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Autore: You move me    02/04/2013    0 recensioni
"Improvvisamente si era alzato dalla sedia lasciando che questa cadesse all’indietro con un tonfo sordo, cercando di bloccare i pensieri che stavano prendendo una direzione troppo pericolosa.. Aveva strascicato uno “Scusatemi” con voce bassissima ed era corso via. Era salito in auto e aveva guidato fino a casa, la mente annebbiata e le lacrime che premevano per essere liberate.. "
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si era appena conclusa una comune giornata sul set di Glee, tra riprese, prove, frenesia e ilarità.
 
Cory era stato oggetto delle solite battute idiote sulle sue scarse qualità di ballerino. Chord aveva perso per l’ennesima volta il suo iPhone gettando l’intero set nel panico più totale per un’ora intera. Ryan aveva amabilmente rimproverato una volta uno, una volta un altro, perché:
“Ci vuole più intensità!”
“State litigando, smettila di guardarla con gli occhi da pesce lesso!”
“Tra un’idiozia e un’altra, potresti farmi il piacere di leggerti il copione?”

Una giornata come le altre per tutti insomma, ma non per Darren, che si stava dirigendo verso il suo camerino, con lo sguardo basso, desideroso solo di gettare la testa sotto l’acqua per lavare via la quantità immane di gel che lo obbligavano a utilizzare quando indossava i panni di Blaine, e con esso i pensieri che non l’avevano abbandonato un secondo durante quelle ore che gli erano sembrate infinite.
Sapeva che, una volta rimasto solo, questi avrebbero preso completamente possesso della sua mente e lui per sua natura non era il tipo da reprimere i sentimenti, si lasciava trasportare dalle emozioni alla pari di un bambino e ne veniva completamente inondato, e così avrebbe fatto in una giornata normale. Avrebbe lasciato la sua mente libera di vagare tra le mille domande, tra i mille ricordi. Ma non oggi. Oggi, chissà perché, era particolarmente stanco. Oggi avrebbe provato a non pensare. Perché aveva combattuto col groppo in gola e con il nodo allo stomaco tutto il giorno, perché gli altri non si accorgessero, non capissero che, ancora, dopo tutto questo tempo, per quanto lui si sforzasse di negarlo, la sua vita fosse legata in maniera indissolubile ad una sola ed unica persona.
Cosa avrebbero potuto fare i suoi colleghi, una volta capito che il suo umore nero era dovuto semplicemente alla scoperta che Chris non sarebbe stato sul set quel giorno? Cosa avrebbero potuto fare, se non compatirlo, più di quanto non stessero già facendo? Non poteva permetterlo, e per questo motivo, si sforzava con tutto se stesso di sorridere, di negare, di comportarsi come avrebbe fatto il vecchio Darren. Il Darren spensierato e solare, che illuminava il mondo con il suo sorriso.

E si illudeva di riuscire ad ingannare tutti. Si illudeva. Perché in realtà l’unico che riusciva ad ingannare era se stesso.

Giunto davanti la porta del suo camerino tirò un sospiro di sollievo e si fiondò dentro felice di essere rimasto finalmente da solo, lontano da tutti quegli occhi che da due mesi a questa parte lo scrutavano cercando di cogliere ogni suo lieve cambiamento d’umore, ogni suo tentennamento.
Era davvero deciso a costringersi a non pensare, ce l’avrebbe messa tutta. Si sarebbe abbandonato ad una doccia calda, rilassando il corpo e chiudendo la mente.
Di nuovo illusioni. Davvero pensava di riuscirci?

Darren non era bravo a reprimere i suoi sentimenti.

Darren non riusciva a incanalare i pensieri nella direzione meno dolorosa.

Darren non riusciva a non pensare a lui.

Darren non era Chris.

Non servì a nulla l’acqua, non servì a nulla la musica, non servirono a nulla i mille altri argomenti su cui cercò di concentrarsi. Per tutto il tempo in cui rimase chiuso nel suo camerino continuò a torturarsi, con domande alle quali sapeva di non poter dare nessuna risposta. Perché sapeva bene di non avere più alcun diritto. Nessun diritto di chiedersi dove fosse o cosa stesse facendo, nessun diritto di chiedersi con chi.. Sapeva di dover stare lontano. Sapeva che le cose erano cambiate. Sapeva che quel numero, che per così tanto tempo aveva rappresentato un porto sicuro, non apparteneva più alla sua vita. Sapeva che avrebbe dovuto dimenticarlo e invece gli rimbombava in mente talmente forte, come se volesse a tutti i costi essere utilizzato. Ma non poteva. Mai, per niente al mondo avrebbe più composto quel numero. Perché Chris aveva preso una decisione, e lui l’avrebbe rispettata. L’avrebbe osservato in silenzio. Sarebbe rimasto lontano, nonostante non esistessero parole per descrivere quanto tutto questo facesse male.
Cosa avrebbe dato per poter, anche per una sola volta comporre di nuovo quel numero e sentire la sua voce all’altro capo rispondere allegra e sorridente, beandosi della certezza che quel sorriso era per lui..

Basta. Con un gesto deciso della testa cercò per l’ennesima volta di scacciar via quei pensieri che lo stavano lentamente torturando, più dolorosi del solito. Giornate come quella, prive della luce che solo la presenza di Chris era in grado di dare, erano il suo peggiore incubo e desiderava soltanto tornare a casa, mettere su le cuffie, stendersi sul letto e riposare.
Nonostante adesso non si rivolgessero altro che qualche cortese saluto, poterlo guardare mentre sorseggiava una Diet Coke, o mentre sorrideva e si rassettava i capelli scompigliati dopo una prova, o immergersi nel mare azzurro dei suoi occhi osservandolo durante le riprese.. per non parlare del poterlo osservare con gli occhi di Blaine, riuscendo finalmente a rivolgergli quegli sguardi pieni d’amore e di tormento che nella realtà si sforzava tanto di nascondere.. erano queste le uniche cose che ormai riuscivano a dare un senso alle sue giornate. E quando mancavano sentiva il vuoto dentro di lui diventare talmente grande da poterlo inghiottire completamente.

Uscì dalla doccia, afferrò un paio di jeans e una maglietta, si rivestì in fretta scompigliandosi i riccioli bagnati e osservò per un istante la sua figura allo specchio.

“Non c’è alcuna possibilità che tu riesca a chiudere la mente anche solo per dieci minuti, eh Darren? Sei un idiota.” Si rimproverò ad alta voce.

No, non c’era possibilità. Non ce n’era mai stata, nemmeno nei primi giorni, quando aveva creduto di poter davvero morire di dolore, nemmeno allora, anche solo per un secondo era riuscito a togliersi Chris dalla mente.
Il suo viso, il suo corpo, la sua voce..
Ogni cosa di lui gli mancava, ogni giorno di più, ogni giorno più forte e più nel profondo.
E come avrebbe potuto essere diversamente?
Aveva vissuto davvero solo dal momento in cui Chris era entrato nella sua vita. E da quel primo istante aveva capito che erano le due metà di un intero, nate per stare assieme e completarsi a vicenda. Era stato talmente facile per Darren capire di essere innamorato di quello che da subito era diventato il suo migliore amico. E talmente facile per Chris cedere alle sue attenzioni.
Era stato talmente facile per Darren mettere in discussione se stesso e ciò che aveva sempre creduto di essere. Non esistono le etichette, esistono solo i sentimenti, esiste solo l’amore e Darren ne era la prova vivente.
E l’amore era nato, ed era cresciuto, e si era fatto talmente grande e forte da travolgerli. E loro si erano lasciati travolgere e avevano vissuto, avevano finalmente vissuto davvero.
Le loro giornate insieme, le loro chiacchierate infinite, i loro baci rubati di nascosto dal mondo, le serate davanti la tv, i loro duetti improvvisati, il loro completare le frasi dell’altro con una tale sintonia da lasciare il resto del mondo a bocca aperta.. E poi le loro mani intrecciate, il dormire insieme abbracciati dopo aver fatto l’amore, lo svegliarsi accanto, beandosi l’uno del profumo dell’altro e non desiderando essere in nessun altro posto che non fosse quello.. che non fosse casa. E poi le rare volte in cui discutevano, gli sguardi di Chris quando lo prendeva in giro per la sua esagerata spontaneità, o ancora il semplice stare seduto sul letto ad osservare Chris che, alla scrivania, si immergeva completamente nella scrittura, pensando che non esistesse al mondo visione più bella.

Come mai avrebbe potuto dimenticare tutto questo? Può mai, qualcuno che ha vissuto il paradiso, abituarsi ad una vita all’inferno?

Darren aveva amato.

Darren amava ancora.

Darren non avrebbe mai smesso di amare.. non avrebbe mai smesso di amarlo.

Diede un ultimo sguardo allo specchio, sbatté un paio di volte le palpebre e si costrinse a tornare alla realtà. Afferrò la borsa e le chiavi dell’auto e si chiuse la porta del camerino alle spalle incamminandosi verso il parcheggio.

Aveva fatto solo pochi metri però, quando, svoltato un angolo si ritrovò quasi a sbattere contro un capannello di colleghi che chiacchieravano fitto fitto, stretti attorno ad una figura che Darren per un attimo non riuscì a riconoscere.
Appena lo videro, i suoi colleghi si scambiarono un paio di sguardi carichi di significato e prontamente Mark si staccò da loro, e con fare un po’ troppo disinvolto lo prese sotto braccio.

“Giornata stancante amico, non credi? Che ne dici di andare a bere qualcosa stasera? Giusto per allentare un po’ lo stress!” – gli disse cercando di allontanarlo un po’ dagli altri.

Ma Darren non era stupido. Gli era bastato un attimo per rendersi conto della situazione. Per capire che il suo arrivo li aveva presi alla sprovvista. Che stavano cercando di nascondergli qualcosa. Di proteggerlo da qualcosa. Per capire che la persona che tutti stavano ascoltando così attentamente era Lea, Lea che era la migliore amica di Chris, Lea che come Chris oggi era magicamente scomparsa per un’intera giornata.

Chris.

CHRIS.

“Ragazzi, cosa sta succedendo?” – disse di getto con un tono di voce decisamente troppo più alto del normale. Non li avrebbe lasciati sfuggire. Non avrebbe mollato. Doveva sapere. Gli era bastato guardare i loro visi per capire che doveva assolutamente sapere.

“Niente Dare, stiamo solo chiacchierando..”
“Parliamo del più e del meno..” - provarono a buttare li Jenna e Kevin, ma sapevano che non sarebbe servito.

“Ragazzi, smettetela di prendermi in giro! Qualcuno mi dica immediatamente cosa sta succedendo. Qual è il problema?” – sbottò Darren lasciando tutti a bocca aperta.

Darren Criss non aveva mai urlato contro di loro. Darren Criss rideva, cantava, vociava e saltava ma non urlava. Il suo tono fece improvvisamente zittire tutti e dopo qualche secondo, Lea, che da quando l’aveva visto apparire non aveva smesso un istante di guardarlo negli occhi, emerse dal gruppo e senza smettere di fissarlo sussurrò:

“Si tratta di Chris.”

Darren sentì il suo cuore perdere un battito. Guardò Lea negli occhi e attese che la ragazza continuasse a raccontare, le mani strette in pugno, talmente forte da farle quasi sanguinare e la mente che volava già tra mille supposizioni diverse. Perché i loro sguardi e il tono di Lea non promettevano nulla di buono.
Dopo qualche istante, Lea, con la voce più tranquilla che riuscì a trovare, e continuando a guardarlo fisso negli occhi, gli sfiorò un braccio:

“Darren, tesoro, respira, ok? Stai tranquillo. Non è successo nulla di grave. Ti racconto tutto ma smettila di torturare le tue mani in quel modo.”

Trovarono due sedie e Lea suggerì agli altri ragazzi di lasciarli un paio di minuti da soli.
Una volta seduti iniziò a raccontare, cercando di cogliere nel frattempo ogni reazione dell’amico, anche la più impercettibile.

“Avrai notato che oggi io e Chris non siamo stati qui in giro.”

Darren sentì istintivamente il bisogno di controbattere:

“No, io..” ma le parole gli morirono in gola. Non era capace di mentire.

“Darren! Smettila di illuderti di riuscire a nascondere i tuoi sentimenti. Non ci sei mai riuscito, non ci riuscirai mai. Soprattutto con me. La mia non era una domanda. E adesso fammi continuare a raccontare, le tue mani mi stanno implorando.”

“Ok! Vai avanti.” rispose Darren con un filo di voce.

“Perfetto. Io e Chris oggi non eravamo sul set perché avremmo dovuto registrare un intervista per un giornale on line. Avevamo appuntamento oggi pomeriggio nei loro studi e ci eravamo accordati per andare insieme. Chris è passato a prendermi da casa subito dopo pranzo. Era tranquillo..” – Lea fece una pausa e quasi con un sussurro aggiunse:
“Tranquillo. La farsa che ci propina giornalmente negli ultimi mesi.”

Darren strinse un attimo gli occhi, cercando di cogliere il senso delle sue parole, ma non ebbe il tempo di concentrarsi troppo perché Lea riprese immediatamente il suo normale tono di voce e continuò a raccontare.

“Insomma, è passato a prendermi e ci siamo diretti all’appuntamento. Siamo arrivati con largo anticipo e abbiamo avuto anche il tempo di fare qualche autografo e qualche foto con delle ragazze dello staff, prima di iniziare. I giornalisti erano simpatici e cordiali, ci siamo sentiti immediatamente a nostro agio. La prima ad iniziare sono stata io. E’ stata un’intervista carina, divertente, niente di troppo serio o fastidioso.
Dopo di me è toccato a Chris. Hanno iniziato con le domande e tutto sembrava procedere normalmente. Chris rispondeva con il suo solito tono ironico facendo ridere tutti. Finché.. be’, finché la giornalista che lo stava intervistando gli rivolse una domanda, non ricordo le parole esatte, ricordo che riguardava il suo successo e il fatto che la sua vita adesso sembra avvicinarsi alla perfezione.. A quel punto, non so cosa sia successo esattamente. Chris è sbiancato, ha sgranato gli occhi ed è rimasto immobile, con il respiro che si faceva di secondo in secondo più pesante. Tutti lo stavamo fissando in attesa della sua risposta, ma lui non ci vedeva neanche, aveva lo sguardo fisso nel vuoto, non parlava, non si muoveva.. Darren, ti giuro.. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Mi sono presa uno spavento che mai prima d’ora.. Pensavo stesse male, stavo per avvicinarmi per capire meglio, quando improvvisamente, come un matto, è saltato su dalla sedia facendola rotolare a terra. Ma non se n’è assolutamente curato.. Anzi, secondo me non se n’è nemmeno accorto. Ha sussurrato uno ‘scusatemi’ con un filo di voce ed è corso via..”

Darren fissava l’amica con gli occhi sgranati, non la stava più nemmeno realmente ascoltando. Sentiva il suo cuore che pulsava talmente forte da poter esplodere da un minuto all’altro, le mani che, ancora strette in pugno, iniziavano a fargli veramente male, la mente che provava ad elaborare le parole appena ascoltate, cercandone un senso. Si sforzò con tutto se stesso di tornare il più possibile presente, perché intanto Lea stava continuando a raccontare:

“Ho provato ad inseguirlo, gli sono corsa dietro immediatamente, ma è stato talmente veloce - sai quant’è veloce Chris quando corre - non ce l’ho fatta. Si è infilato in auto ed è sfrecciato via. Non si è nemmeno voltato un attimo. Niente. Nemmeno uno sguardo. Sono rimasta li a fissare la strada impalata. Non ha nemmeno pensato che mi stava lasciando lì a piedi, che sarei dovuta tornare a casa con lui. Non è da Chris, lo sappiamo bene sia io che te.” -  guardò Darren per un istante in silenzio chiedendosi se non stesse sbagliando a raccontargli tutto, lo sguardo dell’amico infatti era talmente pieno d’angoscia che per un attimo si pentì di aver ceduto così in fretta.
Ma come avrebbe potuto tenerlo all’oscuro? Come avrebbe potuto mentirgli? Non a Darren. Non stavolta. Darren aveva il diritto di sapere. Perché non esisteva nulla nella vita del ragazzo che contasse quanto Chris, questo Lea lo sapeva bene. E perché già da tempo lei conviveva con una sensazione, che quel pomeriggio si era fatta talmente forte, talmente insistente da impossessarsi della sua mente completamente..
Così continuò a raccontare:

“Sono tornata dentro.. Non sapevo esattamente cosa dire. Ho buttato lì che aveva avuto un malore, che si scusava e che avrebbero sicuramente ripreso in un momento migliore, ma sapevo benissimo che non avrei convinto nessuno. D’altronde cosa avrei potuto fare? Volevo cercare di salvaguardarlo in qualche modo. Sai benissimo come ci sguazzeranno adesso su questa storia. Sicuramente avrà già fatto il giro del mondo e non oso immaginare quanto ci staranno già ricamando sopra.” – Lea prese un bel respiro e continuò – “Insomma ho ringraziato, ho salutato e mi sono allontanata più in fretta che potevo. Ho preso il cellulare e ho chiamato Cory perché venisse a prendermi. Nell’attesa ho provato a telefonare a Chris, mille volte, ma il cellulare squillava a vuoto. Nessuna risposta. Il panico mi stava completamente invadendo. Non ti so dire lo stato in cui mi  ha trovata Cory al suo arrivo. Per fortuna non mi ha fatta attendere molto e, una volta arrivato, siamo saliti in auto e abbiamo deciso che il primo passo da fare era provare a cercarlo a casa. E grazie a Dio la sua auto era lì. Devo dire che la cosa mi ha un attimo tranquillizzata, quantomeno era sano e salvo.
Darren ti giuro, avresti dovuto vederlo.. o forse no! Era fuori di sè, ero davvero terrorizzata sapendolo in giro per la città, in auto, da solo, in quelle condizioni.”

Darren continuava ad ascoltare l’amica senza riuscire a dire una parola. Ascoltava e basta. Con gli occhi fissi su di lei ma lo sguardo lontano, cercando quanto più possibile di contenere i suoi sentimenti per non crollare. Lea intanto continuava a guardarlo negli occhi e, preso un altro respiro profondo, riprese a parlare:

“Sono scesa immediatamente dall’auto e mi sono fiondata alla porta, ho suonato il campanello, una, due.. dieci.. mille volte. Non mi ha risposto, capito? Non mi ha risposto! Era a casa, la macchina era li, vedevo la luce del soggiorno accesa. Ma non mi ha risposto. Niente. Mi ignorava. Ho ripreso il cellulare e ho ricominciato a chiamare. Intanto continuavo a fissare la finestra, sperando di vederlo, quantomeno per accertarmi che fosse vivo, che stesse bene. Ero li per li per sfondare la porta in qualche modo – e ci sarei riuscita, giuro - e correre su quando, per un istante, ho intravisto la sua figura muoversi nella stanza. E’ stato solo un attimo, ma non sai il sollievo! A quel punto Cory mi ha trascinata di forza in auto e mi ha portata qui. Ha provato a convincermi che forse, se Chris non rispondeva, era perché aveva bisogno di stare da solo. Stava bene, quantomeno fisicamente e forse era giusto lasciarlo stare. Quando avrebbe avuto bisogno di me mi avrebbe chiamata. E dentro di me sapevo che aveva ragione, che non aveva senso insistere.. Ma Dare, Chris è il mio migliore amico. Chris c’è sempre stato quando ho avuto bisogno di lui. E ti giuro, ti giuro che non sto esagerando nel dire che oggi pomeriggio lui aveva bisogno d’aiuto. Non dimenticherò mai il suo volto nell’istante prima che si alzasse da quella sedia.” – Lea sospirò di nuovo, con una mano si sistemò i capelli e attese che l’amico dicesse qualcosa. Ma Darren continuava a fissarla senza aprire bocca. La ragazza allora gli prese una mano e si avvicinò un po’ di più al suo volto per sussurrargli:

“Dare, so che forse non avrei dovuto raccontarti questa storia. So che forse sarebbe stato meglio tenerti all’oscuro, ma non mi è sembrato giusto, non ce l’ho fatta a mentirti.. ma adesso ti guardo negli occhi e mi sento terribilmente in colpa.. Scusami Dare!”

“No!” – la interruppe immediatamente l’amico – “Non ti scusare. Hai fatto bene. Non ti avrei lasciata andare senza sapere, lo sai anche tu. Ed è giusto così. Io.. dovevo sapere. Anche se sappiamo bene entrambi che non posso fare nulla, che non posso.. non posso. Anche se Dio solo sa quanto vorrei. Ma non posso. E va bene così, ok? Adesso..  adesso devo andare. Grazie Lea. Grazie davvero. Salutami tutti. Ci vediamo lunedì. E.. nulla, lascia stare.” – avrebbe voluto dirle di tenerlo informato, avrebbe voluto dirle di chiamarlo immediatamente quando fosse riuscita a parlare con Chris, ma non lo fece. Non poteva. Non era suo diritto. Non lo riguardava più.

Così si alzò dalla sedia e rivolse alla ragazza un mezzo sorriso prima di girarsi e raggiungere la sua auto.
Salì a bordo e provò invano ad inserire la chiave, ma le sue mani tremavano e la mente non lo aiutava, troppo impegnata a ripercorrere e rielaborare le parole di Lea.

Se c’era una cosa che l’aveva aiutato a tirare avanti in questi mesi era la convinzione che Chris fosse felice. La certezza che, nonostante non fosse più lui la causa del suo sorriso, quel sorriso esisteva. E per Darren era questa l’unica cosa importante. Amava quel ragazzo così tanto da fregarsene del suo dolore e della sua sofferenza. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere la luce negli occhi di Chris e il sorriso sulle sue labbra, sempre. Per sempre. Ma adesso? Adesso che questa sua certezza era crollata, adesso che l’unica cosa che rendeva la sua sofferenza sopportabile era improvvisamente svanita nel nulla, come sarebbe sopravvissuto? Chris stava male. Chris, chissà per quale ragione, era crollato quel pomeriggio e con lui era crollato il mondo di Darren, tutto quello su cui Darren aveva basato la sua vita negli ultimi mesi. Si senti pervadere dal dolore, senti il suo cuore farsi sempre più pesante nel petto, la testa che girava come se volesse trascinarlo via, lontano, nel buio più totale. Chiuse gli occhi e rimase li. Rimase in quel parcheggio per chissà quanto tempo.

Era buio da un pezzo quando aprì gli occhi e si guardò intorno. Era rimasto solo, tutt’attorno nient’altro che silenzio. Respirò profondamente e mise in moto. Guidò con una direzione fissa nella mente. Verso un luogo che l’aveva accolto così tante volte, in una vita che adesso sembrava così lontana.. Un luogo che un tempo aveva considerato casa.

Posteggiò davanti casa di Chris, scese dall’auto e si appoggiò alla portiera con gli occhi fissi verso la finestra illuminata nel soggiorno del ragazzo. Era proprio come aveva detto Lea: l’auto davanti la porta, la luce accesa. Ma, a differenza di Lea, Darren non bussò. Rimase lì ad osservare, con le lacrime che gli rigavano il viso. Rimase lì e basta, finché non iniziò a piovere. Ma anche allora non se ne andò. Quando si ritrovò talmente bagnato da non riuscire più a frenare i brividi che lo scuotevano salì in auto e prese il cellulare.

Quella sera, per la prima volta da quel lontano giorno di due mesi prima, Darren si convinse che da solo non ce l’avrebbe fatta.

Quella sera, per la prima volta, Darren chiese aiuto.











NOTE:

Ok.. “5 persone seguono la tua storia”. E’ uno scherzo vero?? Deve per forza essere uno scherzo.. oddio, ho i brividi solo a pensarci! ** Grazie, grazie, grazie! :)
 
Per quanto riguarda il capitolo non ho molto da dire, tranne il fatto che ho pianto scrivendolo, come una matta.. ma per me è una cosa abbastanza comune, quindi.. ;) Dovete sapere che io odio l’angst.. o quantomeno così credevo, ma chissà per quale motivo ci sono piombata dentro in pieno! E mi odio da sola, ve lo giuro.. ma passerà! E’ una promessa! J
 
Detto questo vi saluto, e vi ringrazio ancora.. e, se sarete ancora qui: alla prossima! :)
 
#ISupportCory
  
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