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Autore: SaraPallina    03/04/2013    3 recensioni
É facile sorridere alla vita e avere sempre una buona parola per tutti quando una tua profonda convinzione te lo fa pensare.
É facile sorridere alla vita e avere sempre una buona parola per tutti se è questo che gli altri si aspettano da te.
É facile sorridere alla vita e avere sempre una buona parola per tutti se ormai ci sei abituato.
Ma sarà così bello fare questo sentendosi quasi obbligati?
* * *
Tu sei un po' come me, Endou... un sorriso ed un piacere a chiunque.
Probabilmente però tu lo fai di tua spontanea iniziativa non come me che mi chiedo ancora perché mi sento così costretto...
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harley/Jousuke, Mark/Mamoru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN SORRISO ED UN PIACERE

 

Credo di dovere a tutti qualcosa.

È con questa convinzione che sono nato.

Devo a tutti qualcosina di buono.

Il perché? Perché a me quel qualcosina non è stato dato.

 

“Ehi, Tsunami! Come stai?”

“Benissimo!”

“Senti mi aiuteresti in questa materia che proprio non ci capisco niente?”

Certamente. Ma le onde sono così belle là fuori... Qualcosina di buono, qualcosina di buono!

“Certamente, fratello!”

Tsunami! Non dimenticare il sorriso! Bene, molto meglio...

 

“Come va ragazzi?”

“Bene in fin dei conti. Ma dovremmo ancora provare una mossa d'attacco... Servirebbe qualcuno in difesa...”

Questa non è una semplice frase è nettamente una richiesta. Ma certo, arrivo io. Perché no?

“Contate pure su di me!”

Certo, contate su di me quando volete: tanto ci sarò io sempre con un sorriso e non negherò mai ad una richiesta.

 

“Ma guarda che bel gattino...”

Lo so anche io che il gattino è bello ma non ti rendi conto che sta attraversando la strada e da lontano si vedono già i fari di una macchina? Fra poco sarà stato un bel gattino...

Ma certo! Anche a quel gattino devo qualcosa di buono!

“Ehi dove vai? Attento!”

Si, lo so, attento, attento... Rotolo su un fianco per salvarmi da una sfrecciante macchina che mi sorpassa. Il gattino è tra le mie braccia. Lo lascio andare.

“Ma sei pazzo?! Guarda il tuo braccio!”

Ah già... fa un po male ma è solo ferito con un taglio che lo percorre per un buon 10 centimetri.

Si, fa male, parecchio male. Ma quel qualcosina di buono l'ho fatto anche a quel povero micio.

“Dobbiamo andare in ospedale!”

Ma quale ospedale... Ora vado a casa e me lo fascio...

“Non fa niente... Vado a casa e me lo curo bene... Non preoccuparti...”

Manca la frase sorridente, il mio marchio di fabbrica.

Non ce la faccio...

“A domani ragazzi!”

A quanto pare invece si...

 

Finalmente solo.

Il bagno è vicino afferro le medicazioni e vado in salotto.

Per certi versi avere una casa tutta tua è comoda.

Mi disinfetto e mi fascio il braccio. Sollievo. Il dolore diminuisce.

Il divano è proprio comodo.

Se si è da soli parlare a voce alta è bene? Ma si...

Perché? Vorrei poter fare ciò che faccio con piacere e non perché ne sono obbligato da una stupida convinzione infantile. Ho diciotto anni, per la miseria!”

Si mi sono sfogato.

Sono fuori di zucca. Lo so...

 

“Ma come sei ridotto? Non ha senso venire all'allenamento così...”

Grazie per le preoccupazioni Shirou, ma il calcio al momento è la sola ragione per cui rimango qui con voi a fare un impegnativo stage calcistico e non me ne torno a godermi le vacanze ad Okinawa.

“Guarda non è niente. Insomma ragazzi, fatemi giocare!”

Sono orgogliosamente fiero di questa mia uscita calma e regolata.

“Ma certo che puoi! Forza, Sakka Yorouze!”

Grazie, Endou. Tu sei un po' come me... un sorriso ed un piacere a chiunque.

Probabilmente però tu lo fai di tua spontanea iniziativa non come me che mi chiedo ancora perché mi sento così costretto...

Patetico...

Vorrei essere come te, capitano. Come Endou Mamoru.

 

Tu-tu-tu.

Si, ha risposto. Ora mi faccio coraggio e...

“Capitano? Avrei una cosa da dirti...”

Bene tiriamola per le lunghe, Tsunami, così sarà lento e doloroso!

“Ma certo! Quando vuoi tu!”

“Facciamo oggi alle quattro e trenta al parco?”

“Siamo d'accordo, allora! A prestissimo!”

Bene ho proprio bisogno di sfogarmi con qualcuno.

I muri di casa mia non bastano più.

 

“Allora? Che c'è?”

Sei stato veloce a finire i gelato doppio gusto che ti avevo offerto, Endou...

“Vorrei confidarmi con te. C'è una cosa che da tempo mi deprime e vorrei raccontarla a qualcuno.”

Gli racconto tutto.

“Insomma, come riesci invece tu a sorridere alla vita in questo modo senza nessuna strana e assurda convinzione come la mia?”

“Come, dici? Non lo so!”

Perché fai uno di quei sorrisi disarmanti?

Non capisci che non fanno altro che farmi sentire ancora più depresso?

Ormai ho gettato la mia maschera “tutta sorrisi” con lui.

“Ma perché pensi questa cosa? Dovrebbe essere un piacere fare cose belle come quelle che fai tu...”

Ah già... lui non sa...

“Infanzia difficile. Genitori che si amavano tanto ma non altrettanto me. I momenti più belli erano quelli in cui mi lasciavano andare in spiaggia a cavalcare le onde. Solo.”

“Ah...”

Ecco il tuo sorriso non c'è più.

“Direi che dovresti passare oltre. Si, con noi a giocare ti diverti, no? Ora hai tanti amici, prova a vedere non solo le cose che hai fatto a loro ma anche quelle che hanno fatto a te. Contale.”

Ma cosa stai dicendo? Per me, dici? Quella volta che mi hanno aiutato per quel compito affidatomi dall'allenatore... O quell'altra in cui mi hanno accompagnato in spiaggia anche se la montagna era per loro ben più allettante... O magari quella volta in cui si erano presi anche loro la punizione per quel mio pasticcio e non mi hanno detto niente se non incoraggiamenti e zittito le mie scuse...

“Non si può.”

Mi è uscito come un soffio involontario ma ora sono felice di aver fatto uscire dalla mia bocca quelle semplici tre parole.

“Non si può cosa?”

“Non si può contarle! Ecco! Ora capisco: io devo a loro qualcosina non perché la mia infanzia mi detta questa cosa ma perché è la cosa giusta da fare per ringraziarli di queste gentilezze che mi rivolgono. Però non devo aver paura di rifiutare o mi allontanerò dal far capire agli altri il vero me! Grazie, capitano!”

Grazie, capitano. Mi allontano perché devo andare a salutare i miei amici, e li saluterò con il mio sorriso migliore: il mio VERO sorriso. Grazie ragazzi.

“Ehi fratelli, che fate di bello?”

 

 

Angoletto tutto mio

Ok, questa storia è penosa e deprimente ma mia sorella mi ha costretto a pubblicarla.

L'ho scritta perché mi sembrava strano che Tsunami sorridesse sempre a tutti senza mai un motivo concreto.

Tutti pensano che sia facile sorridere alla vita anche se complicata, ma non è così.

Perciò magari non uccidetemi e lasciatemi vivere ancora un pochino-ino... Perfavoooore... no, eh?

Spero io non vi abbia depresso troppo e vi lascio ai vostri giorni felici e sorridenti.

Ciaoo!

Magari ci si vede in giro, eh?

SaraPallina

  
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