Film > The Phantom of the Opera
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Autore: __aris__    03/04/2013    6 recensioni
Emily Wandervitt è un esperta di autenticazione di opere d'arte ed altri oggetti antichi. chiamata a Parigi per una consulenza dall'Opéra, per caso trova un inquietante libro di pelle nera con i bordi delle pagine rosso sangue siglato FO. Incuriosita lo porta nella sua camera d'albergo, ignara di cosa le accadrà d lì a poche ore.
Nel 1875 Erik è alla disperata ricerca di un mezzo per riunirsi alla sua Christine. Disposto a tutto utilizza un incantesimo per tornare indietro nel tempo ma non otterrà il risultato sperato ...
-- ispirata al film del 2004 ed alla versione per il 25esimo anniversario del musical, con qualche accenno del romanzo. spero vi possa piacere e che la recensiate!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era rimasto solo. Aveva passato tutta la vita da solo, ma da quando era arrivato in quel tempo non suo e popolato da persone così strane si sentiva decisamente più solo. Fino a pochi giorni prima, almeno, avrebbe potuto trovare conforto nel suo teatro, nella sua dimora e nella musica; ma non aveva nulla di tutto questo. Gli restavano solo ricordi dolorosi.
 Aveva rischiato tutto per riavere Christine ed ora non aveva proprio nulla! Aveva perso perfino il suo teatro con i suoi domini! Secondo Emily esisteva la possibilità che lei fosse da qualche parte in quel frenetico mondo. Ma, ammesso che fosse vero, come avrebbe fatto a trovarla? Era sicuro che, per quante cose fossero potute cambiare, la sua musica poteva ancora portarlo dalla sua musa. Ma da quando era arrivato in quel tempo si sentiva talmente perso e vuoto che anche solo l’idea di accarezzare un pianoforte era insopportabile! Suonare, per non parlare di comporre, erano cose che non sarebbe riuscito a fare nemmeno in sogno! Ammesso che lui dormisse!
Dell’uomo che era stato fino a poco prima il temuto Fantasma dell’Opera non rimaneva che un ricordo lontano. Ormai passava le notti girando tra le stanze di casa Wandervitt come un fantasma e di giorno non usciva dalla sua stanza se non raramente. Era come se il tempo passasse attraverso ad un involucro vuoto. Continuò a guardare le auto che percorrevano veloci le vie di Manhattan; rise leggermente pensando che sembravano tutte in un perenne ritardo. Dove andavano sempre così di fretta?
Verso l’una di notte decise che poteva uscire e passeggiare un po’ per la grande casa. Certo non era sontuosa come l’Operà o misteriosa come i suoi domini sotterranei, non era nemmeno paragonabile alla casa che la sua famiglia possedeva a Rouen, ma aveva comunque un certo fascino. La sua stanza preferita era la biblica, l’unica con un grande pianoforte nero e lucido; non lo aveva ancora provato ma da un occhiata all’interno della cassa era abbastanza sicuro che lo strumento avesse un bel suono.
La biblioteca era una grande sala con due grandi finestre ed il soffitto alto, aveva il pavimento in legno ed un grande camino in marmo bianco in un angolo. Oltre al pianoforte c’erano due scrivanie ai lati opposti della stanza: una si trovava abbastanza vicina allo strumento, mentre l’altra era posizionata in una sorta di nicchia a forma di semicerchio delimitata da una grande vetrata liberty sulla parete opposta. Il resto dell’arredamento era quello di un normale salotto: un comodo divano in pelle marrone, due poltrone chiare e qualche sedia imbottita messa qua e là. Completavano la stanza una scaletta a chioccola che portava alla parte del piano di sopra, dove le pareti erano completamente ricoperte da libri accuratamente disposti per genere, autore ed anno. In entrambi i piani la stanza aveva una grande porta in legno scuro che comunicava con il resto della casa.
Quella era decisamente la stanza preferita del Fantasma! Era tranquilla e priva di elettrodomestici! Non che non apprezzasse le comodità del duemila; ma erano come tante scritte “che ci fai qui?”. Anche se era fantastico poter scaldare l’acqua per il bagno senza dover accendere un braciere ore prima! Ma quella biblioteca sarebbe benissimo potuta appartenere ad una casa parigina del 1800 ed era decisamente rassicurante!
Quella notte Erik passeggiò lungo tutta la biblioteca per diverso tempo, cercando di trovare pace dai suoi troppi pensieri. Ad un certo momento si fermò davanti ad un vecchio specchio e vide il riflesso della sua maschera, l’unica cosa che non era cambiata affatto! Vi appoggiò sopra la mano preso dall’insolito bisogno di sentire la porcellana sotto le dita. Respirò profondamente diverse volte tenendo gli occhi chiusi rimanendo concentrato solo sul contatto dei polpastrelli. Passò diversi secondi immobile per poi spostare la mano lungo il bordo della maschera e sfilarla.
Nello stesso attimo in cui il suo volto fu completamente visibile allo specchio una macchina dalla strada illuminò la stanza di rosso durante il suo passaggio. Il Fantasma ebbe la sensazione che da ogni sua deformità sgorgasse sangue vivo. Lo specchio raffigurava l’immagine di un vero mostro! Con un gesto d’impeto, accompagnato da un grido, scaraventò le porcellane sulla mensola del camino a terra e poi diede un pugno allo specchio, mandandolo in frantumi.
Al piano di sopra Emily si svegliò di soprassalto per il baccano. Scese correndo le scale non preoccupandosi di indossare delle pantofole o accendere la luce; tanto conosceva quella casa a memoria anche se non ci era entrata per anni! Arrivata in biblioteca vide Erik circondato da vetri luccicanti e cocci rotti con le mani appoggiate sulla mensola del camino e la testa bassa.
Cos’è successo? Stai bene?”  chiese a bassa voce
Non dovresti essere qui mademoiselle, vai a letto.” Rispose l’altro trattenendo l’ira ancora presente nel suo animo.
La ragazza deglutì ed, ignorando che le quelle parole non ammettevano replica, accese la luce per avvicinarsi a lui che rimaneva immobile per nascondere la metà destra del viso. Mentre camminava Emily si accorse delle gocce rosse che cadevano da una mano del Fantasma; gli appoggiò una mano sul braccio sinistro mentre sussurrava incerta:
Lascia che ti medichi … sei ferito …”
Erik con un gesto improvviso l’afferro per la vita e fece in modo che gli occhi dell’americana si trovassero a pochi centimetri dal suo viso sfigurato “Dimmi mademoiselle! Come pensi di medicare questo?” le sibilò con voce infernale. Lei vide tutto. Era troppo vicina perché le potesse sfuggire anche il minimo dettaglio! Ma il suo sguardo non fu attirato tanto dalle cicatrici e protuberanze che affollavano fronte e guancia, o dalla scheggia di vetro che riluceva da una tempia quanto dalla scintilla che per un solo istante aveva infiammato gli occhi dell’uomo. Per una frazione di secondo l’ambra si era sciolta in lava lasciando trapelare tutte le torture e le umiliazioni che aveva subito. Emily sbiancò ed, appena fu liberata bruscamente dalla stretta, cadde tra i cocci stremata.
Mi dispiace …” non riuscì a dire altro, in realtà non lo disse nemmeno perché le parole erano uscite dalla bocca non accompagnate dalla voce, ma Erik le aveva percepite ugualmente e rispose con un ghigno “Per cosa?”. Lei trovò la forza per alzare gli occhi e guardarlo in faccia, ma non la voce “Per tutto quello che ti hanno fatto.”disse mentre due lacrime le solcavano le guance. Era senza parole! Emily Wandervitt era la prima persona che piangeva per lui e non a causa sua! Ancora più incredibile era il fatto che quelle non fosse lacrime di pietà ma di sincero dolore! Era talmente sconvolto che non sentiva più la terra sotto ai piedi. Una parte di lui era perfino curiosa di assaggiare una di quelle lacrime per vedere se fossero salate.
Emily si rialzò aggrappandosi al camino. Appena recuperata la posizione eretta si schiarì la voce e chiese nuovamente all’uomo se lo poteva medicare. Lui guardò lo sfacelo nella stanza e poi la ragazza a piedi nudi tra i frammenti acuminati e miracolosamente illesa. “Meglio andare via, prima che ti faccia male.” disse porgendole una mano senza accorgersi che, per la prima volta dopo molto tempo, pensava in modo completamente disinteressato ad un altro essere umano.
   
 
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