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Autore: GreenNightmare    03/04/2013    5 recensioni
La vita. I problemi. La rabbia.
Le feste. Le sbronze. Le fughe.
2011. Una nuova generazione di punk fiorisce al Gilman, piena di voglia di urlare, di pogare, di scandalizzare la società perbenista che li circonda e sembra volerli soffocare.
Loro sono Sallie, Joe e Larry. E poi Joey. E poi Ramona ed Estelle-Desirée, Max, Travis e Cole. I Green Day e gli Emily’s Army.
Questa è la storia raccontata in prima persona da lei, Sallie Sander, quindicenne punk che sfugge alle grinfie di una vita che teme e rincorre invece le sue chimere e la sua libertà. E poi, incappa nell’amore.
E poi fugge, inciampa, si rialza, va sempre avanti. Perché, come le hanno insegnato tre persone particolari,
non è finita finché non sei sottoterra.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 luglio
 
Ok, a quanto pare qui a Rodeo non si può vivere un momento tranquilli che salta fuori qualcosa. Succedono più cose in questo fottuto buco di culo che nell’Upper East Side a New York.
Stavolta la novità riguarda Larry.
Sembra si sia trasferito a San Francisco. Da suo padre. Il suo dannato padre che odia!
E’ andata così: l’altro giorno la polizia non è riuscita a rintracciare Sarah, la madre di Larry, così hanno chiamato suo padre, Robert, o, come lo abbiamo sempre chiamato io e Joe, “il buon vecchio Bobby Rob”. Sempre meglio di Robert Robins, no? Ad ogni modo lui, incredibilmente, ha deciso di fare il padre responsabile ed è andato a prendere suo figlio alla maledetta questura dove lui e Nancy stavano marcendo già da ore. E, a quanto pare, ha deciso di portarsi suo figlio con sé a San Francisco. Immediatamente. Senza nemmeno dargli il tempo di salutarci o di farsi le valige. Sono partiti e basta. O almeno questo è quello che ci ha raccontato ieri Nancy. Non ha seguito suo cugino, non so perché ha deciso di restare. Cioè, in realtà credo di saperlo il perché. Anche se né ieri né oggi quei due non solo non sono rivolti la parola, ma non si guardavano in faccia. Joe soprattutto sembrava evitasse lo sguardo di Nancy, e non l’ha degnata di una minima attenzione per tutto il tempo che abbiamo passato tutti e tre insieme a Christie Road, ovvero tutto il dannato pomeriggio. Mah, quei due non li capirò mai, ma sai che c’è? Ho già rinunciato da un pezzo a capirli. Che accidenti m’importa di quello che combinano quei due? Hanno entrambi diciassette anni (va be’ Joe li compie a novembre e Nancy a dicembre, ma non c’entra). Sono entrambi abbastanza grandi da cavarsela da soli nei loro dannati litigi. Quindi sono io la minorata che ci si arrovella pure sopra. Bene! Andiamo avanti.
La mia preoccupazione più pressante, piuttosto, è Larry. Voglio dire, ha sempre detestato suo padre, quel padre che non ha mai dimostrato alcun interesse verso il suo unico figlio, che si era rifatto senza rimorsi una vita a San Francisco dimenticandosi della sua vecchia famiglia.
“Quando l’ha visto sulla soglia della questura, è diventato bianco come un lenzuolo” ci ha raccontato Nancy. “E’ rimasto zitto per tutto il tempo in cui Robert ha firmato le carte necessarie per il nostro rilascio, ma poi, nel parcheggio, ha dato di matto. Ha gridato come un indemoniato ‘che cazzo ci fai tu qui? Nessuno ti ha chiesto di venire! Non ho bisogno di te!’. Robert è rimasto freddissimo e gli ha risposto solo che non gli pareva di essere stato inutile quando l’ha tirato fuori dai pasticci e poi ha aggiunto, sempre con quel tono gelido da far venire i brividi: ‘A quanto pare stai seguendo le orme di tua madre. Dovevo immaginarmelo quando ti ho lasciato qui in questo buco con lei. Ma se Sarah è irrecuperabile, con te si può ancora rimediare. Sali in macchina. Adesso tu vieni con me a San Francisco.’ Dovevate vedere Larry. Ci siamo rimasti entrambi secchi per un momento. Poi lui ha cominciato a urlare sul serio, è tipo impazzito e l’ha aggredito, gli ha mollato un cazzotto dritto sul muso che l’ha quasi steso, al vecchio Robert. Peccato che così lui si sia incazzato ancora di più, così ha afferrato Larry per un braccio e l’ha sbattuto in macchina. E poi è sembrato ricordarsi solo in quel momento che c’ero anch’io, ma non credo che ritenesse così necessario salvarmi come per Larry. Mi ha guardata come si guarda una persona con una qualche orrenda malattia genetica, tutto disgustato e pietoso, e mi ha chiesto se avevo intenzione di seguirli. E io…” Si è morsa il labbro e ha chiuso gli occhi per un secondo, evidentemente assediata dai sensi di colpa nei confronti di suo cugino. “Io gli ho detto che restavo. Ho lasciato Larry da solo, l’ho abbandonato, dopo tutto quello che ha fatto per me.”
Ha sospirato, e anch’io. Sapevo come si sentiva; immaginavo se un giorno mi sarei trovata a dover scegliere tra Larry o Joe e Joey, e ho chiuso gli occhi e, per non pensarci, le ho chiesto maggiori informazioni.
“E tu? Dove hai dormito stanotte? E poi, che fine ha fatto la madre di Larry?”
“Io… Io ho dormito qui, a Christie Road.” Ho aggrottato le sopracciglia, stupita e confusa, ero convinta che fosse andata da Joe, il quale si è accorto della mia perplessità e ha distolto lo sguardo, concentrandosi sulle sue unghie smangiucchiate per un tempo esageratamente lungo. “E poi stamattina sono andata a casa di Larry” ha continuato Nancy “C’era sua madre, non sembrava proprio lucidissima ma era ancora con noi, diciamo… Quando le ho detto cos’era successo, prima ha pianto un po’, poi ha detto che forse quella era la cosa migliore, per Larry. Andarsene via da qui, intendo.”
Sono rimasta in silenzio, a pensare. Odiavo il buon vecchio Bobby Rob per essersi portato via Larry, ma forse Sarah, sua madre, aveva ragione. Rodeo uccide, soffoca, è malsana. Rodeo inghiotte.
Se vuoi sopravvivere, se non vuoi diventare un relitto umano come tutti quelli che abitano qui, devi fuggire prima o poi. Rodeo è una nullità, una macchia sulla piantina della California, invisibile alle geometrie del mondo, eppure ti scava l’anima, ti riduce in cenere. E’ una nullità in grado di annientare ogni tuo sogno.
Joe, invece, era perso in altri tipi di pensieri.
“Che padri di merda, eh?” Ha detto a un certo punto interrompendo il silenzio teso che si era formato tra noi. “Tutti quanti noi. Abbiamo avuto tutti dei padri di merda. Il vecchio Bobby che se ne sbatte per dieci anni e poi ricompare all’improvviso pretendendo di salvare Larry. Il tuo, Sal, il buon vecchio David, alcolizzato che si schianta contro un maledetto tir quando avevi nove anni. E il mio, il Signor Sconosciuto, fuggito di casa ancor prima che nascessi. Mai vista nemmeno una sua dannata fotografia, perché mia madre le ha bruciate tutte.” Ha sbuffato, mentre Nancy, a queste sue parole, ha alzato gli occhi di scatto e ha preso a fissarlo intensamente. Joe però evitava il suo sguardo; guardava il soffitto, i vecchi poster ingialliti dal tempo, le nostre poltrone scricchiolanti, ovunque tranne che nella direzione della ragazza.
“Che ci vuoi fare, Jo. E’ la nostra vita. Non nego che sia una vita di merda, ma è pur sempre la nostra vita.”
Joe si è alzato, ha preso tre birre dalla nostra riserva e ce ne ha data una ciascuna.
“Propongo di brindare” ha detto in tono solenne, alzando la sua lattina.
“E a che cosa, di preciso?” Gli ho chiesto, confusa. Joe si è stretto nelle spalle.
“Boh. A una nuova vita, magari.”
“Quanto ottimismo, amico.” Non capivo esattamente cosa intendesse dire con “nuova vita”, ma ho brindato comunque insieme a Nancy e Joe. Ovviamente, Nancy si è limitata a far scontrare la sua lattina contro le nostre, senza assaggiare un goccio del suo contenuto. L’ho bevuta io per lei (non che mi sia pesato).
Cos’ha Joe? E’ così cupo e allo stesso tempo così ottimista, ogni tanto lo vedo che sprofonda nei suoi pensieri e non ne riemerge più. Non so se spaventarmi o cosa. Alterna momenti di euforia ad altri in cui sembra avvilito e taciturno. E’ depressione, questa? O sono io che sono paranoica? O sono solo stonata…
 
13 Luglio
Questi ultimi giorni sono passati tutti uguali, uno dietro l’altro, in un misto tra una profonda euforia e una profonda tristezza.
Oggi, però c’è stato il cambiamento, lo shock, l’esplosione.
Mi sento inebetita. Non ci capisco più niente, o forse ci capisco troppo.
Stamattina, dopo aver chiamato Larry per quella che forse era la trentaduesima volta in due giorni e senza aver ricevuto alcuna risposta (è da quando se n’è andato, quasi due settimane fa, che non si fa più sentire. E’ completamente scomparso) ho deciso di andare a Christie Road da Nancy, che non so (anzi, non sapevo) perché, dorme ancora lì.
Così, camminavo tranquillamente per le stradine polverose di Rodeo fischiettando stonata una vecchia canzone dei Pogues, quando, una volta nei pressi di Christie Road, ho sentito delle voci provenire proprio dal rifugio. Anzi, più che delle voci erano delle vere e proprie urla. Mi sono fermata di colpo, ascoltando attentamente.
“Avresti almeno potuto dirmelo, cazzo!” Era la voce di Joe. Sembrava furioso. C’era un motivo plausibile per cui dovesse esserlo? Negli ultimi giorni mi era sembrato come al solito, esaltato ma distante. Col cuore a mille, mi sono avvicinata di più al parcheggio, senza farmi vedere. Non mi ha affatto stupito sentire che la voce che ribatteva sprezzante apparteneva a Nancy.
“Avrebbe cambiato qualcosa? Dimmelo in faccia. Dimmi se averlo saputo prima avrebbe cambiato quello che provi per me.”
“Non è quello il discorso. Non è lì il problema! Quanti altri segreti hai, Nancy? Quante cose mi stai tenendo nascoste?”
“Ma che cazzate stai dicendo?!” Ha esclamato Nancy. Era piena di rabbia, ma era evidente che cercava di difendersi. “Qual è il tuo problema esattamente, Joe?”
“Quando pensavi di dirmelo?!” Ha urlato Joe. Sembrava esasperato. “Quando saresti sembrata una mongolfiera? Oppure avresti continuato a raccontare cazzate in giro anche allora? Cosa avresti detto, che era colpa della ritenzione idrica? O forse avevi un altro piano in mente?”
“Arriva al punto, Joe! Dì quello che pensi, avanti!”
Non dirlo, non dirlo ho pensato io disperatamente.
“Quello che penso” Ha urlato Joe in risposta “Quello che penso è che tu avessi intenzione di aspettare abbastanza tempo per farmi credere che fosse mio!”
L’ha detto. Stupido, idiota di un Joe.
Alle sue parole sono seguiti una decina di secondi di silenzio. Il cuore mi batteva come un tamburo. Poi, due rumori in rapida successione, uno quasi impercettibile e uno che invece è vibrato nell’aria del mattino: uno sputo e uno schiaffo.
“Che cazzo credi di fare?!” Ha ruggito Joe, ma Nancy urlava più di lui ormai:
“Non ti azzardare a picchiarmi! Non ti azzardare a toccarmi, hai capito?!”
Nancy doveva avergli sputato in faccia e Joe aveva reagito. Ho scosso la testa, incredula. Fremevo. Non avevo mai sentito Joe così. Era fuori di sé.
“Bene! Allora vattene! Tornatene a Londra, torna a fare la troia e a farti di eroina con i tuoi amichetti del cazzo!”
“Vaffanculo!!!” La voce di Nancy era rotta, ormai prossima alle lacrime.
“Sparisci dalla mia vita!!!”
Il tono di Nancy si è fatto d’improvviso più basso e calmo; si poteva sentire il disprezzo che trapelava da ogni singola parola:
“Perfetto. Se è questo che vuoi, se è questo che pensi di me, non credo che abbiamo altro da dirci. Vattene.”
Un istante di silenzio lungo un’eternità, poi ho sentito i passi di Joe che si avvicinavano, ma non ce l’ho fatta a spostarmi di lì –ero paralizzata, il peso di quelle rivelazioni mi aveva inchiodato a terra. Ho visto Joe svoltare l’angolo. Quando si è trovato di fronte a me e mi ha vista, si è immobilizzato a sua volta, guardandomi in un silenzio stupefatto. Il suo sguardo era vacuo, allucinato.
 
 
Un’ora e mezza dopo, io e Joe ci trovavamo sulle colline appena fuori Berkeley, a guardare dall’alto il formicolio della vita di città, le auto che si rincorrevano lungo le strade, le persone che si precipitavano da un posto all’altro. Tutti a correre dietro qualcuno o qualcosa, tutti di fretta, tesi verso il proprio scopo. Ce ne stavamo seduti sull’erba fresca, in silenzio. Nessuno dei due aveva ancora quasi spiccato parola.
Io pensavo mille cose insieme. Pensavo che Nancy aveva combinato proprio un bel casino, e Joe ci era scivolato proprio in mezzo. Pensavo che Larry era sparito e che in quel momento avevamo tutti un terribile bisogno di lui, perché solo lui avrebbe saputo chiarire le cose. Pensavo che non ne potevo più e soprattutto pensavo a quanto mi mancava Joey.
“Siamo noi, noi siamo, siamo noi, noi siamo, l’attesa…” Ha mormorato Joe ad un certo punto.
“Cosa c’entrano i Green Day adesso?” Gli ho chiesto, riconoscendo la citazione.
“Non so Sal, è che sono così… Stanco, di tutto. Di questa dannata città, delle persone, di mia madre, di Nancy, della mia stessa fottutissima faccia. Vorrei potermi strappare via il corpo e lanciarlo lontano, farlo marcire in un angolo. Mi sento intrappolato, Sal, non solo in questo fottuto buco, in questa vita, ma nelle mie stesse maledette ossa.”
Si è lasciato cadere con la testa sul prato e io non potevo far altro che pensare che sapevo quello che provava, ma che in quel momento andava tutto bene così: la rugiada verde dell’erba, i raggi dorati del sole a scaldarci il viso, quel cielo terso e infinito. Sarei voluta rimanere così per sempre, a crogiolarmi sotto quel sole, a contare i mille riflessi che rilucevano sui miei capelli turchesi. Joe però era troppo irrequieto. Si è alzato di nuovo di scatto.
“Tu sai di cosa parlo vero? Non ne puoi più nemmeno tu.”
“Stai pensando di andartene, Joe? Vuoi fuggire?”
“Voglio solo capire chi cazzo sono.”
“Stronzate. E’ la storia di Nancy ad averti scombussolato.”
“Io non sono scombussolato” Ha esclamato Joe, ma si torceva le mani, e camminava avanti e indietro; non riusciva a stare fermo un attimo.
“Lo vedo” ho ribattuto pungente.
“Non è mio il bambino. Sono affari suoi.”
“Ti stai comportando da irresponsabile.”
A quel punto, è esploso nuovamente.
“Irresponsabile verso chi, verso cosa? Una ragazza che mi ha mentito fin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti? Una che è incinta e non sa nemmeno di chi, che conosco a malapena da un mese e pretende che io faccia da padre a suo figlio?” Gesticolava come un pazzo, gli occhi rossi e lucidi di rabbia. Si è riseduto con un sospiro. Non era che Nancy era incinta: la fiducia tradita, l’inganno… Era stato questo a ferire Joe, tanto che urlava e strepitava più di quanto avesse mai fatto, almeno con me.
“Sai cosa andavamo a fare in biblioteca? Cercavamo insieme informazioni su mio padre, tramite internet e vecchi registri. Lei mi aiutava. Si chiama Sean Marshall, e adesso vive a Washington City, anche se è nato in California e ha origini irlandesi. Ha quarantatré anni, è sposato, ha una figlia di dieci anni e un cane. Non chiedermi come ci siamo riusciti. Ha fatto tutto lei.”
Ansimava, come se si fosse tolto un grosso peso.
“E cosa vuoi fare?” Gli ho chiesto.
“Non lo so.” Ha mormorato Joe. “Non lo so.”
Siamo rimasti a lungo seduti in silenzio, a guardare il vuoto sotto di noi. Alla fine mi sono alzata.
“Vieni?”
“No… Resto qui ancora un po’.”
“Come vuoi.” Mi sono voltata. “Ci vediamo domani?”
“Si” ha risposto lui con un sussurro. “A domani.”
“A domani, Joe.”
 
Joe. L’ho sempre considerato un punto fermo nella mia vita, uno scoglio a cui aggrapparmi. E ora sento che anche lui, l’ultimo appiglio che mi era rimasto, mi si sta pian piano sgretolando sotto le dita.

Sallie



OOOOOK, mi sento ufficialmente una merda. Tre mesi, per un fottuto capitolo. Scusatemi:'(  GIURO che non ci metterò mai più così tanto, tra studio e mancanza d'ispirazione non mi sono fatta più sentire ma prometto che d'ora in poi sarò più regolare!
Grazie a tutti i fan vecchi e nuovi:') 
GreenNightmare
  
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