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Autore: _eleonora    03/04/2013    6 recensioni
La sedia è caduta sul mobiletto in cristallo con sopra la foto di lui e suo figlio mentre giocano a golf , e ovviamente quest’ultima è caduta a terra frantumandosi. Cerco di raccoglierne i pezzi.
-Lascia stare dopo sistemeranno le domestiche.- Mi dice ancora ridendo il signor Styles.
-No, no davvero. Mi scusi.- Cazzo, una scheggia di vetro. Il dito inizia a sanguinare e io gli sporco addirittura il pavimento di sangue. Mi alzo cercando di smettere di sporcare in giro ma vado addosso ad un vaso. Dio, anche quello si rompe. Johanna, stop. Bloccati e respira.
La porta si spalanca ed entrano il figlio di Styles e una domestica. Ovviamente la porta mi sbatte addosso e io cado a terra dolorante al ginocchio. Oddio ma cosa sta succedendo? Il figlio si guarda intorno.
-Perché hai rotto una mia foto?- Questo lo uccido. Manca poco. Ho già le schegge pronte a terra per un omicidio con i fiocchi.
-Vaffanculo. Starò attenta quando prima di dirmi su parole mi chiederai perché stai pestando il mio sangue.-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 13

Il segreto nel rimanere giovani sta nell’avere un’sregolata passione per il piacere.
                                                                                                                                                    -Oscar Wilde.
 
Harold Edward Styles sta salutando i suoi amici e io me ne sto rannicchiata sul divano, in attesa che torni e mi interroghi in diritto ed economia, ho davvero bisogno di quel bel voto. Il problema è che sto crollando, sono le undici e vorrei solo dormire perché so che domani mattina non avrò abbastanza forze per fare bene il compito, ma se non ripasso ora non lo farò bene lo stesso. Questi sono i traumi della vita, quando sei fottuto in entrambe le direzioni.
-Vieni, andiamo a letto.- Dice prendendomi in braccio.
-Devi interrogarmi.- Cerco di porgli obbiezione ma i miei pugni sono come carezze. Mi porta fino alla camera e mi lascia affianco al letto. -Io vado a mettermi il pigiama, tu fai lo stesso e quando torno ti faccio un paio di domande, okay?- mi accarezza la guancia sorridendo ed esce dalla porta. Mi sorge un problema quando ormai sono in intimo… io non ho un pigiama, io dormo così. Sono troppo addormentata per cercare una tuta così vado in camera di Harold Edward Styles e se fossi stata più sveglia probabilmente gli sarei saltata addosso visto che indossa solo i boxer, ma nella realtà lo guardo di striscio e mi dirigo verso il suo armadio, prendo una maglia a caso ed esco senza dire una parola lasciandolo a bocca aperta. Torno in camera mia e mi stendo sotto le coperte. Ho gli occhi chiusi quando lui arriva e lo sento ridacchiare, si avvicina a me e mi lascia un bacio sulla fronte per poi allontanarsi. -Harold?- lo chiamo con la scarsa razionalità che mi rimane. -Rimani qui?- si sono proprio addormentata. Sento dei passi venire verso di me, le coperte che si alzano e fanno entrare il freddo dove prima mi ero tanto impegnata a creare il caldo, i pantaloni della sua tuta che mi sfiorano le cosce nude, le sue braccia che mi circondano, il suo petto alzarsi e abbassarsi sotto la mia testa, il suo respiro sfiorarmi i capelli, le sue dita disegnare cerchi immaginari sulla mia spalla e le sue labbra sfiorarmi la fronte. Da tanto non mi sentivo così, da tanto non abbracciavo qualcuno per il piacere di farlo, da tanto non dormivo affianco a qualcuno solo per non sentirmi sola, per paura del buio, della notte, di quello che il mondo può fare. Da tanto non sentivo delle braccia stringermi in questo modo, tanto tempo quanti gli anni passati dalla morte di papà, troppi anni. Neanche Niall mi abbracciava più così, ormai ci dovevamo consolare a vicenda, con Harold Edward Styles invece mi bastava lasciarmi cullare dai miei pensieri e tutto si risolveva.
A svegliarmi è quella maledettissima suoneria al cellulare, aspetta la mia sveglia è ‘Paradise’ dei Coldplay, questa invece è ‘Skyfall’  di Adele… mi siedo sul letto e prendo il cellulare. Tre chiamate perse Niall, perché questo mi chiama alle otto di mattino? Otto di mattino? Cosa?
-Oddio, sono in ritardo, mi sono appena svegliata. Dì alla prof che avevo una visita ma arrivo subitissimo.- Riattacco subito senza neanche sentire la sua voce. Mi alzo e mi metto l’uniforme, lego i capelli in una coda alta e decido di non truccarmi. Non ho tempo per queste cose, salto addosso a Harold Edward Styles.
-Svegliati! Ho verifica fra due minuti.- Lui sobbalza e mi guarda confuso. -La sveglia non è suonata, muoviti o tutto il lavoro di ieri sarà stato inutile.- Io corro giù per le scale e mi metto le scarpe, lui arriva strofinandosi la faccia e in pantofole. Gli poso una mano sulla schiena e lo spingo avanti. -Ho capito! Lasciami capire chi sono al meno.- Sbraita ancora addormentato. -Ora sei il mio autista, veloce.- Urlo mentre saliamo in macchina.
Arrivati davanti alla scuola gli lascio un bacio sulla guancia e mi slaccio la cintura, ma ovviamente quel tipo deve fare tutto per bene, no? Mi prende il viso fra le mani e mi bacia la fronte, ha ancora gli occhi gonfi e il viso leggermente arrossato per colpa del cuscino. -Buona fortuna.- Lo dice con una tale gentilezza che io mi immobilizzo davanti ai suoi occhi e annuisco leggermente. Mi lascia la testa e io scappo fuori ancora mezza incantata dai suoi modi gentili e inaspettati.
Entro nella classe correndo, ho solo un quarto d’ora di ritardo ma la prof ha lo stesso un’espressione omicida.
-Signorina Brown, se le sue visite mediche consistono in occhiate dolci allora non credo di poterla giustificare.- Dice battendo ripetutamente la penna sulla cattedra. Rimango confusa dalle sue parole, come fa a saperlo? Poi mi accorgo che le finestre dell’aula danno sul parcheggio davanti alla scuola, cazzo.
-No, in realtà…- non mi lascia finire. -Sono stata giovane anche io, cosa crede? A me ora basta che ammetta che è arrivata in ritardo per il suo fidanzato e non per una visita medica.- Ma oh! Pure la supponente?
-Ha capito male, lui non è il mio fidanzato.- Sorrido cercando di sembrare convincente. -Questo non le fa fare bella figura signorina Brown, passare la notte con sconosciuti non è una cosa onorevole. E inoltre..- la interrompo subito.
-E’ solo un amico e frequenta l’università, per questo nessuno mi ha svegliata, i suoi lavorano e si sono svegliati molto prima.- Dico andando al mio posto dopo aver preso un foglio dalla cattedra. La sento mugugnare qualcosa ma alla fine si zittisce. La verifica risulta una cavolata, in mente ho tutte le soluzioni registrate con la voce di Harold Edward Styles, quella voce. Dio mi sta distraendo.
Quando esco da scuola un magnifico ragazzo con tanto di Ray-Ban mi aspetta appoggiato alla sua auto nera circondato da qualche cheerleader. Ha sempre quell’aria da sfacciato e estremamente tranquilla, come se potesse fare tutto e subito.  Mi avvicino a lui e alzo una mano per farmi notare dalla massa di ragazzi intenti ad ammirare l’auto, dato che non mi nota continuo a camminare fino a che non si accorge della mia esistenza.
-Hey Johanna!- mi chiama con un’enorme sorriso. Faccio un cenno con la testa e gli vado in contro, mi stringe a se e il suo profumo mi stordisce momentaneamente. -Come è andata?- mi domanda lasciandomi andare, ma non mi fa finire di parlare che saluta le ragazze ed entra in macchina seguito da me.
 
-Spara un numero a caso.- dico fiera di me stessa. - Non dirmi che sei riuscita a prendere sei!? Complimenti piccola.- dice lasciandomi un bacio sulla guancia. Perché sembra così strano che io abbia preso un bel voto? -Veramente ho preso otto e mezzo.- voglio proprio vedere la sua faccia. Spalanca la bocca e mi guarda sorpreso, si a quanto pare è davvero difficile credere che io abbia preso un bel voto. Si avvicina e mi abbraccia -Sono fiero di te.- sorride e mi stringe si più. Mi sta praticamente soffocando, ma lo lascio fare perché è piacevole. -Grazie.- dico con il poco fiato che mi rimane. -Dobbiamo festeggiare, stasera mamma e papà vanno al balletto, quindi abbiamo la casa libera e puoi invitare qualche amico.-
 
 Mi lascia e si sistema la cintura, ha davvero detto balletto? - E se invece andassimo con loro? Amo il balletto.- dico sognante. -Perché vuoi rinchiuderti in un teatro per vedere dei tizi in calzamaglia che saltano?- dice schifato. -A me piace, e poi sono io quella che deve festeggiare.- incrocio le braccia sul petto. -Se proprio vuoi, insomma okay.- mette in moto l'auto e quando siamo a casa ci dirigiamo in sala da pranzo.
 
-Che devi fare oggi?- mi domanda mangiando la sua pasta. -Niente, oggi avevo due ore buca e ho fatto i compiti.- lui alza lo sguardo.
-Da quando durante le ore di buca si fanno i compiti? Io giravo per la scuola in cerca di qualche bella ragazza.- domanda divertito, dio che razza di persona.
-Sai com'è io non posso andare in cerca di belle ragazze.- mi stringo ironicamente nelle spalle.
-Potresti benissimo essere una di quelle ragazze.- certo, io sono una di quelle che gira innocentemente in corridoio in attesa di un ragazzo che voglia scopare in un lurido bagno.
-No grazie, non ho intenzione di farlo in un bagno con un giocatore di football.- lo guardo storto.
-Io ero un giocatore di football.- dice fiero di se.
-Ora capisco molte cose.- Ridacchia ma poi si alza e apre il frigo. I miei occhi si illuminano, credevo di averla persa per sempre e invece ora è li innocente e distrutta, il destino ci ha fatte rincontrare e lo ringrazio per questo. La torta dell'anniversario, dio quant'è bella. Me ne porge una fetta e la ammiro.
-E' una torta.- dice preoccupato Harold Edward Styles.
-Mamma riconosce le sue piccole anche senza bisogno di aiuto.- dico distrattamente. Lui ride e si siede affianco a me infilando una forchetta nella glassa. -signora, l'ha visto anche lei? Insomma come ha osato?-
-Hey signorino faccio svenire tutte le ragazze, che cosa stai facendo alla mia torta?- sbotto tirando il piatto verso di me e mettendone in bocca una quantità esagerata.
-E' rimasta solo quella, dovremmo condividerla.- mi stringo nelle spalle e con ancora la torta in bocca cerco di parlare.
-Non so cosa significhi condividere una torta, questa torta, la mia torta.- Metto in bocca altra torta calcando sul ‘mia’.
-La tua torta?- dice arrabbiato. Annuisco ed emetto un suono strozzato dalla bocca piena di glassa. Amo le torte. Si avvicina di scatto e mi butta in faccia la torta rimasta sul piatto, sta sprecando la mia torta?
-Che cazzo stai facendo?- dico spalancando la bocca e alzandomi in piedi, probabilmente intravede il mio sguardo assassino ed inizia a correre. Lo inseguo fino a che non esce in giardino, fa freddo perché stamattina ha piovigginato e se esco così potrei ammalarmi, ma si tratta della mia torta e farò questo ed altro se necessario. Si ferma al centro del giardino con la canna d’acqua in mano, il giardiniere ci guarda con lo stesso sguardo che avevo io poco fa. La canna si apre e il getto mi arriva addosso proprio sulla pancia, sento la maglia diventare pesante e alzo le mani in segno di resa ma lui continua e io scappo. Inciampo sugli attrezzi da lavoro del giardiniere finendo stesa a terra. Harold Edward Styles mi guarda con sguardo superiore.
-Di chi è la torta?- domanda divertito, non gliela darò vinta così.
-Mia!- urlo rannicchiandomi per proteggermi. Il getto si riapre e lo sento ridere, la sua risata si confonde con l’acqua che mi scorre addosso. La gonna blu e la maglia bianca sono diventate pesanti e impregnate d’acqua, non ce la faccio più e mi butto a pancia all’aria ridendo, sperando che abbia pietà di me e che mi lasci in pace. Sento il getto chiudersi e lui stendersi affianco a me ancora ridendo. -Stronzo, se domani sono ammalata è colpa tua.- Gli tiro un pugno sulla spalla.
-Non volevi darmi la torta.- Dice con tono scontato.
-Potevi non sprecarla sulla mia faccia.- Sento il colletto della camicia ancora sporco di glassa, mi passo le mani sulla faccia per toglierne ancora un po’.
-Ti do una mano io.- Dice mettendosi su un fianco. Noto la sua maglia sporca di verde, strano che non stia urlando ma probabilmente non sa che l’erba non si toglie dai vestiti. Si avvicina e inizia a togliermi la glassa con un mano, piano si avvicina e inizia a posare le labbra sulla punta del mio naso.
-Che stai facendo?- domando incantata.
-Almeno una volta, stai zitta e lasciami fare.- Mi guarda seccato.
-Quindi stai facendo il tuo solito niente?- domando ridacchiando. Lui si ributta a pancia all’aria.
-Fanculo Johanna, con te non ci si può mai divertire.- Guarda in cielo. In effetti gli rovino ogni volta i piani, ma potrebbe anche impegnarsi un po’ di più se proprio ci tiene a portarmi a letto. Sembra demoralizzato, gli sto distruggendo l’autostima. Non sono così cattiva, quindi mi alzo leggermente da terra e mi sporgo verso di lui. Sei sicura Johanna? Non importa, infondo devo solo divertirmi, si tratta di provare un po’ di piacere così suo padre non mi definirà più vecchia. Mi poso sopra di lui e incontro i suoi occhi confusi. -Sei sempre più fortunato, spera solo che stavolta qualcuno non ci interrompa.- Dico sorridendo e posando le mie labbra sul suo collo.
-Sai, ieri sera non te l’ho detto, ma il tuo reggiseno è molto carino.- Posa le mani sulla mia schiena e gira la situazione mettendosi sopra di me. -Giusto, scusa se ti ho fregato la maglia.- Arriccio il naso, lui sorride e mi accarezza i capelli. Non capisco cosa aspetti a baciarmi, perché deve sempre fare tutti questi giochetti? È davvero troppo romantico. Finalmente si avvicina e sta per posare le sue labbra sulle mie, quando l’acqua ci travolge nuovamente. Ha iniziato a piovere e non poco, i miei vestiti tornano ad essere pesanti e ridiamo entrambi. Si alza e mi porge una mano. -L’ho detto che il destino non ci vuole insieme.- Ridacchio alzandomi, appena sono in piedi mi ritrovo a pochi centimetri dal suo volto. -Secondo me è tutto il contrario.- Sussurra avvicinandosi. -Perché?- domando incantata dalla situazione. -Ho solo cercato di farci aspettare fino ad ora.- Sento il suo respiro sulle mie labbra e la sua fronte sulla mia. -Per un bacio sotto la pioggia, o per vedermi ammalata?- non riesco a ragionare, neanche sulla cosa più stupida forse è colpa dei suoi ricci bagnati fra le mie mani, della sua maglia sempre più aderente per colpa della pioggia, della sue mani infondo alla mia schiena. Sta per succedere, e non so se a questo punto sarebbe solo divertimento. Lui non può essere quello giusto, non dopo sei giorni.
Posa leggermente le sue labbra sulle mie, sono calde a differenza di tutto quello che ci circonda, le sue mani percorrono la mia schiena e le mie giocano con i suoi capelli. Approfondisce il bacio, chissà con quante altre ragazze ha fatto pratica. Probabilmente è il nostro primo vero bacio, sempre se può esserci qualcosa di vero, non sono ne ubriaca ne attratta da lui, voglio solo sentire le sue labbra. Si allontana di poco per guardarmi negli occhi. -Scommetto che ti stai pentendo di avermi bloccato tutte le altre volte.- Con una mano mi sfiora la guancia spostandomi i capelli fuoriusciti dalla coda dietro l’orecchio. Sorrido spontaneamente. Si, mi sono pentita di averlo sempre bloccato. 

Give me a moment.
Mi scuso con le lettrici che non hanno potuto leggere per colpa del blocco di efp. 
Oggi che me l'hanno sbloccato ho pubblicato subito. 
Ma non è rooomanticoo? Cioè sono carini. 
Godetevi il romanticisimo di questo capitolo, perchè quello dopo sarà molto triste. 
Mi tappo la bocca. Bene, spero di non metterci molto a pubblicare.
In ogni caso continuo come sempre a 3 recensioni. 
Al prossimo capitolo :)
  
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