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Autore: Grahammish    03/04/2013    1 recensioni
Tutti nascono sognando, pochi non vengono svegliati, e c'è chi come lei si perde in un sogno e ci saluta tutti con un semplice "goodbye".
Sui versi di "Mother", di John Lennon.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Goodbye, goodbye sweetheart

I giorni passavano come foglie, e lei come loro si rinsecchiva, la Linfa era scivolata fuori da quella bimba cresciuta già da tempo. Sembrava quasi che ella stesse per posarsi al suolo. Il suo cuore emetteva lo scrocchio di quella stessa foglia che si calpesta con tanta distrazione, e come essa era maciullato, dall'aspetto misero e di passata fioritura e bellezza. Si ritrova sempre lì a piangersi addosso e a parlare con retorica di quanto la vita fosse ingiusta, quando sapeva la parola vita stessa racchiudeva in sè l'attributo. Quando era bugiarda fino al midollo o ora, era ed è sola, nessuno ha mai saputo di lei. Se solo fosse stato così semplice rispondere quando non hai mai ricevuto una domanda, se fosse tanto facile piangere.
Uomo, Non lasciarla sola,
Donna, non lasciarti trasportare dalle maree si più forte dei tuoi sbagli,
E tu che non sei sua madre non giocarci se non lo sarai davvero. Impara, la ferirai non una sola volta, l'ammalerai per sempre. Penserai di aver vinto, di averla curata, ma le avrai dato solo l'ultima goccia di veleno. La solitudine la mangerà negli anni, la voglia di scappare, l'inadeguatezza, il sapere di essere diversa e non averne rimedio.

Children, Don't do what I have done
I couldn't walk so I tried to run
So I got to tell you
Goodbye , Goodbye

Era un martedì di aprile quando la ragazzina si era schiantata al suolo.
Doveva essere accaduto appena dopo mezzanotte, mentre il vento sferzava tra i capelli e la pioggia bagnava il suo pigiama leggero.
Faceva ancora freddo, Pasqua era appena passata da un giorno, eppure nessuno sarebbe risorto.
Lo scenario era terribile, si poteva benissimo immaginarla scavalcare la finestra in silenzio e dal balcone gettarsi nel cortile per un ultimo volo liberatorio. Aveva sempre immaginato quel momento come un momento di felicità liberazione, tutte le volte che ci era andata vicina così. Invece era solo un momento di disperazione, tristezza, un'ennesima richiesta di aiuto a cui nessuno avrebbe risposto. Neanche lei avrebbe voluto andasse così, ma era arrivata ad un punto in cui davvero nulla avrebbe potuto cancellare tutto ciò che era passato sulla sua pelle.
E a guardare il suo corpo quel giorno ,in cui gli uccelli avevano smesso di cantare, sembrava che improvvisamente tutto il
suo dolore si fosse riversato all'esterno. Il pigiama, ormai sporco di fango come il suo volto, era maleodorante. Eppure in quella scena raccapricciante, c'era una cosa che manteneva la freschezza della vita.
Nel panorama grigio di quella visione,
Nel Corpo posto In una posizione innaturale per un corpo con le ossa integre, sul volto spiccavano gli occhi spalancati sul mondo come finestre. L'iride nocciola, imperlata da aghi verdi, sebbene non potesse fissare nulla non aveva preso la vaquezza della morte. Sembrava ancora fissarti, dilaniarti, analizzarti l'anima.
E lo sguardo, quello sguardo era di chi aveva provato a correre quando non poteva camminare, di chi non sarebbe mai potuto essere un esempio. Lo sguardo di una sognatrice. Tutti nascono sognando, pochi non vengono svegliati, e c'è chi come lei si perde in un sogno e ci saluta tutti con un semplice "goodbye".

Mama don't go,
Daddy come home....
Mama don't go,
Daddy come home....
   
 
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