, okay? Dovevamo farlo anche noi, devi stare calma, okay? L’unica cosa che voglio è ballare ancora con te, ridere e farti ridere, hai capito? >> Maxime ingoiò e lentamente smise di piangere, sotto lo sguardo azzurro del ragazzo.

<< Anche io. Non sai quanto. >> i loro visi si fecero più vicini, le loro labbra erano sempre più prolungate, fino a quando si incontrarono dolcemente ed il bacio si fece più profondo. Si staccarono ansanti, fissandosi negli occhi con un sorriso radioso in viso. << Ora… ora cosa siamo? >> sussurrò lei, catturando in un bacio le labbra di Ryan.

<< Come cosa siamo… siamo Maxime e Ryan, insieme. >> lui sorrise e le baciò delicatamente la fronte, stringendo la mano della ragazza. In quel momento, si spalancò la porta, facendo entrare Sharpay e Taylor con il trucco colato sulle guance, Troy con la faccia sconvolta e Chad con il volto sollevato. Senza preamboli, Troy spinse via delicatamente Ryan e strinse forte Maxime, togliendole quasi il respiro.

<< Scusa, scusami tanto, io non lo sapevo… non volevo, mi potrai mai perdonare? >> si staccò e la guardò fisso negli occhi, veramente dispiaciuto. Lei sorrise e annuì, mentre lui la stringeva nuovamente a sé. Poi, fu la volta delle due ragazze, che l’abbracciarono anche loro, piangendo come delle fontane.

<< Avanti, non avrete creduto che potessi lasciarvi così, no? Non si va via senza salutare. >> con questa battuta, fece scoppiare a ridere tutti, anche le due che però continuarono a lacrimare… di gioia questa volta.

 

 

Ciaooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!! Scusate il ritardo, ma ho voluto pubblicare oggi perché… rullo di tamburi… OGGI MI HANNO CHIESTO DI FARE DA MADRINA AL MIO FABRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Scusate, sono troppo felice!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! *____________________________________________________* va beh, okay, sorpassiamo, va’ ^^

Jud_91: Ma ziau! Cici, vedrò di metterli assieme. ^^ vedrò, dopo atroci sofferenze xDDD e comunque, Anita… mi serve ancora xD ancora per poco… no, scherzo! Bacioni, tvb

Nikoletta: Grasssssssssssssieeeeeeeeeeeee! Troppo gentile ^^ baci

DarkGiliath: Nuovamente in arancione, visto che ti piace xD oki, oki, come ti è sembrato questo chap? Baci8

*AqUaPrInCeSs*: Hihih, vuoi un riassuntino? Oki, è tutto al contrario. Chaddino e Troy sono i secchioni, mentre Gabriella e Tay sono le sportive e Ryan e Sharpay sono invertiti. ^^ oki, oki, ed ora, come ti è sembrato questo capitoluzzo? (da dove mi è uscita??? O.o) xDD kuss, tvb

Okay, basta. ^^ vado…

Baci, Barbycam            

 

  
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